4: La Realtà di Drianna
Drianna era una ragazza che non aveva nulla da raccontare, ma solo perché nessuno le avrebbe mai creduto. Se qualcuno le avesse chiesto quali fossero le sue passioni, lei non avrebbe potuto di sicuro rispondere che amava visitare la Terra. Se una persona le avesse domandato dove fossero i suoi genitori, non avrebbe potuto dire che non vivevano su quel pianeta. Se le avessero chiesto dove trovasse i soldi, non avrebbe potuto rivelare che in realtà era capace di spostarsi da un luogo all'altro della galassia senza dover pagare un solo centesimo.
Questo perché lei, la piccola, timida e anonima ragazza con i capelli a caschetto e gli occhiali tondi, non era umana. In quanto non umana, non era tenuta a sottostare alle leggi della società umana. In fin dei conti, non stava ad essa il compito d'imporle come vivere la sua esistenza. Le regole degli uomini non le si applicavano, visto che non era una di loro.
Drianna era una ragazza che amava ascoltare, perché nessuno più di lei poteva cogliere l'infinita meraviglia racchiusa nel mondo terrestre. I suoi occhi si riempivano di usanze esotiche, di oggetti particolari (di cui raramente conosceva l'utilità) e d'immagini d'ogni genere.
Immagini! La Terra ne era piena. Tutti i giorni gli uomini erano bombardati da miliardi e miliardi d'immagini diverse. La ragazza era rimasta confusa, spaesata, la prima volta che le aveva osservate. Si era chiesta come riuscissero a sopportare un tale afflusso di dati. Così veloce, così frenetico! Solo con il tempo aveva imparato ad esserne immune, a distinguere le informazioni rilevanti da quelle secondarie. Era stato difficilissimo: quale incredibile cervello possedevano gli umani! Eppure non sempre riuscivano a sfruttarlo al massimo delle loro possibilità...
Saltellando col borsone in mano, la ragazza uscì dal cunicolo che aveva imboccato. D'un tratto i suoi occhi furono feriti da una luce intensa. Non cercò di proteggerli: lasciò semplicemente che s'adattassero in fretta al nuovo ambiente. Nulla di ciò che vide le parve nuovo, incredibile o stupendo. Il luogo a cui era approdata le era familiare e non le suscitava alcun senso di meraviglia. Forse un uomo ne sarebbe rimasto affascinato. Per lei, invece, era sempre il solito posto.
Un enorme specchio d'acqua circolare, una minuscola isoletta al suo centro, ricoperta di erba fresca, e una sconfinata parete rocciosa tutt'attorno, irta di gallerie. Guardando verso l'alto, non si riusciva a scorgere la cima. I cunicoli erano talmente tanti e ravvicinati tra loro, che a separarli c'era unicamente una sottile striscia di roccia. Se qualcuno avesse voluto, avrebbe potuto sfondare le pareti e immettersi nel passaggio adiacente senza alcuno sforzo. Prima però bisognava riuscire a vedere qualcosa: in ogni tunnel, infatti, la separazione fra luce e oscurità era talmente netta, che sembrava disegnasse un confine tra dentro e fuori.
Drianna guardò avanti e sorrise. Sull'isoletta c'era una creatura. Era altissima e possedeva quattro braccia; le dava le spalle. La ragazza si trattenne dal ridacchiare e osservò ai propri piedi: a separarla dal lago vi era una sottilissima striscia di terra spoglia. In pratica le sarebbero bastati due passi per avere i piedi bagnati. Anche se all'inizio il liquido sarebbe potuto sembrare acqua, a guardarlo bene si sarebbe notato che il suo colore era argenteo. Il termine Specchio, in questo caso, non era una metafora per descrivere la sua immobilità.
Drianna compì quei due passi con spensieratezza. Camminò sul liquido. O meglio, corse: si precipitò verso l'essere in tutta fretta. Schivò alcune sfere d'argento, che lentamente emergevano dal lago. I suoi piedi non crearono alcun suono; il lago rimase immutato, senza nemmeno incresparsi. Anche quando raggiunse l'isoletta, l'erba calpestata non frusciò.
