16
Dannato refolo che libero giocando dei riccioli miei scomposti scomponesti lo scomponibile. Dovevo capirlo che quel colpo di vento fosse il preludio a uno stupido e insistente acquazzone! Certo che Alexander non poteva non abitare in un quartiere più soffocante e aggrovigliato di questo! Sono già venti minuti che cammino a passo spedito, sotto la pioggia battente, con un ombrello malconcio dopo aver cambiato un paio di autobus ed essere sceso ad una anonima fermata. Bisogna proprio che mi decida a chiedere indicazioni al primo che mi capita a tiro o finirò vittima dello sconforto.
- Ehi, scusami! - da una via parallela sbuca una ragazza, con il cappuccio della felpa alzato a coprirle i capelli, le mani nelle tasche.
Indossa un paio di scarpe da ginnastica bagnate, così come tutto il resto del corpo. È fradicia dalla testa ai piedi, ma continua a passeggiare, mantenendo un profilo basso. Mi avvicino, cercando di non spaventarla, ma più che altro spero di non mostrarmi abbastanza disperato da rincorrere il primo che passa solo per cercare di orientarmi meglio. Non appena si volta, però, mi accorgo di conoscerla.
- Prof? - mi chiede, con un filo di voce e uno sguardo a metà fra lo smarrimento e lo stupore - cosa ci fa qui?
Mi osserva, silenziosa, ma sorpresa di trovarmi lì. Forse si è persa o forse voleva semplicemente stare da sola. Non so neppure se abiti da queste parti o se ci sia arrivata da sola camminando sotto questa pioggia battente fin dalla strada della nostra scuola, che è parecchio lontana da questo quartiere.
- Io credo di essermi perso - ammetto, per stemperare la tensione - è la prima volta che metto piede qui e questo dedalo di strade mi sta confondendo parecchio. Tu abiti qui?
- No, io abito in provincia - mi risponde, abbassando lo sguardo.
- Ah - commento, senza capire quale sia il motivo che l'abbia portata qui - ma sei arrivata a piedi dalla scuola? È un po' lontano...
- Non dovrei essere qui... - balbetta, infine, disorientata - non so nemmeno come ci sono finita... ho iniziato a girovagare e...
- Margot, tutto bene? Hai una faccia strana...
Annuisce, senza rispondere e mi fissa. Noto che ha gli occhi parecchio arrossati e le tremano le mani. Ritraggo subito lo sguardo per evitare che capisca che ho intuito che abbia pianto.
- Ascoltami, qualsiasi cosa sia successa, si sistema, vedrai - le metto una mano sulla spalla, cercando di farle forza.
- Non si sistema proprio nulla, prof - mi risponde, sedendosi sul muretto di cinta di una cancellata - questa volta mi ha persa sul serio.
- Ma chi ti ha persa? - le chiedo, sedendomi di fianco a lei - ne vuoi parlare?
- No, prof, è una cosa stupida...
- Sicura che sia stupida? Tu ci stai male e se ci stai male non è mai una cosa stupida...
Abbozza un sorriso e inizia a rigirare le mani l'una sull'altra, indecisa se parlarmene oppure no.
- Senti, Margot, sono il coordinatore della tua classe, se è successo qualcosa che ti fa stare male così, mi piacerebbe saperlo perché ti potrei aiutare, capisci? So che magari se è una cosa da donne ci vorrebbe una prof, però ti posso assicurare che non sei sola... c'è una schiera di prof donne pronte ad aiutarti a risollevarti.
- Lo so che non sono sola, ma sentirlo dire fa sempre piacere. Grazie, prof - mi dice, sorridendo - però io non sono il tipo che riesce a confidarsi. Ci riesco solo con una persona, una persona di cui mi sono sempre fidata, ma che da quando è tornata dopo un anno che era via non so più chi sia. Siamo cambiate entrambe e io sono sempre molto cauta a raccontarle qualcosa di estremamente intimo perché ho paura che possa prendermi in giro visto che è più grande di me.
- Questa persona è una tua amica? - le chiedo, cercando di capire se sia qualcuno di interno o esterno alla classe o alla famiglia.
- Sì, è una mia amica - mi risponde, dopo un lungo silenzio - è più grande di me ed è figlia di amici dei miei, ma frequenta la mia scuola.
- Ah, quindi è in quarta o in quinta?
- In quinta - risponde, dopo un'altra pausa.
- E questa ragazza ti ha fatto qualcosa?
- Stamattina ha... ha... ha baciato un tipo.
- Un tipo? Cioè un tuo amico?
- Non è proprio mio amico, è uno che...
- È uno che...?
