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Dalle 10 alle 12 c'è l'assemblea di classe per eleggere i rappresentanti e oggi pomeriggio ci saranno le prime riunioni con i genitori per fare altrettanto. Mamma ha deciso di candidarsi anche quest'anno come rappresentante di classe dei genitori, mentre Margot ha deciso di candidarsi come rappresentante di classe. Entro a scuola alle 9 dopo aver passato più di un'ora e mezza nel traffico per colpa di un incidente. Nemmeno il tempo di appoggiare il cappotto in sala docenti che suona la campanella. Sono in 3^N. Raggiungo la classe ed entro. Una ragazza si avvicina alla cattedra, insieme a una sua amica.

- Prof, mi gira la testa, posso uscire?

- Certo, Giulia, viene Luisa con te? - chiedo, indicando la compagna.

- Sì, prof, vado io con lei, stia tranquilla - mi rassicura, mentre dico che possono uscire.

Maya alza la mano.

- Prof, le volevo già dire che non sono riuscita a fare i compiti per oggi.

- Ah, iniziamo bene - commento, scocciata, dirigendomi al computer per firmare l'ora sul registro elettronico - qualcun altro non li ha fatti?

Una ragazza alza la mano.

- Anche io, prof.

- E come mai? - chiedo.

- Non so Maya, ma io avevo di meglio da fare. Sa, prof, io almeno ho una vita sociale, mica come lei che ha la faccia di una zitella inacidita che probabilmente nemmeno sa dare una definizione di sesso.

- Grazie per aver espresso il tuo parere di cui sinceramente non importa un cazzo a nessuno - le rispondo, con un falso sorriso - e comunque permettimi di farti sapere che se continui ad essere così stronza fra poche settimane sarai tu quella che non riuscirà più a dare una definizione di sesso.

- Dovevo ridere? No perché sinceramente le ricordo che potrei anche denunciarla per quello che mi ha detto.

- Ah, io invece dovrei incassare senza replicare? Ma che film hai visto? Ringrazia che non ti mando dal preside.

- Io invece la mando volentieri a cagare - dice, alzandosi in piedi.

- Hai finito? - commento, senza nemmeno guardarla in faccia - come vedi i compagni sono già esausti dei tuoi spettacolini linguistici indecorosi. Fossi in te, eviterei di ridicolizzarti ancora una volta. Sai, la storia che avevi di meglio da fare lascia il tempo che trova, Luana.

- La prof ha ragione - interviene un ragazzo - ci hai già triturato i maroni lo scorso anno.

- Ma andate tutti a cagare - urla, uscendo dall'aula.

Sbuffo.

- È solo ottobre - commento - quella ragazza è davvero irrecuperabile.

- Fa 'ste scene perché è mezza fatta, prof, è solo per quello. C'è una sua amica di quinta che le vende la roba e lei si fa le canne prima di entrare a scuola - mi spiega Luca - ormai trovarla normale è un terno al lotto.

- Ma perché si fa le canne?

- Suo padre picchia lei e sua madre. Si è mai chiesta perché indossi sempre quei maglioni extra large? Per coprire i lividi... si fa le canne perché spera di rovinarsi a tal punto da non capire più nulla. Tutti gettano la spugna con lei. Nessuno la può più vedere. Ha cominciato l'anno scorso a fumare. In prima era una delle più brave. In fondo, aveva una gran testa, poi l'anno scorso le è crollato il mondo addosso.

Ascolto il racconto di Luca senza fiatare e rimpiango di averla giudicata senza sapere la sua storia. Ogni studente ne ha una e per la maggior parte sono proprio le ragioni dei loro comportamenti irrispettosi.

- Dite che è andata in bagno? - chiedo.

- Probabile - interviene Lucio.

- Se non torna, a fine ora la vado a cercare. Oggi vi introduco l'ennesimo argomento di grammatica. Quest'anno è l'anno utile per concludere il programma di grammatica perché negli ultimi due anni farete solo letteratura.

- Ci sarà sempre lei come prof? - mi chiede Rebecca.

- No, io sono precaria, ogni anno cambio scuola.

- Ah, interessante - commenta, ironica, lei - pensavamo ci portasse in quinta.

