16. Capitolo sedici.
Ered Lûin – 2939, Terza Era
Un altro anno era passato e tutto sembrava essere andato liscio.
Emyrin e Kili erano felici, così come Fili e Lirys.
Dìs, a differenza degli altri, era quella che sembrava soffrire di più in quel limbo in cui erano finiti.
Emyrin cercava sempre di aiutarla o sollevarle il morale ma anche quando ci riusciva il risultato durava poco. Si stava chiudendo lentamente, ma non con lei; si rivolgeva al fratello lo stretto indispensabile e quando lo faceva il suo tono era freddo e scostante: non si lasciava più toccare da Thorin come se la sua sola vicinanza potesse ustionarla.
L'unico che riusciva ancora ad avvicinarla era Dwalin, ma Dìs rimaneva comunque sul piede di guerra con tutti. A volte se la prendeva addirittura con i suoi figli, senza motivo. Bastava una battuta o uno sguardo fatto male ed era la fine.
Lirys non era ancora stata messa al corrente di nulla: Fili tendeva a rimandare per evitare di prolungarle l'angoscia, anche se Emyrin gli aveva consigliato di dirglielo al più presto.
Kili, dal canto suo, faceva di tutto perché quest'ultima non pensasse a quel giorno, che sarebbe potuto giungere in qualsiasi momento: l'aveva portata a fare varie escursioni nei monti vicini, facendole vedere dei panorami bellissimi e si erano divertiti moltissimo.
La notte, sgattaiolava sempre nella sua stanza e la maggior parte delle volte non facevano l'amore ma se ne stavano abbracciati a parlare o in silenzio, ascoltando i loro battiti.
Quella sera, era una delle tante in cui Kili era entrato furtivo sotto le coperte di Emyrin e l'aveva stretta a sé, baciandole la pelle nuda della spalla, lasciata scoperta dalla vestaglia calata.
E quella, fu una delle sere dove regnò il silenzio.
Ascoltavano i loro respiri, calmi e regolari, infrangersi nell'aria.
E così si addormentarono.
La mattina seguente, Emyrin si sveglio presto e trovò il suo corpo ancora avvolto nell'abbraccio di Kili.
Quando si mosse per girarsi verso di lui, quello allentò la presa per poi stiracchiarsi e sbadigliare.
"Buongiorno, amore mio." Gli disse, accarezzandogli la guancia.
Lui rispose con un veloce bacio sulle labbra, poi si sedette e allungò ancora le braccia in alto.
"Dormito bene?" Le chiese, con la voce ancora impastata dal sonno.
Lei annuì col capo poi si sedette dietro di lui e lo abbracciò, attirandolo sdraiato sopra di sé.
Kili finì comodamente con la testa sul suo seno e così rimase, beandosi delle dita di lei che gli massaggiavano i capelli.
"Dovrei andare..." Disse Kili d'un tratto, rompendo il silenzio. Per alcuni minuti aveva lasciato che il tocco di lei lo rilassasse a tal punto che stava quasi per piombare nuovamente nel sonno.
"Rimani ancora un po', per favore." Disse la giovane.
Il moro si alzò e si girò, portandosi sopra di lei per rubarle un bacio.
Quando si separarono fece toccare le loro fronti. Emyrin gli prese il volto fra le mani.
"Ho sempre paura che arrivi Thorin e vi porti via. Non mi piace l'idea di quel che devi fare. La trovo una follia bella e buona. Come può trascinarvi in un viaggio così pericoloso?" Non era la prima volta che glielo diceva, quella, però Kili di solito non diceva nulla o si limitava ad alzare le spalle.
"Oh, Emy, mi dispiace. Tuttavia..." Questa volta sembrò invece in vena di una risposta, anche se seppe fin dall'inizio che non le sarebbe piaciuta.
"Cosa?"
"Mentirei se ti dicessi che la cosa non mi sta bene. E io non voglio mentirti, quindi sarò sincero con te: per me, come per mio fratello, poter partecipare a quest'impresa è un grande onore. Abbiamo sempre sentito parlare di Erebor nei racconti della nostra infanzia, poter essere presenti al momento della riconquista è il regalo più grande che nostro zio poteva farci."
Emyrin se lo tolse di dosso e si sedette. Poi gli rivolse una delle sue occhiate più dure; gli occhi color del tramonto, come li definiva sempre lui, si fecero scuri.
"Ti rendi conto di cosa hai appena detto?" Chiese, sconvolta. "Ritieni sia un onore andare a morire? Per cosa, poi? Una montagna? Non siete felici qui, sugli Ered Lûin?!"
