Capitolo 48

Si guardò attorno tremante, consapevole che era troppo tardi per scappare dal suo destino. La selezione l'avevano passata, nonostante avesse sperato fino all'ultimo nello scarto, e ormai doveva salire su quel palco. Volente o nolente.

Osservò Davide accanto a lei; gli occhi che sprizzavano gioia da tutte le parti. Vide la sua bocca muoversi mentre parlava con Massimo di qualcosa a cui non prestava attenzione. Poi lo vide rivolgersi a lei e qualche secondo dopo perdere il sorriso.
Dovette ripetere il suo nome alcune volte prima che si risvegliasse da quella specie di bolla che le si era creata tutt'attorno.

«Stai bene?» chiese mettendole le mani sulle spalle, guardandola preoccupato. «Sei parecchio pallida... Forse ho sbagliato a farti venire qua.»
Il brusio di parecchie voci concitate le resero difficile captare quelle parole appena sussurrate, anche se lo sguardo sofferente di lui le fecero immediatamente comprendere lo stato pietoso in cui doveva trovarsi.
Si riprese scrollando un poco la testa, come per scacciare tutti i brutti pensieri che la stavano affollando.

«No, tranquillo sto bene» mentì, nonostante sapesse di non risultare molto convincente.
«È solo che... C'è tanta gente, vero?» affermò completamente scollegato dal resto, guardandosi attorno.
Davide annuì seguendo il suo sguardo per pochi secondi, ritornando quasi subito a osservarla.

«So che ti sto chiedendo una cosa molto difficile per te ma, anche se adesso non mi vuoi credere, lo sto facendo per il tuo bene» le spiegò senza lasciare cadere quel velo di preoccupazione che ormai aveva stampato sul volto.

«Lo so Davide; so quello che pensi, ma non ho intenzione di tirarmi indietro. Ho fatto una promessa e intendo mantenerla, solo... mi serve del tempo per metabolizzare il tutto» mormorò, mentre un'ulteriore crampo allo stomaco le fece desiderare il momento in cui tutto quello sarebbe finito.

Massimo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, quando l'uomo scelto per occuparsi dell'organizzazione annunciò che era arrivato il loro turno, si rivolse alla cugina che sembrava terrorizzata.

L'abbracciò sentendola tremare.
«Ehi, calma okay. Nessuno è lì per giudicarvi. Pensa di essere sola con Davide; canta come hai sempre fatto, come facevi prima dell'incidente, e non credere che salendo su quel palco farai dei torti a qualcuno.»
Sentì che sotto le sue parole Clarisse stava pian piano ritrovando la calma.

«Te l'ho detto anche qualche settimana fa: sei più forte di quello che credi» continuò sfregando la mano sulla sua schiena. «Io e Davide siamo fieri di te; i tuoi genitori sono fieri di te... Anche Marianne ne sarebbe fiera» sussurrò facendo subito staccare la cugina da quell'abbraccio fraterno.

Le sorrise mentre sul suo volto si dipinse un'espressione sconcertata. Sua sorella sarebbe stata fiera di lei? In quei giorni non ci aveva mai pensato, ma era a un passo dal sconfiggere definitivamente la sua paura; le venne quasi da ridere al pensiero che quello che aveva amato fin da piccola era diventato il suo incubo peggiore. Aveva sempre associato la musica alla perdita della gemella, senza minimamente considerare il fatto che aveva creato un legame indistruttibile tra loro.

Se ripensava a tutti i momenti più belli che aveva trascorso con Marianne di certo non poteva non ricordare loro due cantare con le loro canzoni preferite sparate al massimo nel lettore a cassette, o nel piccolo studio del padre, trasformato solo da pochi anni nel loro rifugio artistico, mentre muovevano i primi passi nell'immenso universo che era la musica; proprio lì lei si era sempre esercitata a suonare la chitarra, mentre sua sorella il piano, buttando giù le strofe iniziali di quella che sarebbe diventata la canzone con cui avrebbero vinto il concorso.

