10: Per Vincere un Azzardo bisogna saper Barare
Si era disfatta in fretta del borsone. L'aveva rivenduto a buon prezzo in un negozio, con tutto il contenuto. Non aveva più bisogno di camuffare il velo, nascondendolo tra miriadi di altri tulle. Le dispiaceva solo che il futuro padrone della sacca sarebbe stato preso di mira. Chiunque fosse stato, avrebbe dovuto visitare i suoi sogni per chiedergli scusa. Almeno le avrebbe permesso di andare in giro indisturbata, anche se per poco tempo.
Con i soldi che aveva guadagnato dalla vendita della borsa, aveva acquistato dei vestiti nuovi, una parrucca e dei trucchi per mascherare le lentiggini della sua pelle. L'unica cosa che non aveva cambiato erano gli stupidi occhiali tondi e il colore degli occhi. Ora che il velo non era più nelle sue mani, non poteva né cambiare aspetto né tornare a casa. Era una situazione che aveva previsto: sapeva dell'inconveniente e l'aveva accettato a cuor leggero. Se il suo piano fosse andato come sperava, presto Evhonas l'avrebbe rivista.
Con il suo nuovo travestimento, Drianna si era allontanata il più possibile dalla casa del ragazzo. Aveva usato innumerevoli mezzi per arrivare dall'altra parte della regione. Si era fermata in uno dei capoluoghi, una cittadina abbastanza grande. Brulicava di persone ed era piuttosto caotica. Immaginò come sarebbe stato sfuggire a Heizber in un centro abitato così vasto. Le venne da ridere.
Saltellando allegramente, con la sua nuova borsetta al seguito, entrò in un bar e ordinò una cioccolata calda. Le fu servita al tavolo che aveva scelto all'esterno. Era il più appartato possibile. Non che ce ne fosse bisogno, visto che nessuno si sognava di starsene fuori di sera con quel freddo. Il suo elegantissimo parka, però, la scaldava a sufficienza. Oltre a disegnarle delle belle forme (motivo principale per cui l'aveva comprato).
Prese tra le mani la cioccolata bollente e ne bevette un sorso. Che pietanza divina! Sì: era la prima volta che la assaggiava. Sulla Terra si trattavano davvero bene! Chissà, magari l'inventore della cioccolata calda era idolatrato in ogni paese! Oh, aveva impiegato molto tempo prima di entrare nel meccanismo della divisione dei territori. Quello di nazione era davvero un concetto molto strano e complicato da assimilare!
Immersa nelle sue considerazioni, non si accorse che qualcuno la osservava.
Solo quando l'uomo si avvicinò e scostò una sedia, sedendosi al suo tavolo senza troppi complimenti, si ricordò del motivo per cui era lì.
«Oh!» esclamò, sorridendogli. «Matthias! È un piacere rivederti. Non ti avevo notato, con questi abiti.»
L'uomo della panchina non indossava il suo solito corredo di occhiali e cappotto neri. Era vestito come i comuni mortali, con abiti civili. Una cosa alquanto insolita, o forse Drianna era abituata a vederlo solo nella veste del suo testardo inseguitore. Il normale abbigliamento gli donava di più. Inoltre aveva davvero dei begli occhi azzurri.
«Non chiamarmi per nome. Ho fatto quello che mi hai chiesto» disse lui, saltando i convenevoli. «Ora voglio ciò che mi hai promesso.»
La ragazza continuò a sorridergli: «Tutto a suo tempo, caro il mio "signor Barston"! Tutto a suo tempo! Il tuo aiuto potrebbe ancora servirmi. Dimmi: hai già cenato? Io ho una fame!»
Matthias la squadrò. Non si fidava di lei, naturalmente, ma aveva ricevuto una proposta troppo allettante per essere ignorata. Nemmeno lui era a conoscenza dei reali scopi di Heizber, ma aveva intuito che si trattasse di qualcosa di grosso. Drianna non conosceva abbastanza bene Barston da poter essere certa della sua lealtà. Puntava solo sulla sua bizzarra natura, per trarlo dalla propria parte.
