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- Forse ho trovato il modo di rimediare - Lorenzo si appoggia al mobile dei cassetti e mi guarda sorridendo.

- Rimediare a cosa? - chiedo, distrattamente, mentre rimetto a posto dei libri.

- Rimediare a quella macchia di caffè che ti ho fatto due settimane fa.

- Ma tieni il conto dei giorni, per caso? - rispondo, ridendo e richiudendo il cassetto.

- Beh, è facile, la scuola è iniziata venerdì 15 settembre e oggi ne abbiamo 29. Si fa presto a contare. Comunque, visto che oggi pomeriggio iniziano i consigli di classe, io ho la 3^O e tu la 2^N, se non sbaglio, che ne dici di unirti a noi? Stiamo giusto andando a pranzo in una trattoria qui vicino...

- A noi chi, scusa? - chiedo, ridendo.

- Noi: Alexander, Rino e Lina.

- Ah, tardi, amico - interviene Massimo, senza dargli il tempo di spiegarmi chi sia Alexander - io e Lidia ci siamo già organizzati per...

- Veramente non ti ho detto di sì - commento, guardando Scago - tu l'hai chiesto e io ho detto che dovevo finire di preparare alcune lezioni.

- Ma domani non hai il giorno libero? - ribatte lui - e comunque è un pranzo, dai.

- Sì, ho il giorno libero - sospiro - però contavo di riuscire a preparare almeno due pagine di esercizi per la prima.

- Allora, ho controllato e il tuo consiglio di classe inizia alle 16.00 perciò se non ti rovescio addosso del vino, ritorneremo per le 14.00 e avrai ben 2 ore di tempo per finire di preparare quello che devi fare - propone Lorenzo.

- Spero per te di no, già il caffè è stato imbarazzante, ora figuriamoci il vino.

- Ma cos'è 'sta storia del caffè, eh, Lorè? - interviene di nuovo Scago.

- Massimo, non lo fare l'accento di Roma che non lo sai fare - dico, ridendo, dandogli una pacca sulla spalla.

- E tu non dici niente? Un po' di solidarietà maschile? - commenta, rivolto a Lorenzo.

- Le donne hanno sempre ragione, Massimo - risponde lui - e poi non sono nella posizione giusta per mettermi contro Lidia. Non prima di aver rimediato alla macchia.

- Mi spiace, Lorenzo, ma l'unica che ha rimediato prima di te è stata la lavatrice - gli dico, ridendo.

Il prof di filo a cui ho fatto inavvertitamente cadere quei preziosissimi fogli entra in sala docenti.

- Allora, andiamo a pranzo? - chiede a Lorenzo.

- Sì, pronti - commenta, rivolto a me, mentre Massimo afferra la sua giacca e la sua borsa.

- Ah, ma vengono anche loro? - commenta, quasi scocciato, il prof di filo - ma chi sono, scusa?

- Massimo e Lidia - risponde Lorenzo - vi siete già presentati, vero?

- Sì, con lui ci siamo intravisti nel cambio d'ora - risponde il prof di filo - insegni anche tu in 3^N, giusto?

- Sì, anche in 3^O - risponde Massimo - sono le uniche due terze che ho.

- Ah, beh, allora c'è quasi metà consiglio della 3^O - esclama Lorenzo - bene bene, così impariamo a conoscerci visto che sono il coordinatore di quella classe.

Dire che trasalisco è poco. Sto per andare a pranzo con i prof di Margot e devo pure farla sembrare una cosa normale perché nessuno deve sapere che siamo sorelle. Chiederò i dettagli a mia madre quando andrà a ricevimento. Quello che mi incuriosisce di più è Scago: cazzo se è disagiato.

- Ah, tu sei il coordinatore della 3^O? - chiedo a Lorenzo.

- Sì, signorina - scherza - perché? Non ho la faccia da coordinatore?

- No, no, tranquillo - rispondo, arrossendo e chiedendomi perché sia destinata a fare sempre queste figuracce.

- Eh, la 3^O è una classe che conosce bene Lidia - Massimo scoppia a ridere - il primo giorno di scuola sei entrata convinta che fosse una delle tue!

