18: Una Vita per una Vita
«Lo farò.»
Drianna non riusciva a credere alle sue orecchie. Scrutò Lucas con attenzione, alla ricerca del minimo segno di esitazione. Non ne trovò. Continuò a guardarlo. Il mento le tremò per alcuni secondi.
Il ragazzo aveva impiegato due settimane, per decidere. Drianna sapeva di dover aspettare. La mente dell'umano non era preparata per affrontare una responsabilità così grande. Aveva bisogno di tempo, per adattarsi.
Da quando erano tornati dalla cascata, Lucas si era allontanato. Si era chiuso nel silenzio, senza più dire una parola. Non era entusiasta di quell'incarico. Come avrebbe potuto esserlo? In pratica doveva sacrificarsi per il bene di... chi? Perfetti sconosciuti. Una razza misteriosa, su un mondo situato chissà dove nella galassia. Non era nemmeno la sua gente.
Aveva trascorso giorni interi in disparte. A pensare.
Drianna gli era rimasta sempre vicina. Lei, però, non poteva capire. Era stata felice, quando le avevano consegnato il velo. Sin da bambina, le avevano insegnato che i custodi preservavano la specie. Che, se non fossero esistiti, la civiltà si sarebbe estinta. Lei aveva sempre desiderato essere una di loro. Aveva sperato di essere scelta. Era sempre stata convinta che ricoprire quel ruolo fosse necessario. Che fosse quella la sua strada maestra. Aveva accettato immediatamente l'incarico. Lo aveva fatto col sorriso sulle labbra.
Per questo le reazioni di Lucas la incuriosivano. Aveva visto il susseguirsi delle emozioni, sul suo volto. Disperazione, rabbia, rancore, rassegnazione, tristezza, amarezza. Mai una volta era sembrato felice della sua posizione. Negli ultimi giorni, le era sembrato pronto a rifiutare i suoi doveri.
Eppure, adesso, nei suoi occhi leggeva solo una grande determinazione.
«Ne sono... felice» sussurrò lei; abbassò lo sguardo: sapeva di star mentendo.
Quelle due settimane, per Drianna, erano state una tortura.
Più il tempo passava, più i suoi nervi cedevano. Se Lucas avesse rifiutato? Se li avesse abbandonati? Se avesse avuto paura? Se avesse saputo di Nicholas? Se... erano stati così tanti "se". L'incertezza l'aveva spaventata. Da molti anni le migliori menti della sua specie erano state radunate, per trovare un'alternativa al velo. Avevano bisogno di tempo, però. Quel prezioso tempo che lei aveva ceduto volentieri.
E che adesso sarebbe stato tolto a Lucas.
«A una condizione» aggiunse il ragazzo.
Drianna se l'aspettava: «Quale?»
Lui esitò alcuni secondi: «Mio padre.»
La ragazza s'accigliò: «Tuo padre?»
Lucas annuì: «Lo voglio qui. Su questo pianeta. Lontano dalla Terra... e da Heizber.»
Sulle prime, lei non seppe che rispondere. Era una richiesta ragionevole. Quasi scontata: erano entrambi consapevoli di cosa era capace Nicholas. Drianna lo sapeva meglio di chiunque altri. Avrebbe tanto voluto acconsentire, ma non poteva.
«Lucas...» iniziò.
«Questa è la mia condizione, Drianna» la zittì lui.
Era irremovibile. Se gli avesse detto di no, se ne sarebbe andato. Sarebbe scomparso, senza tornare mai più. Davvero aveva il coraggio di abbandonare quel pianeta al suo destino? I suoi occhi dicevano che, sì, ne aveva eccome.
«Va bene» cedette lei. «Ma dovrà essere incosciente.»
«Perché?» chiese il ragazzo: il sospetto si era insinuato nel suo sguardo.
«Non tutti sono capaci di gestire lo stress di un transfert» si affrettò a spiegare Drianna. «Se sarà sedato, o svenuto, non sentirà nulla. Si sveglierà in questo mondo senza sapere come ci è arrivato. Poi potrai spiegargli la situazione con calma.»
Lucas volle partire il prima possibile. Drianna riuscì a rimandare solamente di un giorno. Evhonas non era stato felice di conoscere le richieste dell'umano. Sapeva quanto fosse pericoloso che una persona qualsiasi subisse un transfert. La ragazza gli aveva assicurato che avrebbe preso tutte le precauzioni necessarie.
Poiché la casa del giovane era sicuramente sotto sorveglianza, decisero di arrivare sulla Terra per una via secondaria. Una che Drianna considerava più sicura.
L'atterraggio fu più tranquillo dei precedenti.
Lucas stava iniziando a capire come funzionava il velo.
Irruppero nel bagno di Matthias all'improvviso.
L'uomo, che era sotto la doccia, cacciò un urlo di spavento.
I due ragazzi sussultarono.
