Capitolo VII: Venerdì, 12 agosto 2016
Quando scesero a colazione, il mattino seguente un po' più tardi del solito, i volti di Richard e Nives erano risplendenti, cosa che riempì la coppia più anziana – di fatto, se non di età – di felicità e soddisfazione per loro.
"Allora, cos'ha detto Luigi?" Raffaella interrogò l'amica vicentina.
Nives la guardò, sentendosi interdetta per un attimo, poi si schiaffeggiò la fronte. "Santi numi!" esclamò. "Ieri sera ero talmente sopraffatta, che non ho neanche pensato di informarlo", scosse la testa come a schiarirsela. "Ora gli mando un sms. Gli ho insegnato a usare Skype sul suo cellulare, gli dico di collegarsi a internet e chiamarmi..."
"Vorrei esserci, quando lo fa", le disse Richard.
"Va bene", rispose lei, sorridendogli.
"Comunque, anch'io devo ancora avvisare i miei", osservò l'attore.
"Li chiamiamo in video dopo aver parlato con mio padre?" suggerì Nives.
"No, sono degli inetti con la tecnologia", sospirò Richard. "Dovranno accontentarsi di una normale telefonata."
"Ma mi hai detto che tuo padre ha imparato a usare Whatsapp", gli ricordò Nives. "Almeno, dopo la telefonata puoi mandargli una foto di noi due."
"Giusto!" esclamò allora l'inglese, approvando l'idea.
"Facciamo prima colazione", suggerì Jerry. "Hanno aspettato finora, possono aspettare un'altra mezz'ora, penso."
Gli altri due furono d'accordo, così si dedicarono al pasto mattutino. Quando ebbero terminato, Jerry e Raffaella si spostarono in salotto, lasciando privatezza all'altra coppia per l'annuncio del fidanzamento alle rispettive famiglie.
Nives prese il cellulare e mandò il messaggio al padre, facendo attenzione alle parole che usava per non rischiare involontariamente di allarmarlo. Poi si connesse al wi-fi della casa, di cui tutti loro avevano la password temporanea per navigare a piacimento, in modo da essere pronta quando Luigi l'avesse chiamata via Skype, cosa che fece pochi minuti dopo.
"Ciao, bella", la salutò con la sua solita flemma, ma sorridendo con evidente affetto paterno.
"Ciao papà, tutto bene?"
"Sì, benone. Fa molto caldo, ma fortunatamente ci sono i climatizzatori."
Quella primavera Nives aveva infatti insistito che suo padre climatizzasse anche la zona giorno, visto che l'anno prima aveva fatto talmente caldo che aveva dovuto rimanere relegato nella zona notte, dove i climatizzatori erano stati installati già diversi anni prima; e ora la cosa si era rivelata utilissima.
"Anche qui fa caldo, ma a parte i climatizzatori, abbiamo una bella piscina in giardino e quindi se non ce la facciamo più, ci buttiamo in acqua", Nives raccontò al padre.
"Benissimo, ottimo sistema", commentò Luigi. "Oh, ciao Riccardo!" aggiunse poi, scorgendo Richard che era entrato nell'inquadratura avvicinandosi a Nives.
"Ciao Luigi, è un piacere vedere te", rispose l'attore in italiano, sbagliando leggermente la costruzione del verbo col pronome, ma entrambi i madrelingua apprezzarono il suo sforzo e ritennero superfluo correggerlo.
"Aspetta un attimo", disse Nives, posando il telefonino al vaso che fungeva da centrotavola in modo che inquadrasse lei e Richard senza che dovessero stare appiccicati. "Abbiamo una bella notizia da comunicarti", rivelò poi sorridendo.
"Ditemi tutto", li invitò Luigi.
"Ci siamo fidanzati!" annunciò Nives gioiosamente, sollevando la mano a mostrare l'anello.
Luigi rimase a bocca aperta. "Caspita!" esclamò, senza nascondere il proprio sbalordimento. "Beh, che dire... congratulazioni! Spero solo che facciate il matrimonio qui, così potrò assistere..."
"Non intendo portare via Nives", si affrettò a dichiarare Richard. "Siamo fidanzati, ma per sposare vedremo come fare, e quando", spiegò. Di nuovo, il suo italiano era imperfetto ma chiarissimo.
"Se con questo intendete dire che vi fate scrupoli per me, scordatevelo", disse Luigi con una certa veemenza. "La cosa più importante, per me, è la felicità di mia figlia. Nient'altro conta."
"Grazie, papà", intervenne Nives, "ma al momento sono felice del fidanzamento e mi basta così. Per il matrimonio è troppo presto, ci penseremo con calma tra un po' di tempo. Intanto però volevamo metterti subito al corrente della novità."