Barston era, infatti, un uomo insolito. Non gli interessava entrare in possesso del velo. L'unica cosa che voleva era la verità. La conoscenza. La sua fiamma non era stata soffocata dalla realtà. Al contrario: in qualche modo, Matthias riusciva a osservare l'esterno per ciò che era realmente. Pieno di avventure, meraviglie e intrighi. A Drianna piaceva la sua visione del mondo. Non era molto diversa da quella che aveva lei.
Quando il cameriere tornò al loro tavolo, l'uomo ordinò una cioccolata per se. Aveva capito che non sarebbe riuscito ad ottenere nulla, finché lei non avesse deciso il contrario. Quando gli fu servito l'ordine, afferrò la tazza con le sue mani virili e la avvicinò alle labbra.
«Cosa stiamo aspettando, per la precisione?» chiese prima di sorseggiare la cioccolata.
«Che domande! L'arrivo di Lucas, naturalmente! A proposito: come sei riuscito a riconoscermi?»
Matthias rischiò che il liquido gli andasse di traverso. Tossì sonoramente e posò la tazza sul tavolo. Si riprese e si pulì le labbra con un tovagliolo fornito dal bar.
«Sei seria? Si trova a non meno di centocinquanta chilometri da qui ed è sorvegliato a vista.»
Drianna si concedette una risata divertita: «Oh, non preoccuparti, Barston! Avrai sicuramente svolto un lavoro eccelso con quelle microspie. Sempre che tu abbia seguito le mie indicazioni, ovviamente.»
L'uomo appoggiò le spalle allo schienale della sedia e guardò altrove: «L'ho fatto» e non ne andava fiero.
«In tal caso possiamo dormire sogni tranquilli» la ragazza ridacchiò. «Volevo dire: puoi.»
Matthias la fissò con circospezione. Di lei sapeva unicamente che non fosse umana e che non appartenesse alla Terra: poteva solo immaginare cosa si celasse dietro alle sue apparenze da adolescente spensierata e agli ordini di Heizber. Ignorare i punti chiave della faccenda gli pesava più di ogni altra cosa.
«Allora? Come mi hai riconosciuta?» insistette la ragazza.
Lui si limitò ad indicarle il viso. In particolare, gli occhiali. Erano uno dei segni distintivi del suo "ex target".
Drianna annuì, sistemandosi la montatura sul naso. Purtroppo i soldi che aveva guadagnato non le erano bastati per sostituire anche quella.
Lanciò uno sguardo attento all'orologio del bar, che dall'esterno s'intravedeva a malapena.
«È l'ora» disse, alzandosi dalla sedia e prendendo le due tazze di cioccolata.
Barston la imitò, allarmato: «L'ora per cosa?»
Non ci fu il tempo per una risposta. Qualcosa si schiantò sul tavolo. Il tonfo fu quasi assordante. Matthias sussultò. Estrasse la pistola che teneva nascosta sotto la giacca. Il mobile s'incrinò e ribaltò.
Un corpo umano rotolò a terra, un po' malconcio.
Si udirono dei gemiti e un'imprecazione.
Il cameriere, attirato dal frastuono, corse loro incontro, chiedendo cosa stesse accadendo. La ragazza lo calmò, accampando una scusa qualsiasi. La versione ufficiale era che il tavolo si era ribaltato perché si era impigliata la giacca di Barston e lui, tirando, si era trascinato dietro il mobile. L'uomo notò l'occhiolino di Drianna e abbassò lentamente la guardia. Il cameriere dovette notare la pistola, perché accettò le spiegazioni della giovane senza indagare oltre, per poi dileguarsi all'interno del bar. La giovane posò le due tazze su un tavolino vicino e si voltò verso Matthias. I due si lanciarono degli sguardi d'intesa. Rivolsero la loro attenzione alla fonte dei gemiti e delle imprecazioni.
