Il Vento

Ero seduta sul davanzale, osservando l'orizzonte. Aspettavo.

La mattina mi ero svegliata nervosa, avevo dormito male e solo l'odore familiare del caffè mi aveva resa un po' a me stessa.

Scesi dal davanzale, carezzai distrattamente il gatto ed andai in camera. Mi svestii sovrappensiero e mi infilai sotto la doccia.

Una goccia rimase incastrata fra le mie ciglia ed io mi ricordai quante gocce erano rimaste incastrate lì, negli anni. Gocce salate, che sapevano di abbandono e rimpianti.

Sospirai, uscii dalla doccia e mi asciugai i capelli, cercando di fare in modo che l'aria del phon soffiasse via i miei tristi pensieri. Scossi la testa.

Quanto romanticismo, Marta, quanto romanticismo.

Mi vestii e camminai lungo la spiaggia. Ogni tanto vedevo un sasso che mi piaceva particolarmente o di cui mi attraeva il colore. Sapevo benissimo che non li avrei portati a casa, che li avrei abbandonati alla fine della mia passeggiata, ma non resistevo.

Non avevo mai resistito al colore, alle forme curiose che la natura mi mostrava e che io a volte credevo essere più di quel che erano.

Avevo sempre avuto troppa fantasia, me lo diceva mia madre. Se solo le avessi dato ragione. 

Guardai l'orologio, era tardi, dovevo incamminarmi nuovamente verso casa.

Feci una smorfia amara. Non volevo tornare a casa, non volevo sapere, non volevo ascoltare. Ma glielo dovevo.

Aveva fatto per me qualcosa che nessun altro avrebbe fatto.

Aveva fatto per me quello che io avrei dovuto fare.

Aveva accettato di essere la mia mano, il mio coraggio, il mio dovere.

Entrai in casa, indossai un paio di pantaloni di tela colorati ed una canottiera stupida. Sapevo che a lui sarebbero piaciuti, era un forte sostenitore della "lotta al dolore tramite il colore".

Sorrisi.

Lotta al dolore tramite il colore.

Era proprio da noi. Decisamente.

Sorridevo ancora quando suonò il campanello. Andai ad aprire tremando come una foglia. Quando me lo trovai davanti sorrisi, pur se con gli occhi lucidi.

Entrò, si girò ed allargò le braccia, nelle quali corsi a rifugiarmi.

"Grazie" sussurrai "grazie per essere stato il mio cuore ed il mio coraggio oggi."

Lui sorrise e mi fece una carezza gentile.

"E lui... lui dove è?" chiesi.

Posò con delicatezza l'urna sul tavolo. Sorrise.

"Nel vento, dove voleva essere."

Sorrisi.

Sarà ogni carezza ed ogni frase mancata, sarà lui a condurmi sempre da te

Lui chi?

Il Vento - disse sorridendo mio padre.


n.d.a. questa os è fortemente autobiografica e dedicata a mio padre, che diceva sempre che avrebbe voluto che le sue ceneri venissero disperse al vento, nonostante non fosse un gran sostenitore della cremazione. Era, al contrario, un grande sostenitore del romanticismo, da qui l'idea delle sue ceneri nel vento. Con questa storia l'ho voluto in qualche modo accontentare. Non è nel vento, no. Ma sognare non costa niente. 

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