"Avete fatto bene... Sono davvero felice per voi", dichiarò Luigi con un sorriso affettuoso. "E a proposito, magnifico anello! "
"Grazie... Per adesso, tieni per te la notizia", lo pregò Nives. "Faremo un annuncio ufficiale tra qualche giorno via Twitter e Facebook, tieni d'occhio gli account di Richard e il mio."
"D'accordo, sarò muto come un pesce", assicurò loro l'uomo più anziano, che naturalmente seguiva sia la figlia sia Richard su entrambi quei social media "Ricordo quando ho chiesto a Tina di sposarmi", disse poi in tono commosso. "È stata una grandissima emozione."
"Anche io grandissima emozione", ammise Richard.
"Non ne dubito, figliolo... posso chiamarti così, adesso?"
"Ma certo! Io sono onorato."
Nives sentì gli occhi riempirsi di lacrime di felicità: i due uomini più importanti della sua vita non solo andavano d'accordo, ma parevano essersi sinceramente affezionati l'uno all'altro. Deglutì il groppo di commozione che le serrava la gola. "Ora ti salutiamo, papà", disse poi "Vogliamo avvisare anche i genitori di Richard."
"Ovviamente! Ciao ragazzi, buona giornata."
"Altrettanto a te!" concluse Nives, mandandogli un bacio con la mano; Luigi ricambiò, poi chiusero il collegamento.
A quel punto, Richard prese il proprio cellulare, premendo il tasto di selezione veloce che corrispondeva al numero di suo padre.
John rispose al quarto squillo. "Ciao ragazzo mio", lo salutò con entusiasmo. "Tutto bene?"
"Più che bene, per la verità", rispose Richard. "C'è la mamma?"
"Sì, è proprio qui davanti a me..."
"Puoi mettere in vivavoce? Faccio lo stesso anch'io, ho Nives qui con me."
"Certamente... Fatto. Buongiorno Nives, come stai?"
"Ciao, John, sto bene, grazie. Spero anche tu e Margaret."
"Ciao Nives!" si udì la voce allegra della madre di Richard, un po' distorta dal vivavoce. "Stiamo bene, grazie. Vi state divertendo, con i vostri amici?"
"Oh sì, molto", le assicurò Richard. "Mamma, papà, abbiamo una bella notizia da darvi", fece una pausa per aumentare la suspense. "Nives e io ci siamo fidanzati: ieri le ho chiesto di sposarmi e lei ha detto di sì."
Ci fu un istante di silenzio, poi udirono la risata di Margaret. "Ma è magnifico! Cielo, come sono felice per voi, ragazzi...!"
"Congratulazioni!" esclamò John in tono chiaramente esultante. "A quando le nozze?"
"Piano, piano!" rise Richard. "Ancora non lo sappiamo, ci siamo fidanzati solo ieri!"
"Il tempo corre, ragazzo mio", gli ricordò John. "Se vuoi il mio parere, hai già aspettato fin troppo, dovevi chiederle di sposarti il giorno dopo averla incontrata!" concluse, ridendo per far capire che stava scherzando su quell'esagerazione, ma indubbiamente aveva ragione per quanto riguardava l'affermazione sul tempo che corre.
Anche Richard e Nives risero.
"Chris e Susan – e anche Abe – saranno entusiasti di sapere del vostro fidanzamento", affermò Margaret.
"Penso anch'io", sorrise Richard, "ma vi prego tutti di mantenere assoluta discrezione finché non avremo fatto un annuncio ufficiale via social media. È questione di pochi giorni."
"D'accordo, non preoccupatevi", assicurò loro John. "Ma dimmi, figliolo, che anello hai regalato a Nives?"
Richard fece segno a Nives di rispondere lei.
"Un meraviglioso smeraldo a forma di cuore", disse allora l'italiana. "Ci facciamo un paio di foto e ve le mandiamo via Whatsapp, così lo vedete, va bene?"
"Sì, perfetto!" dichiarò Margaret. "Le aspettiamo."
Salutarono gli Armitage, poi raggiunsero Raffaella e Jerry in salotto.
"Ebbene, come hanno preso la notizia, i vostri genitori?" s'informò Jerry.
"Sono assolutamente entusiasti", riferì Richard.
"Non avevo alcun dubbio", asserì l'arciere, estraendo il cellulare di tasca. "Ora chiamo Glen e sento quando può venire per le foto."
"Oh, a proposito di foto... ci faresti un paio di scatti da mandare ai miei?" gli domandò Richard, allungandogli il proprio telefonino. "Così evitiamo di fare selfie", aggiunse, guardando Nives con un sorriso complice. Lei lo ringraziò sorridendogli di rimando: si ricordava quanto lei odiasse i selfie.