Davanti a loro, Lucas si lamentava per il dolore alla schiena e alla gamba. Il viaggio non era stato molto tranquillo. L'arrivo, ancor meno.
«La prima volta sbagliano sempre le coordinate d'arrivo» ridacchiò la ragazza, avvicinandosi al giovane. Si piegò, posando le mani sulle ginocchia: «Sei ancora tutto intero?» gli chiese ingenuamente.
Lucas si massaggiò la schiena, con una smorfia: «Credo... di sì. Che male... ma che è successo?» era ancora sbigottito dal transfert.
Drianna lo prese per il braccio e lo aiutò ad alzarsi. Lui barcollò e istintivamente le si aggrappò posandole una mano sulla spalla. Lei glielo permise, senza smettere di sfoggiare il suo solito sorriso spensierato. Matthias vide il ragazzo massaggiarsi la testa e guardarsi attorno. Era evidentemente disorientato. Anche Barston lo era: cos'era accaduto? Lucas sembrava essere letteralmente piovuto dal cielo. Decise di non togliere la sicura dall'arma. Non c'era alcun pericolo in vista.
Lucas girò su se stesso, sconvolto. Non si trovava più nella sua camera!
«Cosa? Come? Dove mi trovo?» erano domande legittime, ma si bloccò quando una folata di vento gli strappò un brivido. «Che freddo!»
Drianna si tolse il parka e glielo poggiò sulle spalle: «Stai calmo: hai subito un lieve shock. Prenditi qualche minuto per riorganizzare le idee.»
Lucas annuì e s'immobilizzò. Ansimava ed era evidentemente sconvolto. Barston poteva solo immaginare cosa avesse provato, durante il transfert. Il ragazzò si tranquillizzò lentamente. Il suo respiro si regolarizzò e il suo sguardo si accese di una fiamma intensa.
Rivolse un accenno di sorriso alla ragazza: «Grazie...» ma non durò a lungo. Evidentemente Matthias non era l'unico a ricordarsi degli assurdi occhiali di lei. «Un momento... Drianna?»
La giovane lo abbracciò: «Come sei dolce: mi hai riconosciuta subito! Sono così felice di rivederti! Temevo che Heizber potesse arrestarti! »
La gioia di Drianna non fu ricambiata. Al contrario: Lucas era pallido come un cencio e i suoi occhi brillavano di rabbia a stento repressa. La allontanò di scatto, afferrandole le spalle e scuotendola.
«Si può sapere in che razza di guai mi hai cacciato? Hai idea di cosa ho dovuto passare nelle ultime dodici ore? Diavolo, Drianna! La mia casa era assediata di uomini armati! Per poco mio padre non veniva coinvolto nei tuoi casini! E per quale assurdo motivo hai messo in pericolo le nostre vite per quel maledetto ve...»
Finalmente Lucas si accorse di Barston. Si ritrasse di scatto, pronto a darsela a gambe. L'uomo lo guardò con indifferenza e rimise la pistola nella fondina nascosta sotto alla giacca. Il gesto non tranquillizzò minimamente il giovane. Drianna intervenne prima che potesse scappare e far perdere le sue tracce.
«Tranquillo, Lucas. Matthias è dalla nostra parte.»
«Ti ho detto di non chiamarmi per nome» ringhiò Barston; lei lo ignorò.
Lucas spostò lo sguardo dall'uno all'altro. La sua confusione ora era, se possibile, ancora maggiore. Si avvicinò di alcuni passi, con circospezione. Le parole della ragazza sembrarono sortire l'effetto sperato.
«Tu sei l'uomo che mi ha perquisito» considerò in un sussurro.
Matthias annuì: «Se non fosse stato per me, a quest'ora ti ritroveresti imprigionato in una cella detentiva. Il trucco delle mutande ormai è vecchio.»
