27: Non è un Addio


    Stava sognando. Ricordava quella sensazione. La consapevolezza che nulla era reale. Che non gli sarebbe potuto accadere niente di male. Ci rifletté. Era davvero così? Si guardò intorno. Riconosceva il luogo in cui si trovava. Era la fermata dell'autobus. Quella sotto casa sua. Però... era diversa. La percezione che ne aveva era fittizia. L'atmosfera stessa sembrava volergli ricordare che lui non era davvero lì. Che tutto ciò che vedeva non era reale.

    Si avvicinò lentamente alla panchina. Ci si sedette sopra. Era fredda e umida. Sfiorò con la punta delle dita il metallo. La vernice verde era quasi completamente andata e mostrava la ruggine sottostante.

    Alzò lo sguardo verso il cielo.

    Una sola stella illuminava la volta.

    Era decisamente un sogno.

    Perché lui ormai non viveva più lì.

    «Sono contenta che tu ci sia riuscito. Lucas.»

    Quella voce...

    Il ragazzo girò la testa. Drianna era dietro di lui. Il suo aspetto... era umano. Gli stava sorridendo. Il giovane si alzò di scatto. Aggirò la panchina fino a esserle di fronte. Rimase davanti a lei, immobile. A osservarla. Quando l'aveva vista col suo vero aspetto, non aveva provato repulsione. L'aveva trovata bellissima, in un modo particolare. Diverso da come si poteva ammirare un quadro o un fiore meraviglioso. Aveva desiderato poter rimanere a guardarla, affascinato dalla sua figura aliena.

    Non c'era rabbia nella sua espressione. Era sereno. Le sue labbra si incurvarono per ricambiare il sorriso di lei. Un sorriso che gli era mancato incredibilmente. Le sfiorò il dorso di una mano. La sensazione d'irrealtà si affievolì.

    «Drianna!»

    La abbracciò.

    La sentì irrigidirsi, ma non la lasciò andare. Anzi. La strinse più forte. La gola gli si annodò. Lo stomaco gli si contrasse in una morsa dolorosa. Erano trascorse due settimane, dall'incidente. Non osava neanche immaginare quanto tempo avesse dovuto aspettare lei. Lì, sulla Terra. Quel mondo che non le apparteneva. Era accaduto tutto così in fretta. Lo squarcio del velo aveva segnato i loro destini. Li aveva separati. Repentinamente.

    Lucas ne aveva sofferto. Non credeva di essere così affezionato a quella ragazza. Il tulle lo aveva riportato nel mondo di Evhonas, ma Drianna non era con lui. C'era solo suo padre. Aveva temuto che fosse morta nel tentativo di proteggerli. Aveva avuto una paura terribile. L'angoscia lo aveva dilaniato per quattordici giorni. Quattordici lunghissimi giorni.

    «Sei davvero tu?» le chiese, sciogliendo l'abbraccio e prendendole le spalle. «Non sei un'illusione, giusto? Perché ti vedo in questa forma?»

    La ragazza ridacchiò: «Se anche ti rispondessi di sì, non avresti modo di appurarlo. Dico bene? E poi ho ancora abbastanza intensità di pensiero per mostrarmi come desidero, almeno nei sogni.»

    Lui sorrise di rimando. Già. Non aveva alcuna certezza che quella Drianna fosse reale o meno. Però non gli importava. Era felice di vederla e tanto gli bastava. In fin dei conti, la sua intensità di pensiero poteva permettergli di arrivare fino a lei.

    «Credevo che non ti avrei mai più rivista» sussurrò, accarezzandole le braccia. «Ho temuto che Heizber...»

    Non terminò la frase. L'idea che quell'uomo potesse farle del male lo aveva distrutto. Perché? Drianna gli aveva sempre mentito. Non avrebbe dovuto preoccuparsi così tanto per lei. Invece... non riusciva a portarle rancore. Capiva il perché di ogni sua azione, adesso. Non aveva avuto scelta.

