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- Quale cattedra pensi di prendere?

Una ragazza si avvicina, timidamente, con un foglio a righe in mano, in cui noto una lista di nomi di scuole scritti a mano.

- Non ho un'idea ben precisa - le confesso, alzandomi - è la prima volta che mi iscrivo in graduatoria e non so nemmeno bene come funzioni il procedimento di assegnazione delle cattedre. Diciamo che mi va bene la prima che c'è.

- Cosa insegni? - mi chiede, sorridendo.

- Francese - rispondo, ricambiando il sorriso.

- Io inglese. Comunque non preoccuparti perché vedrai che troverai qualcosa sicuramente - si allontana, ritornando al suo posto.

Forse pensava che anch'io insegnassi inglese. Mi risiedo dov'ero prima di alzarmi e aspetto, battendo nervosamente il piede per terra. C'è un caldo soffocante nonostante sia metà settembre. Margot mi manda un vocale su WhatsApp. Le avevo detto che non sarei riuscita a portarla al corso di teatro, perché c'erano le convocazioni. Esco un attimo in strada per ascoltare il suo vocale. 

*Allora sis? Come sta andando? Quando finisco teatro ti raggiungo, ok?* 

Sorrido e le rispondo. 

*Tutto bene, dai, non ho idea di quale cattedra rimarrà, perché stanno ancora dando via le cattedre di inglese. Sis, speriamo bene... almeno che rimanga qualcosa... comunque dai, indipendentemente da come andrà, stasera andiamo a mangiare una pizza, ok?*

Rientro e mi siedo di nuovo. Margot visualizza il vocale e mi manda un messaggio:

"Ok per la pizza!!! Appena finisco, prendo l'autobus e ti raggiungo. E comunque tranquilla sis, avrai la tua cattedra!". 

Un ragazzo si avvicina, indicando il posto di fianco al mio.

- È libero? - mi chiede.

Annuisco, distrattamente, spostando le gambe per farlo passare.

- Prima convocazione anche per te, eh? - commenta - sono in un lago di sudore. Non ho mai puzzato così tanto in vita mia. Non è che per caso hai un deodorante?

Mi sposto prima di poter proferire qualcosa. Trovo un altro posto e mi siedo. Dopo un'attesa che mi sembra interminabile il signore che assegna le cattedre sentenzia che la graduatoria di inglese è stata scorsa interamente e che quindi si può passare a quella di francese. Non appena vengono proiettati a videata i posti disponibili, mi sale un tuffo al cuore. L'unica cattedra disponibile da 18 ore, quindi completa, è nella scuola di mia sorella. Le altre possibilità sono tutti spezzoni da 12, da 9 o da 6 ore. Penso che mi accontenterò degli spezzoni, perché di sicuro Margot non mi vorrà nella sua scuola. Sarebbe troppo imbarazzante per entrambe le parti e in più lei studia proprio nella sezione linguistica di quella scuola. Non credo che la cattedra riguardi la sua classe perché ha una prof di ruolo che li accompagna fin dalla prima, però sarà sicuramente una sezione in cui magari ci sono sue amiche. In ogni caso, sono la quindicesima a decidere perciò non penso che chi c'è prima di me non scelga quella cattedra intera. È l'unica. Il signore inizia a scorrere la graduatoria e noto con estrema sorpresa che chi viene chiamato cerca di fare completamento con gli spezzoni disponibili accaparrandosi quelli da 12 e da 6 per dare vita a una cattedra da 18. Ho ancora una persona davanti e poi tocca a me. Nessuno ha preso la cattedra della scuola di mia sorella. Non so cosa fare. Vorrei chiamarla e chiederle se per lei sia troppo imbarazzante che venga a lavorare nella sua scuola, poi il signore chiama forte anche il mio cognome al microfono.

- Salsatelli. Salsatelli Lidia. È in sala?

Mi alzo. Mi sono seduta in ultima fila apposta, per avere il tempo di pensare bene a cosa scegliere. In quei pochi attimi mi balenano in mente varie possibilità: potrei scegliere anch'io gli spezzoni come quei quattordici che mi hanno preceduto oppure potrei scegliere la cattedra della scuola di mia sorella. Non so assolutamente che fare.

- Salsatelli, cosa sceglie? - mi chiede il signore, offrendomi in mano l'elenco delle scuole disponibili.

Guardo bene tutto l'elenco, senza sapere cosa fare. Sono attimi preziosi, che cambieranno il mio intero anno scolastico. Mi prendo un ultimo istante per riflettere, mentre il signore che assegna le cattedre vorrebbe avere di fronte una supplente con le idee sicuramente più chiare delle mie.

- Ebbene - incalza - ha scelto?

Annuisco e indico il nome di una scuola.

- Scelgo le "Neruda" - dico, con un filo di voce, sforzandomi di essere chiara - la cattedra da 18 ore fino al 30 giugno.

- Bene, ottima scelta - aggiunge - è il liceo linguistico migliore della zona. Cerchi di fare un buon lavoro.

