39 ~ Il Re senza Corona
Coruscant, Ufficio del Cancelliere Supremo Sheev Palpatine, adesso.
Le spade laser cozzavano le une contro le altre, lampi verdi, cremisi e viola si spargevano lungo il perimetro della stanza.
Anakin tirò un calcio al Cancelliere allontanadolo.
L'uomo sbatté di nuovo contro il muro, tossendo.
Sentiva l'odio bollire nell'anima dell'ex Sith, avrebbe potuto usare l'odio che Anakin provava per lui, per portarlo al punto di rottura, così avrebbe avuto un apprendista molto potente.
Ci avrebbe messo un po' per piegarne la volontà, ma ci sarebbe riuscito, lui sapeva bene che tasti toccare per piegate la volontà altrui.
Per quanto riguardava Anakin, bastava minacciare Padmé, bastava fargli credere che lui, Palpatine, aveva tutte le risposte che il ragazzo andava cercando e, quando fosse stato sul punto di sfiorare quel potere, quello che gli avrebbe permesso di salvare Padmé, Palpatine li avrebbe separati per sempre.
Così si sarebbe liberato della fastidiosa presenza di Amidala in senato e avrebbe avuto il suo apprendista.
-Bene. Il tuo odio ti fa potente - ridacchiò Palpatine.
L'ex Sith lo ignorò, non si stava rendendo conto, quel vecchio ammasso di pelle morta, che lui vedeva e sentiva solo quello che Anakin voleva che vedesse e sentisse.
Era facile trarre in inganno chi credeva di avere in suo potere il prossimo.
Ebbene Anakin voleva dimostrare che Palpatine non lo possedeva, che, finalmente, il suo unico padrone era se stesso.
-Tieni la tua lingua biforcuta tra i denti- sibilò Anakin cedendo per un attimo alla rabbia.
-Abbattimi con tutta la forza del tuo odio - cercò di provocarlo il Cancelliere sapendo quanto Anakin fosse facilmente influenzabile.
Ma Palpatine non sapeva di essere caduto nella trappola del suo ex apprendista.
Anakin lo conosceva bene, molto bene, ed era perfettamente a conoscenza dei suoi punti di debolezza, tra i quali vi era la sua, eccessiva sicurezza nelle proprie capacità.
-Non ti darò questa soddisfazione - rispose l'uomo incrociando di nuovo le spade con quella di Palpatine.
Il signore dei Sith si trovò di nuovo con le spalle alla finestra rotta, se avesse fatto un passo falso sarebbe caduto di sotto.
-Pensi che i Jedi potranno aiutarti. Non ti hanno mai considerato uno di loro, ti hanno sempre fatto sentire inferiore, quando tu, da solo, avevi sufficiente potere per tenere testa ad ognuno di loro, Yoda compreso. Loro hanno sempre avuto paura di te, perché non eri controllabile. Unisciti a me - tentò ancora Palpatine.
Se Anakin non avesse saputo quanta falsità vi era dietro quelle parole ci avrebbe creduto.
Ma erano solo le parole vuote di un verme, che usava gli altri per i propri scopi, per poi abbandonarli quando avevano esaurito la loro utilità.
Anakin non aveva dimenticato che il Cancelliere, o meglio l'imperatore, aveva messo gli occhi su Luke quando lui stava diventando troppo vecchio per continuare a seguire i suoi folli piani.
Ma il suo bambino si era dimostrato più forte di Palpatine, mandò un pensiero a lui e a Leia sperando che stessero bene.
Aveva faticato tanto per ottenere la fiducia dei suoi figli e ora non avrebbe permesso a quel verme di portargli via la sua famiglia.
-Ho detto: TACI! - affermò Anakin mozzano in pieno la mano in cui Palpatine teneva la spada laser.
Il Cancelliere urlò di dolore portandosi la mano monca al petto.
-Tu, come hai osato? - sibilò l'uomo fissando il punto in cui prima vi era la mano.
Il dolore era terribile, il Cancelliere non aveva mai provato tanto dolore, nessuno aveva mai osato toccarlo con un solo dito.
Nessuno gli aveva mai puntato una spada laser o un blaster contro, nessuno aveva mai dubitato delle sue parole, nessuno era mai riuscito a resistere al richiamo del Lato Oscuro.
Beh nessuno a parte quell'uomo.
-Sei un dannato! Pensi che i tuoi amici Jedi possano mettere fine alla guerra? Illuso! Ormai ho dato l'ordine e i cloni li stanno uccidendo tutti, uno per uno. Non ci sarà un alba per gli Jedi e i Sith governeranno la galassia - dichiarò Palpatine ridendo folle.
Anakin lo guardò, con una luce che il Cancelliere non seppe interpretare.