    Il sorriso della ragazza diventò più grande: «Sei molto dolce» gli disse. «Ma puoi stare tranquillo. Nicholas non sarà più un problema.»

    Lucas la scrutò: «Che intendi?» l'allarme nella sua voce le strappò una risata.

    «Ma cosa vai pensando?» lo canzonò assestandogli un colpetto sulla spalla. «Lo hanno arrestato» sospirò sconsolata.

    Una scintilla di consapevolezza si riflesse negli occhi del ragazzo: «Per l'omicidio del fratello» sentenziò. «E tu? Sei riuscita a scappare?»

    Drianna annuì, con lo sguardo basso. Lucas si massaggiò distrattamente la spalla. Si guardò di nuovo attorno. Erano soli. Non c'era nessun altro in quella strada. Ciò acuiva la sensazione d'illusorietà che provava. Tornò a fissare la ragazza. Era buffo: finalmente non dovevano più fuggire, avevano tutto il tempo del mondo, ma lui non sapeva cosa dire.

    Le prese le mani e la guidò verso la panchina. Insieme si sedettero. Erano l'una al fianco dell'altro.

    «Drianna...» la chiamò.

    «Lucas» rispose lei, fissandolo.

    «Ho bisogno di risposte.»

    «Risposte che solo io posso fornirti.»

    La ragazza sospirò. Lucas la osservò attentamente. Non riusciva ancora a credere che in realtà non fosse umana. Era stato uno stupido a non accorgersene. Le ultime settimane gli erano state utili per superare la rabbia e l'incredulità. Aveva dato per scontate davvero troppe cose e ne aveva pagato le conseguenze.

    «Beh» fece lei. «Ormai il gioco è fatto: non ho più motivi per avere dei segreti. Non con te.»

    Lucas annuì: «Speravo che lo dicessi» ammise.

    «Allora?» Drianna gli prese una mano tra le proprie. «Cosa vuoi chiedermi?»

    Il ragazzo abbassò lo sguardo sulle loro dita intrecciate. La sua pelle era morbida. Liscia come la seta. Quelle sensazioni contrastavano non poco con ciò che era realmente. Anche abbracciarla era come stringere un umano. La sensazione era la stessa. Trasmetteva calore e affetto. Non c'era differenza alcuna.

    «Perché me lo hai tenuto nascosto?» iniziò. «Il tuo aspetto... il tuo essere... insomma...» terminò la frase gesticolando.

    La ragazza arrossì: «N-non te l'ho tenuto nascosto! È che... tu eri così convinto che fossi umana... mi trattavi da umana... e io... avevo paura che avresti cambiato atteggiamento. Non riuscivo a trovare un modo per dirtelo...»

    Rimasero di nuovo in silenzio. Entrambi fissavano le loro dita intrecciate. Davvero l'avrebbe trattata diversamente, se avesse scoperto prima che era un'aliena. Ripensò a come si comportava con Evhonas, anche prima di conoscerlo realmente. Scosse la testa. No, non si sarebbe posto in maniera diversa, con lei. Però poteva capire i suoi timori.

    «Cosa è accaduto a Heizber?» continuò, cambiando argomento. «Il suo cambiamento... come è avvenuto?»

    Drianna sospirò: «È stato improvviso. Non me l'aspettavo. Sono stata una sciocca a credere che potesse sopportare un transfert interplanetario. All'epoca, però, era l'unico candidato possibile. E io ero troppo ansiosa per rendermi conto dei rischi che correva. Quando il velo lo trasportò nel mio mondo, dove ti trovi ora, Nicholas ne uscì completamente distrutto. Dapprima fu soltanto apatia, poi iniziò a manifestare i primi sintomi. Mi accorsi troppo tardi che la sua personalità era cambiata.»

    Lucas la guardò, senza fiatare. La sua mano si strinse su quelle di lei. Voleva trasmetterle conforto. Farle capire che era lì e che il passato non si era ripetuto. A ogni sua frase, nuove domande nascevano. Il ragazzo rimase in silenzio. Avrebbe ottenuto tutte le risposte di cui aveva bisogno: doveva solo portare pazienza e ascoltare.