- No, mi dispiace, non penso, a meno che questo posto non sia libero anche il prossimo anno - rispondo, mentre Rebecca non replica e guarda fuori dalla finestra.

Mentre apro il libro di grammatica entra Alexander. Sobbalzo decisamente e lo guardo come se avessi appena visto un fantasma.

- Hai due minuti? - chiede, scuotendo una penna nera fra l'indice e il medio della mano destra.

- Veramente stavo iniziando a spiegare... - rispondo.

- Ma sono le 9.20! Cos'hai fatto in questi venti minuti?

- Lascia stare. Cosa vuoi? - rispondo.

- Vieni fuori o te lo devo dire in cinese? - chiede, mentre mi chiedo perché non sia venuto a bussare mentre ero in seconda in succursale ieri.

La terza è la classe di Maya, un'amica di Margot, che sicuramente le andrà a dire che lui è venuto a cercarmi e non voglio litigare di nuovo con mia sorella.

- Cosa c'è? - gli chiedo, imbarazzata.

- Ho parlato con il preside e non c'è stato verso di fargli cambiare idea - risponde, passandosi una mano fra i capelli e sistemandosi il ciuffo ribelle - pare che dovremmo davvero fare un percorso CLIL noi due.

- Sì, ne aveva parlato anche a me... - commento.

- L'anno scorso l'avevo fatto con la docente che sostituisci in 3^O. Il preside vorrebbe ripetere l'esperimento nella 3^O attuale.

- Sì, lo so, ma non mi sembra una grande idea. Sarebbe meglio in 4^O visto che ci sono alcuni filosofi francesi estremamente interessanti...

- Lo so, ma la 4^O non è una mia classe e tu devi essere una docente esterna alla classe perciò in 3^N non possiamo farlo. Deve per forza di cose essere un percorso da attuare in 3^O.

- Lo dici tu alla classe?

- Ah, beh, certo, glielo dirò io.

- Dovranno essere molte lezioni? - chiedo, schiarendomi la voce.

- Un normale percorso da 4 ore, tranquilla.

- Comunque, non mi sembravi molto dell'idea quando Lorenzo te ne aveva parlato qualche settimana fa.

- Lo so, diciamo che lo faccio perché mi sento obbligato dal preside, non perché penso che tu sia all'altezza della docente che sostituisci.

- Farmi sentire una merda di persona ti rallegra la giornata? - gli chiedo, senza troppi giri di parole.

- Non pensavo di avere tutto questo effetto su di te - commenta.

- Tranquillo, ero ironica.

- Comunque pensavo che potessimo fare il percorso su Pietro Abelardo.

- Allora, chiariamo subito una cosa che mi fa infastidire in una maniera assurda. I nomi dei filosofi francesi non puoi tradurli in italiano, cazzo! Si chiama Pierre Abelard!

- Lo so, ma il francese non ha ancora francesizzato il mondo al pari del latino nell'Antichità perciò io lo chiamo Pietro Abelardo.

- E allora io ti chiamo Alessandro per la stessa ragione che imputi al francese. Anche il tedesco non ha ancora germanizzato il mondo.

Sospira, con gli occhi al cielo.

- Va bene, hai vinto. Lo chiamerò Pierre Abelard - commenta, cercando di arrotolare la erre senza però riuscirci in maniera convincente - comunque se non ti piace la mia scelta, possiamo parlare anche del Beato Alano di Lilla.

- Alano? Pffff ma puaahahahhaha oddio non sapevo che avessero iniziato a beatificare i cani. Si chiama Alain, santo cielo! Alain de Lille! - commento, ridendo, scuotendo le mani per aria - ci vuole molto?

- Rassegnati, tutti lo conoscono così.

- Non tutti, se io so il suo nome originale - rispondo, sorridente.

- Sì, certo, tu e pochi altri che ancora pretendono di chiamare le persone con i loro nomi originali.

- Beh, sicuramente ho più coerenza io di tua madre che ti ha chiamato Alexander Gerardo. Già che c'era poteva chiamarti Alexander Jared ed eravamo tutti contenti.

- Mio padre era tedesco, ma lei era napoletana. Insomma, sono scelte.