"Emy, non si tratta di essere felici o no. Si tratta-"
"Si tratta di un Drago. Come pensi di affrontare un Drago?" Lo interruppe, infervorata. Le sembrava come se per lui fosse un gioco. Ma non lo era.
Data la brutta piega che stava prendendo il discorso, Kili le si avvicinò e tentò di abbracciarla ma lei si alzò.
"Scusa, non sono in vena in questo momento." Gli disse, senza guardarlo. Si diresse all'armadio e tirò fuori un vestito celeste.
Si tolse la vestaglia e fece per infilarselo ma Kili fu più veloce e glielo tolse dalle mani.
"Kili, non mi va di giocare, ridammi il vestito!" Esclamò, mettendo le mani sui fianchi.
"No." Disse quello, senza fare a meno di osservare quel corpo che ormai conosceva bene.
"Kili..."
"Vieni a prendertelo." Le disse il giovane, posando il vestito dietro di lui.
Emyrin sospirò, poi salì sul letto e con sguardo assassino si gettò su di lui per cerare di riprenderselo, ma Kili le afferrò i polsi e in un attimo se lo ritrovò sopra che la stava baciando.
Dopo qualche secondo smise di opporre resistenza e rispose al bacio, sospirando nella sua bocca.
"Così non vale, però." Disse dopo, imbronciandosi come una bambina. Di nuovo, con i suoi modi di fare, il Nano era riuscito a farla cedere.
"Perché? Non ho mica giocato sporco." Disse lui, mettendo su un aria da angioletto.
"Ma per favore!" Rise Emyrin, trasportando anche lui.
Alla fine decise di non dire più nulla sull'argomento, lasciando cadere così la conversazione e la rabbia di prima, lasciandosi coccolare ancora un po'.
"Ora però devo davvero andare." Le disse il Nano, dandole un bacio sulla pancia. Non voleva assolutamente lasciarla, adorava tenerla stretta a sé e la cosa che odiava di più al mondo era proprio il momento in cui cause di forza maggiore – doveri, più che altro, di entrambi – li costringevano a dividersi.
"Lo so..." Dal tono, sentì che anche la giovane era contrariata.
"Ci vediamo stasera." Le diede un bacio sulle labbra e poi la lasciò sdraiata sul letto mentre si avviava alla porta.
"Kili?" Lo richiamò d'un tratto, schizzando seduta.
"Dimmi."
"Mi porti a vedere le stelle, questa notte?" Kili le rivolse un'occhiata pensosa. "Ti prego, ti prego ti preeeego..."
"Va bene." Acconsentì lui, infine.
"Ti amo!"
"Anche io."
Rimasta sola, Emyrin sospirò prima di alzarsi e infilarsi il povero maltrattato vestito.
Sistemò i capelli come meglio poté e scese in cucina.
"Buongiorno, Dìs."
"Oh, buongiorno, cara." Rispose subito la Nana, regalandole un sorriso.
Per fortuna con lei ancora era solare, anche se i suoi lineamenti apparivano stanchi e spossati.
"Ti serve una mano, oggi? Bofur mi ha dato la giornata libera, così pensavo che potrei aiutarti a fare qualcosa."
"Se ti va, potresti andare in città a comprare le patate. Avevo intenzione di fare un bel pasticcio di carne e patate, per pranzo, ma mi sono accorta che sono finite."
Così, presi soldi e cesta, Emyrin si recò in città, ignara di ciò che la aspettava.
Il mercato era come al solito in festa.
La gente era allegra e parlava del più e del meno, sorridendo e ridendo allegramente.
Un paio di bambini salutarono Emyrin, sventolando in aria i loro giocattoli.
La ragazza rispose con un bel sorriso e un gesto della mano.
Oltrepassò la fontana e si addentrò tra le bancarelle, fino a trovare quella del signor Borli.
"Oh, buongiorno, Emyrin. Cosa posso fare per te oggi?" Le chiese subito quello, salutandola con un gesto del cappello.
"Mi servirebbero delle patate." Disse la giovane, sorridendogli.
"Arrivano subito." Le disse e si fece passare la cesta. "Sai," Riprese un attimo dopo. "è bello vederti sempre sorridente. Da quando la vecchia Dhelia ha lasciato la città, Gabilgathol è un posto migliore."
"Non dire così." Lo riprese Emyrin, anche se stava sorridendo.
"Ah, sei troppo buona, ragazza."
"Beh, non che non sia contenta che se ne sia andata, però, dal momento che non è qui, non trovo giusto parlare male di lei."
"Se tutte le Nane fossero come te, non esisterebbero i Sette Popoli ma saremmo un unico gruppo." Disse Borli, dandole il cesto pieno.