    Drianna scosse la testa e si ritrasse lentamente dal contatto. Si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro. Calciò un sassolino, congiungendo le mani dietro la schiena e tenendo lo sguardo basso. Lucas non si mosse. La osservò attentamente, cogliendo il senso di colpa nella sua espressione.

    «Io ed Evhonas cercammo di ristabilire la sua personalità originaria, ma fu tutto inutile. Era la prima volta che dovevamo affrontare una situazione del genere. Credevamo che la cura dovesse essere di natura medica. Non ci siamo resi conto che la soluzione era nel velo, lo stesso oggetto che aveva causato il problema. Così, quando Nicholas iniziò a minare l'armonia, lo abbiamo rimandato sulla Terra. Speravamo che i suoi simili sarebbero riusciti a guarirlo. Ci siamo arresi troppo in fretta.»

    Anche Lucas si alzò in piedi. Con un paio di passi la raggiunse. Le prese la mano e la strinse. Lei smise di camminare e gli rivolse uno sguardo triste. Il ragazzo riuscì subito a capire cosa stesse pensando. Credeva di essere la causa di tutto il dolore che i due fratelli avevano dovuto patire. Forse si riteneva anche responsabile della morte di Matthias. Il solo pensiero gli provocò un conato. Era uscito sconvolto da quell'esperienza. Ancora adesso stentava ad accettare ciò che aveva visto.

    «Se sapevate che la mente umana non può sopportare il transfert, perché hai insistito con me?» le chiese.

    «Non avevo altra scelta» sussurrò lei. «Anche se sapevo degli effetti collaterali, dovevo tentare. Hai visto il mio mondo. La mia gente non ha più motivo di sognare. Nulla per cui valga la pena sperare o disperarsi. Non siamo più capaci di usare il velo. Le nostre menti si sono evolute nella direzione sbagliata. Non c'è più abbastanza intensità di pensiero. Senza quella, raccogliere sogni perfetti e usarli come fonte di energia è impossibile. Eravamo destinati all'estinzione. Gli umani erano la nostra ultima speranza. Quando ti ho trovato, sono rimasta senza parole.»

    Il ragazzo si accigliò: «Perché?»

    Drianna alzò la testa e gli sorrise: «Lucas, tu sei incredibile!» gli disse stringendogli la mano. «La tua mente è diversa da quella degli altri umani. Lo dimostra il fatto che il velo non abbia avuto influenze negative sulla tua personalità. Sei speciale. In una maniera che non sono neanche capace di definire» abbassò lo sguardo. «Me ne sono resa davvero conto quando ho incontrato tuo padre. Allora ho capito che né tu né lui correvate dei rischi. La chiave è il vostro stesso corredo genetico.»

    Il giovane sgranò gli occhi: «Stai dicendo che la mia resistenza agli influssi del velo è ereditaria?» la vide annuire. «Non ci posso credere.»

    Drianna ridacchiò: «Ora sai come mi sono sentita, quando vi ho visti insieme.»

    Lucas interruppe il contatto e barcollò verso la panchina. Si sedette di nuovo e poggiò le spalle allo schienale. Erano davvero molte informazioni da assimilare. Era tutto così ironico: un errore del passato aveva costretto la ragazza a cercare un'alternativa. A trovare lui. Proprio la persona in grado di usare il velo senza subirne l'influsso negativo. L'unico prezzo da pagare era l'accorciamento della vita. D'un tratto scoppiò in una risata fragorosa. Portò la testa all'indietro e si lasciò andare. Detto così, suonava ancora più assurdo. Eppure era vero: si trattava solo di coincidenze.

    La sua risata venne meno quando ripensò alla realtà. Il tulle era danneggiato e si era disintegrato con l'ultimo transfert. Era andato distrutto: allora che senso aveva avuto quell'avventura?

    «Ora che il velo non c'è più, che ne sarà della vita su questo pianeta?» considerò, sconsolato.