"Volentieri", disse Jerry, "ma usciamo, le foto vengono sempre meglio con la luce naturale, a meno di non avere un'attrezzatura professionale..."
Dopo aver posato per alcune immagini, Richard scelse le due più belle – una foto a figura intera dove lui abbracciava Nives da dietro, ed un primo piano dell'anello – e le inviò a John. Mentre Jerry chiamava il suo amico fotografo giunse la risposta del padre, che diceva Siete bellissimi! E l'anello è stupendo. Siamo molto felici per voi!
Risultò che Glen, il fotografo, poteva venire già lunedì, così fissarono un appuntamento per le nove del mattino, quando la luce era migliore. Era Ferragosto, ma negli Stati Uniti non è un giorno festivo.
A quel punto, si recarono in città per andare da Cartier a far stringere l'anello di Nives; poiché sarebbero occorse un paio d'ore, ne approfittarono per andare a mangiare. Jerry propose un ristorante greco di sua conoscenza che rispondeva al divertente nome di My Big Fat Greek Restaurant – un chiaro riferimento al famoso film Il mio grosso grasso matrimonio greco (ingl. My Big Fat Greek Wedding) – a poco più di quindici minuti in auto dalla gioielleria, e Nives, cui piaceva molto quel tipo di cucina, accettò subito.
Il proprietario, un greco sulla sessantina dalla folta chioma brizzolata che rassomigliava vagamente a Aristotele Onassis, riconobbe l'arciere e sua moglie, nonostante fossero passati sette anni dall'ultima volta che li aveva visti; e riconobbe anche il famoso attore britannico in loro compagnia, deducendo correttamente che la graziosa bruna assieme a lui fosse la fidanzata italiana.
"Calimera",[buongiorno] li salutò in greco, andando loro incontro. "Lieto di rivedervi, signora e signor Runner, e lieto che siate venuti in compagnia."
"Buongiorno, Stavros", lo ricambiò Jerry. "È sempre un piacere venire a trovarla. Ha posto per quattro?"
Il locale era affollato, indice della sua popolarità, ma Stavros annuì. "Sì, ho ancora alcuni tavoli liberi in sala e uno sul terrazzo. Dove preferite?"
"In terrazzo, se siete tutti d'accordo", intervenne Raffaella, che amava mangiare all'aperto: la sala era climatizzata e più fresca dell'esterno, ma poiché il terrazzo affacciava su un canale d'acqua, sapeva che il caldo sarebbe stato ben sopportabile.
"Per me va benissimo", rispose Nives che, come l'amica, preferiva l'aria aperta. Gli uomini si adeguarono senza problemi.
Stavros li accompagnò ad un tavolo apparecchiato per quattro. "Farò in modo che nessuno vi disturbi, signor Armitage", assicurò poi all'attore britannico, rivelandogli così d'averlo riconosciuto.
"Grazie, signor Stavros", rispose Richard, grato di quell'attenzione.
"Non c'è di che", replicò il greco, piazzandosi a fianco del tavolo e guardandosi in giro con espressione accigliata, in modo da scoraggiare eventuali comportamenti indiscreti degli altri clienti.
Richard e Jerry, gentiluomini come sempre, scostarono le sedie per le loro dame e poi si sedettero.
"Cosa ci consiglia, Stavros?" domandò l'arciere.
"Vista la temperatura, un fresco antipasto di crostini con salsa tzatzìki; oppure dolmàdes freddi di riso. Poi, come menù del giorno, abbiamo moussakà e souvlàki di pollo."
"Si può avere un assaggio di tutto?" domandò Nives. "È da tanto che non mangio greco."
"Certamente!" sorrise Stavros. "Quattro menù di assaggi, allora?"
Gli altri tre commensali si dichiararono d'accordo.
"Efharistò", [grazie] sorrise Nives di rimando a Stavros, sfoggiando una delle poche parole di greco che conosceva.
Il sorriso dell'uomo anziano si allargò. "Parakalò", [prego] rispose quindi. "E da bere?"
"Vino greco, beninteso!" rispose Raffaella vivacemente. "Direi un bianco ben freddo."
"Ma certo!" gongolò il proprietario, felicissimo dell'apprezzamento mostrato verso le specialità del suo Paese. "Consiglio un Moschofilero."
"Non lo conosco", ammise la romana, "ma mi fido."
"Efharistò", disse Stavros, con un lieve inchino. "E posso offrirvi dell'ouzo come aperitivo?"
"Purché ben ghiacciato e allungato con acqua", raccomandò Jerry. "Altrimenti ci ubriachiamo subito", concluse, ridendo e facendo ridere anche il proprietario.
"Suggerisco anche dell'acqua", intervenne Richard, con buonsenso.