- Sì, è un mio amico - risponde - le ho detto centomila volte che non deve avvicinarsi ai miei amici, invece sembra proprio che non lo capisca! E non ha idea di quanto mi faccia stare male.
- Fra te e questo tuo amico c'è qualcosa? Forse magari è per questo che ti ha dato tanto fastidio. La tua amica di quinta ha baciato un amico a cui vuoi più bene di un altro?
- No, non è proprio così... È che tra me e questo tipo c'è un rapporto speciale e vorrei che fosse solo nostro, invece lei ha rovinato tutto. Io... io... io la odio per questo! Perché ora me lo porterà via e io... io rimarrò sempre sola come una cretina.
Scoppia a piangere e si alza in piedi. Si appoggia alla cancellata mentre io rimango indeciso se abbracciarla oppure no, magari le dà pure fastidio un gesto simile da un suo insegnante. Non vorrei essere frainteso.
- Te l'ho detto anche prima, non rimarrai sola.
- Ah, no? Ma lei come fa a saperlo? Voi insegnanti pensate di sapere sempre tutto, ma in realtà non sapete un cazzo. Io io non voglio perdere quel tipo, la sua amicizia, il suo affetto e invece perderò tutto perché loro si sono baciati, lui ha scelto lei e basta. Vorrei solo sparire, scomparire, andarmene. Mi fa schifo soffrire sempre per le persone che se ne vanno o che non ti scelgono! È orribile non essere mai scelti, non essere mai le prime scelte degli altri, è una cosa che mi fa innervosire un botto, prof. Quando penso di aver finalmente svoltato l'angolo ecco che qualcuno arriva e mi distrugge il mio castello di carte. Ma cosa ho fatto io di male, prof? Faccio così schifo al mondo?
- Margot, ascoltami. Non hai un'idea di quanto ti possa capire, perché da piccolo sono stato sempre scartato e messo alla porta. Mi invitavano ai compleanni alle elementari come ripiego, erano sempre le mamme a dirmi che non si spiegavano come mai il mio invito non ci fosse, finito chissà dove, sepolto sotto quale mucchio di volantini pubblicitari. Certe cose ti rimangono dentro e ti feriscono nell'anima. Ma tu sei più forte, Margot, sei più forte di tutto. Stai crescendo e stai imparando a conoscerti, a vedere quanto le situazioni della vita possano o meno scalfirti e farti soffrire. Mi sembra di capire che tra te e questa ragazza ci sia un rapporto di confidenza abbastanza consolidato. Perché non provi a parlare con lei? Perché non le dici che quel bacio ti ha dato fastidio? Perché non le dici come ti senti?
- A cosa servirebbe, prof? A umiliarmi ancora di più... penserebbe che io sia solo una stupida adolescente gelosa. Non servirebbe a nulla prof, si fidi.
- E allora cosa pensi di fare? Continuare a vagare tutto il giorno sotto la pioggia?
- Dovevo andare a teatro, due pomeriggi a settimana ho il corso perché stiamo preparando lo spettacolo di Natale. Lei verrà a vedermi?
- Non ne sapevo nulla, ma se ti fa piacere sarò in prima fila.
- Sì, mi fa molto piacere.
- Allora, ci sarò. Posso chiederlo anche a qualche altro tuo prof se mi accompagna così non sarò proprio solo o ti dispiace?
- A chi pensava di chiederlo?
- Ad Alexander, il prof di filosofia.
- Ah... non credo che verrà - commenta, secca - ha sicuramente altro da fare.
- Beh, dai, non dire così.
- Ma l'ha visto stamattina mentre slinguazzava con la prof. di francese della 3^N? Che schifo, poi in corridoio così, davanti a tutti...
- Non tocchiamo questo tasto, non voglio parlarne - rispondo, secco.
- Perché, prof? Ha dato fastidio anche a lei?
- Ma no, non parlo di fastidio - cerco di provare a girarla in un altro modo - dico solo che non trovo educato nei confronti dei ragazzi baciare una collega in pubblico in quel modo.
- Prof, cosa vuole che ci scandalizzi? Un bacio? - commenta - non è il bacio in sé è il bacio fra quei due.
- Beh, se si amano... - commento, ironico.
- Ma non si amano, prof.! Gerry ha una fidanzata o almeno così ci ha sempre detto. Io penso alla sua tipa... da donna mi dà un fastidio assurdo che la ridicolizzi così davanti a tutti. Ora tutti hanno visto quel bacio... non so che figura ci farà...
- Gerry? Tu chiami il professore di filosofia Gerry? - commento, scioccato.
- Ehm, tutti in classe lo chiamano Gerry... dimentichi quello che ho detto, scusi...