La frecciatina non passò inosservata. Lucas si mise a braccia conserte: «Beh, grazie tante per il tuo aiuto! Dopo che ci hai pedinato e che i tuoi scagnozzi ci hanno inseguito per chilometri, era il minimo che potevi fare!» replicò con il suo tipico sarcasmo.
Drianna assistette alla schermaglia con stupore: «Ragazzi...» provò ad attirare la loro attenzione.
«Prego. Ora che ci penso, dovresti ringraziarmi anche per quella microcamera mancata nel bagno.»
«Non vorrai venirmi a dire che anche quello è merito tuo.»
«Esattamente.»
«Ma per favore!»
«Ragazzi!» sbottò Drianna.
«Che c'è?» abbaiarono in coro loro due.
«Non vi starete dimenticando qualcosa, per caso?» chiese lei, posando le mani sui fianchi.
Barston e Lucas si scambiarono degli sguardi confusi. D'un tratto il giovane si schiaffò la mano sulla fronte: «Il velo!» esclamò.
La ragazza trasse un sospiro di sollievo: «Per fortuna te ne sei ricordato. Aiutatemi a cercarlo.»
Si misero subito alla ricerca. Il tulle doveva essere nelle vicinanze del luogo di arrivo. Rimisero in piedi il tavolo. Frugarono ovunque nei dintorni del bar. Tra i mobili, sul marciapiede e persino in mezzo alla strada.
Infine Matthias notò qualcosa, sotto uno dei vasi che circondavano i tavolini esterni.
Lanciò uno sguardo diffidente agli altri due, che ancora stavano cercando. Si chinò e sfilò il velo da sotto il vaso. Si era un po' sporcato, ma per il resto era intatto. Notò che, nonostante l'apparenza, pesava quanto una cisterna d'acqua. Ossia molto. Se lo rigirò tra le mani. Non aveva nulla di speciale, quel tulle. Niente polvere sulle sue dita, nessun scintillio sospetto.
Era solo un macigno travestito da piuma.
Si chiese perché Heizber ne fosse tanto ossessionato.
Lo avrebbe scoperto presto.
Lucas e Drianna stavano ancora frugando vicino al tavolo. Il giovane era evidentemente infreddolito, ma aveva troppe preoccupazioni per pensare al suo abbigliamento.
«Bel pigiama» commentò lei, ridacchiando.
Lucas la trafisse con un'occhiataccia: «Mi devi delle spiegazioni» sussurrò.
«Lo so» sospirò la ragazza.
«Come sono arrivato fin qui, Drianna?» insistette Lucas. «Cos'è quel velo? Perché Heizber ti sta perseguitando? Sei davvero una terrorista?»
La ragazza rise sonoramente nell'ascoltare l'ultima domanda. Constatato che sotto i tavoli non vi fosse nulla, si alzarono entrambi. Si fronteggiarono. Era più bassa di una quindicina di centimetri. Non l'aveva mai notato, ma Lucas in confronto a lei era alquanto... prestante.
«Il velo ti ha portato qui. Stavi pensando a me, vero?»
Lui sgranò gli occhi: «Dici sul serio? Ero furioso con te, ma...»
Drianna sorrise: «Il sentimento non conta, quel che importa è l'intensità di pensiero. E, da ciò che ho potuto constatare, non esiste pensiero più intenso del tuo. Per questo il velo risponde così bene.»
«Se scaraventarmi su un tavolo lo definisci "rispondere bene"...» borbottò lui massaggiandosi il fondoschiena.
La ragazza scoppiò a ridere: «Quella è colpa tua, che hai sbagliato le coordinate di arrivo.»
«Ma se non sapevo nemmeno che fosse...! Ehm... cos'è esattamente?»
Lei si strinse nelle spalle: «Il velo è il velo, non c'è un altro modo per definirlo.»
A Lucas la sua risposta non piacque, ma decise di accantonare la questione, almeno per il momento: «Ed Heizber? Lui sa tutto?»
