19: Confidenze
Si appoggiò con la schiena alla parete. Riprese fiato. Il suo cuore batteva all'impazzata. Sentiva il sangue scorrergli nelle vene. I polmoni gli dolevano per quanto aveva corso. Si lasciò scivolare a terra. Imprecò sonoramente, passandosi le dita tra i capelli. Strinse la testa tra le mani, nascondendola contro le ginocchia. Sentiva il respiro ansante di Drianna. Riusciva a intravedere i suoi piedi.
«Bastardo. Sapevo che non ci dovevamo fidare di lui» ringhiò Lucas, asciugandosi il sudore dalla fronte.
«Ci ha avvisati» ribatté lei. «È evidente che non aveva scelta. Forse lo tenevano sotto controllo da settimane.»
«Mesi» la corresse il ragazzo, guardandola dal basso.
Si erano rifugiati all'ombra di un sottopassaggio. La strada non gli era familiare: non aveva idea di dove si trovassero. Davanti ai loro occhi sfrecciavano miriadi di automobili. Doveva trattarsi di un'arteria della rete stradale della città. Drianna si chinò e si sedette vicino a lui. Per terra era sporco e correvano il rischio che una macchina, sbandando, li investisse. Eppure sembrava il luogo più sicuro al mondo, in quel momento. La ragazza lo fissò; lui distolse lo sguardo.
«Come ti senti?» si sentì chiedere.
Non ne voleva parlare. Rimase in silenzio, osservando il flusso del traffico. Era buio: le luci rosse e bianche lo infastidivano. Era disposto a sopportarle, pur di evitare l'immagine di lei. Ultimamente non sopportava la vista del suo viso. Non da quando Drianna gli aveva rivelato degli... effetti collaterali del velo. Pensava in continuazione che avrebbe potuto trovare un altro modo. Si chiedeva perché avesse scelto proprio lui tra tutti. Non riusciva a credere di essere l'unico disgraziato sulla faccia della Terra a possedere un'adeguata intensità di pensiero. Com'era possibile che dalle sue decisioni dipendesse il futuro di una intera civiltà?
Percepì un tocco familiare sulla spalla.
«Lucas...» lo chiamò Drianna.
«Dobbiamo trovare un posto dove dormire» iniziò lui, sviando qualsiasi altro argomento. «Un ostello o... magari un parco o i sotterranei della metro» gli sfuggì una smorfia.
La ragazza assottigliò lo sguardo e gli prese il viso tra le mani. Lo costrinse a guardarla. Ancora una volta, l'umano fu investito dalla forza nei suoi occhi.
«Lucas. Sono qui: affronteremo questa situazione insieme. Va bene?»
Il ragazzo provò una stretta al cuore. Annuì rigidamente e le prese le mani tra le proprie, allontanandole dal volto. Lei le posò su un suo ginocchio.
«Vorrei che questa storia finisse al più presto possibile» ammise Lucas. «Prima prenderemo mio padre, prima ci sbarazzeremo di Heizber e dei suoi uomini. Sono stufo di scappare.»
Drianna gli sorrise e gli accarezzò i capelli: «Hai ragione: faremo in fretta. Promesso.»
Lucas annuì di nuovo. Si guardò attorno: il traffico stava diminuendo.
«Non possiamo rimanere qui...» considerò la ragazza. «Hai in mente un luogo migliore?» gli chiese.
Lui sospirò: «Non ho idea di dove ci troviamo» ammise. «Potrei chiedere al velo di portarci dove saremo al sicuro.»
Lei scosse la testa: «Non funzionerebbe: è un comando troppo vago.»
«E se invece andassimo direttamente da mio padre?»
«Ora che sanno che siamo qui, lo terranno sicuramente sotto stretta sorveglianza.»
«Però avremmo l'effetto sorpresa.»
«Siamo solo in due.»
Calò il silenzio. Drianna fissava la punta dei propri piedi. Lucas ogni tanto le lanciava degli sguardi, di sfuggita. A volte si domandava con che persona avesse a che vedere. Non conosceva niente di lei, anche se gli aveva praticamente sconvolto la vita. Forse quella era l'occasione giusta per delle domande personali. Tanto non sarebbero andati da nessuna parte, finché non avessero pensato a un luogo sicuro dove stare. Se si fosse distratto, forse avrebbe avuto qualche buona idea.