- Sì, sì, capisco, Alessandro - commento, ironica - comunque direi che Pierre Abelard vada benissimo. Almeno non sento parlare di cani beati per le quattro ore più inutili della mia vita.

- Guarda che se non lo vuoi fare puoi anche rifiutarti.

- Non credo mi sia concesso - rispondo - il preside mi ha quasi obbligato.

- Anche io, non pensare. Con la docente che sostituisci mi trovavo decisamente meglio.

- Non ti sei nemmeno sforzato di conoscermi molto. Sai fare solo lo scorbutico, ma d'altronde tutto torna. Ti vesti con maglioncini sfibrati e improbabili, passeggi nei corridoi come se stessi cercando la ragione sottesa alla creazione dell'universo e baci sulla fronte studentesse semi svenute. Che idea dovrei farmi di te, spiegamelo?

- La cosa che ti dà più fastidio è che io possa riuscire a instaurare un rapporto con le studentesse mentre tu invece fai una fatica bestiale! Quella studentessa che stava per svenire la conosco dall'anno scorso e ti assicuro che se mi fossi fatto gli affari miei non so nemmeno se sarebbe stata promossa.

- Ma che stai dicendo?! È sempre stata una delle più brave! - replico.

- E tu come lo sai?

- Ehm... me l'ha detto Massimo... l'avrà letto dai verbali degli scrutini... - cerco di arrampicarmi sugli specchi e sembra che funzioni.

- Sì, in prima sì o almeno così ho saputo dai colleghi. L'anno scorso, invece, è andata completamente in crisi. Rischiava di perdere l'anno...

- Cosa?! - esclamo, stupita - perdere l'anno? Ma sei sicuro?

- Sì, e rischiava di perderlo per il debito in francese con la Birilla.

- Debito in francese?

- Sì, esatto. La Birilla l'ha promossa con 4.

- Sì, ma scusa, ma tu che c'entri nella, come dire, sua rinascita?

- Beh, rispetto a quanto tu possa pensare, il francese l'ho studiato al liceo e ho dato anche qualche esame all'università. Mi servive per leggere in originale le opere di Cartesio.

- Descartes, prego.

- Lui, insomma, il francese lo conosco e si trattava comunque di francese di seconda.

- Mi stai dicendo che l'hai aiutata tu?

- Sì, le ho dato ripetizioni durante l'estate. A quanto pare sono servite perché ha recuperato alla grande. Ecco perché tengo tanto a Margot, quindi non ti stupire se c'è confidenza fra noi.

- Sai cosa penso? Che i prof di filosofia dovrebbero pensare alla filosofia non dare ripetizioni di francese a cazzo! - concludo, senza dargli il tempo di replicare e tornando in classe.

- Fortuna che dovevano essere due minuti - commenta Ludovico, il secchione della classe - è stata fuori quasi mezz'ora.

- È per un percorso CLIL che devo fare in 3^O - rispondo, trincerandolo con lo sguardo.

- E lo dovrà fare con Ciarniello? - chiede Maya, stupita.

- Non è ancora deciso - rispondo - piuttosto Luana è ancora fuori? E Giulia? Sempre in bagno?

- Ah, se prendono esempio da lei... - ride Ludovico.

- Ma che cazzo ridi, eh? - gli dico.

- Lo sa che non dovrebbe dire 'cazzo' a scuola? - incalza.

- E tu lo sai che per guadagnarti il rispetto dei compagni inimicarsi l'insegnante di turno è davvero una enorme cazzata?

- Il preside lo sa che dice tante parolacce? Potrei sempre farglielo sapere! - replica Ludovico - sa, io sono il secchione della classe e ho il massimo dei voti in tutte le materie.

- Io non ti ho ancora valutato, quindi non in tutte - commento, gelida, suscitando l'ilarità generale.

- Renderò il suo sarcasmo di dominio pubblico - sibila, con tono secco.

- Si chiama thug life education, tesoro, fai pure, ci tengo che venga diffusa a più persone possibili.

- Lei è davvero indisponente - aggiunge Ludovico - non dovrebbe nemmeno fare la prof.

- E tu replichi utilizzando aggettivi difficili per farti più figo, incredibile, non dovresti nemmeno essere qui, col bagaglio lessicale che ti ritrovi.

- Ha finito di mettersi al mio livello e inizia a fare lezione?