Gli stringo la mano mentre mi allunga il foglio da portare a scuola. La segretaria delle Neruda mi rincorre fino all'uscita.

- Prof Salsatelli, aspetti, le devo dare l'orario. Inizia domattina. Avrà cinque classi: due prime, due seconde e una terza. Non sono tutte della stessa sezione purtroppo, ma non si preoccupi, si troverà bene. Il suo giorno libero sarà il giovedì. Domattina firmerà la presa in carico. Le ho detto tutto?

Vengo assalita all'improvviso dal suo fiume di parole. Credo di aver capito un terzo di quello che mi ha detto, ma annuisco comunque. Mi presento, imbambolata, allungando timidamente la mano. Mi sorride, ricambiando la stretta.

- La aspettiamo domattina. Sa già dove si trova la nostra scuola, vero?

E come non saperlo. Quante volte ho accompagnato Margot quando aveva perso l'autobus e io ero solo una studentessa universitaria! Annuisco, sorridendo, lasciandole capire che so l'indirizzo.

- Bene, allora sa già tutto. Ci vediamo domattina. Il preside sarà contento di conoscerla. È giovane, ma dalla faccia mi sembra in gamba.

La ringrazio, con un cenno della testa. Spero non abbiano troppe aspettative su di me, non sono così brava a reggere la tensione. Esco dal luogo delle convocazioni e mi dirigo verso il bar più vicino. Ho assolutamente bisogno di un caffè macchiato. Non riesco a credere di avere accettato una supplenza nella scuola di Margot, ma soprattutto di essere riuscita ad avere una cattedra intera dopo un anno passato a barcamenarmi con alcuni spezzoni in varie scuole diverse. Almeno quest'anno non dovrò trasferirmi altrove come ho fatto a settembre 2016. Mentre cerco un bar, mi arriva un messaggio di Margot con l'indirizzo del teatro in cui passa i pomeriggi a recitare. La chiamo per sapere se ha già finito. Squilla a lungo, poi risponde.

- Ehi, sono appena uscita. Sono sull'autobus. Fra dieci minuti sono lì. Sono curiosissima di assistere alle convocazioni e poi voglio condividere questo importante momento con te.

- Ho appena finito anch'io - le dico, con un filo di voce - pensavo di metterci più tempo, scusa.

- Ah, va beh dai, allora?! Hai avuto un posto? Dai, dimmi tutto, sono curiosa!!

- Sì, sono riuscita ad avere una supplenza annuale fino al 30 giugno!

- Dai, grande, sono felicissima per te, sis! Dove insegnerai francese?

- In... in un liceo linguistico...

- Oddio, che figata!!! Dove, esattamente?

- Cosa ti cambia saperlo? È una scuola come un'altra - commento, prendendo tempo.

- Se non riesco a dirglielo per telefono, figuriamoci a voce.

- Dai, dai, dimmelo tu e non fare in modo che ti stalkeri! Lo sai che il mio animo da studentessa stalker non lo perdo mai...

- Davvero, è una scuola come un'altra, niente di particolare...

- Ma almeno posso sapere se sei a Bologna o in provincia?

- Dai, dimmi cosa ti cambia! - commento.

- Se sei in provincia, amen, ma se sei a Bologna città cambia tutto perché significa che al mattino se hai la prima ora posso venire in macchina con te e non devo prendere quella puzzolente corriera che prendo da due anni...

- Ah... ma bisogna vedere se la mia scuola è vicina alla tua...

- Appunto, ma se non me lo dici... non si vede nulla...

- Senti, ma tu non avevi la fermata dell'autobus davanti alla scuola?

- Sì, non è proprio davanti, ma quasi...

- Beh, ma allora ti conviene sicuramente continuare ad andare in corriera! Un pezzo me lo farò in auto, ma poi dovrò proseguire anche io con l'autobus.

- Va bene, ho capito, non mi vuoi... - riattacca - da quando la scuola in cui insegni è un segreto di Stato? - mi chiede, correndomi incontro e abbracciandomi - dai allora? Volevi tenermi sulle spine per dirmelo a voce, vero?

Arrossisco.

- Ma tu esattamente in che sezione sei alle "Neruda"?

- Te l'ho detto un migliaio di volte, ma non ti ricordi mai. Sono in 'O'. E da domani sarò in 3^O - aggiunge, ridendo - ma perché me lo chiedi?

- No perché alle convocazioni ho visto che c'era una supplenza anche nella tua scuola...

- Ah, ma sì, certo! In 3^N, nella classe di Maya, manca la prof di francese perché si è presa un anno di aspettativa. E forse anche nelle prime e nelle seconde perché una che è in corriera con me andrà in 2^N e diceva su Instagram che le mancava la prof...

- Sì, beh, adesso tutta la cronistoria non mi interessa.

- Hai visto chi l'ha presa quella cattedra? Così lo dico alla mia amica...

- Ehm, no non ho visto... c'era un casino di gente...

- Immagino, anzi no, non immagino, ma se mi dici che c'era un sacco di gente mi fido. Va beh, dai, allora, mi dici dove insegnerai?

