28 ~ Colloqui
Coruscant, Ospedale del Tempio Jedi, qualche tempo prima.
-Sei veramente incorregibile, ti lascio solo un attimo e rischi di morire, non una ma ben due volte - Ahsoka era comparsa sulla soglia della stanza di ospedale di Anakin ridacchiando.
L'uomo era seduto sul letto con le gambe incrociate e guardava la sua apprendista ridendo.
-Credimi avrei fatto volentieri a meno di rischiare la vita. Evidentemente Palpatine è determinato a uccidermi, tanto da aver assoldato un Assassino Sith, ma di una cosa sono certo, Kreia non era solo. Gli Assassini non sono mai soli di solito si muovono in gruppi di pochi elementi. - affermò Anakin.
-Pensi che lui fosse solo una pedina? - chiese la torguta appoggiandosi allo stipite della porta.
-Siamo tutti delle pedine nella mani di Palpatine, peccato che questa volta sono più che consapevole di cosa accadrà se faccio come vuole lui - rispose Anakin sbuffando rumorosamente.
-Hai un piano?
-Parecchi in mente, ma nessuno attuabile nell'immediato. Comunque i gemelli dove sono?
Ahsoka sorrise, gli sembrava strano che il suo maestro non le avesse ancora chiesto dei gemelli.
-Padmé ha deciso di portarseli tutti e due in Senato - rispose Ahsoka.
-Tutti e due? Ma Luke detesta i politici! A parte sua madre e sua sorella - dichiarò Anakin con una leggera smorfia.
Lui e Luke condividevano l'antipatia per la classe politica, ve ne erano veramente pochi di cui Anakin si fidava e, purtroppo, la maggior parte dei quali, nel suo tempo, erano tutti morti.
-Comunque devo dirti una cosa, l'altro Anakin vuole che tu vada con lui alla prossima riunione del Consiglio.
Anakin fece una smorfia. Avrebbe voluto rimandare il suo incontro con il consiglio al più lontano possibile nel tempo, anche perché, senza la presenza ristoratrice di Luke, sapeva per certo che non sarebbe riuscito a tenere a freno la sua lingua.
-Non posso lasciare Anakin in pasto a quei...bigotti del consiglio - affermò Anakin a voce un po' troppo alta.
-Abbassa la voce, maestro! Ti sentono tutti! - Ahsoka gli tappò la bocca.
-Scusa, non pensavo che ti importasse.
-Infatti non m'importa del consiglio ma siamo nel tempio e chiunque potrebbe sentirci--affermò Ahsoka.
-Eh va bene, andrò a quella maledetta riunione. Sai dov'è Anakin ora?
-Sí, e non ti piacerà - rispose la ragazza.
-Da Palpatine?
Ahsoka annuì.
-Spero che stia attento, non vorrei dover affrontare sia lui che Palpatine - affermò l'uomo.
-Beh sono certa che riusciresti a tenere testa a entrambi senza problemi - dichiarò Ahsoka.
-I tuoi complimenti alimentano il mio, già smisurato, ego. Sì potrei tenere testa ad entrambi, ma non so se ne uscirei vivo. Tuttavia una cosa posso dirtela, se dovessi affrontarli me li porterei dietro entrambi nell'aldilà. - quelle parole, dette con una freddezza inquietante, fecero rabbrividire Ahsoka.
In quei momenti Anakin tirava fuori Darth Fener, l'uomo che non temeva di uccidere.
Certo in quel caso lo avrebbe fatto solo perché necessario, ma Ahsoka lo trovò comunque inquietante.
-Mi puoi portare al senato, devo raggiungere Anakin.
Ahsoka annuì.
-Certo, ma guido io - precisò la torguta.
***
Nello stesso momento l'Anakin più giovane si trovava nell'ufficio del Cancelliere supremo.
-Spero ti fidi di me, Anakin - affermò il Cancelliere rompendo il silenzio che si era insinuato tra loro.
-Certamente - si affrettò a rispondere il ragazzo.
-Devi aiutarmi, figliolo.
Anakin annuì mentre osservava attentamente quell'uomo.
Gli sembrava veramente impossibile che un uomo così tranquillo potesse essere un signore dei Sith.
Ma il suo alterego gli aveva raccontato tutta la storia, non poteva essere una menzogna.