Solo in quel momento si accorse di aver sprecato un anno e mezzo della sua vita.
Prima di conoscere Davide riusciva a vedere solo grigio; un muro di fumo denso che aveva cancellato ogni singolo avvenimento successo dopo la morte di Marianne.
Cosa aveva fatto durante tutto questo tempo? La risposta era semplice: nulla. Aveva solo pianto e desiderato di morire anch'essa, sotterrando se stessa sotto la tristezza.

I suoi occhi iniziarono a pizzicare finalmente capendo l'errore che aveva commesso.
«Clarisse, amore, tutto bene?»
Davide le mise le mani sulle guance, costringendola a incrociare il suo sguardo. Era la quarta volta che lo ripeteva in poche ore, ma aveva veramente paura che quello che le avesse chiesto fosse più di quanto riuscisse a sopportare.

Lei lo guardò sorridendo, mentre il suo cuore si riempì di una determinazione nuova che non provava più da tempo.
«Sì» disse, e questa volta era sincera. Gli diede un bacio fugace cercando di trasmettergli la forza che ora le scorreva nel sangue. «Andiamo su quel palco e facciamo vedere chi siamo» esclamò confondendo non poco il giovane che diede un'occhiata a Massimo, sperando che lui capisse il suo cambiamento repentino. Quest'ultimo era altrettanto sorpreso, ma quando vide lo sguardo di Davide sorrise e fece spallucce.

«Allora, siete pronti? Dovete cantare, non c'è più tempo» li rimproverò l'uomo che li aveva esortati a prepararsi per esibirsi, preoccupato che qualcosa nella scaletta preparata meticolosamente potesse saltare.
I due ragazzi annuirono e seguirono le sue indicazioni per raggiungere il palco.

Davide, dopo aver stretto la mano di Clarisse per incoraggiarla, credendo che la vista del pubblico l'avrebbe fatta di nuovo perdere l'entusiasmo, si diresse verso il pianoforte lasciando la ragazza al microfono.

Lei ebbe una prima incertezza notando le ombre delle persone che si erano fermate ad ascoltare. Le luci forti puntate sul palco le rendevano difficile vedere con chiarezza i visi, anche se riconobbe i suoi genitori, sorridenti e fieri, come aveva detto Massimo.

Si girò verso Davide per fargli un cenno di assenso e lui iniziò a suonare. Le prime note volteggiarono leggere nell'aria tiepida di metà agosto. Chiuse gli occhi cercando di seguire il suggerimento del cugino, ma quando, come per magia, sentì la musica entrarle nel corpo, ricevette una scarica di adrenalina che le fece drizzare i peli delle braccia.

Le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, a parecchi anni prima, quando aveva fatto la sua prima esibizione al saggio di fine anno per la scuola musicale. Si sentiva minuscola in mezzo a quel palco così grande, e allo stesso tempo potente.
Impugnò con più forza l'asta e iniziò a cantare. Per i primi versi la sua voce le uscì più timida di quanto avrebbe voluto, ma man mano che la canzone proseguiva si sentì sempre più sicura. La voce non le tremava più e il desiderio di vivere sempre di quella sensazione di pura libertà si fece forza dentro di lei, proprio come accadeva prima dell'incidente.

Alla seconda strofa prese il microfono, staccandolo dall'asta e avvicinandosi a Davide. Si sedette accanto a lui fino alla fine del ritornello, per poi alzarsi e rimanere appoggiata con un gomito al piano, con il viso rivolto verso le persone in ascolto.

Si guardarono per tutto il tempo con il sorriso, dedicandosi quelle parole a vicenda. Lo vide muovere le labbra seguendo la sua voce; le sembrava di cantare con lui nonostante non emettesse suono.
E fu bellissimo.

Per l'ultimo ritornello, con un cambio di tonalità e velocità, ritornò all'asta dando tutta se stessa, come se quelle persone fossero lì solo per lei.
Concluse, lasciando gli ultimi secondi all'assolo di Davide.