Stavros assentì e, con un cenno, chiamò un cameriere, cui diede istruzioni in greco. "Non fate caso a me", li invitò poi, mentre l'altro si allontanava. "Veglierò su di voi come un'aquila, in modo che possiate mangiare in tutta tranquillità senza l'assillo di fan invadenti."
"Grazie", gli ripeté Richard a bassa voce. "Amo e rispetto i miei fan, ma a volte ce ne sono alcuni di davvero importuni."
Poco dopo sopraggiunse il cameriere con l'aperitivo, un liquido bianco opaco contenuto in alti bicchieri pieni di ghiaccio. Brindarono e poi presero un sorso di liquore all'anice che costituiva il tipico aperitivo greco.
"Penso che ti abbiano ripreso in almeno quattro", commentò dopo Jerry, scuotendo il capo. "Tra qualche minuto sarai su ogni social network, con mille mila fan che si chiedono l'un l'altro cosa stai festeggiando..."
"Lo sapranno tra pochi giorni", ridacchiò Raffaella
Nives si sentiva ancora a disagio riguardo all'esposizione mediatica e lo espresse con un sospiro leggermente spazientito. "Vorrei che la gente imparasse a farsi i ca... cavoli suoi", borbottò, correggendo all'ultimo momento un'espressione altrimenti troppo colorita, trovandosi in pubblico.
"Le persone intelligenti lo fanno", osservò Richard, assennatamente. "Purtroppo basta una persona non intelligente su cento a rovinare tutto; ma solo se tu glielo permetti. Ho imparato a ignorarle, almeno per la gran parte. Poi ovvio, se esagerano anch'io mi innervosisco."
"A innervosire te, ce ne vuole!" commentò Nives. "Io non ho molta capacità di sopportazione", scosse la testa. "Uno dei miei peggiori difetti", ammise.
"O forse invece uno dei tuoi migliori pregi", la contraddisse Raffaella, a sorpresa. "A sopportare troppo, si passa per scemi."
"Vero", confermò Jerry. "Una cosa che ho imparato col tempo è che, in qualsiasi modo si agisca, da pazienti o da impazienti, ci sarà sempre e comunque qualcuno pronto a criticare. Alla fine, ho deciso di infischiarmene e di essere me stesso. Non piacerò sempre né piacerò a tutti, ma almeno non mi faccio paranoie inutili."
"Ben detto", approvò Nives. "Penso sia l'unica maniera per non uscirne pazzi."
Anche gli altri annuirono ad indicare che concordavano; poi arrivò il vino, del cui assaggio s'incaricò Raffaella. Dopo la sua approvazione, Stavros versò nei bicchieri e i quattro brindarono.
Poco dopo giunsero gli antipasti, ossia la salsa di verdure a base di yogurt chiamata tzatzìki e gli involtini di foglie di vite lesse farcite di riso bollito e zucchine ossia i dolmàdes.
Mangiarono sotto la protezione di Stavros, il cui cipiglio non permise a nessuno di avvicinarsi, anche se non mancarono sorrisi e cenni di saluto che vennero puntualmente ricambiati, con estrema educazione, dall'attore britannico.
Agli antipasti seguì la moussakà, piatto simile alle lasagne al forno italiane ma a base di melanzane fritte invece delle sfoglie di pasta; ed infine i souvlàki, spiedini di pollo aromatizzati con rosmarino, origano, aglio e paprika, con un contorno d'insalata mista.
Terminato il pranzo – che venne offerto da Richard nonostante le proteste di Jerry – tornarono da Cartier, dove trovarono l'anello pronto che calzava a pennello al dito di Nives, ed infine partirono per tornare a casa. Il tempo si era rannuvolato e poco dopo udirono tuonare minacciosamente.
"Mi sa che ci beccheremo un bel temporale", commentò Jerry, lanciando un'occhiata al cielo cupo.
"Un po' di pioggia rinfrescherà questo caldo", osservò Raffaella.
"Vero", fu d'accordo Richard, che tra loro quattro era quello che soffriva di più il caldo. "Non mi spiace affatto che piova..."
Arrivarono a casa sotto una pioggia torrenziale; grazie ai telecomandi, entrarono nella proprietà e poi in garage senza dover scendere dalla macchina, altrimenti si sarebbero inzuppati fino alle ossa.
"Niente piscina oggi, mi sa", commentò Nives ridendo, mentre entravano in casa.
"Propongo un gioco da tavolo", disse Jerry. "In aeroporto ho trovato il Monopoli di Guerre Stellari, che ne dite di inaugurarlo?"
"Certo che sì", rispose Raffaella. "Che ne dite, fidanzatini?"
Nives sorrise emozionata a quella definizione. "Il Monopoli ci sta sempre", affermò poi, e anche Richard annuì.
Mentre il padrone di casa andava a prendere il gioco, gli altri tre si recarono in salotto e liberarono il tavolino.