«Evhonas! Sono tornata!» Drianna saltò e si aggrappò alle spalle della creatura. «Ti sono mancata?»
L'essere sobbalzò di sorpresa. Lo spavento rischiò di fargli scivolare dalle mani la grande sfera che reggeva. La riacchiappò al volo; per un pelo non si era infranta a terra.
«Drianna! Dove sei stata?»
«A sognare!» rispose lei, scendendo dalle sue spalle e poggiando il borsone a terra.
«Di nuovo? Ti avevo detto...»
«Sì, sì, lo so: alcuni umani sono pericolosi e io mi devo tenere alla larga. L'avrai ripetuto almeno una cinquantina di volte... ma è così divertente! Lo sai che lì usano degli strani oggetti per spostarsi? Ce n'è uno che si chiama scuolabus! Com'è buffo!»
Era incredibile che fosse capace di entusiasmarsi per così poco. Eppure era proprio così. Non aveva mai visto un autobus in vita sua e poi... era arrivata in una città umana e se ne era ritrovato immediatamente uno davanti. All'inizio si era spaventata. Erano enormi, anche se non imponenti e impressionanti come i camion. E poi... che forma strana avevano! Erano allungati e pieni di finestre, con le enormi ruote e il cambio che sembrava un bastone da passeggio. Quando, la prima volta, aveva chiesto a una autista a cosa servissero, la donna l'aveva guardata come se fosse pazza. Non lo era! Era solo una straniera, in fin dei conti!
«Uno scuolabus?» le fece eco Evhonas. «E a cosa serve?» inclinò la testa di lato; la curiosità e il dubbio trasparivano (in qualche modo) dalla sua bizzarra mimica facciale.
«Te l'ho detto! Lo usano per spostarsi!» la ragazza rise dolcemente.
L'essere le lanciò uno sguardo confuso. Sospirò. Tornò al suo lavoro con espressione sconsolata. Osservò la sfera argentea in ogni angolazione. Doveva verificare che fosse perfettamente intatta.
«Ricordi il motivo per cui sei qui, Drianna?» le chiese dopo minuti interi di silenzio.
La ragazza abbassò lo sguardo: «Sì...» rispose laconicamente, torcendosi le mani.
«Ricordi anche il motivo per cui non ti è concesso sognare?» insistette l'essere.
Lei annuì, ancora più contrita.
«E nonostante ciò continui a visitare la Terra!» esclamò Evhonas, massaggiandosi le tempie con due mani; le altre erano ancora impegnate a ruotare la sfera.
«Non faccio nulla di male...» borbottò la ragazza.
«Nulla di male?» sbottò l'essere, spingendo lievemente il globo verso l'alto. L'oggetto fluttuò per inerzia. Lentamente sparì alla vista: forse raggiunse la cima.
Evhonas si girò verso di lei: «Drianna, per tutte le menti della galassia, ti rendi conto che metti a rischio la nostra gente? No, peggio, metti a rischio ogni singolo sogno degli umani» e indicò le sfere che pian piano emergevano dallo Specchio. «Noi siamo qui per raccoglierli, per dare loro una forma. Non possiamo permetterci di trascurare il nostro dovere per un divertimento momentaneo. Drianna...» le si avvicinò e si chinò, accarezzandole il viso; la ragazza sembrava sul punto di piangere. «Capisco i tuoi sentimenti. Sei ancora giovane, vuoi vedere com'è l'universo... ma pensa a quanti mondi potrai visitare semplicemente rimanendo qui. Milioni di sogni, avventure, esistenze infinite, Drianna. Non credi valga la pena sacrificare un solo pianeta per custodirne a miliardi? Pensaci: e se qualcuno, sulla Terra, dovesse scoprire della tua presenza? Sei davvero disposta a sacrificare tutto quello che abbiamo, solo per qualche giorno da umana?»
Lei non rispose. Non disse nulla, non scosse la testa, non accampò scuse né cercò argomentazioni valide a sostegno del suo comportamento. Sapeva che aveva sbagliato (e che continuava a farlo). Le regole umane non avevano alcun potere su di lei, ma ciò non significava che fosse completamente libera da qualsiasi legge. Lo sapeva molto bene, eppure...
