Addio o arrivederci?
Parte terza
Morte
18.Capitolo diciotto.
Ered Lûin – Súlimë 2941, Terza Era.
L'aria del mattino era fredda e la nebbia aleggiava fra loro come fossero statue di pietra in un luogo abbandonato.
Non era ancora sorto il sole, quando Thorin era tornato in casa, svegliando tutti i componenti della famiglia.
L'ora era giunta.
Dìs aveva preparato una ricca colazione, la più vasta che Emy avesse mai visto, e in pochissimo tempo.
Fili e Kili si erano rimpinzati con le delizie della mamma, imprimendone bene il sapore in bocca, poiché non ne avrebbero più mangiate per un bel po' di tempo. Chissà quanto.
Uno ad uno, tutti i Nani erano poi arrivati a casa loro e si erano preparati per la partenza.
Emyrin era corsa a chiamare Lirys ed ora se ne stavano vicine, imbacuccate nelle mantelle, tremanti di freddo, ad implorare gli dei che andasse tutto bene.
Dìs aveva invece preso da parte Dwalin e stavano parlando animatamente, ad una distanza minima dalla quale non arrivava alcun suono delle loro voci.
Lirys fece un passo in avanti, quando Fili e Kili si allacciarono le spade alla cintola, ma Emyrin la fermò, afferrandole la mano guantata.
"No." Sussurrò solamente, sentendo le dita di lei stringersi nelle sue.
Quando Dìs e Dwalin si riavvicinarono, Thorin scoccò un'occhiata ad entrambi e ne ricevette in cambio una sola, quasi di sfida, da parte della sorella.
"Non perdiamo altro tempo. Fili, Kili, salutate." Disse Thorin, allacciandosi il mantello al collo.
Ma prima dei due giovani, si fece avanti Balin che andò dalle due ragazze e le strinse entrambe a sé in un unico abbraccio.
"Abbiate cura di voi, mi raccomando. E non preoccupatevi troppo, i Durin sono difficile da sconfiggere." Fece l'occhiolino e poi si allontanò.
Dopo di lui, fu la volta di Bofur, il quale abbracciò prima l'una e poi l'altra. Quasi si commosse, così non disse una parola e si allontanò prima che qualche lacrima riuscisse a sfuggirgli.
Infine, arrivarono i due fratelli.
Fili prese Lirys per mano e le sussurrò parole dolci all'orecchio, promesse di amore, promesse di ritorno. Poi la baciò e la abbracciò forte.
Lirys non pianse, anzi, gli sorrise con tutta la forza che aveva in corpo e si strinse nel suo abbraccio, aggrappandosi all'ultima speranza di poterlo tenere con sé. Ma poi Fili si staccò da lei e con un'ultima carezza, si allontanò, diede due baci sulle guance di Emyrin e poi andò di fianco allo zio.
Nel frattempo, Kili aveva salutato Lirys con un abbraccio e adesso era di fronte alla sua Nana, senza sapere cosa dire.
"Non voglio promesse, Kili. So che non c'è alcuna certezza nel tuo ritorno né in quello di nessun altro, quindi adesso stringimi forte e fammi smettere di parlare prima che ti urli contro quanto ti amo e quanto credo che tu sia stupido." Fu Emyrin a parlare.
Allora Kili la strinse a sé e fece morire sul nascere qualsiasi altra cosa volesse dirgli con un bacio lungo e carico di amore, nostalgia, disperazione e paura.
"Ti amo." Le disse solo, dopo, facendo toccare le loro fronti.
Quando si separarono e le loro dita smisero di toccarsi, l'aria le sembrò diventare ancora più fredda e il gelo la penetrò fin nel midollo.
Si strinsero, lei e Lirys, guardandoli mentre salutavano Dìs.
"Fate i bravi, mi raccomando. E non azzardatevi a... o mi arrabbierò sul serio!" Dìs, per la prima volta da quando Emy era in quella casa, si mostrò debole ed indifesa.
Le lacrime erano sull'orlo di uscire anche se lei le ricacciava indietro a forza.
Si abbracciarono e fu la scena più toccante di quell'addio-arrivederci.
"Andiamo." Disse Thorin, freddo come la pietra di una lapide. Non degnò la sorella di uno sguardo.
I due giovani si staccarono dalla madre e fecero per allontanarsi ma Dìs richiamò il minore dei suoi figli e gli mise qualcosa nel taschino della giacca.
"Non perderla, Kili. Innikh dê*."
"Non lo farò." Il giovane le baciò una guancia e poi si allontanò.
Rhor abbaiò e ululò, salutandoli a modo suo. Qualcuno lo accarezzò, qualcun altro gli diede leggere pacche affettuose sulla testa.
Li seguirono con lo sguardo finché non scomparvero oltre il bosco.
Di lì avrebbero preso i pony che si erano fatti preparare giù alle stalle e sarebbero partiti per quel folle viaggio.