«Da quanto tempo usi il velo?» le chiese d'un tratto.
Lei parve cadere dalle nuvole: «Cosa?» lo guardò, momentaneamente spaesata. «Oh... ah! Beh...» Lucas odiava quando iniziava a balbettare: significava che gli nascondeva qualcosa. «Ecco... da quando avevo dodici anni» gli rispose infine, sorridendogli. «Anche se avrei dovuto iniziare dal mio decimo compleanno. Evhonas mi ha confessato che non ha avuto il coraggio di consegnarmelo prima.»
Alzò la testa quando sentì il nome dell'essere: «Come è accaduto? Lo conoscevi già?»
Drianna scosse la testa: «No. Un giorno si è presentato nella casa dei miei. Io ero in camera mia. In realtà non stavo dormendo, per cui ho sentito tutto quello che si sono detti...»
Il ragazzo la interruppe: «A casa dei tuoi? Non si sono spaventati, quando l'hanno visto?»
Lei lo scrutò, come se fosse pazzo. Lui inarcò un sopracciglio. Nulla, nel comportamento della ragazza, gli aveva dato modo di dubitare della sua natura. D'altro canto, se era stato capace di usare il velo e arrivare fino al mondo di Evhonas, perché un'altra umana non avrebbe potuto riuscirci? Perché lui era sicuramente umano. Su questo non ci pioveva.
«Beh...» rispose la ragazza. «Un po', all'inizio. Però si sono abituati in fretta.»
Lucas tornò a osservare le automobili, che gli sfilavano davanti: «Quindi quella è stata la prima volta che lo hai visto...» considerò.
«Sì» confermò lei; notò la sua espressione turbata. «Cosa c'è che non va?» gli chiese.
Lucas sbuffò: «È che... Non è stato lo stesso, per me. Io l'ho incontrato in sogno. Molte volte. Com'è possibile?» si girò verso di lei. «Se il velo mi permette di raggiungere il suo mondo, com'è possibile che io, prima ancora di incontrarti, abbia avuto a che fare con Evhonas?»
Drianna gli sorrise e gli scompigliò i capelli: «Testone!»
Lui si riparò con le mani: «Ehi! Che ti prende?»
La ragazza scoppiò a ridere: «Credi che il velo ti abbia scelto a caso? Forse ti stai sottovalutando: quando ho parlato della tua intensità di pensiero, mi riferivo anche e soprattutto a questo!»
Lucas la fissò con espressione confusa: «Che intendi?»
Lei sospirò: «La mente ha un potere incredibile. Come ti ho già spiegato, è i grado di oltrepassare le barriere dello spazio e del tempo. Una coscienza sufficientemente forte è in grado di distaccarsi e di viaggiare istantaneamente da un posto all'altro della galassia. Il corpo non ha la medesima capacità.»
Il ragazzo sbatté le palpebre: «Stai dicendo che sono una sottospecie di viaggiatore galattico e che il mio corpo va in trance o sviene quando mi metto a fantasticare?» non aveva molto senso.
Infatti la sentì ridere di nuovo: «Forse è più semplice spiegartelo con un esempio. Quando vedi qualcuno sovrappensiero, o quando sogni, la tua coscienza si distacca dalla tua esistenza materiale. Il corpo rimane sulla Terra, nella tua stanza, sul letto, ma tu sei altrove.»
«Allora perché ci si accorge del mondo esterno? Se una persona è sovrappensiero, si accorge comunque se qualcuno gli sta parlando. Se andassi a dormire, la sveglia, di mattina, la sentirei lo stesso.»
Drianna annuì: «Le sensazioni provengono dal corpo. Senza un corpo, non avresti pelle, orecchie, naso, occhi o bocca. Non potresti accorgerti di ciò che ti circonda. Anche se una parte di te non è presente, l'altra rimane inconsciamente ancorata al corpo. Così riesci a capire cosa ti sta accadendo. È un istinto naturale di tutte le specie: serve per sopravvivere.»
Il discorso della ragazza sembrava avere un senso. Tuttavia, c'era ancora un dettaglio da spiegare.
«Okay, ma... se è così, perché Evhonas e gli altri riuscivano a vedermi?»
