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Quando suona la campanella delle 13 esco dalla 3^N tirando un sospiro di sollievo. Non riesco ancora a credere di aver trovato una supplenza annuale e sapere che Margot è felice perché farò questa esperienza lavorativa nella sua scuola mi ha dato sicuramente una gran carica. Non pensavo che sarei mai stata la professoressa di una sua amica, ma per fortuna Maya ha un carattere molto gioviale e penso che non avrò problemi con lei. Ci sono anche altre persone che conosco di vista in quella classe, probabilmente gente che è venuta a casa nostra quando aveva meno anni per i compleanni di Margot oppure qualcuno che abita da noi in paese. Per fortuna nessuno ha fatto domande sul mio cognome. La bellezza di chiamarsi con un cognome che centomila persone avranno nella stessa città non è cosa da poco. Spero che a nessuno possa venire in mente di informare i prof che siamo sorelle o che potremmo essere parenti. Sono sicura che Margot taglierà la lingua alle sue amiche e io devo solo trovare una scusa plausibile per Scago visto che sono piombata per sbaglio nella sua ora proprio mentre era nella classe di mia sorella. Esco da scuola e frugo nella borsetta in cerca del biglietto dell'autobus che ovviamente non trovo.

- Vuoi un passaggio? - mi chiede una voce maschile alle mie spalle.

Mi volto e mi ritrovo davanti Scago.

- Ah, no, grazie - rispondo, abbozzando un sorriso - sono venuta con l'autobus. Ho parcheggiato un po' fuori mano, perché non abito in città e mi aspettano altri trenta chilometri prima di arrivare a casa.

- Nemmeno io sono di qua - risponde, ridendo - sono di Napoli, ma la mia ragazza era di Bologna ed ecco perché mi sono iscritto nelle graduatorie di Bologna, solo che poi ci siamo lasciati, quindi, sono rimasto fregato.

- Oh, mi dispiace - rispondo - se ti ha lasciato, sicuramente non ti meritava.

- Tranquilla, ci sono già stato abbastanza male. Fortuna che esistono i libri, me ne sono divorati una caterva. Ho riletto anche alcuni classici che avevo letto tempo fa. Rileggerli fa sempre bene.

- Vero, sono d'accordo. È così anche per me con i libri in francese - rispondo.

- Comunque, dove hai parcheggiato la macchina? Se non hai voglia di aspettare l'autobus, ti posso dare un passaggio io.

- Non preoccuparti, grazie, penso che farò un salto in centro prima - lo saluto in un batter d'occhio e mi avvio verso la fermata.

Ovviamente, la veloce chiacchierata con Scago mi ha fatto perdere l'autobus. Ritorno sconsolata verso la scuola dopo aver visto che il prossimo passerà fra venti minuti. Nel parcheggio proprio di fronte all'entrata riconosco il professore che mi ha sporcato di caffè la camicetta in sella a una bicicletta alquanto sgangherata. Sorrido ripensando mentalmente alla scena davanti alle macchinette, ma non appena capisco con chi sta parlando cambio totalmente espressione. Davanti a lui c'è quello stronzo del professore di filosofia a cui ho fatto inavvertitamente cadere le preziosissime relazioni su Socrate. Stanno parlando, il prof del caffè sta facendo dei gesti, forse gli mima qualcosa oppure è solo il suo modo di parlare. Il prof di filo, invece, sta sistemando qualcosa nel bauletto della moto. È di un rosso sgargiante che mi colpisce subito. Chissà quanta cura ne ha visto che risplende come se l'avesse comprata ieri! Mi avvicino, sperando che quello stronzo non mi riconosca o non abbia in serbo per me altre urla.

- Aspetti qualcuno? - mi chiede una signora, avvicinandosi.

- Solo l'autobus - rispondo, sorridendo.

La donna osserva insistentemente la mia borsa. Spero solo che non sia una cleptomane. D'istinto, la afferro e ne stringo i manici. Socrate si infila il casco e salta in sella alla sua moto, sgasa e fugge via, mescolandosi al traffico cittadino. Il prof. del caffè si avvicina alla donna, poi mi vede.

- Ah, sei tu, quella delle macchinette. Scusami ancora per quella macchia. Vedo che poi hai rimediato... - dice, indicando la felpa che indosso ora.