- Sì, lasciamo stare. O ho capito male io dalla bidella oppure la bidella non ha saputo indicarmi la classe.

- Oppure semplicemente non ne hai imbroccata una il primo giorno di scuola - commenta, tagliente, il prof. di filo.

- Dai, Alexander - interviene Lorenzo - non ti ricordi più i tuoi primi anni da prof? Non è tutto così semplice o almeno per me non lo sono stati.

- Ah, quindi sei tu Alexander - commento, indicando il prof. di filo.

- Hai chiesto di me agli studenti? - chiede, scocciato.

- No, no, tranquillo, è che prima Lorenzo ha detto che sarebbe andato a pranzo con Alexander e non capivo a chi si riferisse.

- Si riferiva a me - risponde - conosci altre persone che si chiamano così qui a scuola?

- Veramente devo ancora imparare tutti i nomi e i cognomi dei colleghi. Due settimane non mi sono bastate per farlo. Spero di non aver bisogno di tutto l'anno...

- Se la tua memoria è direttamente proporzionale alla tua sbadataggine - interviene Alexander - stai certa che ti vorrà tutto l'anno per impararli. Io sono qui dall'anno scorso: fidati che ho impiegato meno tempo di quello che impiegherai tu.

- Ma... ma perché ce l'hai tanto con lei? Vi conoscevate già? - chiede Lorenzo.

- No, ma mi è bastato il momento in cui mi ha fatto cadere le relazioni su Socrate della 3^O per capire quanto sia sbadata. Comunque non ho nessun problema se viene Massimo a pranzo - commenta il prof di filo - ma lei non la tollero proprio.

- Wow e me lo dici in faccia? Sei davvero educatissimo - commento, ironica - guarda, Lorenzo, non c'è problema, preferisco mangiare in sala docenti un panino delle macchinette.

Lorenzo scoppia a ridere.

- Tante storie per dei fogli. Lidia allora cosa dovrebbe dire che per sbaglio le ho rovesciato il caffè sulla camicetta il primo giorno di scuola?

- Ah, oddio, ecco cos'è la storia del caffè - commenta Massimo - no, ma muoio, proprio sulla camicetta! Ecco perché sei entrata in 3^O a chiedere quella cosa alla tua amica!

- Quale amica? - il prof. di filo si gira e mi fissa di nuovo.

- È.... È solo una ragazza che conosco di vista perché abita nel mio quartiere tutto qui.

- Tranquilla, mica penso che sia tua sorella - ride Massimo - non vi assomigliate per niente!

- Se anche ce l'avesse non penso sia così idiota da venire a insegnare nella scuola frequentata dalla sorella - commenta il prof di filo.

- Sì, infatti - rispondo, riservandogli un sorrisino di circostanza - allora, andiamo a mangiare o devo ancora sorbirmi i tuoi commenti taglienti sulla mia sbadataggine?

- Andiamo, andiamo. Scommetto che sei talmente sbadata da essere capace di rovesciarti addosso la minestra o del brodo o qualsiasi cosa di commestibile.

- Wow, ma è la filosofia che ti ha reso così acido o sono stati i gatti di polvere che hai trovato sulle relazioni di Socrate per causa mia?

- Se sei così sicura di quello che dici, scommettiamo che riuscirai a mangiare senza sporcarti.

- Ma sei infantile, ci sei o ci fai? - commento, ridendo - io non scommetto niente.

- Dai, ragazzi, oh, scommettete qualcosa di divertente, o avete addosso più scago di me? - chiede Massimo, ridendo.

- Io non ho addosso nessuno scago. Vuoi scommettere? Scommettiamo che se non mi sporco fai un selfie con me che poi posto su Instagram con l'hashtag #maquantociamiamo - propongo, con tono di sfida.

- Sei molto lontana dal mio concetto personale di amore, stai tranquilla - dice il prof di filo - la verità è che non ti tollero proprio.

- Appunto, sai che smacco per te che una donna sia riuscita a vincere una scommessa che pensavi di vincere senza alcuna fatica? Se pensi di avere la vittoria in tasca, accetta, no? O hai paura di un hashtag?

Lorenzo scoppia a ridere.

- Wow, non ti facevo così determinata.

