11: Intensità di Pensiero


     Non rimasero nei pressi del bar. Il cameriere prima o poi avrebbe chiamato la polizia, avendo visto Barston con in mano la pistola. Matthias si occupò di trovare per loro un luogo dove alloggiare. Lucas non si fidava di quel tipo. Smettere di squadrarlo ogni volta che gli passava a fianco aveva richiesto un grosso sforzo di volontà. Naturalmente, neanche l'ex uomo di Heizber sembrava felice delle situazione. Lanciava sguardi truci a Drianna. Come se si aspettasse qualcosa. Una ricompensa che, evidentemente, lei non era ancora disposta a cedergli.

     Non era la prima volta che il ragazzo si chiedeva cosa mai gli avesse offerto, per tenerlo al guinzaglio.

     Da quel che aveva visto, Heizber non sembrava una persona capace di perdonare facilmente un tradimento. Il minimo che Matthias poteva aspettarsi, se fosse stato scoperto, sarebbe stata una pallottola piantata in fronte. Eppure lui non sembrava esserne troppo turbato. Il che, per Lucas, era ancora più sospetto.

     Barston affittò una camera di un ostello della città. Era troppo tirchio per rivolgersi ad un hotel. Lui sarebbe tornato a casa e si sarebbe comportato, a detta sua, come sempre. Sperava che nessuno capisse il suo bluff. Magari avrebbero creduto che le sviste in casa De Vito fossero dovute alla incompetenza. Lucas si fidava ancor meno, sapendo che non avrebbe potuto tenerlo sotto controllo. Almeno l'altro aveva avuto la decenza di comprargli un cambio d'abiti per il giorno dopo. Non poteva di certo andarsene in giro in pigiama. Anche se Lucas avrebbe preferito poter tornare a casa.

     Sospirò, sconsolato.

     Si consolava pensando che sarebbe potuto rimanere solo con Drianna. Aveva altre domande da propinarle, ma non si fidava abbastanza di quell'uomo da porle in sua presenza. Anche la ragazza sembrava avere i suoi stessi dubbi, perché non gli aveva fornito alcuna spiegazione riguardo a cosa stesse accadendo. Ogni volta che aveva tentato di saperne di più, lei l'aveva preceduto, cambiando immediatamente argomento. L'aveva vista arrossire, quando Matthias aveva detto che avrebbero dovuto condividere la stanza. Dal canto suo, Lucas non si vergognava più di nulla. Dopo essere stato visto in pigiama da metà degli abitanti della città, aveva superato di gran lunga il limite dell'imbarazzo. E poi, aveva ben altri problemi per la testa.

     Gli sarebbe bastato non guardarla nel momento in cui si fosse spogliata. Sempre che in quella minuscola borsetta avesse portato anche un pigiama per la notte.

     Quando Barston li accompagnò alla loro camera e si congedò, Lucas sentì di essersi appena disfatto di un impedimento molto scomodo. Si lasciò cadere su uno dei letti, a braccia aperte, fissando il soffitto. Come ci si aspettava da un ostello qualsiasi, non era il massimo del confort. I muri erano di un noioso bianco sporco, con alcune macchie di umidità qua e là. I letti cigolavano a ogni movimento. C'era puzza di chiuso e di stantio. Si chiese da quanto tempo non venissero aperte le finestre.

     Alzò la testa e notò che Drianna era ferma davanti alla porta. Lo stava fissando. Lucas si tirò su a sedere e ricambiò quello sguardo. Era strano non vederla sorridere.

     La ragazza attese alcuni secondi, poi si chiuse delicatamente la porta alle spalle.

     «Non mi fido di Barston» iniziò lui.

     «Ci è stato utile» sussurrò lei, appoggiandosi di spalle alla porta.

     «Con questo? Ha tradito i suoi superiori una volta: chi ci dice che non possa fare altrettanto con noi?»

     «Ci serve ancora. Potrebbe aiutarci a prevedere le mosse di Heizber.»

     Lucas tacque: sapeva che aveva ragione. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, chiuse a pugno. Premevano sulle ginocchia: scaricavano la tensione che aveva accumulato. Drianna sospirò e gli si avvicinò. Si sedette sul letto, vicino a lui, ed estrasse dalla borsetta il sottile tulle. Lucas glielo aveva restituito perché non aveva tasche dove nasconderlo. I suoi occhi si incollarono immediatamente al tessuto. Era accaduto tutto a causa del velo, eppure il pensiero non lo faceva imbestialire. In qualche modo, capiva che era stato necessario. Nel profondo, non poteva che approvare le scelte della ragazza.

