Capitolo 16
Il pranzo di Natale era la cosa che più amavo in assoluto, voglio dire, mia madre cucinava benissimo e mia nonna ancora meglio, quando cucinavano insieme creavano il cibo degli dei. A parte il fatto che cucinvano così tante cose che finivamo per darle alle associazioni che sfamavano i senzatetto della cittá.
Anche quell'anno le mie aspettative non erano state deluse, per così dire, e il cibo era tanto e buonissimo. Io non sono una di quelle persone che mangiano perchè gli piace farlo, lo faccio solo perchè è necessario per la mia sopravvivenza e mia nonna non è mai stata d'accordo con questa mia decisione, chiamiamola così, quindi mi riempiva sempre di cibo quando ero piccolo. In conclusione ero una palla di lardo incredibile, ecco.
Ma fortunatamente smisi di mangiare e dimagrì un sacco, adesso sono in ottima forma e mangio come un uccellino con il colera in fin di vita, parole di mia nonna.
In ogni caso, mangiai come mio solito, nè troppo nè troppo poco, peccato che Frank non abbia potuto assaggiare il tacchino arrosto di mia madre -non so se l'ho giá detto, ma era vegetariano- perchè era veramente delizioso.
"Questo tacchino è delizioso" disse Billie impugnando una coscia come una spada e indicando mia madre con la suddetta.
"Grazie Billie" disse lei pulendosi uno schizzo di salsa dalla faccia, proveniente dalla coscia che il mio amico stava ancora sventolando.
Trattenni a stento una risata quando, continuando a maneggiare la coscia, gli volò dalle mani e finì nei capelli drammaticalmente rosa di mia madre.
"Oddio mi scusi tantissimo signora Way! Non volevo giuro" disse lui, alzandosi e correndo da mia madre per toglierle la coscia dai capelli.
Alla fine non potendomi più trattenere scoppiai a ridere, nel silenzio che si era creato e gli altri subito mi imitarono, Billie compreso.
Il pranzo continuò senza altri imprevisti e con i biscotti speciali di mia nonna, ero cresciuto con quei suoi buonissimi biscotti alla vaniglia. Era come mangiare una nuvola, giuro.
In ogni caso, dopo pranzo arrivò il momento per Michael di scartare i regali. La tradizione in casa nostra diceva che solo i bambini avevano il diritto di ricevere i regali, per questo compiuti i dodici anni smisi di riceverne. Era piuttosto triste non avere regali sapete, ma dopo un po' ci facevi l'abitudine e comunque, se avevo bisogno urgentemente di qualcosa, i miei genitori me la procuravano senza problemi.
Gli altri uscirono in giardino, dove mio padre e James, un suo amico di vecchissima data, prepararono il barbecue per la grigliata serale.
In casa rimanemmo solo io, mio fratello, i miei genitori e mia nonna. Non prestai molta attenzione a ciò che c'era dentro ai pacchi incartati di Mikey, avevo voglia di uscire e stare un po' con Frank, da solo possibilmente.
Michael era tutto eccitato e compagnia bella per un camion dei vigili del fuoco che gli aveva regalato la nonna, e aveva iniziato a girarmi attorno imitando la sirena dei pompieri, era piuttosto fastidioso ma in fondo lo invidiavo perchè lui riceveva dei regali ed io no.
James Davis andava allo stesso college di mio padre, si conoscevano da un sacco di tempo e compagnia bella, non mi va di parlare dell'adolescenza di mio padre, perdonatemi. In ogni caso, il veccio James era una bella persona, un brav uomo insomma, la gente non la vedeva la bellezza del vecchio James, proprio non la vedeva. Era abbastanza basso e grassoccio, con qualche mento di troppo e via discorrendo, i capelli lo avevano abbandonato da un sacco di tempo ormai, ma i suo occhi erano qualcosa di meraviglioso; era strabico il vecchio James, o qualcosa del genere, e la storia dietro il suo strabismo è molto buffa.
Questa storia risale ai tempi in cui il vecchio James aveva sei anni e qualche mento in meno.
Era il lontano Capodanno di un anno che non ricordo, e il piccolo e meno obeso James stava allegramente passeggiando per la strada, ad un certo punto vede un cane che gioca con uno di quei petardi bastardi, quelli che li compri spendendo lo stipendio e manco scoppiano. Insomma, James vede questo cane giocare con il petardo e, mosso da uno spirito di compassione, corre verso il cane per non fargli mangiare il petardo che, per forza di cose, sarebbe esploso. Quindi James prese questo petardo e, proprio mentre stava per lanciarlo lontano da se stesso e dal cane, quello gli esplose tra le mani, bruciandogli i capelli in modo definitivo e finendogli in un occhio rendendolo cieco.
Insomma, il vecchio James ha questo occhio di vetro che, essendo di vetro appunto, non segue l'altro occhio e quindi in un certo senso sembra strabico.
Ma era una bella persona il vecchio James, era proprio un brav uomo.
Nonostante il suo aspetto ripugnante, io vedevo la sua bellezza interiore, voglio dire, chi è che a sei anni rischierebbe la propria vita per salvare un povero cagnolino indifeso?
Nessuno.
Neanche il vecchio James.
In veritá aveva preso quel petardo per giocarci e quello gli era esploso in faccia, non c'era nessun cane. Io lo sapevo perchè me l'aveva raccontato sua madre la vera storia, prima che morisse, era una brava donna la vecchia signora Davis, ma suo figlio era proprio un'ingrato e via discorrendo, raccontava sempre un sacco di bugie il vecchio James.