- Tranquillo, non riuscirò mai a mettermi al tuo livello, sei troppo basso.

In quel momento, ritorna Giulia dal bagno insieme a Luisa.

- Prof, c'è Luana in bagno che si sta fumando una sigaretta. In teoria non potrebbe e se sa che glielo abbiamo detto ci fucila - mi dice Luisa.

- Al cambio dell'ora vado a vedere, grazie per avermi avvisato - rispondo - Giulia, come stai?

- Insomma, continua a girarmi la testa.

- Stamattina hai fatto colazione? - le chiedo.

Giulia abbassa lo sguardo e si siede al suo posto.

- Sicuramente è più impegnata a darla via che a mangiare - interviene Ludovico.

- Ora basta - urlo - una nota non te la leva nessuno!

- Ah, bene, da quando si danno le note se uno dice la verità? Ha perso la verginità in seconda media e se lo ricordano tutti. Prova a dire che non è vero, troia!

Giulia si alza e corre fuori dalla porta, in lacrime.

- Ma sarai tu, il troio! - gli urla in faccia Luisa - che pezzo di merda sei diventato, Ludovico! Mi fai schifo!

- Ora basta! - ripeto, urlando, mentre la campanella suona e io mi rendo conto di aver perso inesorabilmente del tempo prezioso - vado a cercare Giulia e appena torna le chiedi scusa. Se non hai le palle, non mi stupisco, visto le orribili cose che le hai rinfacciato.

Afferro la mia borsa e lascio l'aula, dirigendomi in corridoio. Teoricamente dovrei aspettare il docente dell'ora successiva, ma ho già perso troppo tempo oggi e devo assolutamente rintracciare Giulia e Luana. Chiedo alle bidelle dove siano i bagni delle ragazze e mi indica una porta a metà corridoio. La ringrazio e mi dirigo in quella direzione, ricordandomi che l'ora appena iniziata per me è buca, ma in classe iniziano le assemblee per eleggere i rappresentanti. Entro in bagno e trovo Giulia seduta per terra, in lacrime. In piedi di fianco a lei c'è Luana, che guarda fuori dalla finestra con sguardo perso.

- Per fortuna vi ho trovate - commento, entrando.

- È il bagno delle ragazze, prof, lei non dovrebbe nemmeno entrarci - mi attacca Luana.

- Lo so, ma si tratta di un'emergenza - rispondo - Giulia, darò una nota a Ludovico per quello che ti ha detto e non la passerà liscia.

- Noooo, una nota a Ludovico? - Luana si gira - pensavo che quel tipo fosse intoccabile. Il padre e la madre insegnano psicologia all'università. Non credo abbia mai visto una nota in tutta la sua carriera scolastica.

- Me ne infischio del lavoro che fanno i suoi - rispondo - ha umiliato una sua compagna di classe. Questo mi basta.

- Chissà quanto gli rode che l'abbia messa a lui e non a me che l'ho mandata a cagare.

- Tu fai la dura sicuramente per un motivo. Dietro ogni studente che vuole darsi un tono c'è una storia.

- La mia non la vuole sapere, si fidi. A nessuno interesso. Non c'è posto al mondo per le disgraziate come me - dice, stringendo con forza i polsini della felpa.

- Il posto c'è, sei tu che ti convinci che non ci sia.

- Mi convinco? Siete voi adulti che mi spiaccicate in faccia la vostra stupida realtà e mi mostrate che non c'è nessun posto. Forse lei che è così idealista pensa che ci possa essere, ma si fidi, non c'è. L'ho cercato e non l'ho mai trovato e non mi venga a dire che lo devo cercare meglio perché sono tutte balle.

Luana si appoggia al muro ed estrae dalla tasca una sigaretta.

- Mettila via - le dico.

- Lei è fuori. Se mi va di fumare, fumo.

- Brava, fuma, rovinati la vita per una cazzo di sigaretta. Esattamente cosa pensi di risolvere con quella?

- Niente. Lo so che mi rovino e basta, ma mi sta bene così. Tanto è quello che volete da me, giusto? Vedere quanto cada in basso.