- Ah, sì, alla fine sì, ho rimediato - penso, ringraziando mentalmente Margot.

- Comunque, di solito non sono così sbadato - commenta, ridendo - mi chiamo Lorenzo Castaldi e insegno scienze.

- Lidia, insegno francese - rispondo, stringendogli la mano.

Arrossisce leggermente, poi ritorna normale. Spero di non avergliela stretta troppo oppure è solo il suo modo di reagire. D'altronde, per come sono fatta, al suo posto mi sarei già seppellita dall'imbarazzo se gli avessi rovesciato del caffè sui pantaloni, in una parte, diciamo, intima.

- Ah, ma allora sei tu che sostituisci la prof.ssa Carcazzo - esclama la donna - quella poveretta si è presa un anno di aspettativa perché non riesce più ad insegnare. Gli studenti di seconda sono dei mostri e lo so perché li ho in classe. La N e la L non sono mai state le sezioni del linguistico a brillare di più. La O, invece, tutta un'altra storia.

- Sì, sono io, sono la prof.ssa Salsatelli.

- Salsatelli? Ho un'alunna in 3^O che si chiama Salsatelli... Siete parenti?

- Beh, dipende come si chiama... Ci sono tanti Salsatelli a Bologna.

- Si chiama Margot.

- M-Margot? - chiedo, aggrottando un sopracciglio - no, il nome non mi dice niente.

- Meglio, il preside preferisce che non ci siano contatti al di fuori della scuola fra docenti e alunni, figuriamoci se saltasse fuori che una docente ha una sorella che frequenta la stessa scuola! Accetta a malapena che i figli dei colleghi vengano a studiare qui.

- Ma come mai? - chiedo, mentre una scarica di brividi mi pervade la schiena.

- La professoressa con cui ha tradito la moglie era la figlia di una collega anziana. Non ti dico i casini a cui è andato incontro.

- Beh, ma perché gli altri devono pagare per sbagli suoi? - commento.

- Queste sono domande che non devi farti. Lui è il preside, qualsiasi cosa dica è legge - risponde - comunque, io sono Lina Tabella, la prof. di matematica. Ero collega della Carcazzo lo scorso anno perciò penso che saremo colleghe in varie classi. In 3^O c'è la Birilla che insegna francese, la conosci?

La Birilla, ma certo. Come dimenticare i commenti di una Margot quattordicenne dopo la prima settimana di scuola! Ecco come si chiama la sua prof.! Per fortuna che con lei è sempre andata bene. In prima aveva la media del nove e anche in seconda, da quel che ho capito da mamma, si è contraddistinta per l'ottima preparazione in francese anche se ho passato un anno fuori casa.

- No, non la conosco - rispondo - è giovane?

- Non direi - risponde la Tabella - a meno che tu non pensi che anch'io sia giovane e allora accetto volentieri il complimento.

- Si è fatta una certa - interviene Castaldi - io mi avvio a casa. Tu che fai? Hai bisogno di un passaggio?

- E come pensi di darmelo? - chiedo, ridendo, indicando la sua bici.

- Non dirmi che non sei mai salita sul cannone di una bicicletta.

- Di recente, no. E di sicuro non da prof - rispondo.

- Beh, se abiti vicino, posso darti un passaggio. Così mi sdebito per quella macchia di caffè.

- No, mi spiace, abito a trenta chilometri da Bologna. Sono venuta in auto, ma l'ho messa un po' fuori mano.

- Capito. Va beh, dai, troverò un modo per sdebitarmi. Ci si vede - si avvia, pedalando.

- Vado anch'io - risponde la Tabella - ci vediamo domattina?

- Sarò in succursale, però.

- Anch'io. Non vedo l'ora di conoscere le nostre due prime e poi ti devo presentare anche i mostri di seconda.

Sorrido e la saluto. Ritorno alla fermata, giusto in tempo per salire sull'autobus. Mi siedo in fondo e ripenso alla giornata che è stata. Margot mi telefona dopo qualche istante.

- Sono già a casa. Tu quando arrivi?

- Sono appena salita sull'autobus. Il tempo di recuperare la macchina e di rimettermi in viaggio.

- Quindi mezz'ora? - chiede, impaziente.

- Mezz'ora nei tuoi sogni - rido.