Con gli occhi bassi, si avvicinò allo Specchio e afferrò un globo che era appena emerso. Se lo rigirò tra le mani. Sulla sua superficie si riflettevano immagini e colori stravaganti, ma poco definiti. Tastò e osservò la sfera in ogni angolazione. Quando, infine, decise che era perfettamente liscia, la spinse verso un cunicolo specifico, nel quale l'oggetto sparì.
«Evhonas...» lo chiamò, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
«Mmh...» fece l'altro, senza distrarsi dal nuovo globo che aveva raccolto.
«Ho incontrato un'altra volta Lucas.»
L'essere smise immediatamente di studiare la sfera. Voltò la testa nella sua direzione. Si scambiarono degli sguardi d'intesa. Non dissero nulla ad alta voce, ma furono sufficienti quelle occhiate per instaurare un immediato e fulmineo dialogo.
- Il ragazzo che è venuto a trovarci?
- Sì.
- Dove l'hai incontrato?
- Sulla Terra.
- Quando?
- Oggi... e anche due giorni fa.
- E ieri.
- Sì.
- Sospetta qualcosa?
- Non credo.
- Non credi?
- Intendevo... non ne sono sicura. È diverso dagli altri umani.
- Dimmi qualcosa che non so.
- Evhonas... credo che lui potrebbe accettare...
- No. È troppo pericoloso.
- Non è più pericoloso lasciare che continui a sognarci?
- ...
- Come immaginavo... dovremmo dirglielo. Sono sicura che capirebbe.
- E se non ci riuscisse? Non possiamo rischiare.
- Invece sì. Lascia che gli parli io...
«Ah!» l'essere la indicò. «Ecco dove volevi arrivare! Puoi scordartelo.»
Drianna aprì la bocca, allibita: «Ma...»
«Niente "ma"! Non tornerai sulla Terra! Sono stato abbastanza chiaro?»
«Dicevo sul serio, Evhonas.»
«Se anche tu fossi seria, non possiamo essere sicuri che Lucas sospetti qualcosa. Finché non ne saremo certi, non faremo assolutamente nulla che possa confermare qualsiasi dubbio gli sia sorto. Capito?»
«Lo sai anche tu che quel ragazzo ha del potenziale!»
«Certo che lo so!» urlò d'un tratto la creatura, sbattendo due pugni sullo specchio.
Drianna se ne stupì: non era da lui arrabbiarsi in quel modo.
«Evhonas...»
«Lo so, maledizione» ringhiò la creatura.
La ragazza sentì il cuore riempirsi di compassione. Non era che l'altro non volesse rivelare a Lucas la verità... era che semplicemente non poteva. Aveva troppa paura di fargli del male. Gli si avvicinò lentamente e gli posò la mano sul braccio, cercando di consolarlo.
«Scusami...» sussurrò. «Non pensavo che... non importa. Non parliamone più, okay?»
L'essere annuì. Lei lo osservò riprendere il suo lavoro. Alternò lo sguardo tra l'amico e il globo che rigirava tra le mani. Con calma, rifletté sulla situazione.
Poi prese una decisione.
|| Il Nascondiglio dell'Autrice! ||
Ebbene, sì! U.U Drianna non è chi dice di essere!
Ma in verità non ha mai detto di essere un'umana, no? :P
Il suo aspetto ha ingannato tutti u.u ma c'è chi conosce la verità!
Chi sarà mai questo qualcuno?
No xD Non parlo di Evhonas!
Che ne pensate di questo capitolo? :D Ammetto che l'inizio l'ho riscritto tre volte: nessuna versione mi convinceva abbastanza! E così, d'un tratto, ho ripreso il capitolo precedente e ho trovato l'illuminazione! U.U
Il ruolo di Drianna in tutto questo ormai è chiaro, vero?
La sua conversazione con Evhonas ha spiegato molte cose!
Ma ha anche creato molte domande!
Cosa sanno di Lucas di così incredibile da metterlo in pericolo?
E che decisione credete abbia preso la piccola Drianna?
U.U Sotto con i commenti!
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