Katniss- Quel dannato torrone
Era il giorno del mio matrimonio. In teoria sarei dovuta essere emozionata, felice, forse insicura. Nulla di tutto questo. Non conoscevo il mio sposo, lui non conosceva me. Era stata mia sorella a vendermi a questo barbaro per riconquistare il regno che era suo di diritto.
A ben pensarci, la corona spettava a me. Ma da quella volta che mi ero offerta volontaria di mangiare un torrone scaduto e vecchio al posto di mia sorella le cose erano cambiate. Prim diceva di aver sofferto tantissimo mentre mi vedeva mangiare quella schifezza, e come ricompensa alle sue pene tutti i miei diritti di sorella maggiore passarono a lei. Eravamo solo bambine, e io non avevo capito che mi giocavo il regno che avevo visto solo da piccola. Ma ormai era fatta e adesso Prim, che nonostante l'età era sempre la più impulsiva e forte fra le due mi vendeva come sposa a un'estraneo, un panettraki.
"Dovresti essere grata", mi rimproverava Prim, "Peeta é un grande panettiere. Non ha mai fallito una cottura. É un'onore andare in sposa a lui!" Non risposi.
Le serve della casa che ci aveva ospitato per alcuni anni, la casa di Dioniso, mi vestivano per le nozze. Indossavo un'abito coperto di fiamme e i miei capelli erano raccolti in una treccia. Una serva propose di incendiare il vestito sulla schiena con fiamme vere, ma l'idea venne scartata.
Sarebbe stato poco carino arrivare al mio matrimonio in stile spiedino arrosto.
Poi arrivò la portantina che ci avrebbe condotto al palazzo di Peeta. Io, Prim, Dioniso e il cavaliere esiliato dalle isole delle Crostate, Haymitch, che aveva giurato fedeltà a mia sorella, salimmo sulla portantina e così mi avvicinai alla nuova vita.
Il palazzo dove si teneva la festa era imponente e pieno di gente, tutti in attesa di me, la sposa. Il mio futuro marito stava seduto su una pedana rialzata. Stupita, vidi che era giovane: Aveva più o meno la mia etá. Scortata da Prim e Haymitch mi avvicinai a Peeta. Mia sorella era quasi più nervosa di me: Se Peeta non mi avrebbe ritenuta adatta, non le avrebbe mai fornito un esercito, e tanti saluti ai Sette Regni (E Mezzo). Il panettiere mi osservò qualche secondo, poi mi fece segno di sedermi vicino a lui, su uno scranno rialzato. Tremando, ubbidii. E le nostre nozze ebbero inizio. Vennero i regali, che non finivano mai. Erano piú che altro cibarie fatte di pane: Baguettes, Brezel, crostate, bignè, pizza, focacce, pagnotte, panettoni. Mia sorella mi regalò tre ancelle: Effie, che andava in giro con delle farfalline nei capelli, Winky, un'elfa domestica mezza ubriaca, e Aredhel, una graziosa fanciulla vestita di bianco. "Effie e Winky ti insegneranno la lingua e le tradizioni dei panettraki ", spiegò Prim, "Mentre Aredhel ti insegnerà l'arte della cucina." Arrivò anche il regalo di Dioniso. Sottobraccio aveva un baule di legno che poggiò ai miei piedi e aprí con delicatezza. Dentro, adagiate su preziosa stoffa, c'erano tre uova. O almeno, quello che sembravano uova. Al tatto parevano soltanto roccia. La prima era di un colore dorato, la seconda di una sfumatura rossastra e la terza era nera come del pane bruciato. "Queste", mi disse Dionisio, "Sono le ultime tre uova di ghiandaia imitatrice esistenti su questo lato del continente. Sono pietrificate, ormai, ma di immenso valore. Dato che la ghiandaia imitatrice è il vessillo della tua nobile Casa, mi sembrava giusto regalartele per il tuo matrimonio".
Affascinata dalle uova, ringraziai Dioniso.
Fu il turno del regalo di mio marito. Peeta fece segno ad alcuni servi di aprire le porte. Fecero la loro entrata cinque servi che portavano un'enorme pagnotta dorata, un po' bruciacchiata sul fondo. La posarono davanti a me. Peeta disse qualcosa in lingua panettraki che Haymitch tradusse per me:"Bruciacchiata, nera come il nero dei tuoi capelli. Panettiere Peeta ti assicura che è la migliore pagnotta mai cucinata." Ringraziai mio marito con un timido sorriso. Ero davvero onorata.
Il resto della festa lo si passó a mangiare e bere. Dato che non sapevo spiccicare una parola di lingua panettraki, stavo zitta e osservavo quello che succedeva intorno a me. I tre guerrieri di sangue di Peeta erano seduti vicino a lui, per proteggerlo. Uno aveva capelli scuri e una spada nera al fianco. Un'altro aveva la mia età, capelli e occhi neri, arco e faretra a tracolla e continuava a fissarmi con sguardo avido. Il terzo era biondo, di corporatura robusta e lo sguardo truce. Chiesi a Effie come si chiamavano, e lei li presentò uno dopo l'altro: "Questi sono Tuor, Gale e Cato, sangue del sangue di tuo marito."
A notte fonda, la festa finí. Dei servi mi aiutarono ad alzarmi e, insieme a Peeta, lasciai il palazzo e andai incontro alla nostra prima notte di matrimonio. Ero terrorizzata.
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