     Lo osservò: tra le mani di Drianna, il tulle era pesante, ma non imbruttito come quando era stato Barston a stringerlo tra le dita. Quei cambi d'aspetto dovevano sicuramente significare qualcosa. Ma cosa?

     Con cautela, si sporse e lo sfiorò. La strana polvere che aveva già osservato in bagno si depositò sui suoi polpastrelli. Li sfregò e i granuli scintillarono, per poi svanire.

     «Drianna...»

     «Lucas» rispose lei, distogliendo l'attenzione dalle dita del ragazzo.

     «Dove hai preso questo... oggetto?» non gli sembrava carino chiamarlo "coso".

     La giovane si lasciò andare a una risatina: «Mi è stato donato quando ero piccola» rispose con un sorriso.

     «Donato? E da chi?»

     «Da Evhonas.»

     Lucas rimase spiazzato.

     Alzò lo sguardo sui suoi occhi verdi.

     Indagò la sua espressione: non stava scherzando.

     «Come...»

     «Come conosco quel nome?» Drianna lo prevenne. «Lucas, mi hai sognata, quella notte. Ti ricordi?»

     Il ragazzo si allontanò si un paio di centimetri: «Hai usato la parola giusta: ti ho sognata

     Lei gli prese le mani tra le proprie: «Sei stato tu a usare le parole giuste, quando ci siamo ritrovati sull'autobus. Hai detto di avermi incontrata. Incontrata. Capisci?»

     Certo che capiva: era un ragazzo davvero sveglio, nonostante tutto.

     Scosse la testa: «No... no. Era un sogno. Non era reale.»

     «Ti sbagli. È reale, Lucas. Reale quanto questo mondo. Reale quanto me e te.»

     «Quello che dici non ha senso: smettila di prendermi in giro» sbottò lui, alzandosi in piedi e passandosi le mani tra i capelli.

     La ragazza non tentò di trattenerlo. Lo osservò con espressione seria. Sapeva che non sarebbe stato facile, per lui, accettare la realtà. Molti umani non ci riuscivano e si rifugiavano nel cinismo e nell'obbiettività. Lei però aveva grandi speranze: nonostante la sua realtà, Lucas era ancora capace di sognare. Il suo pensiero non era stato piegato, non si era lasciato addomesticare dalla società. Non ancora.

     «Sai che è la verità» sussurrò Drianna. «Adesso sei molto confuso, ma...»

     «Tu sei pazza!» esplose il ragazzo, girandosi verso di lei e indicandole il velo. «Evhonas non esiste! È solo un alieno frutto di chissà quale moto inconscio del mio cervello! Mi chiedi di credere a qualcosa che ho sempre saputo essere un'illusione! E quel velo... quell'aggeggio...» si calmò improvvisamente. «Può fare cose che ho visto descritte solo nei libri e nei film.»

     Lei gli sorrise per l'ennesima volta: «Solo perché sei tu a tenerlo in mano.»

     Il braccio di Lucas ricadde morbidamente lungo il fianco: «Che significa?» chiese.

     Drianna si alzò in piedi e lo raggiunse. Gli porse delicatamente il panno. Lui lo fissò con scetticismo e lo accettò. Immediatamente il velo si trasformò, sfoggiando la sua bellezza eterea. Il giovane cercò gli occhi della ragazza, nei quali sperava di trovare delle risposte.

     «Il tuo pensiero, Lucas, è ciò che permette al velo di fare cose straordinarie.»

     Lui abbassò gli occhi sul tulle e lo accarezzò delicatamente, saggiandone la morbidezza inconfondibile: «Come?»

     «Il pensiero è ciò che di più potente possiedono gli umani. Può fare qualsiasi cosa. Può ignorare le leggi della natura e modificare il mondo che ci circonda. Può abbattere le barriere dello spazio e del tempo. Ti ho detto che il tuo è il pensiero più intenso che abbia mai conosciuto. Il tuo pensiero, Lucas, è il cuore pulsante che Heizber sta cercando.»

     Il ragazzo impallidì: «Cosa? Stai dicendo che...»

     Drianna annuì: «Non vuole solo il velo. Lui ha bisogno di tutti e due. Senza di te, non potrà mai usare il velo per i suoi scopi, ma se riuscisse a mettere le mani sui tuoi pensieri... allora potrebbe fare tutto ciò che desidera.»

     «Fammi indovinare: punta a diventare il padrone indiscusso del cosmo» commentò Lucas, rifugiandosi nel suo sarcasmo.