C'era un silenzio pesante dentro quelle quattro mura.
Nemmeno il fuoco nel camino riusciva a rendere più caldi i cuori delle Nane sedute sulle poltroncine lì di fianco.
Dìs non aveva proferito parola da quando se ne erano andati tutti, Lirys aveva ormai sospirato una ventina di volte ed Emy faceva vagare lo sguardo dall'una all'altra in cerca di qualcosa che potesse farle sentire meglio.
Il suo cuore si sentiva incompleto, adesso, ma si era detta che doveva reagire.
Erano passate solo un paio d'ore dalla loro partenza, non aveva alcuna intenzione di vivere in quel modo, in costante agonia, per il resto del tempo.
Si alzò e si incamminò verso la cucina.
Iniziò a rimboccarsi le maniche: lavò i piatti sporchi della colazione e poi mise sul tavolo vari ingredienti.
Nella sala adiacente arrivavano i rumori del suo operato, ma nessuna delle due Nane pareva dargli troppa importanza.
Dìs era concentrata in un punto indefinito del pavimento, con un'espressione severa sul volto, persa in chissà quale pensiero, mentre Lirys guardava le fiamme nel caminetto affievolirsi, fino a spengersi del tutto.
Quando non rimase che cenere, sembrò riprendersi dalla tua trance e si alzò, andando a vedere cosa stava combinando l'altra in cucina.
La trovò sporca di farina dappertutto ma con un'aria soddisfatta.
"Che stai facendo?" Le chiese, avvicinandosi.
Emyrin si accorse di lei e la guardò, aprendo la bocca in un sorriso.
"Un dolce." Rispose con ovvietà.
"E perché mai?"
"Beh, perché qualcosa di dolce tira sempre su di morale." Sorrise ancora, un sorriso velato di tristezza.
Questa volta anche Lirys sembrò rasserenare un po' lo sguardo.
"Capisco... Posso aiutarti?"
"Con molto piacere." Rispose Emyrin, entusiasta: nemmeno aveva finito e già una delle due l'aveva conquistata. Ma sapeva che con Dìs ci sarebbe voluto ben altro che una fetta di torta. Iniziò a pensare a cosa fare dopo.
"Mh, che profumino... E guarda come si è gonfiata!" Esclamò contenta Emyrin, infilando lo stecchino nella sua torta.
"Senti, Emy, non credi che dovremmo portarla un po' fuori? È seduta lì da troppe ore."
Lirys buttò un occhio in salone e vide Dìs ancora intenta a rimuginare sui suoi pensieri.
"Non muoverà un dito, lo sai vero?" Disse Emyrin, sospirando.
"Nemmeno se glielo chiedi tu?"
"Nemmeno se glielo chiedo io."
Si guardarono e sospirarono ancora.
Prepararono un tea al gelsomino e lo portarono alla Nana, insieme ad una fetta di dolce una volta che si fu freddato.
"Mangia qualcosa, Dìs, ti sentirai meglio." La mano che Emy le poggiò sulla spalla la fece sobbalzare.
"Ti ringrazio." Disse, con voce incolore.
"Dìs, devi reagire." Disse Emy e quando la Principessa la guardò negli occhi, Lirys represse un tremito: i suoi occhi erano più freddi di quelli di Thorin.
"Ho detto reagisci. Sfogati, se devi, piangi, urla, sei una persona come tutte noi e a volte anche tu ne hai bisogno. E questa è una di quelle volte. Ma non puoi stare così. Tu sei forte, sei una Nana autorevole, dolce, per me sei come una madre e mi fa soffrire vederti in questo stato. Mancano anche a noi – e sono appena partiti – ma così ci facciamo solo del male." Emyrin si era inginocchiata di fronte a lei e le aveva preso le mani.
Le guardò negli occhi, sperando di riuscire a sciogliere quel ghiaccio. E parve riuscirci, poiché questi si annacquarono velocemente e calde lacrime rigarono il volto della Nana dai sentimenti di ferro.
La abbracciò forte e la confortò, facendo segno poco dopo anche a Lirys di unirsi all'abbraccio.
"Va bene." Disse poi, asciugandosi gli occhi.
Si alzò e guardò le due Nane con un sorriso provato: "Vi chiedo scusa, ragazze. Sapete, averli sempre tra i piedi fin da quando erano piccoli e sapere che da adesso non avrò la più pallida idea di cosa stiano facendo, di dove siano... mi distrugge. Ma avete ragione, bisogna reagire. Allora," Disse poi, rivolgendo ad Emyrin. "C'è dell'altra torta?"
Contea – 26 Víressë 2941, Terza Era.
"Voi dovete essere il Signor Boggins!"
Dopo un mese di viaggio con una sola sosta a Brea, durata due giorni, per acquistare altri rifornimenti, la Compagnia era finalmente arrivata a casa di Bilbo Baggins, lo Hobbit della Contea di cui aveva parlato loro Gandalf il Grigio, un Istari conoscente di Thorin, che aveva promesso loro un quattordicesimo compagno.
