Primi passi

23.Capitolo ventitré.

Carrok – 25 Nárië 2941, Terza Era.

Il sole era già alto quando i Nani finirono di sellare i pony che aveva dato loro Beorn.
Il grande uomo-orso si era rivelato gentile e affabile seppur aveva affermato che i Nani non erano di suo gradimento.
Mentre si appartò con Gandalf per parlare di cose che molto probabilmente non li riguardavano, Thorin montò in sella e intimò ai suoi compagni di fare lo stesso.
Si avvicinò ai nipoti e si assicurò che fossero pronti, poi, al ritorno dello Stregone, si portò in testa insieme a lui e condussero la Compagnia fuori dalle terre del Mutapelle.
"Cosa credi che troveremo ancora?" Domandò Kili, rivolto al fratello.
"Non ne ho idea, ma di certo di strada ne abbiamo ancora molta fare." Rispose Fili, sospirando.
"Ti manca, non è vero?"
"Chi?" Fece il biondo, spiazzato da quella domanda.
"Ma come chi? Lirys!" Esclamò il più giovane, con sguardo serio. Non vi era traccia di gioco nei suoi occhi.
"Ad essere sincero... sì, mi manca moltissimo. Mi manca da morire. Non sai quante volte durante questo viaggio l'ho sognata, ho sognato di accarezzare la sua pelle e di sfiorare i suoi capelli d'oro... ma poi mi svegliavo e l'unica cosa che vedevo davanti ai miei occhi era la tua faccia addormentata con la bava alla bocca."
I due risero per un lungo minuto, quasi fino alle lacrime, poi tornarono seri e silenziosi.
La radura che stavano attraversando era un po' scoscesa, ma i pony se la cavavano bene.
Davanti a loro, la Compagnia era allegra per aver ripreso la marcia e c'era chi fischiettava, chi canticchiava e perfino chi si lamentava – vedi Bombur per la fame o Bilbo per il crine di cavallo.
"Guardali, come si divertono." Disse d'un tratto Fili, sorridendo con amarezza.
"Fili..." Kili si rese conto in quel momento di quanto suo fratello sentisse la mancanza della sua Lirys e di quanto ne stesse soffrendo l'assenza.
"Hei, non guardarmi così. Lo so cosa stai pensando e ti consiglio di smetterla o ti butto giù dal pony!" Fili fece per spintonarlo ma con una tirata di redini il moro arrestò il passo del suo pony e il maggiore per poco non cadde dalla sella.
"Scusa, dicevi?" Lo schernì, affiancandoglisi nuovamente.
"Hai solo avuto fortuna." Ribatté l'altro, incrociando le braccia al petto.
"Certo, come no."
Risero di nuovo, quasi fossero spensierati, poi, nel silenzio che seguì le loro risate fragorose, Kili pensò ad Emy e pensò anche a Lirys e si chiese quanto anche loro stessero soffrendo per la loro partenza.
"E tu che mi dici? Come stai?" D'un tratto, quello serio era diventato Fili. "Sei tu quello che sta soffrendo più di tutti qui."
Lo guardava con la testa piegata da un lato, in attesa di una risposta.
Kili si voltò a guardare gli alberi in lontananza, alti e con un fusto largo e possente.
"A volte mi chiedo se ho fatto la cosa giusta... sai, il corvo intendo. Forse sarei dovuto tornare da lei e starle accanto." Rispose poi, con un forte sentimento che traspariva dalle sue mosse, dalle sue parole e dalla sua espressione.
"Forse avresti fatto meglio a tornare da lei, sì, ma forse hai fatto bene a rimanere qui. Chi può dirlo?" Disse Fili, quasi più a sé stesso che al fratello.
Che si ponesse anche lui le stesse sue domande?
"Guarda che così non mi sei affatto d'aiuto!"
"Come?" Si riscosse l'altro.
"Ah, lascia perdere. Comunque sia, ormai sono qui e non potrei tornare indietro nemmeno volendo." Sospirò pesantemente, Kili, mentre con la mente ripercorreva la linea del suo sorriso.


Ered Lûin – 25 Nárië 2941, Terza Era.

"Dìs! Dìs! Presto vieni, corri a vedere! Corri, corri!"
Emy gridava da infondo alle scale, con il naso puntato all'insù e le mani strette alla ringhiera di legno.
"Arrivo, arrivo. Perché tanto baccano, cosa succede?" Domandò la Nana con affanno, scendendo di corsa le scale.
"Vieni con me!" Esclamò Emyrin, al settimo cielo, prendendole le mani e trasportandola in cucina a velocità massima consentitale dal pancione.
Sul tavolo vi era un corvo che non appena le vide gracchiò, piegando la testa di lato. Ad una delle zampe aveva legato un rotolino di pergamena un po' spiegazzato.
"È di Kili, ne sono certa."
"Beh, cosa aspetti, aprilo!" La incitò Dìs, ora impaziente più che mai.
La rossa si scostò i ricci dal collo e con delicatezza slegò la pergamena dall'arto del volatile.
La srotolò e lesse il contenuto con un gran sorriso che non accennava a spengersi.
"Allora, cosa dice?" Dìs fremeva dalla voglia di leggere le parole che suo figlio aveva scritto su quel pezzo di carta.
"Kili scrive:
Cara Emy,
la notizia che il corvo mi ha portato ha riempito il mio cuore di gioia e Mahal solo sa quanto vorrei essere lì con te in questo momento. Ti chiedo di custodire quella vita con cura fino al mio ritorno, quando potremo darle amore insieme. Ti penso sempre e di a Lirys da parte di mio fratello che è sempre nel suo cuore – se sa che te l'ho detto mi uccide nel sonno – e salutaci nostra madre.
Aspettami.
Tuo, Kili.
Ps: secondo me è una femmina."
Emyrin lesse ad alta voce per Dìs e quando abbassò il foglietto notò che gli occhi della Nana erano lucidi di lacrime.
Sentì pungerle anche i suoi e maledì la gravidanza per le sue emozioni instabili.
"Avanti, Dìs, non fare così... per favore!" Sorrideva, mentre le lacrime le scendevano copiose.
"Lo so... è che... mi mancano così tanto i miei bambini!" Esclamò forte la donna, asciugandosi gli occhi con le dita.
Emy sorrise e l'abbracciò, riuscendo finalmente anche lei ad asciugarsi le lacrime che avevano fortunatamente deciso di smettere di innaffiarle la faccia.