    Drianna calciò un altro sassolino: «Evhonas ha messo da parte dei sogni» spiegò. «Avete una scorta abbondante, che durerà per almeno un secolo. Gli ingegneri sono all'opera per trovare un'alternativa. Si erano mobilitati prima ancora che noi due ci conoscessimo. Hanno solo bisogno di tempo.»

    «Sembra sempre così poco» sussurrò lui, osservando le nuvole. «Non mi ero mai reso conto di quanto passasse in fretta.»

    Riportò lo sguardo sulla ragazza. Non sapeva se l'avrebbe mai più rivista: voleva stamparsi nella mente quel momento. Il ricordo del suo corpo minuto, dei buffi occhiali tondi, dei capelli a caschetto e delle timide lentiggini. Si alzò in piedi di scatto. La prese per le braccia e la fronteggiò. Lei lo fissò, accigliandosi. Era raro scorgere dell'incertezza sul suo viso.

    «E di te cosa ne sarà?» le chiese in un sussurro. «Quanto tempo ti rimane, ancora?»

    La ragazza gli sorrise dolcemente: «Non preoccuparti per me. La Terra è un bel pianeta: trascorrerò i miei ultimi anni a esplorarla, come ho sempre desiderato.»

    Quelle parole furono come un pugno nello stomaco. Lucas riuscì a coglierne il significato in un istante. Drianna stava cercando il lato positivo della situazione. Era rassegnata a morire laggiù. Su quel pianeta pieno di esseri umani. Lontana dai suoi simili e dalle persone che amava. Il giovane sentì tornare il nodo alla gola. La abbracciò di nuovo, stringendola più forte che poté.

    «Non ti rivedrò mai più, vero?» il suo era un lamento.

    Lei ricambiò il suo gesto. Lucas avvertì le piccole mani chiudersi a pugno, dietro la schiena. Il contatto, all'inizio lieve, si fece più profondo. Drianna nascose il volto contro il suo petto. Il ragazzo sentì il suo respiro caldo attraverso la stoffa. Inspirò tra i suoi capelli a caschetto. Non l'aveva mai stretta così. Tanto forte da non poterla lasciare. Da non volerla lasciare. Sapeva, tanto quanto era consapevole che si trattasse di un sogno, che, se avesse interrotto il contatto, lei sarebbe sparita per sempre.

    Per questo non fu lui a sciogliere l'abbraccio. Drianna si ritrasse lentamente. Lucas all'inizio si oppose. Solo la paura di soffocarla lo convinse a lasciarla andare. La ragazza gli sorrise dolcemente. Gli posò le mani sul petto. Piano piano si mise in punta di piedi.

    Il resto accadde in pochi attimi.

    Lucas non se lo aspettava.

   Sentì le sue labbra posarsi sulle proprie. Calde. Morbide. Leggere come un petalo. Tanto delicate che per poco non se ne rese conto. Così inaspettate che non seppe come reagire.

    Perse l'occasione.

    Non colse l'attimo giusto.

    Quando fu pronto a rispondere, quelle labbra si erano già allontanate dalle sue.

    Lucas fissò la ragazza, con occhi sgranati dallo stupore. La vide sorridere tristemente. Sapeva di dover dire qualcosa. Di doverla fermare. Non poteva lasciarla andare così...

    «Drianna...»

    «Mi rivedrai» lo interruppe lei, accarezzandogli la guancia. «Se lo desidererai con tutto te stesso, mi rivedrai. Nei tuoi sogni.»

    Lucas scosse la testa. No. I sogni non erano abbastanza. La voleva lì, con lui. Sul pianeta natale dei loro pensieri. Tra la sua gente. Desiderava vederla sorridere di felicità. Anche se per poco tempo. Sentì la sua mano scivolare via dalla guancia. La guardò e vide che stava indietreggiando.

    «Non andartene...» mormorò.

    «Addio» sussurrò lei.

    «Aspetta!»

