Capitolo 6_La batterista

Gli ultimi giorni non sono stati dei migliori.

La band ha perso uno dei suoi membri, il quale ha deciso, probabilmente spinto dai suoi insensibili e logorroici genitori, che lo studio è più importante delle prove di musica e di questo piccolo sogno a cui stiamo ambendo. Stupefacente, soprattutto visto il fatto che Meldi va bene a scuola.

Ma probabilmente in famiglia il 6 e il 7 non sono più sufficienti per la buona rendita scolastica del figlio modello. Per non parlare di quell'impegno rumoroso che è suonare la batteria in una piccola band sconosciuta ai più, e quanto tempo portato via allo studio e ad attività più...intellettuali.

Inutile che stia qui a pensarci su. Ormai Meldi non è più dei nostri e dobbiamo cercare qualcuno che lo sostituisca.

Ieri ho affisso un paio di avvisi corredati di numero telefonico in cui si chiede a chiunque sia in un certo qual modo portato nel suonare la batteria e che voglia impegnarsi nel far parte di una band, di contattare la sottoscritta per fissare un incontro in cui valutare l'effettiva bravura.

Dannazione, tutta colpa di quei boriosi dei genitori di Meldi. E chi se ne importa se quello è il sogno del loro figlio?!

L'unica volta che li ho visti è stato quando lo accompagnavano alle prove, sempre con quegli sguardi di sufficienza, a guardare dall'alto in basso quel gruppetto di ragazzini che si riuniva quattro volte alla settimana a suonare.

Aspiro dalla sigaretta, controllando sul cellulare la presenza di eventuali messaggi o chiamate perse, ma non ci sono notifiche sullo schermo.

Devo essere sincera, mi ero seduta qui, alla scrivania posta lungo la parete della mia camera buia, perché volevo strimpellare qualcosa,qualche nuovo motivo per qualche nuova canzone da proporre ai nostri casuali ascoltatori.

Il mio sogno è di riuscire a contattare qualcuno che ci possa portare in uno studio di registrazione, dove incidere il nostro primo Ep.

Sarebbe il primo passo di un sogno, e magari dando la possibilità al pubblico di acquistare e ascoltare per conto suo qualcosa di nostro potrebbe aumentare il numero di persone che ci conoscono.

Non pretendo assolutamente di diventare una band come i 'Nightwish' o le 'The Pierces', ma riuscire almeno a guadagnare qualcosa per sostenere le spese di trasporto per i concerti o per la produzione di qualche disco, quello sì. Mi aiuterebbe molto.

Passo le dita lievemente sui tasti impolverati della mia pianola, ma non premo nulla. Devo concentrarmi per un attimo e avere chiaro in mente quale tasto voglio suonare, quale melodia voglio creare.

E le dita iniziano la loro bellissima danza, tra i tasti bianchi e neri, e le note spezzano i pensieri, rinchiudendoli nei recessi della mente.

Ed è allora che un violino elettrico rompe la magia, proveniente dal mio cellulare posto poco più in là, sul piano.

Una chiamata, di un numero che non conosco.

"Spero per te che tu non mi abbia interrotto per niente" penso.

Rispondo.

< Pronto?! > chiedo.

< Ciao, chiamo per quell'annuncio...cercate un batterista, giusto?>

La voce che proviene dall'altro capo del telefono è titubante,timida. Ed è la voce di una femmina.

No, proprio no. Quando ho messo quell'annuncio per cercare un batterista stavo pensando ad un maschio. Non una ragazza, proprio no. È inaudito.

Sto per esprimere i miei pensieri, quando un lampo mi attraversa la mente. E cambio idea.

< Sì, è esatto. Il tuo nome? >

< Mi chiamo Elisa. Io ho iniziato diversi anni fa a suonare la batteria, e penso di essere anche piuttosto brava. >

< Certo. E dimmi, hai già fatto parte di una qualche band? >

< Oh, no. No, questa sarebbe la mia prima esperienza. >

Fantastico, una ragazza che suona la batteria, e per giunta pure una novellina.

< Scusa, ma quanti anni hai? >

< Ne faccio diciassette tra qualche mese. >

< Ok, bene. Prima di decidere se prenderti o no nella band capirai che dovrò sentire come suoni; non posso decidere solamente dopo aver sentito la tua dolce voce al telefono. Hai qualcosa da fare? Ti va bene se ci incontriamo tra un paio di ore in via ... ? >

< No, è perfetto. > risponde con voce tremante.

Dall'emozione o dalla paura? Giuro che se è una che se la fa'sotto...

< Allora siamo d'accordo. Ci vediamo tra un paio d'ore. Mi riconoscerai sicuramente: porto i capelli tinti di un arancione vistoso, corti, e avrò un cappello nero in testa, in stile gotico. >

Chiudo la chiamata, avvertendo solo il principio del suo saluto.

Forse sono stata troppo cattiva...ho dato l'impressione di essere una ragazza presuntuosa e altezzosa...

Il problema è che mi aspettavo veramente che sarebbe stato un ragazzo a chiamare, con il quale mi sarei incontrata e che, chissà, magari avrei scoperto essere prestante e di bell'aspetto.

Mi ero immaginata anche che...chissà...forse sarebbe riuscito a sostituire Edward nel mio cuore.

Basta questo a procurarmi un tuffo al cuore, lasciando che la malinconia mi avvolga nuovamente tra le sue spire crudeli di tristezza infinita.

