13
- Ma stamattina entri alle 9?! - Margot fa capolino dalla porta, mentre io, beatamente addormentata, apro un occhio.
- Lasciami dormire - protesto.
- A che ora sei andata a letto, sis? - commenta, aprendo la finestra e facendo entrare un tiepido sole nella stanza.
- Tipo tre ore fa - bofonchio - c'erano i compiti della prima da corregg...
- Sis! Svegliati! - Margot solleva le coperte e le butta per terra - secondo me stamattina hai la prima ora e sei troppo stanca per ricordartelo.
- Ma che giorno è oggi?
- Mercoledì.
Sobbalzo e finalmente realizzo.
- Cazzo! Mercoledì! E no che non entro alle 9. Cazzo - salto giù dal letto in un nanosecondo - ma che ore sono?
- Le 7.10. Ai 20 arriva Pietro e alle 7.25 c'è l'autobus che passa. Secondo me se prendi quello arrivi, se vai in macchina trovi traffico sicuro.
- No, ma quale autobus, sei pazza? Sarà pieno di tuoi coetanei ciclati e con gli ormoni a mille.
- Grazie per lo splendido complimento, sis - commenta Margot.
- Dai, lo sai che sono ironica - rispondo, aprendo l'armadio - vediamo se trovo qualcosa da mettermi. Devo sbrigarmi, è tardissimo.
- Io intanto vado così quando arriva Pietro mi trova già giù in strada.
- Come va fra di voi?
- Ormai è un mese che stiamo insieme - risponde, dopo un attimo di pausa - lo sai che sono difficile di gusti, ma lui mi ha fatto una corte molto serrata prima di farmi capitolare.
- L'importante è che tu sia felice.
- Uhm... Si è fatto tardi, Didì, devo andare. Ci vediamo dopo in classe. Stamattina hai la compresenza con Gerry.
- Sì, è vero, c'è anche quella - prendo i fogli della compresenza e li butto alla rinfusa nella borsa - ci vediamo dopo a scuola. Ah, giusto, sis, se Pietro ti porta a scuola in motorino, mi raccomando mettiti il casco.
- Ma certo, sis, non preoccuparti, a più tardi.
Margot esce di casa, mentre finisco di prepararmi alla velocità della luce, per poi scendere in cucina, mangiare al volo tre biscotti e bere una tazza di tè al limone. Quasi non mi sembra vero che mia sorella stia con uno di 19 anni. Anche se magari ha avuto altre esperienze che non mi ha detto, questo ragazzo potrebbe rappresentare la sua prima storia seria. Quando ho iniziato a vedere che passavano gli intervalli mano nella mano, che si scambiavano certi sguardi innamorati, ho potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo ed essere un po' più tranquilla anch'io, mettendo da parte il pensiero che potesse provare qualcosa nei confronti del suo professore di filosofia. Ora che sta progressivamente scoprendo il vero significato dell'amore, mi sembra che sia molto più distesa anche lei, come se quella confusione che sembrava la stesse divorando dall'interno, stia lentamente svanendo. Prendo le chiavi della macchina e mi precipito in strada. Proprio in quel momento passa l'autobus. Mi rendo conto che forse ho più probabilità di arrivare in orario con quello piuttosto che con la macchina, ma non appena vedo il sovraffollamento che c'è, cambio idea e mi precipito in auto. Carico la borsa nei sedili posteriori e mi metto alla guida. Una manovra un po' azzardata e sono in carreggiata anch'io. Accendo la radio e subito le voci inconfondibili della strana coppia iniziano a rallegrarmi la giornata, anche se finché non sarò davanti al cancello non starò tranquilla. Ripenso ancora ogni tanto a quel pomeriggio, quando Margot è entrata in camera mia mordendosi un labbro e dicendomi, con un filo di voce, ti devo dire una cosa. Si è seduta sul letto, incrociando le gambe, e sciogliendosi la coda, per giocherellare con l'elastico e scacciare un po' di tensione. Hai presente Pietro di 5^G? - mi aveva chiesto, prima di darmi la notizia e mentre annuivo ha continuato - sto uscendo con lui. Ha 19 anni, non è poi così grande, è un'età giusta, no? - continuava a girare quell'elastico fra le dita, incastrandolo nell'indice e nel medio per poi ravviarsi i