- Lo sono solo con gli stronzi socratici - commento, ridendo.

- Ti informo, per inciso, che le tue battute non fanno ridere. Di' un po', insegni educazione fisica per caso?

- Non senti improvvisamente un gran freddo? - gli chiedo.

- No, dovrei? - commenta, incrociando le braccia.

- Beh, sì, speravo che lo avvertissi giusto per renderti conto delle cazzate che dici.

- Io e lei non siamo colleghi, vero? - commenta, rivolto a Lorenzo - giuro, non ti tollero proprio!!!

- Ma quanto ci amiamo? Troppo! - gli dico, prendendo la mia borsa e avviandomi - e comunque sì, prof di filo, saremo colleghi. In 3^N - urlo, ridendo.

- Mi chiamo Alexander! - urla lui.

- Si chiama Alexander? Ma è tedesco? Bah, in ogni caso, preferisco non avere più niente a che fare con lui, anche se purtroppo non sarà così visto che abbiamo una classe in comune. Massimo mi raggiunge all'uscita da scuola.

- Ma tu sei pazza! - commenta - comunque cinque minuti ed escono anche gli altri. Lidia, non puoi trattare così Alexander! Ok che anche lui è precario ed è giovane, ma lui insegna qui già da un anno!

- Lo so, Massimo, me l'hanno detto, ma dai, non l'aveva capito che siamo colleghi in 3^N? Com'è che io e te ci siamo presentati dopo che abbiamo capito di esserlo?

- Noi ci eravamo già visti alle convocazioni.

- Sì, sì, ok, però anche lui, dai, vedi che esco da una tua classe, nemmeno saluti? E poi non credo abbia tutte queste terze!

- No, ne ha due, come me, il resto sono altre classi del triennio.

- Che poi, mi chiedo, ma le relazioni su Socrate le ha fatte fare in seconda?

- Sì, me ne aveva parlato. Praticamente lo introduce in storia alla fine della seconda per poi far fare le relazioni d'estate in modo tale che all'inizio della terza gli studenti abbiano già familiarizzato con questo importante filosofo. Furbo, no?

- Bah, non ne capisco il senso, ma ok.

- Eccoci - esclama Lorenzo - ora ci siamo tutti.

- Mi chiamo Alexander - ripete, guardandomi in faccia.

- Potevi anche presentarti prima - rispondo, secca - d'altronde non ci voleva un genio a capire che siamo colleghi.

Non replica e si avvia davanti a noi, in silenzio. Scago mi si avvicina, di nuovo, sotto lo sguardo di Lorenzo, che forse vorrebbe intervenire, ma non lo fa. Alexander cammina pensieroso, come se in un attimo la sua mente si fosse riempita di mille pensieri. L'unico che ho io in questo momento e che lo riguarda è quanto sia scorbutico e insulso, ma forse dovrei solo farmi un esame di coscienza e pensare che nemmeno io ho brillato per simpatia o educazione oggi, ma le persone come lui mi mandano in bestia. Certo però che dovrei smetterla di cercare improbabili giustificazioni ai miei comportamenti e accettare di più il fatto che in quanto umana possa non comportarmi sempre come vorrei. In dieci minuti siamo in trattoria. Apro la porta e subito un cameriere ci viene incontro, chiedendo se abbiamo prenotato.

- No, siamo in cinque, non siamo in tanti - risponde Lorenzo - spero ci sia un tavolo.

- Sì, sì, chiedo sempre per una questione di formalità - replica il cameriere, indicandoci un tavolo vicino a una finestra.

Per caso, io e Lorenzo finiamo di fronte, Scago alla mia sinistra, Lina Tabella di fronte a Scago, Rino a capotavola alla mia destra e Alexander finisce a capotavola dall'altra parte. Si toglie la giacca e si siede, dopo aver srotolato il tovagliolo ed estratto le forchette. Inizia a disegnare cerchi con il piedistallo del bicchiere. Chiedo venia ai sommelier, ma non ho idea di come si chiami in italiano quella parte che nessuno mai nomina e piuttosto che tirarmela perché lo so, preferisco ammettere la mia ignoranza e cedere all'eco di Socrate 'so di non sapere'.

