Prologo

Francisco Tarrega. "Capricho Arabe".

Andreas poteva quasi sentirlo, il liquido suono di quella melodia riempire la stanza.

Era buio tutt'intorno, solo la timida luce di un caminetto acceso rischiarava le sue lunghe dita affusolate che accarezzavano sapientemente la tastiera.

Era aggrappato al corpo dello strumento che ormai da anni aveva eletto a suo unico compagno di vita. Sua salvezza. Unica àncora nel mondo dei vivi che gli ricordava di non essere morto.

Come se quella fosse l'unica cosa che gli restasse da fare. Come se la sua vita non avesse più alcun senso al di fuori della musica.

Quella notte non era riuscito a dormire. E ci era ricaduto di nuovo.
Devastato da ciò che sentiva, la dose eccessiva di alcool che gli circolava nel sangue non gli aveva impedito di restare vigile.

Ed era là, chino sulla sua chitarra, con la fronte imperlata di sudore e le mani umide, a suonare con disperato trasporto.

Stava soffrendo? Forse. Ma a chi avrebbe potuto confidarlo? Chi mai lo avrebbe capito?

La fievole luce del fuoco tremò. La bottiglia di vodka vuota e riversa sul pavimento in legno luccicò sinistra. E di nuovo la melodia aveva ripreso al ritmo concitato di prima.

Andreas dondolava, accompagnando ogni singolo movimento delle dita con il corpo. Assecondava ogni nota, la sentiva scendere giù, giù, fino alle viscere, lasciando dietro di sé un travolgente calore.

Il giovane musicista manteneva una postura composta. Nonostante dentro la sua testa non ci fosse nulla di composto lui chiudeva le palpebre, lasciava che la sua mente vagasse, che la sua memoria passasse in rassegna ogni singola inclinazione di quei suoni. Stirava le labbra in un sorriso assorto, di tanto in tanto, mentre percepiva scorrere le corde sotto le sue dita e un timido sollievo lo animava.

La linea melodica mutava. La tonalità variava. E lui assecondava col corpo lo spostamento silenzioso delle sue dita sulla tastiera.

Lei era là. Lei non se ne sarebbe mai andata.

Un ciuffo di capelli gli ricadde sulla fronte sudata nella foga di quell'esibizione, tanto intima quanto teatrale. Poi la melodia aveva perso d'intensità fin quasi a sparire e lui era rimasto così, immobile, finchè anche l'ultima vibrazione non si era dissolta nell'aria.

Cedro. Suono caldo e corposo. Era in questi termini che il liutaio a cui l'aveva commissionata gliel'aveva descritta. Il legno del cedro avrebbe dato una maggiore definizione e rotondità al suono.

Andreas aveva udito solo il suono del suo respiro concitato, per un momento, poi si era rimesso in piedi barcollando pericolosamente e aveva riposto la sua compagna nella custodia vellutata.

I suoi profondi occhi scuri l'avevano osservata quasi con venerazione, mentre richiudeva con estrema delicatezza l'involucro che la conteneva.

Quando si era rimesso in piedi lo specchio gli aveva rimandato un'immagine di lui alquanto abbattuta. Non si radeva da giorni. La sua barba e i suoi capelli incolti incorniciavano il volto ora accaldato e sudato. I suoi occhi erano lucidi e spenti. Le mani tremanti apparivano, senza la tastiera della chitarra, fragili e smagrite.

Due profonde occhiaie, testimonianza della vita sregolata e dissoluta che aveva ripreso a condurre, gli scavavano il viso.

Il ragazzo volse lo sguardo al grande orologio da parete della stanza. Segnava le tre di notte.

Avrebbe dovuto chiudere occhio se l'indomani avesse voluto intraprendere il lungo viaggio che dall'Italia lo avrebbe ricondotto in Spagna.

Sospirò, stirandosi le membra indolenzite. Infine accennò qualche passo verso l'elegante divano di velluto rosso e lì crollò esausto.

Il sonno lo colse con ancora addosso i vestiti. Nel silenzio di quella notte senza luna, rimase a cullarlo solo il sommesso scoppiettio delle braci nel caminetto.

La debole fiamma ne illuminò il giovane volto provato per qualche altra manciata di minuti, poi anch'essa si spense, facendo piombare il vasto salone di quell'appartamento nell'oscurità.  

[Ho deciso di provare a cimentarmi in una storia d'amore che io stessa non so come potrà evolvere.
Sono il tipo di autrice che improvvisa, che non ama costruire tutto a tavolino, quindi costruirò questa storia giorno per giorno.
Questa volta sarò qui con voi, interagirò e sarò più che felice di rispondervi nei commenti, se ce ne saranno.
Proverò a rendere questa storia un po' più matura della altre. La mia intenzione è quella di affrontare argomenti delicati: tra questi quelli del conflitto interiore e dell'"umanità", della propensione umana a una vita sporca e dissoluta.
Cercherò di descrivere il vasto e contraddittorio sentimento dell'amore secondo l'ossimoro:
-salvezza e dannazione-.
Non mi resta che augurare una buona lettura a chi di voi lettori sceglierà di continuare questo percorso insieme a me.
-Sel]

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top