"Beh, suppongo che, essendo talmente poche e rare, se fossimo tutte uguali ci estingueremmo in massa e i Nani cesserebbero di esistere." Ribatté Emyrin, pagando e salutando.
Si fermò poi davanti alla bottega della signora Hirina e spinse la porta, entrando e salutando a gran voce.
"Ciao, Emy, un secondo e sono subito da te." Le disse l'anziana di rimando, finendo di impacchettare delle spezie per una cliente.
Quando quella se ne andò, la giovane si sedette accanto al bancone e accettò di buon grado il tea che le offrì Hirina.
"Lirys non c'è?"
"No. È uscita, ha detto che avrebbe fatto un giro in città."
"Non l'ho incontrata... Ad ogni modo, sono passata a trovarti, è tanto che non vengo qui. Mi mancava l'odore delle spezie." Disse Emyrin, inspirando a pieni polmoni.
L'anziana si sistemò gli occhiali sul naso e poi le sorrise.
"E a me mancavano i tuoi dolci sorrisi. Come procede la vita nella casa reale?" Le chiese con un pizzico di malizia negli occhi chiari.
Emyrin cercò di non far trapelare nessuna emozione e nascose la tristezza dietro un grande sorriso.
"Va tutto benissimo."
"Mi fa piacere sentirtelo dire. Anche Lirys sembra essere molto felice con il più grande dei principi. Sono bravi ragazzi, non c'è che dire. Sono molto contenta per voi due, ragazze." Hirina sorrise ancora ma Emyrin questa volta non lo fece.
Se la Nana se ne accorse, non lo lasciò vedere e continuò la chiacchierata in tranquillità.
"Sai, stasera, dopo tanto tempo, Kili mi porterà a vedere le stelle."
Hirina le sorrise con il cuore carico di gioia. Per lei era un piacere immenso vedere il volto sorridente della nuova Emyrin.
Aveva quasi finito il suo tea quando la porta della bottega si aprì con foga e una Lirys in preda ad un misto tra rabbia e tristezza si fece largo nell'ambiente e, senza degnare nessuno di un saluto, corse di sopra sbattendo la porta della propria stanza.
Le due Nane si guardarono spaesate e fecero per salire, ma non appena si mossero, la porta della bottega si aprì di nuovo e Fili fece la sua entrata, salutando frettolosamente per poi seguire i passi della bionda.
Lo sentirono chiamarla, ma lei non ne voleva sapere di aprirgli.
Hirina fece un cenno ad Emyrin e quella annuì: salì di sopra, avvicinandosi lentamente al giovane.
"Fili..." Lo chiamò e lui si voltò verso di lei. Aveva un aspetto distrutto.
Il biondo aprì la bocca per parlare ma sospirò e poggiò una mano sulla spalla di Emy, per poi scusarsi e sorpassarla, andando via.
Non lo aveva mai visto così abbattuto e un brutto presentimento si fece largo nel suo cuore. Sperò che non fosse così, che non fosse successo nel modo sbagliato.
Bussò alla porta, chiamando il nome della giovane.
Silenzio.
"Lirys, sono io Emy. Aprimi, per favore."
Ancora nessuna risposta.
"Voglio aiutarti, ma non posso fare nulla chiusa qua fuori."
Infine, sentì alcuni passi pesanti e poi la porta si aprì quel poco che bastò perché le due incrociassero i loro sguardi.
"È andato via?" Domandò con voce rotta.
Emyrin annuì e la bionda la lasciò entrare.
"Lirys... cosa è accaduto?" Le chiese, accarezzandole una guancia rigata dalle lacrime.
"Oh, Emy... non so nemmeno come dirtelo..." Mormorò la bionda, lasciando che cadessero altre lacrime dalle sue ciglia lunghe.
"Vuoi raccontarmi che è successo? Fili ti ha fatto qualcosa?" Al sentire quel nome, Lirys si scostò dal tocco dell'amica e si andò a sedere sul materasso, iniziando a torturare con rabbia un lembo del vestito chiaro.
Emyrin le si sedette accanto e le passò una mano sulla schiena per confortarla. Temeva cosa poteva essere successo e chiuse gli occhi, trattenendo il respiro, sperando che smentisse quel brutto presentimento che l'aveva avvolta.
"Se ne vuole andare." Esordì Lirys, senza guardarla.
"Fili?"
"Sì! Chi altri sennò?!" Gridò la giovane, rivolgendole uno sguardo indecifrabile. "Vuole seguire Thorin in un viaggio..."
"Ah... io..." La preoccupazione trapelava ad ogni parola, ad ogni sguardo di Emyrin. Balbettò qualcosa; in quel momento si sentì in colpa per non averle detto niente fino a quel momento.