«Drianna! Lucas! Per l'amor di Dio!» ringhiò Barston, uscendo dalla doccia e agguantando il primo asciugamano che trovò. Se lo avvolse attorno ai fianchi, lasciandosi andare a diverse imprecazioni.
Il ragazzo arrossì per l'imbarazzo e distolse lo sguardo. I suoi occhi vagavano sui dettagli del curatissimo bagno del loro complice.
La ragazza si concesse un risolino malizioso: «Oh... scusaci, Matthias. Non credevamo che non fossi presentabile.»
Barston le lanciò un'occhiataccia truce: «Quante volte ti devo ripetere di non chiamarmi per nome?» ribatté a denti stretti, indossando l'accappatoio. «Che fine avevate fatto? Vi ho cercato ovunque. Siete spariti. Avete idea di come mi sia sentito? Tre mesi. Tre mesi senza avere vostre notizie!»
Lucas sgranò gli occhi e lo bloccò: «Aspetta: tre mesi?»
Drianna sospirò: «Il tempo tra questo e l'altro mondo scorre diversamente.»
Il ragazzo impallidì. Spostò immediatamente l'attenzione su di lei. La giovane sapeva cosa stava pensando: quando gli aveva detto che il velo si era preso sette mesi della sua vita, intendeva rispetto alla Terra o rispetto a dove si trovavano? Drianna allungò la mano e intrecciò le dita alle sue. Gli rivolse un sorriso gentile e rassicurante. Lui si rilassò lentamente: non aveva davvero importanza, ormai. Barston li osservò con circospezione. I suoi occhi passavano dall'una all'altro. Il suo sguardo era indecifrabile.
«Venite» disse infine. «Sembrate stanchi.»
Lo erano. Specialmente Lucas. Indicò loro l'uscita del bagno e il corridoio. Li accompagnò nel soggiorno. La casa di Matthias era impersonale, arredata con mobili in stile moderno. Le linee erano dritte, rigide, non c'erano chincaglierie di alcun tipo, né libri negli scaffali. Drianna osservò quella formalità. Solo lei poteva capire perché fosse tutto così perfettamente organizzato. La vita di Barston era vuota. Non era quasi mai in casa: non aveva tempo per renderla un'abitazione vissuta.
Lucas si sedette rigidamente sul divano bianco. La ragazza lo imitò.
«Mio padre...» iniziò il giovane.
«È sotto sorveglianza» terminò la frase Matthias, avviandosi verso l'angolo cottura. «Ma sta bene. Caffè?» chiese.
«Cioccolata» rispose Drianna, con un sorriso entusiasta.
«No, grazie. Ce ne andremo subito» replicò Lucas.
Gemette quando la ragazza gli assestò una gomitata al costato. La guardò, come a chiederle perché l'avesse fatto. Lei gli lanciò un'occhiataccia e scosse la testa. Sapeva che non si fidava di Barston. Lui però non sapeva nulla. Non conosceva il suo legame con Heizber.
«Rifletti, ragazzo» sospirò Matthias. «Sono le sette di sera. Siete soli. Braccati. Casa tua è circondata di uomini. Dove vorreste andare? Di nuovo in un ostello? Con quali soldi?»
Lucas lo guardò con sospetto: «Ce la caveremo.»
Barston versò la cioccolata e il caffè in due tazze: «Davvero? Io non credo. Voglio aiutarvi: potete dormire qui, stanotte. Ho una stanza per gli ospiti. Drianna può dormire lì e tu sul divano.»
«Sembra quasi che tu voglia trattenerci qui.» replicò il ragazzo. «Speri davvero che ci caschi?»
L'uomo alzò gli occhi al cielo: « Andiamo! Hai il velo con te: non potrei trattenerti in nessun modo» porse la cioccolata alla ragazza.
Il giovane stava per rispondere, ma Drianna s'intromise: «Matthias. Grazie per la tua offerta: accettiamo volentieri. Lucas... fidati di me.»
I due umani rimasero in silenzio. Il ragazzo si limitò a fissare con sguardo truce l'uomo. Si accomodò meglio sul divano, mentre gli altri due sorseggiavano le loro bevande. Il padrone di casa offrì loro anche la cena. Lucas non lo perse di vista neanche un secondo: gli stette col fiato sul collo anche mentre cucinava. Evidentemente non voleva che nei loro piatti finisse qualche droga.
Si coricarono presto. Il ragazzo era sfinito, a causa del transfert. Drianna prese con se il velo, per evitare che rispondesse ai suoi sogni. Si chiuse nella stanza degli ospiti. Era relativamente piccola. Spoglia quanto il resto dell'abitazione: un letto, un armadio, un comodino e nient'altro.
La ragazza si sdraiò sul letto, dopo aver riposto il velo nella borsetta. Se l'era portata dietro per evenienze del genere. Nel caso fossero dovuti fuggire per l'ennesima volta dagli uomini di Heizber, era meglio che Lucas e il tulle fossero separati.