La dispensa dello Hobbit era stracolma di cibarie di tutti i tipi. Era piccoletto, il signor Baggins, e mai si sarebbero aspettati una cosa simile.
"No, per favore, quello no!"
Tra le proteste del povero proprietario di casa, gli scaffali vennero svuotati e la tavola imbandita, dando inizio alla festa.
Ered Lûin – 26 Víressë 2941, Terza Era.
"Ne vuoi ancora?" Chiese Dìs, allungando il mestolo nella direzione di Lirys.
"Sì, grazie." Come da manuale, la bionda non rifiutò un'altra porzione dello stufato di cinghiale che la Nana aveva cucinato con tanta cura.
Quella sera erano sue ospiti sia la giovane che sua nonna, la signora Hirina, e aveva dato il meglio di sé per quell'occasione.
Era tantissimo che Hirina non andava a farle visita e le aveva portato un sacchetto di spezie che aveva subito utilizzato per aromatizzare il sugo.
"E tu, Emy?"
"Oh, no, grazie." Emyrin invece rifiutò e con grande sorpresa, le altre tre si accorsero che non aveva toccato cibo.
"Non ti senti bene?" Le chiese l'anziana, posandole una mano sulla sua.
"No, sto benissimo." Sorrise lei, reprimendo un brivido.
"Non ti piace? Forse ci ho messo troppe spezie..." Fece Dìs, assumendo un'aria pensante.
"Ma no, che dici, Dìs. È favoloso!" La rassicurò intanto Lirys, mandando giù un altro boccone.
"Lirys ha ragione, è molto buono. Ma non ho molta fame." Mentì invece Emyrin, non avendo il coraggio di dirle che in realtà solo l'odore le stava dando la nausea. Si era impegnata così tanto che le sarebbe dispiaciuto darle quel malcontento. Così si inventò una scusa: "Devo aver mangiato troppe brioche a merenda." Rise nervosamente, grattandosi il capo.
Dopo cena, quando anche le due ospiti si erano congedate, Emyrin salì in camera sua e si sdraiò sul letto, con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, sulle stelle.
E pensò a lui.
Contea – 26 Víressë 2941, Terza Era.
Il fumo della pipa volteggiava nell'aria fresca della Contea.
Poggiato sulla panca appena fuori la porta di casa Baggins, Kili se ne stava tutto solo, con il naso all'insù e gli occhi nel cielo, puntati sulla miriade di puntini luminosi.
Da lì, si vedevano moltissime stelle in più e pensò a quanto sarebbe piaciuta ad Emyrin quella vista straordinaria.
"Hei, fratello, che fai qui fuori da solo?" La voce di Fili interruppe i suoi pensieri e il volto di lei evaporò dai suoi pensieri.
"Cosa?"
Fili gli sedette accanto e si accese la sua pipa.
"Stanno bene." Disse soltanto, senza guardarlo.
"Lo so." Kili abbassò lo sguardo sui suoi piedi, poi guardò il fratello con fare malizioso, dandogli una gomitata sul braccio.
"Allora, mio dolce fratello, non mi hai ancora raccontato cosa è successo quel giorno di un anno fa giù alla radura. Cos'hai detto a Lirys per farti perdonare?" Il suo sorriso divenne più eloquente quando Fili si strozzò con il fumo e iniziò a tossire. In realtà sapeva cos'era successo, ma gli piaceva così tanto stuzzicarlo.
"Ti ho detto mille volte che non è affar tuo." Ribadì il biondo, rosso in volto.
"Ma guardati, arrossisci come le femminucce." Rise l'altro, ricevendo una spinta che lo mandò a finire schiena a terra.
"Hei, non vale!"
"Scemo."
Ered Lûin – 26 Víressë 2941, Terza Era.
Continuava a girarsi nel letto.
La nausea non l'aveva abbandonata un secondo da quando Dìs le aveva messo davanti quella specie di piatto voto ad assassinare il suo stomaco.
Eppure lo aveva sempre mangiato. Le era sempre piaciuto.
Si alzò e andò in bagno, si sciacquò la faccia e le sembrò di stare un po' meglio.
Forse era solo un po' d'ansia. Erano passate soltanto tre settimane e nemmeno un corvo o un qualsiasi altro messaggio che stavano tutti bene.
Colse quell'attimo per stendersi in santa pace e lasciare che tutto diventasse nero, che il sonno la prendesse e la trasportasse lontano dai pensieri, in chissà quale sogno.
* Torna da me. Questa è la frase incisa sulla "promessa" che Dìs da a Kili prima di partire, quella che poi il deficiente da a Tauriel -.-" MA SONO COSE CHE SI FANNO, EH ?! Ma dico io... invece di darla a me D:
** Piccola parentesi: Súlimë significa Marzo, mentre Víressë significa Aprile. **
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