Ma sto divagando.
Quando uscì in giardino, trovai mio padre che impugnava uno di quei cosi per girare le salsicce sulla griglia, di cui adesso non mi sovviene il nome, e il vecchio James di fianco a lui gli stava parlando di qualcosa che non riuscivo a sentire.
Gli altri erano seduti su delle sedie di legno, portate fuori dalla sala da pranzo, chiaccheravano e qualcuno sparso qua e lá accordava una chitarra; perchè dovete sapere che dopo cena, quando il cielo era nero come la pece, gli amici dei miei genitori iniziavano a suonare e a cantare attorno ad un falò, acceso in tutta sicurezza sia chiaro. Era una cosa piuttosto divertente, sentire tutta quella gente cantare canzoni tipiche della tradizione natalizia miste alle più famose canzoni rock o della band di mio padre. Billie, che nonostantetutto era un ottimo cantante, partecipava animatamente a quel piccolo concerto e, a quanto pare, anche Alex era disposto a cantare qualcosa per noi poveri mortali, parole sue, mentre Jack si lamentava perchè non aveva portato la sua amata chitarra.
Io come ogni anno, mi sedetti docilmente accanto a Billie e Frank si alzò da suo posto per venire da me.
"Cosa succede adesso?"
"Adesso mangiamo" disse Billie.
"No adesso facciamo degli stupidi giochi di gruppo e poi mangiamo."
Billie si strinse nelle spalle e Frank ridacchiò sommessamente, pensava sempre a mangiare quel ragazzo.
Mikey arrivò correndo verso di noi, sempre con il camion dei vigili del fuocoe la sua imitazione irritante della sirena, ed iniziò a girare attorno a Billie. Mio fratello adorava Billie, dico davvero, era sempre con lui e cercava di attirare la sua attenzione, io ero leggermente geloso di questa cosa ma non ci potevo fare niente, almeno quest anno avevo Frank.
"Te lo faccio ingoiare se non lo levi subito, Mikey" disse Billie sorridendo amabilmente al mio fratellino, il quale lo avrebbe mandato a quel paese se solo avrebbe saputo farlo. Invece se ne andò con un'aria triste e sconsolata e Billie si guadagnò una manata sulla testa dal sottoscritto.
"Che ho detto" chiese con tono innocente, massaggiandosi la testa.
I giochi di gruppo di cui vi parlavo prima, sono dei giochi veramente stupidi come il telefono senza fili o cambia posto se. Insomma, non è che avesso questa gran voglia di partecipare, ma dato che ero costretto mantenni la mia espressione da mi-vendicherò-un-giorno e mi sottoposi a quella terribile tortura.
Frank, dal canto suo, sembrava divertirsi proprio tanto e Billie anche, ma lui si divertiva con poco. Alex era caduto un paio di volte, mentre si alzava dalla sedia e correva verso un'altra, e si era scontrato con altrettante persone per lo stesso motivo. In conclusione era agile quanto un sacco di patate. Il ragazzo-principessa sembrava trovare amabile questo suo lato impacciato, nascosto dall'aria da duro, e ogni volta che inciampava o cadeva, gli rivolgeva uno sguardo dolce e innamorato. Li avrei uccisi entrambi, un po' perchè tutto questo loro amore mi schifava leggermente, e un po' perchè ero geloso. Voglio dire, per quale motivo al mondo Frank non guardava anche me così ogni volta che inciampavo sui miei piedi o mancavo la sedia e cadevo a terra? La vita è ingiusta certe volte.
Fortunatamente, il tempo passò in fretta e finalmente arrivò l'ora della cena. Il team composto da mio padre e James, che chiamerò Daway per motivi che non mi va di spiegare, aveva grigliato alla perfezione una grande quantitá di carne e verdure, così che anche Frank potesse mangiare qualcosa.
La carne grigliata era molto buona e, nonostante il freddo, in giardino l'aria era piuttosto calda e piacevole.
Passammo così la cena, tra le risate e il cibo e, quando tutti ebbero finito di mangiare, mio padre annunciò il tanto atteso, per così dire, momento delle canzoni.
Qualcuno tirò fuori una chitarra e qualcun'altro si sedette a terra, sulla neve fresca leggermente sciolta dal calore del falò, accanto ai suonatori.
Così iniziammo a cantare le canzoni tipiche natalizie, mentre le chitarre suonavano melodie allegre e coinvolgenti. Persino Frank prese una chitarra e, con Billie accanto a lui, iniziarono a cantare a tempo con gli altri. Io, seduto dalla parte opposta a Billie, canticchiavo sottovoce, dato che la chitarra non la sapevo suonare e il canto non era il mio forte. Frank aveva una bella voce, era molto intonato e via discorrendo, insomma era un piacere starlo a sentire.
"Gerard perchè non suoni con noi?"
Il tono di mio padre non sembrava sarcastico nè niente, per questo pensai che poteva aver detto sul serio, eppure sapeva che io la chitarra non la so suonare. Lo guardai senza capire e lui tirò fuori, per così dire, una tastiera nera lucente, di quelle che usano le rock band durante i concerti. Era un po' come il mio pianoforte, in versione portatile, magari avrei potuto suonare davvero con loro. Mi alzai avvicinandomi a mio padre, che mi mise la tastiera fra le mani sorridendo.
"È di James" disse "l'ha portata perchè tu potessi suonare con noi quest anno."
Mi voltai verso James e lo ringraziai con un'enorme sorriso, l'ho sempre detto io, che era una bella persona il vecchio James, proprio un brav uomo.
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