Trascorse ore intere a rimuginare sugli eventi. Era così strano. Ora che il velo non le rispondeva più, avrebbe potuto sognare quanto voleva. Eppure non era sua intenzione. Doveva aspettare.
La porta della sua stanza si aprì lentamente. Il lieve cigolio della maniglia fu l'unico segnale evidente. Driana s'immobilizzò e trattenne il respiro. Udì dei fruscii.
Sorrise: nel buio l'intruso non poteva vederla. Sgattaiolò silenziosamente fino all'interruttore della luce. Lo premette. La lampadina si accese. La stanza fu rischiarata immediatamente.
Matthias sussultò e si voltò verso di lei. Aveva nascosto le mani dietro la schiena, come un bambino che stava celando un giocattolo rubato. La ragazza continuò a sorridere. Se lo aspettava.
«Sapevo che l'avresti fatto, Howen» disse dolcemente.
L'uomo la fissò con rabbia: «Dunque è così. Stavi solo fingendo.»
Lei si avvicinò lentamente e allungò la mano: «Non ti sarà utile a nulla. Non puoi usarlo. Nessuno di noi può: solo Lucas.»
«Ti sbagli. Presto Nicholas sarà qui: lui saprà cosa farne. La sua intensità di pensiero è ancora molto forte.»
Drianna sospirò, rassegnata: «Matthias...»
«Sei sparita per mesi» sibilò l'uomo. «Non posso più fidarmi di te. Sei una bugiarda: mi hai solo illuso. Mi prenderò ciò che voglio, in un modo o nell'altro.»
Gli occhi della ragazza divennero lucidi: «Cosa credi? Anche io voglio la stessa cosa! Ma serve tempo...»
«Tempo!» sbottò Howen. «Parli di tempo! Ogni giorno che passa la sua personalità originale si affievolisce e tu mi chiedi di aspettare ancora!» rimase alcuni secondi in silenzio. «Il ragazzo non lo sa, vero?» chiese d'un tratto.
Drianna impallidì. Non rispose, ma la sua espressione fu molo più che eloquente. Matthias rise amaramente, anche se in modo flebile. Non voleva che Lucas si svegliasse. Sarebbe solo stato un problema in più.
«Ci avrei scommesso. Mi sorprende che si fidi ancora di te.»
«Lui ha capito le mie ragioni» sussurrò la ragazza. «Non ha bisogno di altre preoccupazioni. Lui... vuole solo portare con se suo padre.»
«Suo padre!» Matthias si passò una mano tra i capelli. «E tu hai acconsentito, vero? Anche se sai perfettamente cosa potrebbe accadere!»
«Non subirà danni, se sarà incosciente» replicò lei, anche se non sembrava affatto convinta.
«Raccontala a qualcun altro.»
«Matthias... Matthias, ti prego» si lamentò Drianna. « È già difficile così. Non rendere la situazione ancora più complicata» alzò lo sguardo sull'uomo e gli si avvicinò ulteriormente. Lo fissò intensamente: «So come riportare indietro Nicholas. So come riavere tuo fratello. Il velo può fare qualsiasi cosa, con la giusta intensità di pensiero.»
«In questo caso, non ho più bisogno di voi» Matthias sorrise. «Nicholas è più che adatto a...»
Drianna scosse la testa: «Rifletti: pensi davvero che tuo fratello voglia tornare indietro? No. Non è più la persona che conoscevi: sai bene che la sua psiche è instabile. Non gliene importa nulla di chi era prima. Gli importa solo di poter sognare di nuovo. Portargli il velo è un suicidio.»
Howen scuoteva la testa, sembrava non voler vedere la realtà: «Ti sbagli» ripeteva. «Ti sbagli.»
«Sai che è la verità» insistette lei. «Solo Lucas può ridarti tuo fratello. Devi solo concedergli un po' di tempo.»
Rimasero in silenzio. Il cuore di Drianna le pulsava nelle orecchie. Sperava di affrontare quel discorso con delle carte migliori in mano. Lucas non era ancora stato addestrato: non era capace di controllare al meglio il velo. Però era la loro unica possibilità.
Era così ironico. Per anni non era stato nessuno e poi, improvvisamente, era diventato fondamentale per migliaia di persone. Non solo per il suo popolo, ma anche per Matthias. Sperava solo che Howen capisse di non avere alternative.
Quando lui le riconsegnò il tulle, tirò un sospiro di sollievo.
«Dovete andarvene» disse l'uomo. «Saranno qui a momenti.»
|| Il Nascondiglio dell'Autrice! ||
Ecco al diciottesimo capitolo :/ Non sono molto soddisfatta ma è un capitolo necessario!
E se vi dicessi che credevo che oggi fosse giovedì? XD
AVVISO: ho intenzione di fare una revisione dei capitoli fino ad ora pubblicati, quindi martedì salterò la data di pubblicazione, rinviando il diciannovesimo capitolo a venerdì!
PS: non ho avuto tempo di correggere, quindi se mi volete bene segnalate i refusi xD
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