Iniziare
Il treno è prossimo all'arrivo.
Mi volto a guardare il suo volto; teso, in guardia. Ma nel corpo finge calma, tranquillità.
Appena il treno finisce la frenata prendiamo le valigie e andiamo verso l'entrata. L'aria condizionata crea un'atmosfera gelida, in contrasto con la calura dell'esterno.
«Sono questi i nostri posti», mi dice lui dopo aver attraversato un paio di vagoni.
Non rispondo, non ho le parole.
"ed ora?", mi chiedo.
Basta, basta, basta, basta.
Prendiamo posto. Lo guardo.
«Lo hai detto a tua moglie?», chiedo. La sua faccia è già una risposta, ma pretendo parole. «Allora?», insisto.
«No», risponde, fissando un punto non chiaro fuori dal finestrino. «Non è facile, non con Carlo appena nato. Non mi rompere il cazzo», conclude con tono brusco.
Sto zitto e lo guardo.
Ora è veramente lui, senza maschera, l'uomo che ho sempre conosciuto, l'uomo che ho sempre amato.
Il fiato corto mi si cuce nei polmoni.
Prendo dallo zaino il mio quaderno e una penna.
Ripenso a tutto, a tutti.
Quelle che ho fatto per arrivare qui sono state scelte difficili, rinunce. Per niente?
I volti degli sconosciuti mutano, i lineamenti sbiadiscono, i margini si rompono.
La banchina immersa nel sole diventa bianca: accecante.
I pensieri corrono: forse un futuro, forse solo il passato, forse la fine in questo momento.
Da dove iniziare?
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