capelli con le dita centrali ogni dieci secondi. Oh sis - senza nemmeno darle il tempo di aggiungere altro l'avevo circondata con un abbraccio sincero - sono felicissima per te, che bello, hai trovato un ragazzo! - aveva ricambiato l'abbraccio stringendomi forte. Immagino fosse spaventata e felice allo stesso tempo, ansiosa forse per le novità che questa relazione avrebbe portato nella sua vita, ma finalmente libera da quell'affetto morboso e inconsistente che provava per il professore di filosofia. Sapevo che sarebbero bastate certe attenzioni da parte di un ragazzo della sua età per dimenticare completamente Alexander. Ho proprio abbandonato le mie ricerche su di lui, al preside non ho più detto nulla, ora per avere la conferma devo solo vedere come si comporta in classe con Margot, ma penso proprio di non trovare più nessun indizio o dettaglio che possa farmi cambiare idea. Alexander, per fortuna, non ricambia l'affetto morboso di Margot, probabilmente le sue erano solo attenzioni eccessive da parte di un docente a cui sta a cuore il benessere delle sue allieve. In fondo, forse, dovrei solo ringraziarlo per avere evitato il debito di francese a Margot l'anno scorso anche se non voglio allargarmi troppo. Alle 7:59 parcheggio l'auto di fronte alla scuola e mi fiondo nell'atrio, mentre il bidello rompipalle cerca di inseguirmi urlando che sono palesemente in ritardo. Arrivo in classe alle 8:03, dopo aver lanciato la borsa sulla cattedra della 3^N.
- Buongiorno ragazzi - saluto, cercando di sistemarmi un attimo i capelli - allora, prendete il libro di letteratura, oggi vi spiego un argomento molto interessante...
- Ehm, prof, non per dire, ma... - esclama la rappresentante di classe.
- Non per dire cosa? Sono due settimane che abbiamo iniziato letteratura e avete già da brontolare?
Nel frattempo la porta della classe si apre ed entra Massimo Scago.
- Cosa ci fai qui? - chiede, ridendo - non dirmi che ho guardato male l'orario!
- Come, scusa? - lo guardo, sorpresa.
- Beh, il mercoledì sono in 3^N dalle 8 alle 10 - commenta, ridendo - tu invece?
Lo guardo, sorpresa e meravigliata, poi metto mano all'agenda e controllo il mio orario.
- Io invece no - rispondo, imbarazzatissima per la figuraccia - scusa, ti lascio subito il posto.
Raccolgo le mie cose ed esco, precipitandomi dai bidelli ad avvisare che ho sbagliato sede e che avrei dovuto essere in succursale per le prime tre ore. Mentre avviso in segreteria didattica di farmi sostituire perché ho sbagliato sede, mi scontro quasi con Alexander che sta uscendo dalla segreteria amministrativa.
- Ti ricordo che alle 12.00 abbiamo la nostra compresenza e devi venire in 3^O.
- Sì, sì, mi ricordo - rispondo, sconsolata.
- Che succede? Stai male? - mi chiede, cambiando espressione.
- Sono solo arrabbiata con me stessa per una cosa.
- Che hai combinato? - mi chiede, stupito dalla mia risposta.
- Ho dimenticato che il mercoledì sono in succursale e non in sede. Adesso hanno dovuto sostituirmi per la prima ora. Bisogna che mi sbrighi ad andare in succursale o dovranno sostituirmi anche per la seconda.
Mi guarda e scoppia a ridere come un bambino.
- Benvenuta nel club - commenta, a sorpresa - sai quante volte mi è successo l'anno scorso? Dai, vieni, ti offro un caffè alle macchinette così magari ti svegli e per l'ultima ora sei meno addormentata quando abbiamo la compresenza!
- Tu che mi offri un caffè? Stai male? Hai la febbre? Hai un vuoto di memoria? Mi hai sempre trattato di merda, come mai ora fai il gentile?
- È un caffè, non una dichiarazione di amore. Non sei proprio il mio tipo.
- Tu invece sei il figlio della saccenza e dell'impertinenza, vero?
- E tu da quanto invece non scopi? Lo sai che aiuta a rilassare, vero?
- Ma vaffanculo! - gli sibilo, piantandolo in asso in mezzo al corridoio - proprio te che insegni filosofia pensavo che badassi di più all'amore platonico!