- Venti minuti? Dai, venti minuti e torni con un vassoio di paste così parliamo.

- Oh, frena un po'. Tu hai sempre troppe pretese!

- Lo so - ride - allora, quando torni?

- Direi che fra una quarantina di minuti dovrei essere a casa.

- Non vedo l'ora che tu sia qui!!!

- Non l'avevo capito - commento, ironica.

- Smettila, su, voglio sapere tutto quello che sai su Scago.... quel prof è disagiante al massimo e poi mi devi dire com'è andata in 3^N da Maya!!! Non sto più nella pelle, sbrigati, perché sono più carica di un elettrone!!!

- Va bene, cercherò di fare presto.

- Ottimo. A dopo. Ah, e se senti una presenza dietro di te sono io che ti abbraccio mentalmente, capito?

- Capito - sorrido e riattacco.

Non appena rientro a casa e apro la porta, appoggio la giacca sull'attaccapanni ed entro in cucina.

- Margot? Sono tornata! - urlo.

- Ehi, Didì! Sono in camera tua, vieni! Ci sono tantissime cose da fare qui.

- Arrivo - rispondo, salendo le scale e aprendo la porta - cosa stai facendo in camera mia?

- Niente di che sis - risponde con faccina pervy - stavo solo pensando come passare questo primo pomeriggio insieme dopo la scuola.

- Che ti prende? Mi devo preoccupare?

- Niente, devi solo rilassarti e parlare.

- Dovrei proprio rilassarmi in effetti.

- Fammi vedere com'è messa la tua pelle - mi prende il viso tra le mani e guarda - qui ci vorrebbe proprio una maschera la tè verde. E io ce l'ho, eccola! - esclama, agitando una confezione fra le mani.

- Sì, il mio viso non è messo benissimo in effetti - confesso, buttandomi sul letto.

- Nel frattempo ho anche dato un'occhiata ai tuoi vestiti - commenta, chiudendo l'armadio e appoggiandosi alle ante - dobbiamo andare a fare un giro un giorno - aggiunge, facendomi l'occhiolino.

- Sì, lo so, mi vesto malissimo, ma lo sai che non mi importa niente dell'outfit e che prendo le prime cose che mi capitano in mano.

- No, sis, non si fa - mi rimprovera Margot, sistemandosi i capelli come pucca - tu devi osare con il colore! Tutta sempre di nero, bianco e grigio!

- Sì, sono davvero pessima con i colori.

- Voi prof siete quasi tutti trasandati - infierisce Margot - Scago però è il più trasandato. Ma come lo hai conosciuto quindi?

- Alle convocazioni si è avvicinato dicendo che era in un lago di sudore e che non aveva mai puzzato così tanto in vita sua. Poi mi ha chiesto se avessi un deodorante.

- Sul serio? Puaahahah - Margot scoppia a ridere - pensandoci meglio però non faccio fatica a crederci visto che stamattina Scago ci ha obbligato a non aprire le finestre perché non gli piace fare lezione con le finestre aperte, solo che c'era un venuto un caldo porco... - ride ancora - faceva così caldo che l'aria grugniva!

- No va beh, Margot, io esco - commento, ridendo - comunque se l'aria non grugnisce nell'ora di Scago non saprei proprio quando dovrebbe grugnire.

- Dai, smettila - Margot mi lancia un cuscino mentre mi adagio nella poltroncina che ho di fianco all'armadio - raccontami la tua giornata piuttosto, cosa hai fatto di bello? Hai conosciuto qualcuno?

- La pianti di fare quella faccina pervy? Lo sai che ho una regola personale!

- Lo so! Mai con un collega! Eh, ho capito, però se passi tutto il giorno con dei prof, non puoi non innamorarti di uno di loro! - mi trascina per terra e rotoliamo sul pavimento come peppa pig.

- Comunque sì ho conosciuto alcuni colleghi... che stronzi però...

Margot si rialza e mi guarda, entusiasta.

- Ti va se ti do lo smalto?

- Dai, va bene - osservo le unghie - un po' di colore ci vuole, hai ragione.

- Bene - urla, Margot, correndo in camera sua a prendere gli smalti - sai, bisogna prendersi cura del proprio corpo!

- Lo so, con te come sorella è impossibile non prendersi cura di sé!

