Capitolo 10
Non vidi Frank per tutta la settimana prima della festa, incontrai Vic una sera, mentre ero fuori con Ray, e mi disse che Frank stava male ma che stava migliorando. Io ovviamente ero preoccupato, anche perchè non mi aveva più chiamato nè niente ed io ero troppo imbarazzato per farlo.
Mancava un giorno alla festa, era venerdi, sarei potuto andare a teatro ma non ne avevo voglia, quindi rimasi in pigiama sdraiato sul letto di Billie, che era uscito.
Guardai il display del cellulare che segnava l'ora, erano le nove e mezzo. Presi un profondo respiro e lo sboccai, andando nei messaggi e cercai il numero di Frank. Dovevo sapere se stava bene, se era ancora vivo e se domani sarebbe passato a prendermi per andare a quella festa.
"Ciao Frank, volevo sapere se domani andiamo alla festa."
Esitai ad inviarlo, ma alla fine lo feci e poggiai il cellulare sul materasso.
Magari non mi avrebbe risposto.
Magari era morto.
Il cellulare vibrò e una busta apparì sullo schermo, illuminandomi la faccia di blu.
Lo presi e lessi il messaggio.
"Certo che ci andiamo! Passo a prenderti alla solita ora ;)"
Immaginai Frank che mi diceva quella frase e mi strizzava l'occhio e arrossì violentemente. Riusciva a mettermi in imbarazzo anche quando non era accanto a me.
Risposi con un secco okay, senza emoticon nè altro e spensi il cellulare.
Rimasi per un po' a fissare il soffitto, quando dico per un po' intendo qualche secolo, millennio o giù di lì. Rimasi a fissarlo per così tanto tempo, che se chiudevo gli occhi riuscivo ancora a vedere le varie crepe e le ragnatele. Spalancai gli occhi di scatto e mi alzai in piedi, accendendo la luce. Puntai lo sguardo su di una ragnatela nell'angolo del soffitto e per poco non mi venne un infarto quando vidi un ragno scendere pigramente attaccato a un filo. Lanciai un urlo e in quell'esatto momento Billie aprì la porta della stanza, guardandomi come se fossi impazzito e compagnia bella. Mi affrettai a indicargli il ragno con slancio.
"E allora?"
"Levalo" gli urlai.
"Ma anche no, che noia ti da?"
Lo presi per le spalle, iniziando a scuoterlo.
"Ho paura dei ragni" urlai scuotendolo con forza.
Billie si tolse le mie mani dalle spalle e si piazzò sotto la ragnatela.
"Domani è Halloween" disse soltanto.
"Quindi?"
"Quindi una ragnatela nella nostra stanza fa figura, come se fosse una decorazione capito?"
Fu in quel momento che Billie Joe Armstrong finì nella mia lista, quella delle scarpe da tirare alle persone. Dato che non avevo nè Andy nè Vic sottomano, pensai che lui sarebbe potuto salire al primo posto. Così mi abbassai a prendere una scarpa da sotto il mio letto e gliela lanciai, mancandolo di poco.
"Gerard!"
Mi guardò sbigottito.
"Sei impazzito?"
"Togli quel ragno o ti giuro che te la tiro e questa volta non sbaglierò" dissi minacciandolo con l'altra scarpa.
Lui sospirò e si mise in piedi sul letto, iniziando a saltare oer cercare di prendere il ragno con le mani.
"Se fai così lo farai cadere" strillai, ormai in preda al panico.
"Sta zitto Way" ringhiò lui.
Fece un ultimo salto e riuscì finalmente ad afferrare il ragno. Sorrise trionfante ed io tirai un sospiro di sollievo.
Ora, come saprete, i ragni non sono animali docili e ubbidienti, per questo il ragno saltò dalla mano di Billie e venne zampettando verso di me. Strillando saltai sul mio letto.
"Prendilo! SUBITO!"
Billie corse dietro al ragno, che si era infilato sotto al letto e, a malincuore, mi tolse la scarpa di mano e lo schiacciò.
"È morto" chiesi titubante.
Lui annuì e, con una smorfia, si gettò sul suo letto. Credo che fosse arrabbiato con me, mi strinsi nelle spalle con noncuranza. Sinceramente non mi importava che il ragno fosse morto, so che può sembrare crudele, anzi è crudele. Ma non è certo colpa mia se ho paura dei ragni, no?
Mi svegliai alle sette precise e guardai dall'altra parte della stanza, constatando che Billie era giá uscito.
Sospirando e sbuffando, mi alzai controvoglia e mi vestì. Vi risparmio la parte in cui vado a lezione e mi annoio con Ray e con altra gente che non conosco eccetera eccetera.
Neanche quella mattina vidi Frank per i corridoi o in mensa e iniziai a preoccuparmi veramente.
In ogni caso, Ray arrivò nella mia stanza alle sei. Fece una grande entrata in scena, spalancando la porta e saltellando dentro la camera.
"Giá qui?"
"E certo, dobbiamo prepararci" disse, tirando fuori da non so dove il suo costume da vampiro. Mi abbassai sotto al letto per prendere il mio, sperando di non trovare un altro ragno.
"Ciao Ray,'' disse Billie entrando nella stanza "bel costume."
Gli occhi del ragazzo si illuminarono di orgoglio.
"Grazie!"
Non mi aveva degnato di uno sguardo per tutto il giorno, immaginai che fosse ancora arrabbiato per la storia del ragno.
"Andate a una festa?"
Ray annuì: "Gerard ha un appuntamento con Frank."
Lo fulminai con uno sguardo, cercsndo di incenerirlo il più possibile.
"Beh, io vado da Alex" disse Billie prendendo un enorme lenzuolo bianco dall'armadio "ci vediamo lì."
Uscì sbattendo la porta e senza salutare.
Ray mi prese per la clavicola e mi fece sedere sul mio letto, mettendosi davanti a me.
"Che c'è?"
"Hai il costume, ma se non ti trucchi non sembrerai mai il vero Gene Simmons" disse con tono grave.
Sospirai: "Non sembrerei il vero Gene Simmons neanche se lo fossi, Ray."
Lui si strinse nelle spalle: "Beh almeno possiamo provare."
Dalla borsa che aveva a tracolla, rigorosamente nera con il logo degli Stones, tirò fuori un astuccio rosso pieno do trucchi e compagnia bella.
"Te lo puoi anche scordare Toro" dissi alzandomi.
Con la mano libera mi spinse di nuovo a sedere.
"Lasciami fare, Way."
Così dicendo prese un barattolino bianco, pieno di altra roba bianca e iniziò a spalmarmelo, con poca delicatezza, su tutta la faccia. Dopo aver fatto questo, mi disegnò due ali nere, o qualcosa del genere, attorno agli occhi, come quelle di Simmons.
"Ecco fatto" disse sorridendo soddisfatto della sua creazione.
Sospirando iniziai ad infilarmi il mio costume dai piedi, come mi aveva ordinato Ray, sennò rovini il trucco demente.
Quando anche lui fu pronto, si voltò trionfante verso di me. Aveva fatto proprio un bel lavoro su se stesso, aveva il volto così pallido che sembrava morto e i capelli pieni di gel e lacca perchè stessero fermi all'indietro. E devo anche dire che il costume gli calzava perfettamente, apparte il mantello che era un po' troppo lungo.
Toc. Toc. Toc.
Ci voltammo all'unisono verso la porta, ma solo io mi precipitai ad aprire.
Potete immaginare la mia sorpresa quando vidi un Ludwig Van Beethoven appoggiato allo stipite della porta della mia camera, solo un po' meno morto e, oserei dire, anche un po' più sexy di quello vero.
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