Seconda Parte
Quando Jack si riscosse dalla moltitudine di pensieri che gli affollava la testa, si guardò intorno come se Michelle potesse comparire da un momento all'altro. Dopo essersi reso conto che in casa non c'era nessuno oltre a lui, tornò a sedersi e fece un bilancio approssimativo dei danni che, anche stavolta, aveva riportato dallo scontro con gli scagnozzi di Paul: la mano destra era completamente spappolata, ben due costole erano incrinate e aveva perso la sensibilità della spalla sinistra. Tutto sommato sarebbe potuto andargli peggio.
Nonostante le sue condizioni non fossero delle migliori, Jack decise che avrebbe combattuto lo stesso. Si spostò dalla cucina al bagno e, presa una garza, si fasciò la mano che ancora sanguinava. Per la spalla e le costole non poteva fare nient'altro se non sopportare silenziosamente il dolore, dal momento che piombare in ospedale per richiedere cure mediche era assolutamente fuori discussione. Tornò rapidamente in camera e, dopo essersi vestito con i primi stracci che gli erano capitati fra le mani, uscì senza nemmeno chiudere a chiave la porta di casa. Anche se ormai il sole era scomparso per andare a far visita agli abitanti del continente opposto a quello in cui si trovava lui, era ancora presto per l'incontro dato che non erano che le nove e mezza. Passeggiò distrattamente per le vie della città e, sovrappensiero, giunse nei pressi di una casa situata in una posizione piuttosto insolita per un'abitazione; inoltre, era così piccola che sarebbe stato molto difficile trovarla a meno che non se ne conoscesse l'esatta posizione. Jack si avvicinò alle finestre per poter affacciarsi e vedere cosa ci fosse all'interno, ma queste risultarono essere completamente sbarrate con spesse assi di legno. Tuttavia non c'era alcun dubbio: quella era stata, a suo tempo, la casa dove Jack aveva trascorso l'infanzia. Non era come se la ricordava lui con gli interni dipinti di un giallo pallido, le ceramiche di sua madre situate nell'ingresso e lo studio di suo padre in fondo al corridoio. La casa che in quel momento stava guardando era poco più di una catapecchia così dismessa che sarebbe potuta crollare da un momento all'altro. Jack percorse la via in lungo e in largo per tentare di entrare nella struttura e, proprio quando era sul punto di andarsene, un porta di dimensioni minuscole si aprì alla sua destra, lasciando uscire un odore di marcio misto a muffa. Senza esitare un istante Jack varcò la soglia ma una volta dentro l'odore divenne insopportabile tanto che dovette uscire più volte per riprendere aria. Quando il suo naso si fu abituato a quel tanfo, esplorò cautamente l'interno. Camminò a tentoni nell'oscurità fino a quando il suo piede non si scontrò con qualcosa che Jack pensò essere fatto d' alluminio, a giudicare dal suono che produsse. Il suo sguardo si spostò in basso e ciò che scoprì lo lasciò di sasso: scoprì di essere finito tra una miriade di cibi in scatola, alcuni dei quali ancora confezionati. Ciò significava che la casa era abitata.
<<Chì va là?>> , urlò una voce nel buio. Jack non rispose e rimase immobile nell'ombra, in attesa di vedere chi avesse parlato. Dopo qualche minuto si accesero un paio di luci che illuminarono buona parte dell'ambiente circostante, rivelando la presenza di un uomo. Era sicuramente uno straccione, come si poteva vedere dai vestiti che indossava, ma aveva un che di inquietante. Puzzava di alcool e probabilmente anche la sua sanità mentale era messa a dura prova dai discorsi che faceva, alternando ora una voce impaurita, ora una voce tonante e adirata. Jack decise che non valeva la pena perdere altro tempo e fece per andarsene quando il barbone, che per tutto il tempo non aveva fatto altro che farneticare da solo, scattò verso di lui e gli afferrò il braccio destro. Per un istante parve aver riacquistato la lucidità mentale.
<< Tu non mi conosci ma io conosco te. Non giudicarmi male per ciò che ho fatto in passato ma pensa solo che sono un uomo come gli altri e quindi vulnerabile e stolto. Addio J.J.>> All'udire quelle parole Jack sentì un brivido freddo scendere lungo la schiena e quando tentò di interrogare il vecchio, questo aveva ripreso a farneticare: diceva di essere il re del mondo e che tutto intorno a lui era fatto d'oro. Prese anche un tubo di metallo e lo offrì a Jack dicendo che era l'antico scettro di un re babilonese.
Jack uscì dal quel luogo tenebroso, con in testa ancor più interrogativi di quante fossero le risposte che possedeva, ma tuttavia incuriosito dalla figura di quel vecchio pazzo.
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