- Ah, piccola cosa al volo, di che colore lo vorresti lo smalto? - urla dal corridoio.

- Dai, lo prendo rosso se ce l'hai! - dico - comunque, ti dicevo che ho conosciuto dei colleghi stronzi...

- Ah sì? Beh, sai, alcuni prof sono stronzi... - risponde, ritornando in camera e depositando sul mio letto una marea di smalti di vari colori.

- In realtà non vorrei parlarti dei prof. stronzi, sia mai che li conosci...

- I miei prof non sono stronzi - ribatte Margot, piccata.

- Meglio - rispondo, pensando che gli studenti non conoscono mai a fondo i loro insegnanti - comunque stamattina è stata la fiera dei cafoni.

- Ti dirò di più... i miei sono fantastici... - faccio una smorfia - ok, dai, alcuni non proprio però non mi lamento...

- Uno, in particolare, mi ha colpito per la stronzaggine.

- Oddio, per colpirti per la sua stronzaggine dovrebbe essere davvero stronzo, non penso possa essere nessuno dei miei prof.

- Gli ho fatto cadere dei fogli e lui si è arrabbiato come non mai. Ma stai calmo! Dovevi sentire come si era scocciato nonostante gli avessi chiesto scusa!

- Che esagerato - commenta Margot, mentre mi passa lo smalto sulle unghie - solo perché sei nuova comportarsi così non va bene!

- Che poi mi sembrava giovane anche lui, comunque che vada a cagare lui e le sue relazioni su Socrate... è per quello che si è tanto scocciato. Aveva paura che si fossero sciupate, capisci? Mi sembra quasi di sentirlo mentre lo dice.

- Aspetta sis... relazioni su Socrate? - la faccia di Margot si fa pensierosa.

- Cazzo, ma perché non imparo mai a tacere? In un attimo mi parte il flash della calligrafia di Margot e poi dell'ammissione di quel tipo che ormai ho ribattezzato nella mia testa come Socrate. La sua espressione mi conferma che quello stronzo potrebbe davvero essere un suo prof. In ogni caso, voglio rimanere con il beneficio del dubbio anche se lui stesso mi ha detto di avere una studentessa di nome Margot.

- No, dico per dire - provo di salvarmi in corner - ceh erano dei fogli, no? Lo dico come battuta. Pignolo com'era poteva insegnare solo filosofia.

- Ahhh ok - risponde Margot - sis mi hai fatto prendere un colpo.

- No, dai, tranquilla. La prossima volta che faccio una pessima battuta ti avviso, ok?

- No, non avvisarmi, voglio sentire freddo - risponde, ironica.

- Comunque, perché un colpo?

- No, niente di importante - risponde, guardando altrove.

- Dai, dimmelo, ci siamo sempre dette tutto.

- No, sis, sul serio, mi è passata una cosa per la mente, niente di che...

- Uhm, va beh, comunque pensa che una docente mi ha fin detto: "Non sapevo che avessero riaperto i cancelli dell'asilo per le graduatorie!" - dico, agitando le mani nella speranza che lo smalto inizi ad asciugarsi.

- E questa da dove salta fuori?

- Non lo so, avrà avuto 60 anni.

- Sarà una di quelle nonnette rompiscatole che aspettano la pensione - mi dice, facendomi l'occhiolino - comunque, sis, i prof di filosofia non sono pignoli.

- Hai ragione, non sono pignoli sono stronzi, o meglio lui lo è.

- Non è vero - ribatte - i prof di filo sono i più buoni - aggiunge, girandosi sulla sedia della mia scrivania.

- Ma i più buoni dove? - senza rendermene nemmeno conto lo urlo.

In un attimo mi torna in mente Ilario Dallario, il collega di storia e di filosofia di Cremona, che mi trattava sempre malissimo considerandomi una perfetta incompetente.

- Ok sis non ti scaldare - mi dice Margot, sorridendo e ignara di tutto ciò che è successo.

- I prof di filo sono i più stronzi e i più fetenti - commento, scocciata.

- Ehi, sis, che hai? - mi chiede, avvicinandosi e notando i miei occhi leggermente umidi.

- Scusa, sis, non ho niente - rispondo, alzandomi e appoggiandomi al muro.

- Nuuuu, non fare così - Margot mi stritola in uno dei suoi abbracci - vieni qui, sis.