     Lei rise di cuore: «Oh, no. Non essere sciocco. Che ne guadagnerebbe? No... la questione è molto più semplice. Lui terrebbe questo potere per sé, per garantirsi un benessere personale. Cosa daresti, per poter rimanere nei tuoi sogni tutto il tempo che vuoi?»

     Lucas alzò la testa di scatto. La scintilla nei suoi occhi venne riflessa nelle pupille di Drianna.

     «Qualsiasi cosa» rispose cupamente.

     «Vedo che inizi a capire che sta accadendo. Ora, immagina anche di poter modificare l'equilibrio del mondo in cui vivi, semplicemente manipolando i sogni, tuoi e degli altri. Che accadrebbe se nella tua vita tutto filasse liscio come l'olio, esattamente come vuoi tu?»

     «È una cosa possibile?»

     «Con la giusta intensità di pensiero, sì.»

     Il ragazzo la aggirò e si sedette di nuovo sul letto. Si passò una mano davanti al viso. Aveva già intuito di essere finito in casini più grandi di lui, solo che adesso cominciava a scorgere la mole del problema. Se tutto ciò che gli aveva detto Drianna era vero (e ancora non riusciva a credere a una simile verità), in mano alla persona sbagliata il velo avrebbe potuto causare conseguenze disastrose. Non era tutto: di mezzo ci andava anche lui. Sembrava proprio che fosse uno dei pochi, se non l'unico, a poter ottenere il massimo da quel tulle. Il che, in poche parole, significava che era importante quanto o più del velo stesso. Che sarebbe stato oggetto di continue attenzioni, che Heizber gli avrebbe dato la caccia fino alla fine dei suoi giorni.

     «Perché mi hai fatto questo?» ringhiò in direzione della ragazza. «Ero un normalissimo diciasettenne, prima che tu mi rovinassi la vita!»

     Drianna accusò il colpo senza scomporsi: «Te l'ho detto: eri coinvolto fin dall'inizio. Non sei mai stato un normalissimo diciassettenne: era quella, la tua vera illusione. Il tuo dono è troppo prezioso, Lucas. Persone con un'intensità di pensiero come la tua ne nascono sì e no cinque ogni era, nell'intera galassia. Quante probabilità c'erano di trovarti proprio qui, sulla Terra? Non potevo lasciarti all'oscuro di tutto. Considerate le circostanze...»

     Lucas non si lasciò sfuggire le sue parole: «Di che stai parlando? Cinque ogni era? L'intera galassia? Probabilità? Qui, sulla Terra? Quali circostanze?»

     La ragazza sussultò e scosse la testa. Il giovane la vide dirigersi in fretta verso il bagno.

     Si alzò in piedi di scatto e la inseguì: «Ehi!» protestò: non poteva troncare così il discorso!

     «Vado a cambiarmi» disse secca lei, chiudendosi nella stanzetta.

     «Ma se non ti sei portata nulla di vestiario!»

     Lucas si vide sbattere in faccia la porta. Per un pelo non ci rimise il naso. Cercò di aprire, ma la serratura era bloccata. Allora sbatté il pugno sul legno freddo e scuro. La rabbia minacciava di abbattere il suo autocontrollo, già pesantemente minato dalle rivelazioni di quella sera.

     «Drianna! Non puoi prendere e andartene così! Non abbiamo ancora finito!»

     «Mi dispiace!» gli rispose lei, mettendolo a tacere: la voce le tremava. «Mi dispiace... ma non posso dirti altro.»

     Lucas abbassò lentamente la mano, sfiorando la porta con la punta delle dita

     Quella ragazza lo avrebbe mandato al manicomio.

     Sospirò, esausto, e si sedette di nuovo sul letto.

     Poggiò il velo sulle lenzuola e si passò le mani tra i capelli.

     Cosa nascondeva di così terribile da non poterne fare parola neanche con lui?

     Cosa poteva esserci di ancora più sconvolgente?

     Temeva di non voler conoscere la risposta.



|| Il Nascondiglio dell'Autrice! ||

Scrivere questo capitolo mi è piaciuto un casino (bonjour finesse)! *^*

Era il momento di un po' di rivelazioni, non trovate? u.u

Ho anche trovato un escamotage per i rientri a inizio paragrafo xD mi chiedo perché non ci ho pensato prima...

Barston sarà davvero andato a recitare la sua parte? U.U

E cos'altro nasconde Drianna? D:

E il povero Lucas che farà adesso? XD

Ho pena per lui!

Se commentate io sono felice :') come chiunque del resto!

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