Lui non mentiva mai e nemmeno l'altro Anakin.
-Faccio affidamento su di te - dichiarò il Cancelliere.
-In che senso? - volle sapere Anakin.
-Dovrai essere gli occhi, le orecchie e la voce della Repubblica. Anakin ti nomino mio personale rappresentante presso il Consiglio dei Jedi. - dichiarò Palpatine notando, con piacere, un certo sgomento da parte del ragazzo.
-Io? Un maestro? Sono confuso, signore - rispose Anakin.
Palpatine non disse altro, mentre Anakin pensava che forse il suo alterego si fosse sbagliato sul conto del Cancelliere.
Guarda che ti ho sentito dichiarò la voce mentale dell'Anakin più anziano.
Anakin! Stai bene? Cosa ti è successo? Luke affermava che fossi in pericolo! domandò l'altro con l'apprensione.
Ne parleremo meglio a voce, sto arrivando. rispose seccato il più grande.
Non è necessario, tranquillo cercò di dire il più giovane.
Anakin...lo sai che non mi fermerò davanti ad una porta chiusa, vero?
Il tono leggermente ironico del più grande fece scappare un sorriso al più giovane, sorriso che non sfuggì agli occhi attenti di Palpatine.
-Ho saputo che James è stato attaccato mentre era in convalescenza, mi dispiace. Spero che stia bene - dichiarò il Cancelliere e, per la prima volta da quando lo conosceva, Anakin notò una nota falsa nella sua voce.
-Rispondo direttamente io, Cancelliere, sto benissimo - l'Anakin più giovane fu felice di vedere il suo alterego in salute.
James era comparso sulla soglia dello studio con indosso la tunica tipica dei Jedi e, in barba alla sobrietà propinata dai custodi della pace, portava sulle spalle un vistoso mantello rosso e il suo solito sorriso impertinente stampato sul viso.
L'Anakin più giovane non era stupido e sapeva bene quale simbologia recava il colore rosso, non solo era il colore dell'amore, ma anche del sangue, della follia, della passione e, ultimo, ma non ultimo, della regalità e del comando.
Il più grande non aveva scelto quel mantello a caso.
-Beh la cosa mi rallegra - dichiarò Palpatine visibilmente imbarazzato.
L'Anakin più grande sorrise per poi avvicinarsi al più giovane cingendogli le spalle.
-Se permettete, signore, io e Anakin avremmo una riunione -
Il Cancelliere non poteva certamente cacciare il più grande né trattenere il più giovane, così fu costretto a lasciarli andare. Anche se dentro di sé bolliva di rabbia.
Quell'uomo era riuscito a raggirare un assassino Sith, lo sapeva perché i compagni che erano con lui lo avevano visto e giustiziato non appena Kreia era uscito dalla stanza.
Invano erano servite le giustificazioni del sicario, Kreia aveva fallito e questo lo aveva pagato con la vita.
Ora il sicario non era più un problema, ma la cosa peggiore era che Palpatine si era reso conto che eliminare l'Anakin più grande sarebbe stato difficile se non impossibile.
Se fosse riuscito a convertire il più giovane avrebbe potuto usarlo per eliminare le controparte più anziana, ma doveva pensarci bene e ponderare ogni possibile cambiamento di programma.
Si sedette di nuovo alla sua scrivania cercando di non pensare ad altro se non alla prossima seduta del senato.
Doveva cercare di eliminare Padmé Amidala, lei era il vero nemico sul piano politico in quel momento.
Quando l'aveva incontrata la prima volta, a soli quattordici anni, aveva pensato che sarebbe stato semplice controllarla, invece si era trovato a dover fronteggiare una giovane ed indomita regina.
Una regina forte in grado di rendere Naboo uno dei pianeti di spicco del Nucleo Intermedio, era troppo amata, sia dentro i confini del suo sistema natale che negli altri, poiché persino i separatisti rispettavano la sua figura.
Un rispetto del quale nemmeno Palpatine poteva godere.
Sbuffò. Ora doveva solo pensare.
Si immerse totalmente nel Lato Oscuro della Forza e attese.
Angolo Autrice : Scusate per l'attesa, ma questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere, l'ho scritto e cancellato almeno una decina di volte e non so come sia il risultato, aspetto i vostri commenti :) fatemi sapere se vi è piaciuto mi farebbe veramente piacere :)
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