- Sai, non ho mai sentito cazzate più grandi. Se non mi interessasse nulla di te non sarei nemmeno venuta a cercarti! Mi hai mandata a cagare e avrei potuto metterti una bella nota, invece non l'ho fatto. E mi interessa allo stesso modo anche di te, Giulia. Se avete un problema, potete parlarmene.

- Di solito è Ciarniello quello che si interessa ai nostri problemi. Ha una buona parola per tutti - risponde Luana, mentre Giulia inizia a tremare.

- Giulia, che succede? - chiedo, inginocchiandomi.

- Niente, prof - risponde, con un filo di voce.

- Quest'idiota si è presa una cotta per Ciarniello, ma sicuramente non è l'unica.

Trasalisco. Quel "sicuramente non è l'unica" mi dà da pensare, ma non credo che Luana conosca Margot anche se potrebbe pure essere visto che sono su classi parallele.

- Comunque prof non è proprio come dice lei - replica Giulia, alzandosi in piedi - in ogni caso, ora non mi gira più la testa, perciò meglio che ritorni in classe. Vieni anche tu? - chiede a Luana.

- Sì, arrivo, vai avanti tu - le dice.

Si intasca il pacchetto di sigarette lasciato sul termosifone e si rivolge a me.

- Guai a lei se si intromette nella mia vita privata. Conosco gente pronta a forarle le ruote della macchina, se serve come intimidazione.

Esce dalla porta senza darmi il tempo di replicare. Ritorno in corridoio e mi dirigo verso la sala docenti. Rimango lì per tutta l'ora e preparo le lezioni di domani del biennio. Verso le 11 vado alle macchinette a prendermi un caffè. Lorenzo mi raggiunge alle spalle e insiste per offrirmene uno visto che oggi non porto una camicetta. Accetto subito perché è dal primo giorno di scuola che cerca di rimediare al danno che aveva fatto.

- Sai già dove andrai a pranzo? Oggi abbiamo le riunioni per l'elezione dei rappresentanti dei genitori. Hanno incastrato anche te?

- Sì, esatto, anche se non sono coordinatrice. Un collega verbalista mi ha chiesto di sostituirlo.

- Ah, ecco, no io invece sono coordinatore della 3^O. Parlavo con la Birilla prima e mi ha detto che ormai i rappresentanti dei genitori sono sempre quelli fin dalla prima. Pare che siano due donne parecchio toste.

Penso a mia madre e vorrei tanto dargli ragione, se potessi.

- Ho paura per i ricevimenti settimanali dei genitori. Pare che una di queste due sia estremamente rompipalle. Ci va d'accordo solo Ciarniello.

- Sarà la madre di Margot - commento, ridendo, mentre lui mi guarda stupito - la conosco di vista perché abita nel mio stesso quartiere e sì, ti confermo che è parecchio rompipalle.

- Miseriaccia, la Birilla mi diceva che è davvero odiosa quella donna. L'anno scorso ha osato dare 4 alla figlia e c'è mancato poco che le facesse causa.

- Non mi sembra il tipo da fare causa, stai tranquillo - cerco di rassicurarlo, mentre inizia a torturarmi moralmente il discorso del debito in francese di Margot di cui non sapevo assolutamente nulla.

- Comunque, va beh, dai, te che mi racconti?

- A parte che ho appena perso un'ora in 3^N a litigare prima con Luana e poi con Ludovico?

- Cos'è successo esattamente?

- Con Luana c'è stato un diverbio: non aveva fatto i compiti e mi ha mandato a cagare aggiungendo che secondo lei sono una zitella inacidita che non sa nemmeno dare una definizione di sesso.

- Oddio, ti ha detto così?

- Sì, mi ha detto così. Ti prego non dirmi che ha ragione!

- Beh, magari te l'ha detto perché ti vesti in modo, come dire, casto.

- Lorenzo!

- Ma secondo te do ragione a Luana? Ma lo sai come la chiamano in 3^O?

- No, non è una mia classe - commento.

- La chiamano "Luana la puttana malsana". È un ritornello, praticamente.

- Ma perché malsana?

- Ma perché puttana malsana magari! Comunque, colpa del fatto che vive in periferia e pare si sia fatta un sacco di ragazzi. È originaria di Napoli, infatti Alexander mi ha raccontato che conosce bene i suoi genitori. Anche lui è di quella città.