- Nei tuoi confronti non mi sale nulla, altro che amore platonico!
- Ma chi ti ha chiesto qualcosa!
Esco da scuola con un tasso di nervoso così alto che quello alcolemico è sprofondato a livelli mai visti. Mi metto al volante, agitatissima, per la mancanza di rispetto che ancora una volta mi ha dimostrato quel pallone gonfiato di Alexander. Mi precipito in succursale, scusandomi diecimila volte con i bidelli e poi riesco a fare giusto le due ore nelle seconde per poi rimettermi in auto e tornare in sede. Alle 11,30 vedo Lorenzo al bar della scuola che sta sorseggiando un caffè. Entro, senza pensarci due volte e mi siedo di fronte a lui.
- Io non lo sopporto più - esordisco, mentre lui, sobbalza sulla sedia e abbassa il giornale, accusandomi di avergli fatto prendere un colpo - scusami, ma non so con chi sfogarmi. Sei l'unico che conosce entrambi e che è collega di entrambi.
- Ho appena visto Alex, mi ha raccontato tutto. Come farete a fare compresenza fra mezz'ora?
- Non lo so e non lo voglio sapere, vorrei solo un forte anestetico per affrontare questa prova immane.
- Lidia, ti prego, dai, guarda che Alex non è così male. Devi solo conoscerlo meglio.
- Per voi maschi è facile parlare, vi basta un minuto per legare, ma lui è davvero insopportabile. Come fai a difenderlo sempre?
- Perché ormai siamo amici e parliamo di tutto. Un po' come fai tu con me, solo che noi non siamo proprio amici.
- Ah, non siamo nemmeno amici? - sbotto, scocciata.
- No, io preferirei non essere tuo amico. Non mi fraintendere, ma...
- Ma cosa avete tutti oggi, eh? - mi alzo, senza dargli il tempo di rispondere - non vuoi essere mio amico? Bene, lasciami perdere, allora...
- Lidia - si alza in piedi e mi afferra per un braccio - mi lasci spiegare? Non voglio essere tuo amico, perché...
- No, non ti lascio spiegare, ti sei già spiegato abbastanza - rispondo, divincolandomi e uscendo dalla porta.
- Cazzo! - lo sento dire e bofonchiare qualcosa alla barista.
Rientro a scuola, agitatissima, e mentre la bidella insiste per allungarmi sotto banco del valium, raggiungo la 3^O. Margot esce dalla porta per andare in bagno e mi vede sulla soglia. Mi fa cenno di seguirla e, con discrezione, raggiungiamo la porta del bagno.
- Tutto bene? Hai quel tic all'occhio che ti viene quando sei nervosa.
- Tutto bene un cazzo e perdona la volgarità. Ho litigato con Alexander stamattina.
- Cos'è successo? - mi chiede, cambiando espressione - gli hai detto qualcosa di me e di Pietro?
- Macché, ma ti pare? Mi ha detto che dovrei... beh, insomma, lasciamo stare i dettagli, era una frase così offensiva e irrispettosa!
- Cosa ti ha detto? Dopo gli dico qualcosa...
- Ma lascia stare. Mi ha fatto alzare la pressione sicuramente.
- Dai, me lo dici? Ci diciamo sempre tutto...
- Mi vergogno, Margot, era una cosa personale...
- E da quando hai segreti con Alex?!
- Non ho segreti con lui e non voglio averne e comunque non agitarti anche tu perché se litigo anche con te mi parte un embolo.
- Con chi altri hai litigato?
- Con Lorenzo.
- Nooo, perché? Cosa ti ha fatto Castaldi?
- Niente.
- Didì, mi sto preoccupando. Hai l'occhio che sta ballando la macarena, mi dici cosa c'è?
- È che sono stanca, stanca di non riuscire a legare con nessuno, stanca di farmi illusioni su determinati comportamenti delle persone e stanca di rimanere sempre da sola.
- Ma tu non sei sola, Didì - mi sussurra Margot per poi abbracciarmi - e vedrai che riuscirai a legare con i colleghi... siamo solo a novembre, i legami forti si iniziano a instaurare da gennaio in poi...
- Non credo ci sia molto da instaurare... Lorenzo mi ha appena detto che non vuole nemmeno essermi amico...
Margot mi guarda, con una di quelle faccine pervy che sfodera quando pensa di poter prevedere il futuro.