- Bene, bene, guarda che bella tavolata che abbiamo fatto - esclama Rino - allora, Lidia, come ti trovi da noi?

- Per il momento tutto ok - rispondo, sorridendo.

Avrei voluto anch'io un prof di educazione fisica come Rino Moto. Uno che a cinquant'anni si sente ancora un ragazzino, fa salto con l'asta, si arrampica su per le pareti della palestra, fa arrampicata, fa il salto della cavallina e si lancia dal trampolino delle piscine vuote. Certo, la scelta del nome sottintende la genialità incompresa dei genitori, ma direi che quest'anno con Massimo Scago, un nome al disagio lo abbiamo già dato. Se te lo stai chiedendo, l'aggettivo 'vuote' non è un refuso - lol - diciamo che volevo solo accertarmi che stessi davvero leggendo. Un po' come quando in classe voglio capire chi sta attento e chi no e inserisco, con estrema nonchalance, un 'cazzo' nel mio discorso. È una strategia didattica, la chiamano 'la parolaccia appesa'. Se qualcuno si scandalizza, significa che stava ascoltando, anche se il più delle volte penso solo di aver interrotto il suo film mentale di due ore, come quando arriva il momento clou e parte la pubblicità. Ecco, la mia parolaccia appesa è la pubblicità che interrompe i film mentali degli studenti.

- Meglio così - risponde Rino - ah, giusto, cari colleghi, visto che ci siete tutti e due, vi ricordo che fra una settimana verranno i volontari dell'AVIS a fare testimonianza ai ragazzi di 3^N e di 3^O su come si dona il sangue così quando saranno diciottenni potranno, se vorranno, donare il sangue.

- Ma... sarà un incontro a classi aperte? - deglutisco, sentendo nominare la classe di Margot.

- Sì, esatto - risponde Rino - purtroppo questo incontro di due ore non ci sarà nelle mie ore, ho controllato e cade purtroppo su vostre ore, spero non sia un problema.

- No, no figurati - commento, cercando di non mostrarmi preoccupata - mi segno solo il giorno sull'agenda per evitare di dimenticarmelo.

- Guarda, è esattamente fra una settimana, fai presto a ricordartelo. Verranno nelle ultime due ore della mattinata. Alexander, tu sei in 3^O in quarta ora, giusto? Mentre tu Lidia sei in 3^N?

- Sì, esatto, per quanto mi riguarda - rispondo, mentre Alexander fa un cenno di conferma per la sua ora.

- Ah, allora ricordavo male, chi arriva per l'ultima?

- In 3^O arrivo io - risponde Lorenzo - mentre in 3^N... ci sei tu Massimo?

- No, ci sono io - risponde Lina - scusate, mi ero persa un attimo.

- Nessun problema, l'importante è che qualcuno ci sia. Vedrete che sarà un incontro molto interessante per i ragazzi, viene proposto da sempre e sono certo che anche quest'anno piacerà.

- Cosa vi porto? Magari prima vi dico un po' cosa abbiamo - interviene il cameriere, recitando a memoria i piatti del giorno, intervallati da brevi pause per ricordare meglio.

- Per me tagliatelle al ragù - dice Alexander, interrompendo il silenzio stampa.

- Io prendo le lasagne.

- Direi lasagne anch'io - interviene Scago, mentre Lorenzo opta per un'insalata con tonno, rucola, capperi e due uova sode tagliate a fettine.

- Rino, tu prendi le penne prosciutto e piselli, giusto? - chiede Lina.

- Sì, esatto - risponde lui.

- Benissimo. Da bere vi porto dell'acqua? - chiede il cameriere.

- Sì, decisamente - rispondo - almeno per me.

- Ecco, perché io un po' di birra me la prendo - risponde Scago.

- Birra? No, grazie - risponde Alexander.

Anche gli altri scuotono la testa. Il cameriere ringrazia e ritorna in cucina.

- Da quando si beve la birra prima di un consiglio di classe? - chiede Rino, ridendo.

- Beh, si rutta meglio - commenta Scago - per fortuna che non sono coordinatore di niente oggi così posso bere birra, farmi i fatti miei e, se riesco, giocare a Candy Crush con il tablet.

- Ma sei serio? - chiedo, ridendo.