- E di Giulia invece che mi dici? Ludovico le ha rinfacciato di aver perso la verginità alle medie. Gli voglio mettere una nota per questo.

- Lascia stare. I genitori di Ludovico è gente ricca. Ci mettono un attimo a farti causa. Piuttosto Giulia non l'ho ancora inquadrata bene. In classe la paragonano a Luana, ma secondo me c'è qualcosa sotto. In ogni caso, non nominarla mai ad Alexander. Non la può vedere.

- Luana mi ha detto poi che Giulia si sarebbe presa una cotta per Ciarniello e che di solito è Ciarniello che si occupa dei problemi delle ragazze.

- Sì, ho notato anch'io che Alexander ha uno strano modo di approcciarsi alle studentesse, niente di illegale, ovvio, però riesce a instaurare una certa confidenza con tutte. Non so se sia successo qualcosa che possa aver reso Giulia così vulnerabile.

- Non lo so nemmeno io...

Mentre finisco di bere il caffè, Margot viene alle macchinette a prendere una merendina. Mi vede chiacchierare con Lorenzo e si avvicina.

- Buongiorno, prof - saluta.

- Ciao, Margot - risponde Lorenzo - tutto bene?

- Sì, prof, sono felicissima. La classe mi ha eletta rappresentante!!!!

- Dai, grande, ce l'hai fatta!!! - esclamo.

- Sì, sono troppo contenta.

- Bene, bene - Lorenzo guarda l'orologio - si è fatto tardi. Devo andare a fotocopiare delle verifiche per domani poi vado a pranzo. Vieni con me?

- Grazie mille, ma penso di fare un salto in centro a fare delle commissioni poi torno a scuola.

- Va bene, non preoccuparti. Buona giornata - Lorenzo getta il bicchierino del caffè e si allontana.

Margot mi guarda.

- Perché gli hai detto di no? Ho notato che state sempre insieme, siete così carini voi due...

- Perché è un tuo insegnante e non voglio che ricominci il silenzio stampa fra noi due per altre due settimane.

- Ah... ma io le scenate te le faccio solo per Ciarniello, tranquilla. Lorenzo non c'entra... Se vuoi ci puoi uscire, lui non è il mio prof preferito!

- Ah, tranquilla, non posso avere una relazione con lui.

- Perché è un tuo collega o perché è un mio prof?

- No, non è per quello. Magari un giorno te lo dirò.

- Non mi dire che ti piacciono le donne!

- Margot, cosa vai a pensare?! No, mi piacciono gli uomini, tranquilla e Lorenzo è davvero una persona estremamente gentile, ma c'è un'altra ragione. Comunque gli ho detto di no perché hai detto che ti hanno eletta rappresentante e volevo portarti a festeggiare! Io devo far venire le 18 che c'è l'elezione dei rappresentanti dei genitori e devo sostituire un collega verbalista.

- Uhhhh, che bellissima idea sis, accetto volentieri per il pranzo!!! Poi ti dispiace se rimango a scuola a studiare così stasera mi riaccompagni tu con la macchina? Non ho voglia di prendere la corriera...

- Va bene, affare fatto! Poi a pranzo mi racconti anche come hai fatto a vincere!

- Ho usato le mie doti da oratrice e ho convinto tutti!

- Bravissima!!!

- Grazie, Didì!!! - mi sorride - comunque, senti, prima che te lo dica Maya, prima mi ha cercato Ciarniello... dovremmo fare 4 ore di compresenza in formato CLIL nella tua classe... il preside ci ha obbligati, nessuno dei due vorrebbe farlo...

- Farai lezione nella mia classe con Alexander???? - Margot si appoggia al muro e inizia ad andare in iperventilazione.

- Margot, stai calma e respira. Non hai nessun motivo per essere gelosa, lo sai che io e lui non ci sopportiamo. È solo un pallone gonfiato e in più, ci ha già fatto litigare una volta...

- Sis - Margot mi guarda - in quella situazione avevo sbagliato io. Alex non è come dici tu...

- Sai cosa vorrei tanto quando mi aggredisce facendomi sentire una merda? Vorrei vederlo come riesci a vederlo tu o qualsiasi altra studentessa che lo stima.

