Capitolo 3
-La paura degli dei-
Così il 15 luglio, alle 5:30, Momo camminava tranquillo nel piazzale del tempio.
Era rialzato con tipo 150 metri di differenza con il paese, aveva salito una scalinata molto alta, ma si era divertito.
Si ricordava che quando era bambino la faceva sempre a corsa insieme alla sorella, chi arrivava primo avrebbe avuto un regalo dal perdente.
Di solito vinceva grazie all'atletica che faceva come sport e sua sorella gli regalava sempre qualche dolce o pupazzo.
Si mise seduto davanti al tempio, osservando silenzioso quell'enorme posto in cui non andava più dalla loro morte.
Aveva iniziato ad aver timore degli dei, non capiva perché erano così cattivi verso gli esseri umani.
Dopotutto venivano descritti come buoni e onnipotenti.
-Sei arrivato presto, Momo.- la voce di Yuki lo distolse da quei pensieri malinconici e sorrise un poco all'argentato.
-Come stai, Momo?- gli chiese con un sorriso gentile mentre lo aiutava ad alzarsi dal percorso di pietra polveroso.
Il minore borbottò la sua risposta dicendo solo un "bene" molto sbagliato, il maggiore lo guardò storto non credendo a quello che aveva detto.
Sospirò sapendo che non sarebbe riuscito facilmente a tirargli fuori la verità e non era quello il suo compito in quel momento.
-Allora, dove eravamo rimasti l'ultima volta? Ah sì, ti ho raccontato una delle quattro paure solite dell'uomo...- iniziò Yuki camminando verso il tempio con la mano del minore stretta alla sua.
Il più basso arrossì leggermente distogliendo lo sguardo dalla calorosa mano del più alto mentre lo seguiva in silenzio.
-Secondo te, quali sono le più grandi paure dell'uomo?- chiese l'argentato osservando il tempio con un sorriso amaro.
In quel luogo ci andava una volta alla settimana con Kaoru e Ban(Non sempre quest ultimo c'era, per questo diventava una possibilità di interrogatorio per la rosa), ma da quando era morta non ci andava quasi mai.
Le uniche volte era quando c'erano festival o a Capodanno.
Nel frattempo Momo osservò il maggiore pensando a una risposta che avesse senso anche con il luogo in cui si ritrovavano.
-La paura degli dei...?- sussurò esitante prima di vedere il viso di Yuki annuire, sospirò di sollievo mentre la sua mano veniva strinta un poco di più.
Il bicolore si avvicinò a lui appoggiando la testa sul suo braccio(c'era un netta differenza d'altezza tra loro) e quel piccolo conforto donò una sensazione di pace a tutte e due.
-Ma sai, non dovremmo averne paura, dopotutto la loro descrizione è contrapposta da due aggettivi...- sussurò mentre si girò leggermente verso di lui-...Buoni e onnipotenti...Ma come fanno ad essere l'uno e l'altro se il male esiste? È questo che Epicuro si era chiesto per spiegare un motivo per cui non averne paura, anche se lui non ci credeva direttamente.-
-Eh? Veramente Epicuro non credeva agli dei?- chiese sorpreso da quella rivelazione, c'era qualcuno che a quel tempo non ci credeva? Per lui era surreale.
L'altro rise sinceramente annuendo, non era così strano che qualcuno non ci credesse durante l'antica, ma questo non glielo avrebbe detto.
-Ora possiamo continuare?- chiese con tono divertito guardando ancora il viso da bambino che aveva il minore che annuì incantato-Sai perché sono contrapposti?-
La domanda sorprese leggermente il bicolore che preso alla sprovvista non sapeva rispondere, l'argentato gli sorrise leggermente prima di riprendere la parola.
Il bicolore si meravigliò alla voce dolce dell'altro che spiegava, entusiasta di raccontare qualcosa di filosofia, si vedeva che amava quella materia.
Arrossì quando il suo battito si fermò un attimo notando ogni minimo dettaglio dell'argentato, il sudore di essersi salito tutte quelle scale, gli occhi lucidi e luminosi al sole di primo mattino, la pelle chiara abbinata ai suoi lunghi capelli argentei, le labbra sottili di un rosa chiaro leggermente mordicchiate dal nervosismo.
I lineamenti di una dolcezza infinita e quel sorriso sempre gentile che lo invitava ad ascoltarlo.
Si perse nei suoi pensieri non ascoltando più la sua spiegazione finché il maggiore non iniziò a osservarlo con le labbra un poco dischiuse, il bicolore arrossì deglutendo e distogliendo lo sguardo.
-Momo, non mi stavi ascoltando, vero?- rise il più alto con tutta la curiosità del mondo.
L'altro arrossì ancora di più avvertendo il suo cuore impazzire dall'imbarazzo.
-Non importa, ricomincio e questa volta presta attenzione anche alla mia voce.- gli sussurò avvicinandosi al suo viso arrossato, un brivido percorse la spina dorsale del bicolore che strinse le loro mani ancora intrecciate.
L'argentato gli sorrise maliziosamente prima di ricominciare a spiegare.
-Gli dei non possono essere sia buoni e onnipotenti, perché se sono buoni eliminerebbe il male, ma esso esiste e quindi non sono onnipotenti...- disse con tutta la calma del mondo mentre veniva ascoltato dall'altro sempre più curiosa di scoprire come sconfiggere una delle sue paure più grandi.
-...Mentre se sono onnipotenti potrebbero toglierlo, ma esso esiste e per questo non sono buoni...O come diceva lui, secondo me, non ci calcolavano di striscio.- finì il discorso con un piccolo sorriso divertito mentre l'altro rise sinceramente sentendo una sensazione di calore fuoriuscire dal suo cuore.
Rimasero in silenzio per un bel po' mentre si erano seduti sugli scalini del tempio, pensavano a quello che li tormentava da tanto tempo con le loro mani ancora intrecciate.
Il sole che arriva alto nel cielo e le nuvole che faceva un po' d'ombra insieme agli alberi.
Le cicale che cantavano riempendo il loro silenzio piacevole e tormentato allo stesso tempo.
-È per questo che io non devo avere paura degli dei? Perché loro non ci calcolano e perché non hanno poteri su di noi?- Chiese Momo con tono esitante mentre ripensava al discorso che avevano fatto tre ore prima, l'altro non rispose tenendo gli occhi chiusi e il viso rivolto verso il cielo azzurro.
-Sì, Momo, per questo non devi avere paura degli dei, loro non ti farebbero mai nulla e poi devi credere che potrebbe esistere la possibilità che non esistano.- sussurò il maggiore mettendo il suo braccio sinistro sulle spalle del minore che sorrise confortato.
Forse forse, aveva ragione sul fatto che non esistessero.
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