Per attimi che le parvero infiniti, il silenzio fu padrone di quel momento. E poi, come i primi botti di fuochi d'artificio, scoppiarono gli applausi; un fragoroso suono di apprezzamento.

Espirò tutta l'aria che aveva trattenuto insieme all'ansia e virò lo sguardo verso i suoi genitori. Le luci si erano abbassate e riusciva a vederli meglio. Erano felici come mai prima d'ora, e a sua madre lucchicavano gli occhi dall'emozione.
Il suo sguardo, però, fu subito attratto da un'altra persona accanto a loro: sua sorella che batteva le mani insieme agli altri, con un sorriso a trentadue denti, genuino come solo lei sapeva fare.

Il cuore le si fermò per un attimo; ritornò seria e sbarrò gli occhi, incredula per ciò che vedeva.

Sbatté le palpebre più volte e, così com'era apparsa, l'immagine di sua sorella sparì.
Doveva aspettarselo. Era morta, non l'avrebbe più rivista, se non su una fotografia.

Sospirò osservando triste i suoi genitori che, evidentemente, non si erano accorti di nulla. Era stata un'illusione; forse la troppa stanchezza o l'ansia di quei giorni le avevano fatto un brutto scherzo.

Davide le si avvicinò prendendole una mano e le alzò il braccio insieme al suo, ancora eccitato per quel risultato che era molto più di quanto si aspettasse.
Notò un certo disagio in Clarisse ma preferì non chiedere nulla e aspettare che tornassero dietro le quinte, e infatti, appena furono da Massimo le domandò se fosse tutto a posto.

«Ho visto Marianne tra il pubblico alla fine dell'esibizione» mormorò incerta.

«In che senso?»
Il cugino era confuso tanto quanto Davide.

«Non lo so... Sembrava come un'apparizione. Quando ho sbattuto le palpebre era già sparita.»

Rimasero tutti e tre in silenzio e Clarisse ebbe la sensazione che non la credessero o che la ritenessero pazza.

Quel pensiero la tormentò per tutto il resto della serata, fino a quando fu sotto le coperte.
Alla fine non fu neanche più sicura di quello che aveva visto; magari le luci troppo forti le avevano giocato un brutto scherzo.
Eppure, voleva continuare a credere che Marianne si fosse veramente palesata in mezzo al pubblico, come se avesse voluto tranquillizzarla dall'aldilà, dandole la conferma che ritornare a cantare era stata la scelta giusta.

Sorrise aggrappandosi a quel pensiero mentre una lacrima le scorse dall'angolo dell'occhio sinistro, andando a bagnarle leggermente l'orecchio.

Era riuscita a superare anche quello; era finalmente libera. Aveva scritto il capitolo finale di una storia che era durata per troppo tempo. Adesso era pronta per aprirne una nuova, e questa volta non avrebbe affrontato la strada da sola, ma con Davide. Doveva solo operarsi e poi tutto sarebbe andato per il meglio.

Si girò sul fianco destro, facendo cigolare leggermente il letto e scoprendo il ragazzo completamente avvolto nel mondo dei sogni. Si raggomitolò accanto a lui sentendo la sicurezza che il suo calore riusciva a trasmettergli e, così, finalmente felice di quella svolta che aveva preso la sua vita, si addormentò serena.

Eccoci, penultimo capitolo, purtroppo. Il prossimo sarà l'epilogo e, poi, dovremmo lasciare Davide e Clarisse. Spero di riuscire a sorprendervi con il finale 😆.

Per ora, Clarisse è finalmente tornata a cantare; un po' di paura iniziale, ma poi alla fine tutto è andato alla perfezione.
Ha avuto anche un momento un po' strano, rivedendo la sorella per pochi secondi. Sarà stato tutto solo il frutto della sua mente? Non si sa, e vi lascio con questa domanda.

Prossimo e ultimo capitolo lunedì 10 agosto ❤️!

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