Poco dopo, Jerry tornò con la scatola del gioco nuovo di zecca e cominciarono i preparativi, con Jerry che distribuiva i soldi e Richard le proprietà.
"Come facciamo per le pedine?" domandò Nives. "Io le assegnerei in base alle caratteristiche di ciascuno."
"Ovvero?" indagò Richard, incuriosito.
"A te darei Luke Skywalker, perché a suo tempo ero pazza di lui e adesso sono pazza di te", rispose lei, tra il serio ed il faceto.
"Grazie, sono onorato d'aver preso il posto di Luke Skywalker nel tuo cuore", dichiarò l'attore sullo stesso tono.
Nives si sporse verso di lui e gli diede un rapido bacio sulle labbra. "Adesso ci sei solo tu, nel mio cuore", gli disse sottovoce, poi tornò a rivolgersi agli amici. "A te, Jerry, darei Han Solo, perché spara più veloce della luce, così come Occhio di Falco tira frecce."
"In effetti, Han Solo è il mio preferito nell'universo di Star Wars", dichiarò l'arciere, divertito.
"E a me?" domandò Raffaella.
"La principessa Leia, perché come te, è cara e buona ma se le fai girare le scatole prende un blaster e ti vaporizza!"
Tutti scoppiarono a ridere a quella descrizione, perfettamente azzeccata.
"E tu chi prendi?" domandò Richard.
Nives prese la pedina prescelta e la mostrò loro. "Yoda, naturalmente! Piccola sono, e la via della spada percorro", spiegò, imitando la caratteristica parlata del mitico piccolo grande Maestro Jedi. Di nuovo, tutti risero di cuore.
A quel punto, Nives prese le loro pedine e le posizionò sul via. Frattanto i due uomini avevano finito la distribuzione, così tirarono i dadi per stabilire l'ordine di avanzamento, e poi cominciarono a giocare.
Le ore passarono velocemente; ad un certo punto, Richard dovette dichiarar bancarotta e si ritirò dal gioco, poi fu la volta di Nives. La battaglia tra Jerry e Raffaella fu dura, ed alla fine la spuntò l'arciere.
Era ormai ora di cena.
"Che ne dite se ordiniamo una bella pizza gigante?" propose Jerry. "Non saranno come quelle in Italia", aggiunse, "ma da Luigi – napoletano verace – hanno il forno a legna e fanno consegne a domicilio."
"Finora le mie esperienze di pizza all'estero sono sempre state negative, ma sì, dai, proviamoci", accettò Nives, annuendo. "Tanto più che si chiama come mio papà! Jerry, quanto grande la fanno, la pizza gigante? Abbastanza per due mangioni come voi?" indagò strizzando l'occhio ai due uomini, che non poterono far altro che sogghignare, riconoscendosi nella descrizione.
"Ne fanno una di ottanta centimetri di diametro, usando tre pezzi di pasta", raccontò poi l'americano. "La farciscono a spicchi in vari modi, ad esempio un pezzo con prosciutto e funghi, l'altro con carciofi e olive, un altro ancora con i gamberetti, eccetera. Basta eventualmente dirgli cosa non vogliamo, tra gli ingredienti."
"Suona invitante", commentò Richard. "Ci sto."
Fu così che, quarantacinque minuti dopo, il furgoncino della pizzeria italiana Luigi's Coal Oven Pizza arrivò a consegnare una pizza tanto enorme da occupare praticamente l'intero tavolo da pranzo. Era già tagliata a spicchi, così non dovettero faticare; la mangiarono chiacchierando allegramente, e Nives dovette ammettere che non era per niente male. Vi abbinarono un'eccellente birra rossa dall'intrigante nome di Prohibition, con chiaro riferimento al Proibizionismo, scovata da Jerry al supermercato dove si rifornivano.
Finita la cena, rigovernarono rapidamente e poi, non potendo stare fuori sul patio a causa del maltempo, si sedettero in salotto a sorbire un caffè e a fare qualche partita a poker, scommettendo caramelle. Stavolta fu Nives a far furore, vincendo quasi tutte le mani.
"Basta, mi arrendo", disse Richard alla fine, ridendo. "Non ho più niente, al massimo potrei giocarmi i vestiti."
Nives rammentò che Raffaella le aveva raccontato che lei e Jerry qualche volta si divertivano a giocare a strip poker e colse la palla al balzo. "Se vuoi, io e te possiamo continuare in camera da letto..." suggerì, assumendo un'aria da monella che l'attore britannico trovò irresistibile.
Si alzò di scatto. "Andiamo subito!" esclamò teatralmente, facendo ridacchiare l'altra coppia.
Nives si alzò a sua volta e si rivolse agli amici in tono fintamente serio. "Raffi, Jerry, se volete scusarci, Richard e io dobbiamo discutere in privato..."