    Scattò. La afferrò per il polso. La tirò a se. Fu un secondo. Un gesto disperato. Le prese la testa tra le mani. Recuperò quell'occasione che aveva perso. Stavolta colse l'attimo. La sua bocca si posò su quella di lei. Insieme, le loro labbra si schiusero.

    Il sapore di quel bacio, il primo della sua vita, gli invase i sensi. Il calore bagnato della bocca di lei, il gusto unico, la morbidezza della sua pelle, il tepore del suo respiro... la dolcezza con cui rispondeva. La sua timidezza, l'esitazione e l'impaccio del primo bacio. Per Drianna era un'esperienza tanto nuova quanto lo era per lui.

    Lucas si stupì di se stesso. Della sicurezza con cui le sue dita affondarono nei capelli di lei. Di come la sua mano ne percorse il corpo minuto. Di quanto gli piacesse sentirla vicina, tanto da poterne percepire le forme femminili.

    Fu molto intenso. Più di quanto si aspettasse. Quel contatto era riuscito a fargli capire quanto ci tenesse a lei. Prima ne aveva solo un lieve presentimento.

    Rimasero vicini, anche dopo che il bacio s'interruppe.

    Lucas chiuse gli occhi e posò la fronte su quella di lei.

    I loro respiri ansanti si mescolarono.

    «Non è un addio» sussurrò, aprendo gli occhi e fissandola.

    La vide. Lo scrutava, con espressione confusa. Non era la sola a non capirci più nulla. Nemmeno lui comprendeva perché l'aveva fatto. Sapeva solo che gli era piaciuto, molto, e che non era disposto a rinunciare a lei. Non si sarebbe arreso senza lottare. Non l'avrebbe lasciata a morire sulla Terra.

    Le sfiorò le labbra col pollice. Erano umide per via del bacio.

    Quella ragazza... quella donna, era stata il suo più grande tormento. L'aveva conosciuta e odiata, aiutata e rifiutata. Lo aveva ingannato, trascinato nei guai e sottratto alla facile vita che aveva. Gli aveva mentito. Però... le sue colpe svanivano, quando pensava al tempo trascorso insieme. Ai suoi sorrisi. Alle continue sorprese. Alla sua incredibile intelligenza. Alla fiducia che mostrava nei confronti degli altri.

    Drianna scosse la testa lentamente: «No... Lucas...»

    Sentì che tentava di ritrarsi. La trattenne. Le sue dita annasparono nei capelli di lei, scompigliandoli. La tirò di più a se. Non trovò alcuna resistenza.

    «Non è un addio» ripeté con più convinzione. «Troverò un modo per riportarti qui. Hai la mia parola, Drianna. Ti verrò a riprendere, in un modo o nell'altro.»

    «Lucas...» pigolò lei, con occhi lucidi.

    «Nel frattempo continuerò a venirti a trovare» proseguì. «Non ti lascerò da sola. Mai.»

    Le lacrime iniziarono a solcarle le guance. Il ragazzo le sorrise. Era convinto delle proprie affermazioni. La abbracciò ancora più forte. Lei nascose il viso contro il suo petto. Iniziò a singhiozzare. Lucas lasciò che si sfogasse.

    Fu la prima e l'ultima volta che la vide piangere.



|| Il Nascondiglio dell'Autrice ||

Bonjour lettori! U.U Finalmente il capitolo che tanto aspettavate!

#Esciilbacio ha avuto l'effetto sperato!

Essendo che non l'ho mai provato in prima persona (eh già) ho preferito tenermi sul soft senza approfondire troppo la descrizione xD quindi non fustigatemi!

Vi annuncio che il prossimo capitolo sarà l'ultimo u.u e lo posterò venerdì perché il venerdì c'è più affluenza!

Ps: questo capitolo dovrebbe rispondere a tutte le domande del libro tranne due, quindi se qualche dubbio non è ancora chiarito, sarei felice di sapere quale sia u.u thanks!

Ps del ps: anche se non credo ci siano altre domande (tranne le famose due) che mi siano sfuggite xD

Ps del ps del ps: voi in ogni caso ditemelo xD

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