Ma prima di lasciarmi prendere dallo sconforto, chiamo gli altri e li avverto dell'incontro con la ragazza.


I minuti passano nell'oscurità che permea la mia stanza, mentre i pensieri vagano su infernali sentieri di perdizione.

Poi, accendo lo schermo del cellulare per controllare l'ora.

La luce ferisce i miei occhi disabituati e devo sbattere più volte le palpebre prima di riuscire a distinguere i numeri.

Le 17:45.

Manca un quarto d'ora.

Mi dirigo in bagno, dove lavo il viso nel tentativo di alleviare il rossore dei miei occhi. Metto un filo di trucco, pettino i capelli e cerco di non guardare il mio riflesso nello specchio.

La paura che la mia figura sia attorniata da oscuri individui dalle facce oscene e deformate dalla disperazione è troppo forte.

Sto cadendo di nuovo nell'oblio...la discesa è sempre così lenta e imperitura, la sicurezza del ritornare alla normalità sempre più flebile e lontana.

Eppure io vorrei vederla ancora, quella luce potente data dall'astro solare. Vorrei con tutta me stessa poterla guardare senza che essa mi ferisca più della celante oscurità.

Ma il buio nasconde e in un certo qual modo rassicura, nell'ovattato niente che lo compone.

Esco e torno in camera, dove prendo un capello nero in stile gotico che mi calco sul capo.

E poi mi dirigo all'incontro.


Quando arrivo nella via che avevo indicato alla ragazza, vedo che qualcuno è già arrivato.

Una figura avvolta in un grosso cappotto marrone è ritta sotto ad un lampione e osserva nervosa lungo la via.

Per un attimo i battiti del mio cuore accelerano, nella disillusione che quella figura rappresenti un pericolo. E chissà che non rappresenti un pericolo sul serio, quella ragazzetta.

Mi avvicino lentamente, con la sigaretta in mano e poca voglia di chiacchierare.

< Ciao, sei Elisa? > chiedo senza dare alcun tono alla mia voce.

< Sì, sono io. Tu sei Isabella, vero? >

La sua voce...una voce fastidiosa, squillante e vivace. Troppo vivace.

Fortuna che non è qui per il posto di cantante.

< Certo. Vieni, i strumenti li teniamo nella nostra sala prove,che in realtà non è altro che il garage di un membro della band. >gli dico, facendo strada.

< In quanti fanno parte della band? >

< Per ora siamo in tre, senza contare il, o la - > e le do' un'occhiata strizzando gli occhi. < - batterista. Ci sono io, il chitarrista e il violinista. >

< Sono due maschi? > mi chiede con curiosità.

< Sì. Ehi dì, non verrai mica per fare nuove conoscenze? Se decideremo di farti entrare, pretenderemo da te massima attenzione in quello che fai. Ci sarà modo di conoscerci e fare amicizia, ma non dovrai farti distrarre dalla parte maschile della band. D'accordo? >

< Sì, certo. In realtà lo dicevo perché mi sarei sentita più a mio agio in un gruppo di sole ragazze. Ma non importa. >

La guardo: un sorriso trionfa su quel volto giovane e sereno,contornato dai riccioli castano scuro che scendono copiosi dalla testa. Ha due profondi occhi bruni e un naso forse un po' troppo incipiente.

Fortuna che non deve fare la cantante, e che nei concerti rimarrà seduta dietro alla batteria, lontana dagli sguardi degli avventori.

Certo, non è una ragazza bruttissima ma...neppure bellissima. Proprio no.

Quando arriviamo da Panfulo le dico di rilassarsi, una volta dentro, e di sbattere quella batteria come se fosse il suo peggior amante.

Lei mi guarda stranita. Troppo giovane e innocente per capire il senso della mia frase.

Entriamo nel garage e faccio le presentazioni di rito, dopodiché la invito a salire sul palchetto su cui si trova la batteria.

Prende le bacchette e si guarda intorno con imbarazzo. Lo stesso sentimento che provo io in quel momento per aver fatto perdere tempo ai miei amici per una che probabilmente non avrebbe neppure avuto il coraggio di iniziare la prova.

E invece, mi sorprende, calando le bacchette sulla batteria, in un lungo e continuo assolo.

Quando ha finito un rivolo di sudore le scende dalla fronte imperlata, andando a bagnarle i riccioli che scorrono sul viso.

Noi della band parliamo sottovoce, dando la nostra opinione della ragazza.

Io voto negativamente, poiché per quanto mi riguarda non è stata in grado di conquistare le mie simpatie, ma gli altri due sono entusiasti di come suona.

Quindi il responso è favorevole.

Dopo esserci consultati ed aver preso la nostra decisione ritorno da Elisa, per comunicarle se entrerà a far parte della band o no. La trovo ancora seduta alla batteria, che si asciuga il sudore con un fazzoletto rosa di stoffa.

< Dopo un'attenta riflessione, nella quale abbiamo discusso del tuo stile e dei tuoi difetti, abbiamo deciso di prenderti con noi.Benvenuta nella nostra band, benvenuta nei "Fortuneteller Dreams". >

Lei risponde con un sorriso ampio, che scopre le fila di denti bianchissimi.


 Ed io le rivolgo a mia volta un sorriso di compiacenza. Nonostante tutto, sono felice che siamo riusciti a trovare una sostituta in così poco tempo.

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