"Vi scusiamo volentieri", ridacchiò la romana. "Soprattutto perché penso che anche Jerry e io potremmo voler discutere dello stesso argomento..."
I due uomini si scambiarono un'occhiata ridente.
"Penso che le nostre donne ci conceranno per le feste", sghignazzò Jerry.
"Domani mattina, colazione con lo zabaione", rincarò la dose Richard.
Ridendo, i quattro amici si affrettarono a riordinare il salotto, mettendo via carte e caramelle, e poi salirono al piano di sopra. Si augurarono vicendevolmente la buonanotte e poi si ritirarono nelle rispettive stanze da letto.
Non appena posero piede nella loro camera, Richard prese Nives tra le braccia e la strinse a sé, avvicinando il viso al suo. "Non hai bisogno di battermi a poker per togliermi i vestiti", mormorò, prima di posare la bocca su quella di lei. Cominciò con il mordicchiarle dolcemente il labbro inferiore, per poi passarvi la lingua in una carezza provocatoria.
Nives sentì il fiato mancarle, come sempre quando lui faceva sfoggio di tutta la sua notevole abilità di baciatore, affinata in anni di baci scenografici e di cui lei adesso era la principale beneficiaria. Lo contraccambiò catturando la punta della sua lingua tra le labbra e sfiorandola con la propria, lentamente, sensualmente.
Con un ansito, Richard la strinse di più, premendo il bacino contro il suo ventre in modo da farle sentire la durezza della propria virilità eccitata.
Nives gemette, mentre la sua femminilità reagiva avvampando di calore; poi Richard le lasciò le labbra, cominciando a scendere verso il suo collo, lasciando una scia di piccoli baci e morsi che la fece gemere di nuovo.
"Sei... sei un mascalzone!" sospirò, rammentando una situazione simile tra Aryon e Nerwen, in cui lei lo aveva definito così.
"Sì", confermò l'attore, senza interrompersi. "Un terribile mascalzone che adesso ti farà l'amore fino a lasciarti senza parole..."
"L-Lo fai s-sempre..." balbettò Nives, mentre lui le accarezzava lentamente la curva dei glutei; abbassò le mani e fece altrettanto, affondando le dita nella carne soda.
Richard le levò la maglietta, scoprendo il reggiseno color rosa antico; la sagoma dei capezzoli eretti era ben visibile attraverso il pizzo leggero e lui li accarezzò delicatamente con le dita. La sentì sospirare di piacere ed allora si chinò, prendendo un duro bocciolo in bocca e suggendolo attraverso la sottilissima stoffa.
Nives gli prese la testa tra le mani, passando le dita tra i suoi capelli scuri; li aveva lasciati crescere un po', rispetto a come li portava a Berlino per il personaggio di Daniel Miller, e adesso erano fluenti come piacevano a lei.
La suzione si fece più forte mentre lui le abbassava la cerniera dei pantaloni; Nives ansimò, sentendosi incendiare. Desiderò che Richard la facesse sua subito, poi divenne consapevole del fatto che erano stati in giro tutto il giorno. Non le piaceva presentarsi al suo uomo men che fresca, così quando lui si staccò per passare all'altro seno, lo fermò. "Vorrei fare la doccia, prima", gracchiò.
Richard, che condivideva con lei l'amore per la pulizia personale, comprese; ma era riluttante a lasciarla andare. "Solo se mi permetti di farla con te", ribatté.
"Che idea fantastica", mormorò la donna. Si allontanò da lui e si liberò dei pantaloni, rivelando culottes accompagnate al reggiseno; la parte posteriore era quasi trasparente e lei, da vera monella, si girò e si diresse in bagno facendo ondeggiare i fianchi in maniera molto sexy.
Richard rimase un attimo imbambolato ad ammirare bramosamente le sue grazie; poi, ripigliandosi, si tolse rapidamente tutti i vestiti e, una volta nudo, si affrettò a seguire la fidanzata in bagno.
L'acqua stava già scorrendo, mentre Nives si stava legando i capelli sopra la testa. Vedendolo riflesso nello specchio del lavabo e notando la sua nudità, si girò a guardarlo da capo a piedi con aperto apprezzamento, soffermandosi sfacciatamente sul simbolo eretto della sua mascolinità. Senza accorgersene, si umettò le labbra, vogliosa di assaggiare il suo lecca-lecca preferito.
Vedendo la punta della sua lingua saettare tra le sue labbra mentre lo guardava, Richard si sentì inturgidire ulteriormente. Cielo, Nives sarebbe stata capace di farlo arrivare quasi solo guardandolo...!
Nives si distolse a forza dalla contemplazione del suo bellissimo uomo. "L'acqua è pronta?" domandò, accennando al box della doccia accanto a lui.
