15: L'Amore è una Catena


     «Il ragazzo non si fida di me» esordì Matthias, accettando la tazza che gli era stata offerta.

     La maneggiò con cura, per non scottarsi. Il caffè bollente rilasciava un gradevole aroma nella stanza.

     La villetta di Heizber era piccola, ma accogliente. Lo stile provenzale con cui era arredata ricordava al sottotenente la casa dei suoi genitori. Trasmetteva un malinconico calore e gli suscitava nostalgia. Strano che un uomo rigido come lui apprezzasse quell'atmosfera informale.

     Si sedette al tavolo e iniziò a sorseggiare lentamente. Il calore della bevanda lo confortò. Gli parve di essere avvolto in un abbraccio genitoriale, ma si riscosse subito. Si ricordò che aveva perso da tempo la sua famiglia. Che stava combattendo disperatamente, solo per recuperare un misero frammento di quell'amore che gli era stato sottratto.

     «Non che mi aspettassi una reazione diversa» considerò, smettendo di bere.

     «Non preoccuparti. Hai svolto un buon lavoro» gli rispose Heizber.

     Howen lo fissò di sottecchi. Stava sogghignando. Era una parte di se che mostrava solo in privato. Lì, tra le mura di casa, sembrava un pazzo pronto a commettere un omicidio. Nulla a che vedere con l'uomo carismatico e pragmatico che era in veste ufficiale.

     Al pensiero, Matthias abbassò lo sguardo. Nascose il viso nella tazza, sorseggiando il caffè.

     Conosceva quel sorriso. Affiorava sulle sue labbra quando pensava al futuro. E al passato. Howen si chiese se avesse ancora memoria delle giornate d'estate trascorse insieme. Si domandò anche se provasse qualcosa nei confronti di quei ricordi, che per lui erano tanto preziosi.

     Heizber versò del latte nella sua bevanda e mescolò con un cucchiaino. Il suono del metallo che cozzava contro la ceramica era l'unico a spezzare il silenzio.

     «Vuoi un po'?» gli chiese, mostrandogli il cartone del latte.

     Il sottotenente scosse la testa e appoggiò la tazza sul tavolo.

     Iniziò a tamburellare con le dita sul manico.

     «Signore...»

     «Nicholas» lo interruppe il tenente. «Quando siamo soli, chiamami per nome.»

     Il disagio di Matthias crebbe: «Non sarebbe appropriato...» borbottò con poca convinzione.

     Heizber sospirò e scosse la testa. Si avvicinò al frigorifero per rimettere il latte al suo posto. I suoi gesti ricordavano a Howen i tempi passati. Gli sembrava che fossero trascorsi secoli. Lo guardò tornare al tavolo e sedersi.

     «Da quando in qua avere una conversazione normale con mio fratello è inappropriato?» si sentì domandare.

     «Da quando hai smesso di essere Nicholas» replicò Matthias.

     La mano di Heizber tremò: «La vuoi mettere davvero su questo piano?»

     Si fissarono, in silenzio.

     Gli occhi azzurri di Howen scintillavano.

     Sembrò imperversare una muta battaglia di sguardi.

     Infine, il tenente si arrese. Annuì brevemente e prese in mano la tazza del caffè.

     «Molto bene» concluse, seccato. «Faremo a modo tuo, allora. Rapporto.»

     «L'area di partenza del transfert è stata perimetrata e interdetta al pubblico» cominciò Matthias, rilassandosi lentamente. «Ho posto quattro uomini di guardia all'entrata del vicolo dove è avvenuto il fenomeno. La sessione scientifica sta esaminando gli scarti prodotti dal velo» tacque alcuni secondi. «Non c'è traccia né del tulle né dei due ragazzi.»

     «Naturalmente. Non sono più qui, sulla Terra» spiegò Heizber. «Dovremo aspettare che tornino» aggiunse, sorseggiando il caffè. 

     Calò nuovamente il silenzio. Howen osservò suo fratello (o ciò che ne rimaneva) bere tranquillamente. Si chiese come potesse essere tanto calmo, quando non avevano la minima idea di dove fossero finiti il velo e i due marmocchi.

     «Signore» lo chiamò.

     «Howen» rispose il tenente, posando la tazza sul tavolo.

     «Perché avete costretto il ragazzo a usare il velo?» chiese il sottotenente. «Non sarebbe stato meglio sottrarglielo?»

