4. La scatola
Mi allungavi la tua scatola e dicevi: "Guarda guarda cosa nascondo!"
Io correvo sempre. Ero così curiosa. Volevo sapere che forma aveva il tuo cuore, se era troppo grande per le mie mani.
"Guarda guarda cosa c'è nella mia scatola!"
Immaginavo celassi profondità abissali dipinte appena di stelle. Quando avevi gli occhi persi nella parete, ti immaginavo volare ad ali spiegate, ribelle contro il vento.
"Guarda guarda cosa c'è nella mia scatola!"
Eravamo come bambini tu ed io.
Io correvo così forte che a volte inciampavo e mi sbucciavo le ginocchia. Pensavo: "Vedi, siamo proprio due anime legate dalla vita, inseparabili"
E mentre ti stringevo le mani così calde e ruvide, ignoravo il sangue che mi scorreva sulle gambe. Era un avvertimento sottile, ma io volevo vivere.
"Guarda guarda! Cosa nascondo nella mia scatola?"
Non è amarezza quella che provo. Mi sento come Biancaneve destata dal suo lungo sonno, ma da un violento bacio della vita.
Chi lo sapeva che la tua scatola conteneva solo dei semplici oggetti.
Un libro con delle pagine spiegazzate, quello che leggi sempre e che cerchi di convincerti che dipinge la tua vita. Una monetina, quella che ti porti in tasca da una vita intera e che ti facevi passare tra le dita mentre io ridevo. Un laccetto di plastica. Uno di quelli che servono a chiudere le confezioni di biscotti e che tutti ignorano. Sì, perché a volte ci sentiamo così: un laccetto di plastica sparato tra le stelle.
Chi lo sapeva che la tua scatola nascondeva un essere umano.
Un bellissimo umano che lotta e stringe i denti e sbaglia e prova paura e scappa e torna e aspetta.
Chi lo sapeva che i tuoi piedi sono sempre su quella sottile striscia di terra che ti separa da un abisso, nero come quelle stanze che ci fanno paura da piccoli, profondo e silenzioso come il mare, con i suoi gorghi di acqua e sale. Come brucia tutto questo.
Chi lo sapeva che avrei scoperto che la tigre in gabbia tra i due ero io, che io ero forte e che mi amavo molto di più di quanto credevo possibile.
Chi lo sapeva che era il mio cuore troppo grande per le tue mani che tremavano spaventate.
Tutti mi continuano a guardare insospettiti e incerti, come se dovessi esplodere da un momento all'altro. Si aspettano che urli, che mi graffi la faccia, che pianga il tuo nome.
Sono scesa alla fine nella buia cantina ad affrontare il mio mostro.
Ho trovato uno squalo. "Delle emozioni le ho anch'io", mi ha detto sorridendo e non sembrava un sorriso forzato.
Pensavo di doverlo combattere e invece abbiamo nuotato insieme. Io e le mie tremende paure, baciate dalla luce che trema nell'acqua.
Non piango il tuo nome perché lo ho già fatto per tutti questi anni, perché ora, non è più necessario.
Ho lottato così tanto che ora sono solo stanca. Vorrei sdraiarmi, solo un secondo, abbracciando il mio squalo.
"Guarda guarda! Cosa c'è nella mia scatola?"
Non ho più voglia di correrti incontro per scoprirlo. Amico mio, una parte di me ti amerà sempre, ma porto troppo rispetto per ogni singolo centimetro delle mie cicatrici.
Apro la mia scatola.
Ci sono foto di me che non riconosco. C'è la maglietta nera con la scritta rossa che mi vergognavo tanto ad indossare. Ci sono tante lettere mai spedite. Ci sono preghiere e promesse. Poi, in un angolino, c'è una piccola versione di me appena nata. La raccolgo con delicatezza per non stropicciarla.
La piccola figura si alza in piedi sulla mia mano.
Dice soltanto: "Cercherò di vivere portandoti onore"
Mi allunga una piccola rosa. E io so, che finalmente, dopo questa lunga guerra, posso sdraiarmi e chiudere gli occhi.
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