- Eh, certo, che sono serio. Dai, non vorrai davvero farmi credere che dietro quell'alone di perfezione non si nasconda una ragazza che caga, rutta e dice parolacce!

- L'unico che non si nasconde sei tu, eh, Scago, ceh, non ti limiti a sapere dove stia il disagio di casa, ci vivi proprio e ti trovi bene - commento, alzandomi - vado a lavarmi le mani.

- Vengo anch'io - interviene Lorenzo - ho ancora la polvere del gesso fra le dita, un fastidio che non vi dico.

- Ce lo immaginiamo, tranquillo - sospira Lina - quando spiego non posso nemmeno toccarmi i capelli che quella fetente polverina si intana dappertutto e mi fa tossire in un modo disastroso.

- Però in America pare abbiano trovato un rimedio, sai? - sento dire da Rino, mentre afferro la borsa e mi avvio a cercare il bagno.

- Il bagno? - chiedo al cameriere che vedo intento a portarci il bere.

- In fondo a sinistra - risponde, sorridendo.

- Certo che Massimo è davvero un personaggio, eh? - commenta Lorenzo, aprendo il rubinetto.

- Già, che tipo - rispondo - comunque non pensavo che Alexander fosse un precario, gli davo sui 36-37 anni...

- No, no, ne ha 28.

- Ne ha 28???

- Beh, conta che io ne ho 32, tanto per dire...

- Mi stupisco perché se ne ha 28 è quasi mio coetaneo... Non me lo aspettavo proprio... beh allora può anche volare più basso, il signorino...

- Perché ce l'hai tanto con lui? Sembra quasi che tu lo conosca già...

- No, non lo conosco, ma non mi è piaciuto il modo in cui mi ha trattato il primo giorno di scuola. Solo perché ha già insegnato un anno qui non è normale il modo in cui si comporta. Potrebbe accogliere meglio le persone che alla fine hanno quasi la sua età invece di mangiarsele vive solo perché gli hanno fatto cadere dei fogli.

- Beh, sai, la 2^O, da quel che ho capito, è stata la sua classe preferita l'anno scorso e ora che è riuscito ad averla anche come terza per filosofia, beh, è come dire incredulo, ma entusiasta. Non se lo aspettava.

- Ah, li ha avuti anche l'anno scorso?

- Sì, esatto. Per alcuni, a suo dire, è stato proprio un punto di riferimento.

- Ma dai! Tu pensa! - commento, ironica, pensando che potrei metterci un nanosecondo a scoprire se racconta fandonie o se sia davvero la sua classe preferita.

- Comunque, Lidia, stavo pensando che noi prof giovani potevamo creare un gruppo whatsapp tutto nostro così iniziamo a conoscerci meglio e a progettare un piano di sopravvivenza per questo anno scolastico.

- Uhm, e chi pensavi di aggiungere?

- Io, te, Alexander, Massimo, Carol Cinguetti che insegna filosofia in 4^O, Margherita Belfiore che insegna tedesco in 3^N e in 3^O e Nicolas Lizzani che insegna educazione fisica in 4^O.

- Oddio, un casino di gente - commento - e sono tutti giovani?

- Sì, hanno tutti più o meno la nostra età, anzi, forse io sono il più 'vecchio'.

- Va beh, 32 anni non sei mica vecchio - lo rassicuro - piuttosto torniamo di là o Scago si preoccupa.

- Pensi di piacergli? - chiede.

- Ma ovviamente spero proprio di no. Non penso avrò mai un debole per Sudoreman.

Lorenzo scoppia a ridere e si annusa la camicia.

- Tranquillo, non farai mai la stessa puzza, nemmeno se non ti lavi per tre giorni - lo rassicuro - d'altronde è difficile da spiegare a parole la puzza che emana, ma diciamo che è un misto di rancido, gorgonzola andato e male e trashiume, trashiume ovunque.

- Basta, basta, che mi sale il tonno che non ho ancora mangiato.

- Andiamo, dai.

- Comunque - mi ferma - per il gruppo whatsapp tu saresti d'accordo, quindi?

- Sì, sì, perché no? Ti do già il mio numero?