- Beh, Didì, probabilmente Castaldi punta a qualcosa di più di una semplice amicizia. Se ti avesse detto che siete amici, ti avrebbe friendzonata... - mi fa notare.
- C-cosa? O-oddio... dici? - chiedo, mordendomi un labbro.
- Beh, io la vedo così, anzi sicuramente è così. Gli hai dato il tempo di spiegarsi, almeno?
- Ehm, in realtà no, ho urlato e me ne sono andata.
- Io gli lascerei il tempo di spiegarsi - commenta, atteggiandosi in modo ironico - sempre se tu sei interessata a fartelo...
- Margot! Ma ti sembrano cose da dire?!
- E come dovrei dirle scusa? È da quando ho visto l'affiatamento che c'è fra di voi che spero che limoniate.
- No, Margot, ti prego, tu non eri così quando sono andata a Cremona. Chi ti ha cambiato? Chi ti ha insegnato queste cose?
- Ohi, sveglia, ho 16 anni, non ti devi meravigliare se ti sprono a limonare con uno con cui staresti benissimo. E ti ricordo che il passo successivo è la macedonia!
- Margot, basta, vai a fare la pipì o quello che dovevi fare e io vado in classe.
- Ma la smetti di scandalizzarti? - scoppia a ridere - pensi sempre che sia una bambina, invece...
- Invece cosa...? Passi anche tu dai limoni alla macedonia con tutta questa facilità?
Margot abbassa lo sguardo e rimane in silenzio per un attimo.
- Che c'è?
- Pietro me l'ha chiesto...
- Ti ha chiesto cosa?
- Di... insomma... quello...
- Macedonia?
- Sì, ma.... per me sarebbe il primo e... - deglutisce - non mi fido di lui fino a questo punto...
- Margot, senti, non ne abbiamo mai parlato, ma ti posso assicurare che se un ragazzo ti chiede di fare la macedonia perché i limoni non gli bastano più e ha voglia anche di fragole, arance, ananas, papaya, mango e mirtilli, e tu non ti fidi di lui fino a questo punto, significa che o hai bisogno di più tempo o non lo ami. È un passo importante, vale la pena farlo con una persona di cui ti fidi perché se ti obbliga a fare la macedonia e tu non ne hai voglia, è peggio, ci stai ancora più male, capito? E per tutta la vita ti rimarrà il ricordo di questo sbaglio.
- In realtà non sta andando bene nulla... litighiamo spesso e soprattutto per questo... ho paura che mi obblighi a farlo...
- Se hai questa paura, lascialo...
- E se... se diventa violento? Lui è abituato alle ragazze che gli si buttano ai piedi, io sono diversa...
- Appunto, sis, questo ti convince che è innamorato di te, fa la macedonia con te, tu cerchi di fidarti e poi ti molla. Copione già visto. Mollalo prima tu.
- Non è così facile, tutta la scuola poi saprà che sono ancora vergine...
- Margot, se prova a farti cose contro la tua volontà dovrà fare due chiacchiere con me e non saranno due minuti piacevoli.
Margot mi abbraccia e mi stringe forte mentre mi accorgo che è riuscita a parlarmi di qualcosa di intimo che la stava facendo sicuramente soffrire. Ritorno verso la sua classe e nel frattempo arriva Alexander.
- Ho appena fatto una supplenza in 5^G - commenta, a bruciapelo - ho scoperto che esistono persone molto più irritanti di te.
- Eh, la vita a volte sorprende - rispondo, sarcastica - dai entriamo o quest'ora non passa più.
- Buongiorno, ragazzi - commenta, entrando in classe e chiedendo subito di spalancare le finestre - preferisco evitare gli ambienti anossici, grazie.
- Anossici o atossici? - chiedo, mentre lui si volta a lanciarmi un'occhiataccia.
- Allora, quante volte devo ripetervelo che quando entro vi voglio trovare tutti in classe? Chi c'è fuori? Adesso quando torna metto una bella nota!
- Ehm, prof, c'è fuori Margot! - commenta una ragazza.
- Ah - Alexander arrossisce di colpo e cambia completamente espressione - sta poco bene?
- No, prof, aveva solo la pipì come noi altri poveri cristi, solo che se ci azzardiamo noi a uscire la prendiamo in quel posto con una bella nota.
- Oh, beh, se scappa scappa, povera.