- Tu non devi sentirti una merda e non ci credo che lui ti voglia aggredire facendoti sentire un'incapace solo perché sei giovane! Tu devi credere in quello che fai e in quello che senti! L'età è solo sulla carta, tu puoi essere di più o di meno, questo sta a te sceglierlo.

La guardo, sorridendo e mi accorgo che è davvero diventata più matura rispetto a quando l'ho salutata per trasferirmi a Cremona. Che cosa è successo davvero l'anno scorso? Perché non mi ha detto nulla di quel debito in francese?

- Su dai - incalza Margot - bisogna lottare per quello in cui si crede. A Gerardo ci penso io, vedrai che se sa che la penso in modo diverso su di te, ti tollererà un po' di più - mi fa l'occhiolino e scoppia a ridere, riprendendo a respirare normalmente - comunque sono periodi che capitano a tutti, cosa avrei dovuto dire io quando è successo quello che non mi aspettavo l'estate scorsa?

Trasalisco. Non starà mica per dirmi finalmente quello che mi ha detto prima Alexander e che mi ha parzialmente confermato Lorenzo, vero?

- Oddio... aspetta... cosa è successo? - le chiedo, facendo finta di non sapere niente - mamma non mi ha detto nulla e nemmeno tu... mi devo preoccupare, Margot?

- Beh, non ti ho detto nulla perché mi sono sentita una fallita e avevo paura del giudizio...

- Ma quale giudizio? Non avevi la media del 9 l'anno scorso?

Mentre lo dico mi accorgo che forse è sempre e solo stata una mia convinzione.

- Non ti devi preoccupare - mi dice Margot - è roba passata, come tutti i problemi che si possono risolvere... no ma non quel giudizio - aggiunge, leggermente nervosa, ma un nervosismo che si riesce ancora a mascherare.

- Margot, guardami...

- Che c'è?

- L'anno scorso è successo qualcosa che non so, vero?

- Guarda che Pietro di 5G ci sta provando con me e non so cosa fare...

- Non cambiare discorso, ti prego.

- Non è successo niente che tu non sappia, sul serio, sto bene.

- Ma come faccio a crederti Margot!

- Cazzo, lo sapevo che non dovevo andare a Cremona!

- Non sto cambiando discorso! Davvero, capitano a tutti dei momenti di debolezza, no?

- Non te la prendere, Margot, è solo che ho sempre paura che tu possa nascondermi delle cose che ti facciano stare male e che invece se ne parlassimo staresti meglio... Non mi parli mai delle cose che ti fanno male...

- Non mi fa stare male niente al momento, sto bene e sono stata bene.

- Sis, ho paura...

- Anzi, sono stata anche più che felice e lo sono ancora - guarda fuori dalla finestra e sorride come se stesse pensando a qualcosa.

- Sis, ho paura che tu possa nascondermi qualcosa di brutto come fa la maggior parte degli adolescenti.

- Ma quale brutto e brutto! Una cosa che sia brutta o bella non te la nasconderei!

- Anche se riguardasse il tuo prof di filo?

- Certo!

- Sis, ascolta, non te lo volevo dire perché volevo parlartene più avanti, ma l'altro giorno ho sentito Maya parlare con un'altra ragazza sul fatto che secondo lei tu sei cotta del prof di filo.

- Eh? Io e Maya abbiamo litigato e adesso vuole mettere zizzania in giro! Sis, non c'è niente sul serio, gli voglio solo tanto bene perché è riuscito a capirmi.

- Meno male - tiro un sospiro di sollievo - mi sembra strano che tu potessi essere così stupida da innamorarti del tuo prof.

Margot ride nervosamente.

- Comunque, fossi in te, farei un pensierino su questo Pietro di 5G.

- Dici? - mi chiede, con un filo di voce - non lo so... boh, comunque, ne parliamo meglio in questi giorni, non sono proprio così sicura di piacergli e poi non ho mai avuto una storia seria quindi non voglio nemmeno farmi troppe illusioni. Poi devo tornare in classe perché si è fatto tardi. Ciao, Didì, ci vediamo dopo per pranzo. Ti aspetto all'angolo così nessuno vede che andiamo a pranzo insieme. Ciao. 

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