- Ok, dimmelo che ti faccio uno squillo.

- 340-*******

- Ok, memorizzato.

- Ottimo. Mi è arrivato anche il tuo - dico, mentre usciamo insieme dal bagno.

- Ah, siete qui, un altro secondo in bagno e vi venivo a cercare - commenta Scago.

Io e Lorenzo ci scambiamo il nostro primo sguardo d'intesa. Non riesco a trattenere una risata.

- Non sarai mica geloso - dico, dandogli una gomitata.

Alexander sembra quasi ridere sotto i baffi che non ha.

- Non vedendoti tornare a Massimo era già partito lo scago - commenta.

- Ci mancava solo la tua battutaccia, guarda.

- Dai, ragazzi, si scherza, giusto? - interviene Lina Tabella - piuttosto, pensiamo a quanto saranno rilassanti questi consigli di classe: i primi dell'anno e soprattutto senza genitori e rappresentanti. Un sogno!

- Allora - il cameriere arriva con i piatti - qui abbiamo....

Elenca le nostre ordinazioni e ci serve, uno ad uno. Le lasagne hanno un aspetto delizioso. Non appena iniziamo a mangiare, cala un po' di silenzio. Si sente solo il rumore delle forchette sul piatto, l'acqua rovesciata nel bicchiere e le nostre bocche che masticano e ingurgitano cibo. Il primo a finire è proprio Alexander.

- Ecco fatto - commenta, allontanando il piatto - e non mi sono sporcato.

- Sono io quella che dovrebbe sporcarsi secondo i tuoi desideri malefici, ma sappi che non vincerai - dico, con tono di sfida.

- Ti manca ancora qualche boccone - commenta, appoggiando i gomiti sul tavolo - non cantare vittoria troppo presto! - aggiunge, agitando l'indice.

Non gli do nemmeno il tempo di dire altro. Finisco tutto e mi alzo in piedi, ridendo di gusto. Faccio una giravolta su me stessa e lo guardo mentre vorrebbe solo sotterrarsi.

- Finito! - canto vittoria - e sono ancora bella pulita! Ora come la mettiamo!

- Dovete fare il selfie! - scherza Massimo - con quale cellulare lo scattate?

- Ovviamente col mio! - commento, ridendo, andando vicino ad Alexander.

- Dai, mettiti in posa, eh - scherza Rino - sono proprio curioso di sapere cosa ci sia dietro questo selfie.

- Devono fare finta di amarsi - commenta Massimo - ci manca solo che vi diate un bacio per finta.

- Se proprio dobbiamo fare questa pagliacciata - dice Alexander - mi dai un bacio sulla guancia.

- Tranquillo, non ti bacerei mai in bocca così a caso, non sono quel tipo di persona - dico, mentre appoggio le labbra sulla sua guancia e nel frattempo scatto il selfie.

- Ecco, contenta? - commenta, alzandosi e gettando il tovagliolo sul tavolo.

- Non c'è bisogno di scaldarsi tanto, è solo un selfie e poi tu hai perso la scommessa - dico, mentre sistemo con qualche filtro la foto e la pubblico sul mio profilo Instagram.

In un attimo raccolgo almeno una decina di 'mi piace'. Decidiamo di non prendere il dolce, ma solo un caffè. Lorenzo sceglie di berlo in piedi, lontano almeno cinque passi da me per evitare di farmi entrare un'altra volta in un'aula con una camicetta bianca macchiata. Mentre ritorniamo a piedi verso la scuola mi arriva un messaggio privato di Margot su Instagram. 

"Gerardo non lo devi sfiorare"

Scoppio a ridere, visualizzo e non rispondo. Ma chi cazzo è Gerardo? Sicuramente mia sorella si è sbagliata. Mamma dice sempre che dovrebbe mettersi gli occhiali, forse questa è la volta buona. Quando però arrivano le quattro ed entro nell'aula predisposta per il consiglio della 2^N, al momento delle varie presentazioni, la docente di storia ritiene opportuno precisare che sta coprendo una supplenza breve e che per quanto riguarda il programma da svolgere si è consultata con il collega di dipartimento che l'anno scorso aveva le seconde ossia il professor Alexander Gerardo Ciarniello. 

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