- Uhm, interessante, fa proprio tante belle differenze fra Margot e la classe. Spero che quel debole che forse ha per mia sorella sia solo un debole di affetto. In fondo, tutti i prof hanno i loro cocchi. Le preferenze esistono, finché non vanno a intaccare i voti sono perfette. Margot torna poco dopo e lo saluta sorridendo.
- Bene, allora cominciamo.
- Prof, e la nota? Margot è andata in bagno senza chiederglielo...
- L'ho chiesto alla Tabella cinque minuti prima che suonasse... mi scusi, ma era urgente - risponde Margot.
- Tranquilla, nessun problema - risponde lui, sorridendo - bene, allora, ragazzi, vi presento la collega di francese della 3^N che ci darà una mano a studiare filosofia in francese per queste 4 ore di compresenza. Dopo vari e inutili, a mio avviso, tentativi di trovare un autore che potesse essere interessante per entrambe le discipline e appartenere, ovviamente, al programma di terza, abbiamo pensato di parlarvi di Abelardo, il filosofo più importante del XII secolo. Vi faccio un'introduzione io, poi partirà la collega in francese, voi mi raccomando prendete appunti perché alla fine delle 4 ore di compresenza ci sarà una verifica scritta.
- Va bene, prof - risponde una ragazza.
- Allora, Pietro Abelardo è vissuto a cavallo fra gli anni settanta dell'anno mille e gli anni quaranta del XII secolo. Ha redatto, ormai in età matura, la sua autobiografia, intitolata Historia calamitatum. Quest'opera ci mostra da un lato Abelardo come un illustre studioso, dal talento inconfondibile, con numerosi interessi intellettuali, ma dall'altro delinea i contorni di un uomo inquieto con vicende personali per cui ancora oggi è ricordato. Sto ovviamente parlando della sua storia d'amore con Eloisa, contenuta nell'epistolario successivo all'autobiografia, con sentimenti intrecciati alle idee innovatrici che vanno a toccare i principali ambiti di riflessione del suo tempo: la logica, la teologia e l'etica.
Spiega con passione, senza stare seduto alla cattedra. Gira e rigira avanti e indietro davanti alla lavagna, sfruttando ogni più piccola inflessione per catturare l'attenzione e mettere in luce gli aspetti più importanti del suo discorso introduttivo. Annota alla lavagna le parole chiave, come se volesse scolpirle in blocchi di marmo ed esporle alle pareti. Si appoggia al termosifone e richiude la finestra, mentre racconta di come la vita avventurosa di Abelardo fosse cominciata ancora prima di conoscere Eloisa. D'un tratto, a forza di nominare Eloisa, mi viene in mente Rousseau, filosofo settecentesco, e il suo libro, che venne definito, e non a torto, romanzo sentimentale. Ripenso al fatto che quest'anno non ho quarte in cui poter riprendere questa spiegazione e riproporla in francese, in cui spiegare Rousseau, ma anche Voltaire o un qualsivoglia altro filosofo settecentesco. Ripenso allo scorso anno a Cremona e alle classi del triennio in cui spiegavo letteratura forse con la stessa passione che cerco di applicare quest'anno alle spiegazioni grammaticali del biennio.
- Abelardo - riprende Alexander - aveva studiato in varie scuole di dialettica prima di approdare a Parigi e di diventare allievo di Roscellino e di Guglielmo di Champeaux. Ora la collega vi dirà la pronuncia esatta.
- Roscellin de Compiègne et Guillaume de Champeaux - rispondo.
- Ecco, avete visto? Basta incurvare le labbra a culo di gallina e avrete la soluzione.
- Avete visto quanto è facile studiare la filosofia? Basta dire quattro cagate e il gioco è fatto - rispondo, ridendo e scatenando l'ilarità generale.
- Ti sembrano cose da dire davanti alla mia classe? - commenta Alexander, piccato.
- Beh, tu mi hai appena messo in ridicolo davanti alla tua e ti aspetti che non ricambi? Comunque sbrigati col discorso introduttivo altrimenti qui si fa notte.
Alexander mi guarda, probabilmente trattenendo tutto ciò che vorrebbe davvero dirmi in quel momento.
- Comunque dicevamo... alla scuola di Guglielmo o di GUIOM se volete dirlo nella lingua della collega - aggiunge, ironico - Abelardo entra talmente in contrasto con il maestro a causa del suo orgoglio che decide di andarsene e di fondare una propria scuola.