     Non finì neanche la domanda, che vide l'altro sogghignare. Di nuovo. Heizber si alzò, con la tazza fumante in mano. S'incamminò verso la finestra e guardò oltre il vetro. La sua espressione era spaventosa. Terrificante. Matthias non riusciva a sopportarne la vista.

     Quell'uomo non era suo fratello.

     Non più.

     «Ricordi cosa accadde quella volta?» chiese Heizber.

     Howen si cimentò in una smorfia.

     «Come dimenticarlo?» replicò cupamente.

     «E se fosse successo lo stesso con il ragazzo?» insistette il tenente.

     «Non ha mostrato segni di alterazione, quando ha compiuto il primo transfert.»

     Non voleva pensare che suo fratello stesse usando Lucas come una cavia. Probabilmente una parte di lui non era ancora disposta ad accettare il cambiamento. Pensare che il Nicholas che conosceva era scomparso per sempre gli causava un dolore indescrivibile. Sopportare la sua presenza diventava ogni giorno più difficile. Gli mancavano i gesti gentili, i racconti avventurosi e la sua ombra rassicurante.

     Quando avevano perso i genitori, in quel terribile incidente di venticinque anni fa, Nicholas gli aveva promesso che mai e poi mai sarebbero stati separati. Anche quando furono adottati da due famiglie diverse, suo fratello convinse i nuovi tutori a lasciarli incontrare almeno cinque volte a settimana. Lo aveva protetto dai bulletti della scuola, aiutato nelle questioni d'amore e spinto a superare le sue paure. Era sempre stato il suo punto di riferimento.

     La sua scomparsa era ancora una ferita aperta.

     Matthias dubitava che si sarebbe rimarginata.

     Heizber scosse la testa: «Non significa nulla: la distanza tra una città e l'altra è misera, infinitamente piccola rispetto allo spazio che separa due pianeti.»

     Howen sospirò: «Ora che è sparito, non potremo comunque sapere come sono andate le cose.»

     «Sì, invece. Se la storia si è ripetuta, loro lo rimanderanno qui. Altrimenti, sarà lui a voler tornare.»

     Il sottotenente alzò la testa di scatto, come un cane che aveva appena avvertito un suono familiare.

     «Loro» ripeté.

     «Loro» confermò suo fratello, dando le spalle alla finestra e fissandolo. «Non vogliono scherzi della natura, nel mondo perfetto che hanno creato.»

      Matthias si alzò dalla sedia e si avvicinò al lavandino. Posò la tazza e la riempì con l'acqua del rubinetto, per evitare che s'incrostasse.

     Per un attimo, aveva avuto l'impressione che le parole di Nicholas fossero intrise di amarezza. Perché? Voleva tornare lì? A che scopo? Non era un mondo poi così perfetto.

     Non che lo avesse visitato. In effetti, non aveva neanche idea di come fosse. Si morse il labbro inferiore: detestava non sapere. Lo odiava ancora di più, se ciò che ignorava riguardava suo fratello. Mantenere il distacco gli permetteva di sopportare la situazione, anche se non sempre funzionava. Quando Nicholas diceva certe cose o assumeva una particolare espressione, a Matthias sembrava di ritrovare improvvisamente la persona che tanto gli mancava.

     Anche se solo per pochi secondi.

     Gli lanciò uno sguardo: il suo caffè ormai era freddo.

     «Pensi che lo abbandonerebbero al suo destino?» domandò.

    Nicholas sfoggiò un sorriso malefico.

     Matthias trattenne un brivido.

     «Con me l'hanno fatto» gli rispose suo fratello.



|| Il Nascondiglio dell'Autrice! ||

Un capitolo un po' corto, ma necessario! U.U

Sappiate che stava per scapparci il bacio...

Okay, no, non è vero xD sono una yaoista ma loro due non li shippo.

Bene, dopo questa battuta (alzi la mano chi non l'ha capita *alza la mano*) posso sotterrarmi xD

Comunico che ho scritto il capitolo con questa canzone di sottofondo: 

Quindi, se vi sentite SAD leggendolo, ho raggiunto il mio scopo xD

PS: ADORO quel video *^*

Lo so, lo so, volete sapere di Drianna.

Vi tocca il prossimo capitolo :P

PSPS: sì, non sapevo che titolo dare a questa parte xD

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