«Tutto cosa?» Drianna riprese a ridacchiare. «Sì, sa tutto» ammise, di fronte all'ennesima occhiataccia del ragazzo.
«E chi altri?»
«Non saprei, ma non credo che Heizber abbia rivelato dell'esistenza del velo a molte persone.»
Lucas lanciò uno sguardo a Barston: «Hai corrotto uno dei suoi uomini?»
Lei rise ancora: «Corrotto! Che parolone. Gli ho solo offerto un'alternativa.»
«Perché? Credevo non volessi coinvolgere nessun altro.»
«Sei un ragazzo intelligente, Lucas» lei gli sorrise. «Ma hai ancora una visione troppo romanzesca del mondo. Credi che l'avresti scampata, se non avessimo avuto un complice tra le file di Heizber?»
Rimasero in silenzio. Si spostarono verso la parete del bar, frugando nelle vicinanze dell'entrata. Lei lasciò che Lucas assimilasse le informazioni ricevute. Attendeva che proseguisse col suo interrogatorio: sapeva bene che aveva molte altre domande da porle.
Si fronteggiarono di nuovo. Lucas la osservò con attenzione, come se tentasse di carpirle delle informazioni, semplicemente guardandola. I suoi occhi erano dello stesso colore della cioccolata.
«Perché mi hai coinvolto in questa faccenda, Drianna?» chiese infine.
La ragazza divenne seria: «Eri coinvolto fin dall'inizio.»
«Che significa? L'inizio di cosa?»
«Lucas, tu...»
Drianna stava per rispondergli, stava per rivelargli ogni cosa. La verità era sul punto di uscire, quando la voce di Matthias s'intromise nel loro discorso. Per la prima volta da quando lo conosceva, la ragazza provò un'istintiva antipatia nei confronti di Barston.
«Scusatemi: credo di aver trovato qualcosa» disse l'uomo, alzandosi in piedi e avvicinandosi a loro.
Tra le sue mani, il velo sembrava essersi imbruttito. Ricadeva verso il basso come un qualsiasi tulle. Aveva perso le sue caratteristiche migliori: la leggerezza, la bellezza e la finezza del suo tessuto si erano tramutate in pesantezza, squallore e rozzezza. Sembrava un panno sporco, pronto ad essere gettato nella spazzatura.
Matthias lo porse alla ragazza, ma lei scosse la testa.
«Dallo a Lucas» disse, con un sorriso a trentadue denti.
Entrambi la squadrarono con indifferenza. A volte i suoi sorrisi trasmettevano una sensazione spiacevole. Come se loro fossero solo burattini e lei il maestro che li muoveva.
Il ragazzo accettò il panno.
Non appena lo prese in mano, questo sembrò trasformarsi. La trama fitta e grossolana divenne sottile ed elegante, alleggerendo notevolmente il tessuto.
Improvvisamente, parve che, al minimo respiro, al più piccolo spostamento d'aria, il velo potesse volare via, per quanto era leggero.
Tutti e tre notarono l'incredibile cambiamento.
Lucas cercò gli occhi di Drianna.
Era sempre più confuso e spaurito.
Sembrava un animale selvatico in trappola.
Lei ricambiò il suo sguardo e gli sorrise.
«Il velo ora appartiene a te, Lucas.»
|| Il Nascondiglio dell'Autrice! ||
Siamo arrivati al decimo capitolo! *^* Come sono felice!
È indubbiamente il capitolo più lungo xD Ma non potevo non dare qualche spiegazione!
Che ve ne pare di questi risvolti?
U.U Già: non è finito nel mondo dei sogni.
Non ancora!
E... sì! U.U Drianna ha corrotto Barston.
Non vi sareste mica aspettati che Lucas riuscisse a farcela senza nemmeno un aiutino, vero? :P
Segnalate gli errori! U.U
E continuate a seguirmi! :P È un ordine! Ahahahaha xD Scherzo u.u
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