- Interessante - commento - per caso sei imparentato alla lontana con Abelardo?
La classe scoppia di nuovo a ridere.
- Tu invece sei imparentata alla lontana con Girolamo Savonarola?
- Direi proprio di no - commento - ma secondo me nel tuo DNA è rimasto l'orgoglio del tuo lontano parente!
- Pensate di fare lezione o di colpirvi a colpi d'ascia? - chiede un ragazzo.
- Si chiamano armi - commento - e sono le armi della dialettica, quelle che il caro buon Abelardo confuse con le armi della guerra.
- Noooo, le ha confuse davvero? - chiede il ragazzo, ridendo.
Annuisco, compiaciuta, mentre Alexander, che aveva per ovvi motivi evitato di far apparire Abelardo come un ingenuotto, abbassa lo sguardo.
- La storia fra Abelardo ed Eloisa la puoi raccontare tu, io ho già dato per oggi.
- Va bene - rispondo - la racconterò io con molto piacere anche perché la loro storia d'amore a fait couler beaucoup d'encre, ossia ha fatto colare molto inchiostro. Eloisa ha conosciuto Abelardo perché ha studiato logica alla scuola di Sainte Geneviève ed è qui che è scoccata la scintilla fra i due. Immaginatevi Abelardo, con un tasso d'orgoglio tale che sovrastava quello di un ubriaco attaccato al collo di una mezza bottiglia di vodka liscia, dover ammettere di provare un sentimento per una - udite udite - sua allieva. In breve tempo, infatti, il rapporto maestro-allieva si trasforma in una relazione amorosa. Abelardo inizia a comporre per la sua amata liriche d'amore che giungono all'orecchio degli altri studenti e diventano assai popolari a Parigi. Non pensate che sia stato tutto rose e fiori, si trattò infatti di un vero e proprio scandalo proprio come succederebbe oggi giorno se un professore si innamorasse di una sua alunna. Immaginate lo scandalo che potrebbe succedere? Un intero liceo potrebbe essere rivoltato come un calzino solo per trovare la ragione di questa passione amorosa che ha un non so che di incestuoso e che sconfina i limiti invalicabili della pedofilia.
Mentre spiego mi rendo conto che sto parlando di relazioni incestuose fra allievi e insegnanti proprio nell'ora di filosofia di Alexander e proprio nella classe di Margot. Ma la storia di Abelardo ed Eloisa è perfetta per capire se provano davvero qualcosa l'uno per l'altra, come ho fatto a non pensarci prima! Peccato però che mentre Alexander cerchi di eludere il mio sguardo gettando il suo sul registro elettronico, Margot è intenta a prendere appunti e non mi guarda mai in faccia. Preferiscono entrambi tacere, ovviamente, rendendomi sempre più certa che tra di loro forse non ci sia mai stato nulla di più di semplice affetto.
- La situazione però precipita nel momento in cui Eloisa rimane incinta - continuo, mentre Alexander tossicchia - ed è proprio a causa della gravidanza indesiderata che Abelardo la rapisce e la conduce al proprio paese natale di Pallet ospitandola nella casa della sorella. È qui che nel 1118 nasce il figlio Astrolabio.
- Prof, ma che due pallet sti due qui - commenta un ragazzo - tutta sta storia d'amore e poi lei rimane incinta e lui la porta a casa dalla sorella. Ma meglio leggere una fanfiction 'daddy'.
- Beh, caro mio, nelle fanfiction 'daddy' sicuramente non trovi nessun personaggio che si chiama Astrolabio.
- E meno male, prof, ma chi chiamerebbe mai il figlio Astrolabio?
- Partiamo dal principio. Chi mai lo chiamerebbe Abelardo! - rispondo, ridendo.
- A me Abelardo ricorda il nome di una pecora, forse perché abela belare...
- Interessanti i commenti dei tuoi alunni - esclamo, ridendo, mentre Alexander si vorrebbe sotterrare - comunque, dopo la nascita del figlio, Abelardo finalmente dichiara di essere disposto a sposare Eloisa, ma il matrimonio deve rimanere segreto. Eloisa, però, è contraria al matrimonio. Eloisa e Abelardo alla fine si sposano a Parigi e la notizia venne presto divulgata. Per evitare scandali, Abelardo manda la moglie nel monastero in cui era stata educata. I parenti di Eloisa, pensando che Abelardo l'avesse costretta a farsi monaca per liberarsi di lei, si vendicano e lo raggiungono a casa sua, aggredendolo mentre dormiva. E così Abelardo fu evirato.