- Scusa, Margot - le dico, ricambiando - ma c'è una cosa che non ti ho detto. Non volevo urlare, scusami.

- Non preoccuparti. Sfogati, ti fa solo bene - mi dice, passandomi un fazzoletto di Minnie.

- No, sis, non ci riesco, non lo sa nessuno.

- Quando arriverà il momento in cui vorrai parlarne, io sono qui...

- Grazie sis, ma mi vergogno a parlartene... Comunque non mi chiedi niente della classe di Maya? - le dico, cercando di cambiare argomento.

- Giustooooo!!! Maya mi ha parlato bene della vostra lezione!

- Dai davvero? Maya te ne ha parlato bene?

- Sì, te l'avevo detto che non sei una prof stronza! - mi dice, dandomi un bacino sulla guancia.

- Meno male - rispondo, ridendo.

- Sai che abbiamo appena scoperto la data del primo spettacolo del corso di teatro? Sarà il 21 dicembre! Verrai a vedermi?

- Certo, sis, che vengo!! Sarò in prima fila!! Dici che mamma e papà verranno?

- Hanno detto di sì!!! - sospira Margot iniziando a volteggiare per la stanza e a fare i classici balletti di felicità.

- Dai, grande!!! Hai una parte importante?

- Sì, sarò la seconda in ordine di importanza!!

- Oddio che onore!!! Io mi stimo eh sis!

- E poi - aggiunge, spingendomi sul letto e buttandosi su di me - sono troppo felice che tu sia tornata - conclude, abbracciandomi.

- Mi sei mancata un sacco, sis.

- Dovrò farti conoscere ufficialmente le mie compagne e alcune tue future alunne e anche tantissime altre persone stupende!

- Grazie, sis, davvero. Senti, ma al tuo spettacolo verranno anche alcuni tuoi prof?

- Certo! Vengono sempre, soprattutto tre!

- Allora forse è meglio se io non vengo, sis... se mi riconoscono e capiscono che sono tua sorella poi tutta la scuola lo saprà!

- Non ti metterai vicino a loro. Stai in una zona diversa, ma vieni, per favore.

- Hai ragione, sis, non posso mancare!

- Sis, ma tu hai una prof preferita o un prof preferito?

- Ehm... ehm... - Margot arrossisce - sì.

- Che succede? Perché arrossisci?! No oddio non dirmelo... ti piace un tuo prof??

- No sis... dovresti essere tu la mia prof preferita... Non altri!

- Awwww sis, grazie comunque scherzavo, non te la prendere. Ti posso fare un'altra domanda?

- Sì, Didì!

- La segretaria mi ha detto che il madrelingua di francese è sclerotico e le prof di francese che ci sono sono delle prime donne. Tu come ti trovi con la tua? Hai sempre la media alta che avevi in prima, vero?

- Oddio il madrelingua. Sis, una volta un mio amico gli ha chiesto se la camicia che indossava l'avesse presa nel reparto femminile!

- Ah oddio ci dovrò lavorare insieme... che tipo è? E poi appena saprà il mio cognome la tua prof di francese potrebbe chiedermi qualcosa!

- Il madrelingua è simpatico, ma facilmente irritabile. Le prof invece sono talmente prime donne che sembra di essere alla Scala di Milano. Comunque speriamo di no, non voglio che la Birilla sappia che siamo sorelle - Margot diventa un po' seria.

- Non le dirò che siamo sorelle, tranquilla. Io sono certa che di te posso solo essere orgogliosa. Soprattutto perché nella mia materia hai una media alta.

- Eh già, proprio così.

- Pensi che riuscirai a mantenere il 9 di media anche quest'anno in francese? - tutti gli anni ripongo sempre molte aspettative su Margot.

- Spero di sì, sis, tu però hai troppe pretese!

- Io voglio solo che tu sia la migliore, l'unica cosa che non sopporterei è che tu avessi una media bassa nella mia materia e per bassa intendo un sette.

- Ok, sis - Margot guarda per terra distrattamente.

- La verità è che pretendo sempre il massimo da me stessa e finisco col pretenderlo pure dagli altri - le dico, costringendola a guardarmi di nuovo - però non voglio stressarti troppo.

- Non preoccuparti, sis - mi risponde - cercherò di fare del mio meglio in francese. 

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