- Lui si fa chiamare dai ragazzi Gerry?
- No! - urla, per poi abbassare la voce - è un soprannome che gli ha dato una mia compagna. Se lo dimentichi, la prego, e non glielo dica.
- Va bene, va bene, non preoccuparti. Ma quindi tu sei sicura che Alex abbia una fidanzata?
- Sì, prof, convivono e ci parla spesso della sua tipa nei momenti morti. Non hanno però un rapporto roseo, cioè, litigano spesso e lui è sempre scocciato quando vede dal display del cellulare che ci sono messaggi di questa tipa.
- Quindi Alex potrebbe avere una tresca con Lidia?
- Non lo so, ma spero di no. Lidia ci ha sempre litigato col prof. Ciarniello e adesso lo bacia così a cazzo.
- Ah è vero che tu la conosci anche fuori da scuola. Abitate nello stesso quartiere, giusto?
- Sì, lo stesso - risponde - ma non si preoccupi, perché da quando insegna non parliamo più così tanto e poi non la vedo mai nel parco del quartiere. Prima veniva sempre a leggere. Stava lì delle ore.
- Ah, beh, sai, le persone cambiano. Magari pensi di conoscerle e poi...
- Perché non ci prova lei con Lidia? - mi chiede, a bruciapelo.
- Io? - commento, cercando di non arrossire per l'imbarazzo - no, ma non penso proprio di essere il suo tipo. A lei piacciono quelli come Alex...
- Senta, hanno fatto la compresenza in classe nostra e hanno passato un'ora a battibeccare e sono ore che cerco di trovare un nesso fra i loro comportamenti e il limone di stamattina!
- Il limone, oddio - commento, ridendo - ma spero proprio che non lo fosse, diciamo più bacio a stampo.
- Dico per dire, ovvio che è stato un bacio a stampo. Quei due non si amano.
- Non possiamo saperlo, in fondo si sono baciati. Comunque, il prof Ciarniello ha insistito per darmi delle spiegazioni e sto appunto andando a casa tua. Perché non vieni anche tu così ti cambi e bevi una tazza di tè caldo?
- Lei sta andando a casa di Ciarniello? - mi chiede, stupita.
- Sì, ma mi sono perso e non ho idea di dove abiti.
- La accompagno io, ma non mi faccia salire - commenta - sarei troppo in imbarazzo.
- Ma tu come fai a sapere dove abiti Ciarniello?
- Ah, ehm, ogni tanto lo ripete perché fa dei commenti su quanto sia... su quanto sia intricato arrivare a casa sua!
- In effetti, lo è.
- Già.
- Tu comunque non puoi stare fradicia così. Rischi di ammalarti seriamente. Dai, ci parlo io con Alex e lo convinco a farti salire. Non sarà il massimo avere una studentessa in casa, ma di certo non ti lascio sola a girovagare qui intorno con questo tempaccio.
- No, prof, non posso, è già tardi e fra un'ora sarà buio. La fermata per l'autobus che passa davanti a casa mia è dall'altra parte della città.
- Non hai nessuno che possa venirti a prendere a casa di Alex? Tua mamma? Tuo papà?
- Non mi va che i miei mi vedano così e che sappiano che non sono andata a teatro. Farebbero un sacco di domande...
- Non hai un fratello o una sorella?
- No, sono figlia unica - mi risponde, dopo un po'.
- Aspetta, scusa, ma tu non avevi una sorella più grande? A inizio anno non eri giù di morale perché avevi litigato con tua sorella...?
- No, prof, si ricorda male, io sono figlia unica. Comunque ho un amico che abita da queste parti, ma adesso è a teatro, però fra un'ora potrebbe essere a casa. Magari aspetto che torni, poi gli chiedo se mi può riaccompagnare. Lui è in quinta e ha già la patente...
- Uhm, sicura?
- Sì, prof, davvero.
- Va bene. Adesso però andiamo a casa di Alex, così ti asciughi. Gli mando un vocale.
- Uhh, voi prof che mandate un vocale? Figo...
Non appena tolgo il dito per inviare il vocale vedo che l'ho appena mandato nel gruppo WhatsApp in cui oltre ad Alex ci sono anche tutti gli altri prof. giovani. Ora tutti sapranno che mentre andavo a casa di Alex ho incontrato Margot che stava girovagando per il quartiere probabilmente dopo aver pianto e che sto andando a casa di Alex con lei. Speriamo che nessuno ascolti il vocale, accidenti, dovevo stare più attento. Mentre saliamo le scale del condominio di Alex controllo fra le info chi abbia già ricevuto il vocale e scopro che gli unici ad averlo appena ricevuto e ascoltato sono Alexander e Lidia.
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