Lei si strinse nelle spalle: «È una specie molto evoluta. Riescono a percepire la coscienza altrui.»
Lucas alzò la testa di scatto: «Me ne aveva parlato. Quando ti ho... incontrata in sogno. Mi aveva detto che potevo andare dove volevo e che, se avessi avuto bisogno di lui, mi sarebbe bastato chiedere in giro. Aveva detto che chiunque sarebbe stato in grado di indicarmi dove si trovava, perché sarebbe stato percepito.»
Drianna sorrise: «Bravo. Vedo che, se ti impegni, sai trarre delle buone conclusioni.»
Lucas affilò lo sguardo: «Se mi impegno?» ripeté, infastidito.
La ragazza gli rispose con un altro sorrisetto. Si divertiva a prenderlo in giro! Sbuffò e alzò gli occhi al cielo, senza accorgersi della curva delle sue labbra. Non gli era ancora venuto in mente un buon posto dove trascorrere la notte. Valutò l'ipotesi di tronare da Evhonas. Si ricordò che il viaggio gli sarebbe costato sette mesi di vita. Gli sfuggì una smorfia. Drianna lo scrutò con attenzione. Con un paio di saltelli, gli si avvicinò. Gli strinse un braccio e appoggiò la testa sulla sua spalla. Lucas sussultò e girò la testa per guardarla. Non se lo aspettava: perché lo aveva fatto?
Notò come i suoi occhi si perdessero nel vuoto. A cosa stava pensando?
«Vuoi molto bene a tuo padre, vero?» gli chiese lei all'improvviso.
Lucas fu colto di sorpresa, ancora una volta. Le sue labbra si ridussero a una linea sottile. Volse lo sguardo verso la strada.
«Non ne sono sicuro» sussurrò. «Cosa ha detto Evhonas, quando gli hai parlato di questa situazione?» cercò di cambiare argomento.
«Ha acconsentito senza protestare» rispose lei. «Come sarebbe a dire che "non ne sei sicuro"?»
L'umano si morse il labbro inferiore: «Gli volevo bene» ammise. «Ma è cambiato. Da quando è morta mia madre, non mi parla quasi più. Se ne sta sempre chiuso nel suo studio, a lavorare. Esce solo per mangiare e per andare in bagno. È come se fosse scomparso» strinse la manica della maglietta tra le dita. «Io... vorrei che tornasse com'era prima. Vorrei vederlo sorridere di nuovo. La sua vita, qui sulla Terra, senza la mamma, è vuota. Però, se riesco a portarlo con me, forse... forse le cose cambieranno. Forse lui tornerà indietro.»
Drianna lo ascoltò in silenzio. La sua espressione era seria: lo fissava intensamente, come se in lui stesse vedendo qualcun altro. Era così, anche se Lucas non poteva capirlo. Quando ebbe finito di spiegarle la situazione, lei gli strinse maggiormente il braccio. Si rannicchiò vicino a lui. Quei gesti gli trasmettevano una piacevole sensazione di conforto.
«Mi dispiace» disse lei. «Deve essere stato terribile affrontare il lutto senza il supporto di tuo padre.»
Lucas si strinse nelle spalle: «Ormai è passato. E poi non ero davvero solo: i miei compagni di calcetto mi hanno aiutato. Specialmente Simon...»
S'interruppe.
Drianna alzò lo sguardo.
«Che succede?» gli chiese.
Lui si ritrasse e si alzò di scatto. Le prese le mani e la aiutò a fare lo stesso. La ragazza si accigliò, inclinando la testa di lato. Lucas raccolse la borsetta e le sorrise. Estrasse il velo dalla tasca interna. Lo strinse insieme alle mani di Drianna.
«So dove possiamo andare.»
|| Il Nascondiglio dell'Autrice! ||
Siamo a 2/3 dell'opera xD
Preparatevi per gli atti finali!
Come molti volevano, iniziamo a esplorare le questioni "papino" e "Simon" xD
Mmm... come sempre, se beccate errori e li segnalate mi fate felice xD
E... niente xD leggete, votate, usate l'hastag #esciilbacio se volete che questi due arrivino al sodo xD
Sì, sto sclerando... vabbè xD fine della nota d'autore.
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