-Mi fai pena Darth Sidius.- dichiarò l'ex Sith con disprezzo.
Quelle parole lasciarono Palpatine sgomento, nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere.
-Sei un illuso se pensi che la tua vittoria sarà eterna, ma ti sbagli, come si sbagliano i Jedi. Ma non sprecherò parole con te, sarebbe fiato sprecato - dichiarò lo Jedi senza spegnere la spada laser.
Sapeva che il Cancelliere stava solo aspettando il momento buono per usare i fulmini.
Ma l'uomo non glielo avrebbe permesso.
-Il tuo impero finisce qui - dichiarò Anakin con voce neutra.
-Cosa ne sarà della tua adorata moglie se mi uccidi? - domandò viscidamente Palpatine.
Toccò ad Anakin ridere questa volta.
-Il mio bellissimo angelo è al sicuro, non ho bisogno di te, sei stato tu a portarmela via. Tu con le tue parole e le tue false promesse. All'epoca ero troppo giovane e troppo inesperto per capire che mi stavi usando. Ma ora lo so. Tu non volevi aiutarmi a salvare Padmé, tu volevi portarmela via, ma questa volta non te lo permetterò. Hai già fatto soffrire a sufficienza la mia famiglia. Addio Altezza, il vostro viaggio all'inferno inizia ora - non dette il tempo a Palpatine di reagire che la spada dell'ex Sith trapassò da parte a parte il corpo di Sidius.
Anakin a quel punto si trovò a terra con le lacrime che non si era accorto di stare trattenendo iniziarono a scivolargli lungo il viso indurito dalla barba.
Fu in quello stato che il più giovane lo trovò.
-Anakin! - il ragazzo lo sostenne prima che l'uomo si accasciasse a terra.
-Sto bene, tranquillo -
-Non è vero, sei esausto - dichiarò l'Anakin più giovane.
-Il duello è stato estenuante. Ha messo a dura prova i miei nervi. Dobbiamo raggiungere i gemelli. - dichiarò l'uomo cercando di alzarsi.
Il giovane lo sostenne poi il suo sguardo cadde sul cadavere di Palpatine.
Un moto di disgusto gli afferrò lo stomaco. Avevano ucciso un Sith, ma Anakin non sapeva se esserne felice.
-Non si deve mai gioire per la morte altrui, anche se è quella di un nemico - affermò il più grande intuendo il pensiero dell'altro.
-Vero, coraggio, andiamo -
***
Un violento calcio del bambino, o meglio della bambina, poiché Padmé era convinta che fosse Leia quella dei due che scalciava sempre, fece sobbalzare la senatrice.
Un fumo denso si alzava dal Tempio Jedi, tanto che Padmé si era avvicinata alla finestra tenendosi una mano sulla pancia, cercando di non cedere alla paura.
Era molto preoccupata, tutta la sua famiglia era lì e lei non era con loro.
Avrebbe dovuto combattere al loro fianco invece era nel suo appartamento, al sicuro ad aspettare che altri decidessero il destino della galassia.
Non era da lei stare a guardare.
-Milady so che è difficili, ma nelle vostre condizioni non è il caso che rischiate la vita, Anakin non lo vorrebbe - dichiarò la voce di Sabé.
La senatrice si girò verso l'ingresso e vide la sua ancella più fidata in piedi sulla soglia.
-Tu hai ragione ma non riesco ad accettare di stare sui ferma ad aspettare, la mia famiglia sta rischiando la vita là fuori e io perché dovrei essere da meno - rispose Padmé sedendosi su uno dei divani.
-Milady, nessuno mette in dubbio il vostro coraggio, ma pensateci, se dovesse succedere qualcosa a voi o ai bambini come reagirebbe Anakin? - domandò Sabé.
Padmé dovette arrendersi all'evidenza, doveva aspettare.
-Non avete alcuna fiducia in vostro marito?
Punta sul vivo la senatrice si ritrovò ad annuire meccanicamente.
-Mi fido di lui, solo che, ho paura di perderlo - ammise la senatrice, mentre un calcio, un po' meno forte del precedente, probabilmente questa volta era Luke che voleva farsi sentire, faceva di nuovo sobbalzare Padmé.
-I vostri figli vogliono darmi ragione - sorrise Sabé.
Padmé annuì accarezzandosi il pancione.
Doveva fidarsi di Anakin.
Le aveva giurato che sarebbe tornato e lei sapeva che avrebbe fatto di tutto per mantenere quella promessa.
Angolo Autrice : Eccomi qua con un nuovo capitolo :) non so se lo scontro tra Anakin e Palpatine sia soddisfacente, spero di sì :) fatemi sapere cosa ne pensate :)
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