L'attore si riscosse ed allungò una mano per sentire la temperatura. "La vuoi calda o tiepida?" s'informò.
"Tiepida... tanto ci penserai tu a scaldarmi", ridacchiò lei, slacciandosi il reggiseno e lasciandolo cadere a terra con noncuranza.
"Puoi scommetterci, piccola", le assicurò lui, abbassando gli occhi sulla parte che lei appena scoperto. "Sei bellissima..."
Lei sapeva perfettamente che, da un punto di vista obiettivo, non era vero, che al massimo era carina; ma era felice che, nonostante questo, lui la pensasse così. "Grazie", mormorò, cominciando ad abbassare le culottes.
Richard la osservò avidamente, apprezzando la vista della sua amabile nudità; poi le porse la mano, che lei prese, e la precedette nel box doccia.
Il primo spruzzo d'acqua che la raggiunse le sembrò freddo, ma come aveva previsto, bastò che Richard cominciasse ad insaponarla per sentir di nuovo caldo.
L'attore si mise dietro di lei e, dopo essersi versato un po' di docciaschiuma in mano, le deterse la schiena e i glutei, soffermandosi su di essi con intenzione; poi replicò col docciaschiuma e, appoggiando il petto contro la sua schiena, cominciò a passarlo sul suo ventre, salendo verso l'alto, massaggiando gentilmente il seno, stuzzicandone sapientemente le punte ipersensibili con le dita.
Nives sentì nuovamente fremere la propria carne, che già anelava ad esser colmata da quella di Richard; poi le mani di lui ridiscesero verso il centro del suo corpo e lei schiuse le gambe in attesa del suo tocco. L'attore la deterse con delicatezza e Nives si tese, sospirando di piacere, aspettandosi che le carezze diventassero erotiche, ma invece, sorprendendola, lui si ritrasse. Un po' delusa, Nives si sentì guidare sotto il getto dell'acqua, che lavò via tutta la schiuma, e dopo Richard le porse la bottiglietta del docciaschiuma.
"Tocca a te", dichiarò. Il suo sguardo malandrino le disse che il suo ritrarsi era stato fatto apposta per provocarla. Ah, ma ora si sarebbe vendicata...!
Accettò la bottiglietta e si versò un po' di prodotto sul palmo della mano.
"Girati", lo invitò; Richard obbedì e lei gli insaponò l'ampia schiena, scendendo lentamente verso il basso fino a raggiungere le natiche, che trattò per poi affondarvi le dita, lavorandole come se stesse impastando.
"Ehi!" protestò Richard, ridendo; per tutta risposta, lei gli mollò un doppio pizzicotto. "Ehi!" ripeté lui, ridendo più forte. "Ma che fai??"
"Le tue guanciotte posteriori sono così soffici che non si può resistere alla tentazione di pizzicarle", spiegò Nives, ridendo a sua volta.
"Come sarebbe a dire, soffici?" contestò lui. "E io che lavoro sodo per mantenere muscoli tonici..."
"Oh, lo sono", gli assicurò la donna, prendendo dell'altro docciaschiuma, "ma il tuo culetto è proprio morbidoso... mentre qui sei di marmo..." proseguì, passandogli le mani da dietro sul ventre e sul torace, accarezzando tutti i duri rilievi dei suoi muscoli, ancora in ottima forma dopo l'allenamento a cui si era sottoposto per la parte in Berlin Station. "Per non parlare di qui..." continuò, scendendo ad afferrare il suo scettro virile. Con soddisfazione, sentì Richard sussultare; cominciò a massaggiarlo eroticamente: se lui si era rifiutato di stuzzicarla, lei invece aveva intenzione di farlo impazzire.
"Cos... cosa fai...?" ansimò l'attore.
"Mi vendico", ribatté lei, sogghignando, prima di mordicchiargli una spalla, mentre continuava a manipolarlo.
"Attenta Nives... potrei ribaltare la situazione...!" la minacciò lui, rauco.
"Ah, guarda, ho una paura terribile", ridacchiò lei. Smise di toccarlo, ma solo per spingerlo sotto lo spruzzo; quando fu risciacquato, tornò a chiudere la mano attorno al suo membro gonfio di desiderio, accarezzandone la punta col pollice, per poi scendere e sfiorare la base.
Richard emise un rantolo, senza fiato: era ormai così duro che cominciava a dolere; abbassò la mano e la posò su quella di Nives, fermandola gentilmente, poi intrecciò le dita con le sue e la scostò. Girandosi, la strinse a sé con l'altro braccio. "Lo sai, che sei tremenda..?" le mormorò.
"E a te piaccio proprio così, no?" replicò lei sorridendo da furfantella.