- Prof, scusi, cosa significa 'evirato'? - chiede una ragazza, alzando la mano.
- Significa castrato. Per dirla in modo volgare sono uomini senza palle.
Alexander interviene.
- Esistono anche le donne senza palle, non solo gli uomini.
- Mio caro, le donne senza palle sono la maggioranza, ma per ragioni anatomiche. Voi avete qualcosa in più solo per natura, perché le palle psicologiche che abbiamo noi donne voi ve le sognate di notte.
La classe scoppia di nuovo a ridere mentre la ragazza che aveva alzato la mano continua a guardarmi senza capire.
- Scusi, prof, ma come facevano a...?
- A togliergliele? Ah, beh, ma è molto semplice... se castrano i gatti figurati se non lo fanno anche con gli umani!
- No, prof, intendevo come facevano a vivere senza palle?
- Glielo vuoi spiegare tu Alexander che sei un esperto in questo argomento? - chiedo, ironica, mentre lui mi fulmina con lo sguardo - comunque, come avrai modo di vedere nella vita gli uomini si sono abituati a pensare con un solo neurone, perciò le palle per reagire non sono mai incluse nel prezzo!
- Prof, ma per evirare un uomo quindi cosa gli si toglie? - chiede, interessata, mentre i polmoni della compagna avevano già preso l'aereo di sola andata verso l'isola che non c'è.
A quel punto un'altra compagna inizia a gesticolare con le mani disegnando cerchi in aria e imitando un paio di forbici. Alexander ormai è esasperato.
- Avete domande? - chiede, sbrigativo - fra poco suona.
- Sì, prof, io ne avrei una. Ma quindi lo castrano mentre dorme? Oddio che incubo! Rega, toccatevi il pacco voi che potete!
- Ma veramente, ma è un film horror? - chiede un altro.
- Comunque, non è finita qui - concludo - secondo la legge del taglione, i mandanti vennero accecati ed evirati a loro volta. Eloisa diventò badessa e rese un'istituzione fiorente l'oratorio del Paracleto, fondato da Abelardo. Ecco, finito.
- Io comunque non ho capito una cosa. Perché Abelardo non la vuole sposare o meglio non vuole rendere pubblico il matrimonio? Aveva già inzuppato il biscotto nel latte, no?
- Ma ti sembra il modo? Se vuoi usare un'espressione più elegante di' che aveva chiesto a Eloisa di preparare insieme la macedonia - commenta Alexander.
Sobbalzo e lo guardo basita. Quindi è lui che ha insegnato queste espressioni a Margot dicendole in classe! Tu guarda sto Abelardo 2.0!
- Abelardo non vuole rendere pubblico il matrimonio perché a quel tempo i maestri erano celibi. Eloisa prese poi i voti e divenne badessa in un monastero femminile. Anche Abelardo terminò la sua vita in un convento.
- Ah, quindi, si è ammazzato?
- No, terminò nel senso che passò gli ultimi anni della sua vita in un convento - spiego.
- Ah, ok - commenta uno - cazzo che storia, cioè voglio dire altro che i limoni della mia tipa.
- Bene, allora visto che fra poco suona, la prossima volta ci occuperemo della logica di Abelardo - conclude Alexander.
- Non importa, prof - commenta un ragazzo - la logica di Abelardo è molto chiara: si è portato a letto una sua allieva, ci ha fatto un figlio e l'ha costretta a prendere i voti, ma alla fine è stato evirato. Anche lui voleva fare tanto il furbo e poi mai una gioia pure alla sua epoca.
In quel momento suona la campanella. Alexander lo fulmina con lo sguardo e poi saluta tutti prima di uscire dalla classe. Non mi rivolge nemmeno la parola e si affretta a lasciare l'aula insieme alla bolgia infernale degli studenti della scuola. Margot esce per ultima, si avvicina alla cattedra e, abbastanza seria, mi dice che ho esagerato, ridicolizzando il suo prof preferito nella sua ora di lezione e davanti alla sua classe preferita.
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