"Cosa? Tu lo sapevi?" Gli occhi chiari di Lirys si appannarono di nuovo. Emyrin venne trafitta da quello sguardo quasi deluso.
La guardò con apprensione, non sapendo più cosa rispondere.
Vedendo il suo silenzio, Lirys riprese parola, abbassando lo sguardo: "Sai, sono uscita per venire a cercarti, volevo venire a trovarti in bottega; non sapevo che Bofur ti avesse dato la giornata libera. Quando sono entrata ho trovato Fili, Kili e Thorin che parlavano con Bofur e con loro c'erano anche due Nani che non avevo mai visto prima. Ho involontariamente sentito cosa stavano dicendo... Thorin sta radunando un esercito e perfino Bofur ha accettato di partecipare... Fili e Kili hanno annuito e io mi sono sentita come se il mondo mi fosse crollato addosso in un istante." Quando Emyrin apprese la notizia che anche Bofur aveva deciso di seguire Thorin chiuse gli occhi, sospirando rassegnata. "Quando Fili mi ha vista ha cercato di fermarmi ma io me ne ero già andata. Perché lo devono fare, Emy? Perché?" Non sembrò dare importanza al fatto che Emyrin sapesse già tutto quanto ma si focalizzò sul perché il suo Fili – ma anche gli altri – dovessero partire per quell'impresa suicida.
"Me lo sto chiedendo ancora anche io." Rispose la Nana, sospirando.
"Non riesco a capire, come può Thorin volere questo per i suoi nipoti? Dovrebbe volergli bene, dovrebbe volere per loro una vita del tutto diversa da questa... cosa alla quale li ha destinati! Perché vuole portarli ad affrontare un pericolo così grande? Ti prego, rispondimi..." Lirys si lasciò andare a dei singhiozzi e si aggrappò al collo dell'amica che in tutta risposta l'abbracciò, trattenendo le lacrime. Non poteva piangere anche lei, Lirys non aveva bisogno di quello.
La strinse forte e le sussurrò in un orecchio: "Non piangere, amica mia. Non so rispondere alle tue domande né posso prometterti che andrà tutto bene, ma posso giurare sotto lo sguardo attento di Aulë che ti sarò vicina. Resteremo sempre unite, li aspetteremo e... semmai ci ricongiungeremo con loro non li lasceremo più andare, ma ades-"
"Anche tu pensi che non torneranno, non è così?" Lirys scostò il volto dal collo della Nana e si asciugò la faccia con le dita.
Emyrin rimase sorpresa da quella sua domanda. Di certo era la cosa che la preoccupava di più. Non faceva altro che pensare a quello e a quanto pareva era stato anche il primo pensiero della sua amica.
"Io non penso." Rispose. "O meglio, non voglio pensare. È abbastanza ovvio che non mi va giù questa brutta faccenda, ne ho perfino parlato con Dìs ma l'unica cosa che ha saputo dirmi è che Thorin è il Re e che non possiamo fargli cambiare idea in nessun modo."
"Quindi è sicuro... andranno ad affrontare quella bestia..." Mormorò Lirys, cacciando indietro altre lacrime. Era stufa di piangere, in quel momento voleva solo gridare tutta la sua rabbia.
"Ascolta, Lirys, mi dispiace per non avertelo detto prima, ma volevo fosse Fili a farlo, doveva essere lui a dirtelo. Purtroppo lo sei venuta a sapere in questo modo e posso comprendere il tuo dolore e la tua rabbia... ma lascia che Fili possa spiegarti, dagli una possibilità. Lui ti ama, e non smetterà di farlo nemmeno durante il viaggio, qualsiasi sarà il tempo che impiegheranno a compierlo. Prima aveva una faccia davvero abbattuta e il morale a terra. Magari non oggi, ma almeno domani! Domani parlagli, sono sicura che sta male quanto te per questa storia."
Lasciò la bottega di Hirina con tanto di morale sotto le scarpe.
Quando rientrò in casa, Dìs le corse in contro, preoccupata.
"Emy, ma quanto ci hai messo? Credevo ti fosse capitato qualcosa. Stai bene?" Le chiese subito, posandole le mani sulle gote lentigginose.
"Scusami, non credevo di metterci così tanto. Ho avuto un contrattempo... Fili è tornato?" Domandò alla Nana, posando il cesto di patate su una sedia.
"No. Sicura di stare bene? Hai un faccino..."
"Sì, sì, sto bene. Allora... cominciamo a preparare? Ormai è quasi arrivata l'ora di pranzo." Emyrin, per la seconda in quella mattinata, fece un bel sorriso senza sentirsi felice.
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