- Ma tu esattamente sei in sede o in succursale?

- Quest'anno in sede, ma i primi due anni li ho fatti in succursale.

- E anche la tua amica Maya è in sede da quest'anno?

- Sì, tutte le terze sono in sede. Il biennio, invece, è in succursale. Ma perché me lo chiedi?

- No, niente, una curiosità.

- Dai, non tenermi sulle spine... allora, dove ti mandano quest'anno?

- Non parliamo sempre di me, raccontami del tuo corso di teatro - commento, cercando di cambiare discorso.

- Sis! Che succede? Dai, ti prego, che hai? Guarda che l'ho capito che c'è qualcosa che non va e che non mi vuoi dire... non ho 16 anni per l'aria che tira... allora? Ti fermi e mi dici che succede?

- Margot, ascolta - le dico, guardandola in faccia - io... non è così facile da dire, perché non so esattamente come la potresti prendere...

- Oddio, ma che è successo? Non dirmi che non hai trovato niente e che l'hai detto solo per farmi contenta! Non dirmi che devi trasferirti anche quest'anno e che vivrò da sola a casa a sopportarmi tutti i tiramenti di mamma e papà!

- No, no, la supplenza l'ho trovata, tranquilla, il problema è dove l'ho trovata...

- Perché? È una scuola molto distante da casa nostra?

- Beh, sì, ci saranno più o meno... fammi pensare... una trentina di chilometri!

- Ah però... quindi ti trasferisci?

- No, no, penso di riuscire a gestire l'anno scolastico rimanendo ad abitare a casa!

- Dai, grande, sono contenta, almeno quest'anno non mi sentirò figlia unica! - esclama, abbracciandomi - va bene, dai, adesso ti racconto qualcosa io che ti farà sclerare. Ti ricordi il mio insegnante di teatro? Quello per cui ti eri presa una cotta pazzesca quando avevo 14 anni?

- E come dimenticarlo...? - commento, con aria sognante - beh allora qual è la parte su cui dovrei sclerare?

- Oggi ci ha anticipato che la pièce da rappresentare che ha scelto quest'anno è di un autore francese!!

- Ah sì, e cosa ha scelto?

- Una pièce di Molière.

- Una pièce di Molière? Ha scelto una pièce di Molière? - esclamo, entusiasta - ma che pièce ha scelto? 

- Non ho capito perché ha pronunciato malissimo il titolo, però gli ho detto che se ha bisogno di consigli può chiedere a te, visto che ho una sorella che insegna francese.

- Gli hai detto proprio così? - le chiedo, sorpresa - ma... ma sis! Ma ti ho detto centomila volte che i ragazzi me li scelgo io...

- Dai, che ti fa piacere. Gli ho lasciato il tuo numero... Ha detto che ti chiamerà... chissà se è vero... beh se non lo fa poi gli dirò di farlo. Comunque così... dai, cosa aspetti a ringraziarmi?

- Sei veramente impossibile! - commento, ridendo - ma dici che... potrebbe essere interessato a me?

- E io che ne so? Lo scopriremo, no? Intanto in questi due anni non si è fatto avanti, ma solo perché non gli avevamo ancora dato la possibilità! Ora invece la possibilità ce l'ha... Anzi, ha il numero che è ancora meglio di una possibilità.

- Ma fai così anche con le tue amiche?

- Così come?

- Tutto questo entusiasmo... è davvero contagioso... non farmi illudere che mi chiamerà...

- No, io non ti illudo, io spero che accada qualcosa... perché vorrei davvero che tu fossi felice...

Le sorrido.

- Vale lo stesso per te però non mi metto a dare il tuo numero a 2001 a caso.

- Ma io non l'ho dato a una persona a caso, era comunque qualcuno per cui ti eri presa una cotta. Ti ricordi che mi accompagnavi a teatro solo per vederlo? Pensavi forse che non l'avessi capito? Avevo 14 anni, ma non era mica scema...

- Va bene, sis, scusa, ero proprio persa quell'anno, però non è successo niente, quindi, perché illudersi anche questa volta?

- Illudersi non fa male, se sai che non hai niente da perdere...

Sospiro.

- Dai, andiamo a prenderci una pizza. Così almeno festeggeremo queste due belle notizie. Poi tu domani hai anche il primo giorno di scuola.

- Beh, anche tu, ce l'hai - dice, ridendo - anche se non ho ancora capito dove.

- Diciamo che sono un po' scaramantica e finché non ho firmato di aver preso servizio non ti spoilero nulla.

- Quindi devo aspettare domani per sapere dove insegnerai, giusto?

- Eh, sì, decisamente.

- Va beh, dai, aspetterò. Ora però andiamo a mangiare perché ho una fame da lupi e se non ci muoviamo la pizzeria dove andiamo sempre chiuderà.

Mentre passeggiamo per il centro mi chiedo quando riuscirò a dirle che ho accettato una supplenza nella sua scuola prima che lo scopra davvero e che possa rimanerci male per non essere riuscita a dirglielo prima io. 

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