Rileggeva e rileggeva quel bigliettino milioni di volte, tutte di fila; lo prendeva, lo stringeva al petto, lo annusava – ma puzzava di corvo – e poi lo rileggeva.
Quella sera proprio non ne voleva sapere di addormentarsi.
Era sdraiata su un lato e il viso era rivolto verso la luna fuori dalla finestra, che quella notte era oscurata per più della sua metà.
Una mano sotto il cuscino, l'altra stringeva il foglietto.
'Mi manchi così tanto...' Pensò.
Si accarezzò la pancia, ormai cresciuta di un bel po': "E a te, piccolino, non manca il tuo papà?" Disse, riflettendo poi che ogni volta che aveva parlato alla sua pancia aveva sempre usato la parola piccolino. Forse, inconsciamente, credeva fosse un maschio.
"Sono tutti convinti che tu sia femmina... la tua mamma invece non ne è sicura per niente." Disse, abbassando lo sguardo sulla sua muta interlocutrice.
Sospirò, poi tornò a guardare la luna senza smettere di accarezzarsi il ventre.


Rhovanion – 26 Nárië 2941, Terza Era.

La notte era buia e silenziosa e il giovane Nano se ne stava sdraiato sull'erba con le braccia incrociate dietro la nuca e un filo d'erba in bocca.
La luna si era spostata, portando il suo spicchio dietro le fronde degli alberi che li circondavano.
Si erano fermati al limitare del bosco, proprio alla fine della radura e per una sera non avrebbero dovuto preoccuparsi di fare la guardia poiché il Mutapelle li osservava nascosto e li avrebbe protetti da ogni pericolo.
Per una sera, quindi, Kili poté godersi un po' di sano riposo senza il pensiero seccante 'Tra un po' è il mio turno'.
Si dedicò completamente a lei.
Lei, la sua Emy, così lontana.
Però nel suo cuore portava sempre il suo bel sorriso e la sua risata cristallina e adesso cercava di inquadrarla con la pancia cresciuta, il viso più adulto, ma scoprì di non essere bravo in quello.
Ciò che si figurava nella sua mente era soltanto il volto che ricordava, le lentiggini e gli occhi vispi, del colore del tramonto.
Chiuse gli occhi e cercò di riposare un po', sperando di sognarla anche quella notte.


Ered Lûin – 26 Nárië 2941, Terza Era.

Trattenne il respiro e rimase in ascolto.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, ott-
Finalmente!
Era successo ancora.
Non se lo era immaginato.
Un altro colpetto lieve vicino l'ombelico.
La piccola vita dentro di lei stava dando i primi calcetti.
Quella che provò fu emozione assolutamente indescrivibile.
Rimase in attesa, ma per un bel po' non successe altro.
Dopo un paio d'ore passate a sonnecchiare ogni tanto, il cielo iniziò a schiarirsi e le stelle scomparvero insieme alle tenebre.
Chiuse gli occhi, stanca e assonnata, cadendo in un sonno profondo.


Qualche ora dopo, come da un po' di giorni a quella parte, si svegliò con una voragine allo stomaco.
Aveva una fame tremenda e per fortuna trovò Dìs già in piedi a preparare la colazione.
"Buongiorno, Dìs." La salutò sbadigliando.
La vestaglia le cadeva morbida sul pancione e frusciò sulle sue gambe finché non si sedette sulla sedia di legno.
"Buongiorno, cara. Frittelle?"
"Oh, sì, ti prego. Sto morendo di fame..." Pigolò la giovane, strappandole un sorriso.
"Va bene, arrivano. Ma non mangiarne troppe, intesi?"
"Ma non dovrei mangiare per due?" Si difese Emy, sorridendo innocente.
"Devi mangiare, certo, ma non devi esagerare." La rimbeccò la Nana, poi le arruffò i capelli – tanto già erano disordinati – e le porse il piatto con la colazione.
Un colpetto al ventre le riportò alla mente gli eventi della notte precedente.
"Dìs." Chiamò, e quella si girò a guardarla con un espressione che stava a significare 'Cosa c'è?'
"Tuo nipote si è mosso, sta notte. Era mattina, in verità. E lo ha fatto anche adesso." Le disse, sorridendole.
"Mahal! E adesso, si sta muovendo?"
"No, mi ha dato solo un calcetto." Emyrin fece spallucce e addentò un'altra frittella.
"Sai, Emy, quando ero incinta di Kili fu molto diverso da Fili. Fili era così calmo, si muoveva raramente, mentre il fratello era una peste già da dentro la mia pancia. Non che quando è uscito si sia calmato."
Le due risero, poi Dìs le accarezzò una guancia.
"Sono proprio felice per voi."
"Grazie, Dìs."


Finita la colazione pregò la Nana di poter andare in città, stanca di stare sempre a casa a far nulla.
"Possiamo andare a trovare Lirys! Ti preeeeeeego..." La supplicò e infine Dìs acconsentì.

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