"Esattamente", confermò l'attore, abbassando il capo e prendendole le labbra in un bacio rovente, che Nives ricambiò con uguale fervore.
Quando staccò la bocca dalla sua, Richard si abbassò ulteriormente per sfiorarle la gola con le labbra e la lingua, per poi scendere ancora fino ai seni, che omaggiò equamente; infine si inginocchiò davanti a Nives, continuando a deporre baci a catena lungo il suo ventre, stuzzicando l'ombelico per qualche istante, ancora più giù, fino a raggiungere i ricci scuri che coprivano l'accesso alla sua femminilità. Qui fece precedere le dita, andando a tormentare deliziosamente il suo punto più sensibile; Nives si aprì a lui, consentendogli un accesso più profondo, ed allora Richard immerse una falange dentro di lei mentre le labbra prendevano il posto delle dita.
Nives mugolò, arrovesciando la testa all'indietro mentre lui lambiva il nucleo del suo piacere. Poi Richard cambiò, affondando la lingua dentro di lei per gustare il suo sapore di donna, e lei emise un alto gemito mentre i suoi muscoli interni fremevano nei primi prodromi dell'orgasmo. "Fermati..." rantolò, scostandosi bruscamente.
Privato all'improvviso del suo dolce prediletto, Richard finse di fulminarla con lo sguardo, ma Nives si inginocchiò davanti a lui, gli occhi incandescenti di passione, e lo spinse giù a sedere, la schiena contro la parete piastrellata. Comprendendo il suo intento, l'attore stese le lunghe gambe; allora lei gli si sedette in grembo e, afferrandolo, lo guidò dentro di sé. Non appena cominciò ad entrare, incapace di trattenersi Richard sollevò il bacino per completare il loro congiungimento; udì Nives emettere un lamento di piacere e sentì la gola che si chiudeva, in ugual misura per l'emozione e l'eccitazione.
Nives cominciò a sollevarsi ed abbassarsi lungo la sua solida verga, mentre lui rispondeva in controtempo, aumentando l'ampiezza dei loro movimenti e quindi il piacere reciproco. Impossibilitata ad abbracciarlo perché lui aveva la schiena appoggiata al muro, Nives gli posò le mani ai lati della testa; lui la circondò con le braccia, aiutandola a muoversi più agevolmente, mentre l'acqua scrosciava sulle sue gambe e sulla parte bassa del dorso di Nives.
Il ritmo dei loro movimenti aumentò, così come il volume dei loro lamenti ed ansiti di piacere.
"Oh, cielo, Nives...!" barbugliò Richard, chiudendo gli occhi. "Sei... sei meravigliosa!"
"Tu... tu sei meraviglioso, Richard!" boccheggiò Nives, mentre i suoi muscoli interni cominciavano a tremolare, preannunciando il compimento del loro atto d'amore; pochi istanti dopo si sentì scaraventare nel vortice del piacere e lanciò un gemito estatico, gettando indietro la testa mentre tutto il suo corpo, ma anche la sua anima, tremava nel parossismo del culmine.
Alla prima contrazione che sentì attorno a sé, Richard lasciò andare il proprio controllo e si permise di venir travolto dall'orgasmo; il suo gemito si unì a quello di Nives mentre sussultavano insieme sulle vette del piacere, godendo della soddisfazione dell'altro ancor più che della propria.
Superato il picco, si afflosciarono l'uno tra le braccia dell'altra; Nives adagiò il capo sulla spalla di Richard, il naso contro il suo collo.
Richard posò le labbra sulla fronte di lei. "Nives, mia Nives", bisbigliò. "Ti amo così tanto che mi manca il respiro..."
Nives sentì un groppo in gola; momentaneamente incapace di parlare, si strinse all'uomo per comunicargli la sua commozione. Deglutì un paio di volte e finalmente riuscì a ritrovare l'uso della favella. "Anche io ti amo così tanto che mi manca il respiro..."
Richard mosse la testa, abbassando il viso e cercandole la bocca; lei lo assecondò, sollevando il volto verso il suo. Si baciarono profondamente, con la tenerezza del vero sentimento d'amore.
"Stiamo sprecando un'enormità di acqua", osservò poi Nives, sospirando. "Meglio muoversi..."
Si separarono con la consueta riluttanza, poi si sciacquarono ancora, ed infine chiusero il rubinetto ed uscirono dal box; anche se l'acqua era stata tiepida, e non bollente, il vapore aveva riempito il bagno, appannando la cabina della doccia, lo specchio e i vetri della finestra.
Si asciugarono, avvolgendosi nei leggeri accappatoi di microfibra, poi aprirono la finestra per far uscire il vapore. Infine tornarono in camera e andarono a dormire, come sempre accoccolati tra le braccia l'uno dell'altra.
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