Capitolo V: Sabato, 6 agosto 2016
Il viaggio di Raffaella e Jerry era stato tranquillo. Erano andati in macchina fino a Roma, dove avevano pernottato dai genitori di lei; poi avevano preso un volo diretto per Miami. Erano atterrati a metà pomeriggio; incappati in un controllo a random della dogana aeroportuale, avevano dovuto aprire marsupi, bagagli a mano e valigie per l'ispezione, che gli addetti avevano eseguito coi guanti di lattice, coscienziosamente ma senza lasciare la loro roba in disordine. Alla fine comunque i doganieri li avevano ringraziati per la collaborazione e salutati con cortesia.
I coniugi Runner ripresero possesso dei loro averi e si diressero all'uscita, davanti alla quale stazionavano i taxi. C'erano diverse persone in fila, ma le vetture erano numerose e occorsero soltanto pochi minuti prima che fosse il loro turno. Un uomo anziano dalla pelle scura che contrastava in maniera drammatica con la chioma candida, probabilmente di origine indiana o pakistana, aprì loro la portiera del suo taxi.
"Buongiorno", li salutò con un sorriso cordiale, in un inglese fortemente accentato. "Prego, date pure a me", aggiunse, accennando ai loro bagagli.
Jerry lo aiutò ugualmente a caricare le valigie, poi salì sul sedile posteriore accanto alla moglie e il tassista prese posto alla guida. S'immisero nel traffico pomeridiano, fortunatamente non troppo intenso, e una quarantina di minuti dopo erano arrivati all'agenzia che gestiva l'affitto del villino della famiglia Runner. Lì, Jerry ritirò le chiavi e il telecomando che apriva il cancello e il garage, poi proseguirono fino alla casa, lontana meno di dieci minuti, situata in un quartiere residenziale a poche centinaia di metri dall'oceano. L'autista li aiutò a scaricare il bagaglio e a portarlo fin sulla soglia della casa, un bell'edificio a due piani in stile mediterraneo.
Dopo aver pagato la corsa, Jerry aprì la porta con le chiavi, entrò e rapidamente batté sulla tastiera il suo codice personale per disattivare l'allarme. Raffaella entrò subito dopo, trainando il proprio trolley.
"Non vedo l'ora di farmi una doccia", disse con un sospiro: per quanto la business class fosse comoda, undici ore abbondanti di volo erano pur sempre tante.
"C'è anche l'idromassaggio, se vuoi", osservò Jerry, e Raffaella ricordò che, quando la villetta era stata recentemente ristrutturata, avevano installato una Jacuzzi.
"Non stavolta", declinò. "Meglio una doccia veloce e poi dormire come si deve."
Jerry annuì, trovandosi d'accordo perché, dopotutto, per il loro ritmo circadiano erano già quasi le dieci di sera, e quando avessero finito di rinfrescarsi sarebbero state le undici. Avrebbe significato alzarsi al mattino prestissimo ora locale, ma in questo modo avrebbero recuperato più velocemente il jet lag.
"Vai prima tu", invitò la moglie, sempre cavalleresco. "Io intanto do un'occhiata in giro per vedere se è tutto a posto, e soprattutto cosa Tala ha messo in frigo", aggiunse, riferendosi alla domestica filippina che si occupava della casa e degli ospiti – quando c'erano – da oltre dieci anni.
Raffaella salì al piano superiore, dov'erano situate le camere da letto, e si recò in quella in fondo al corridoio, che lei e Jerry avevano condiviso durante la luna di miele; per Richard e Nives, aveva fatto convenientemente preparare la camera all'altra estremità, in modo che entrambe le coppie avessero il massimo della privacy. Con due camere matrimoniali e una tripla più uno, la casa poteva ospitare comodamente otto persone.
Una volta arrivata, Raffaella aprì la valigia, prendendone però soltanto il necessario per la notte, essendo troppo stanca per mettersi a riporre tutto nell'armadio e nel cassettone. Il climatizzatore al minimo aveva fatto raggiungere alla stanza una temperatura ottimale, notò compiaciuta: Tala era davvero molto efficiente.
Dopo essersi rinfrescata, Raffaella si mise la corta camicia da notte viola che era una delle sue preferite e tornò in camera, dove abbassò le tapparelle. Non vedeva l'ora di mettersi a letto e dormire, pensò sbadigliando.
Jerry entrò proprio in quel momento e la vide. Per riflesso, sbadigliò anche lui ed entrambi si misero a ridere.
"È proprio il caso di farci una bella dormita", commentò Jerry. "Vuol dire che domattina andremo a vedere il sorgere del sole in spiaggia."
"Ci sto", approvò Raffaella, infilandosi sotto le lenzuola. "Magari ci portiamo la colazione?"
"Idea fantastica", annuì l'uomo; cominciando a spogliarsi, notò la sua maglietta da notte preferita stesa sul letto. "Grazie, amò", sorrise alla moglie, parlando con perfetto accento romanesco.
"De niente", rispose lei, sorridendogli di rimando.
Quando Jerry tornò, dieci minuti e una doccia più tardi, trovò Raffaella già addormentata. Facendo molto piano per non disturbarla, si stese accanto a lei e spense la luce.
Domenica 7 agosto 2016
Come previsto, Raffaella e Jerry si svegliarono molto presto, prima delle cinque; avendo dormito più che a sufficienza, si alzarono e si vestirono adeguatamente – la mattina così presto faceva alquanto fresco, in spiaggia – poi scesero in cucina, dove prepararono un cestino per fare colazione in riva all'oceano.
Aprendo l'enorme frigo a due ante, dotato di dispenser di ghiaccio, Jerry indicò a Raffaella una confezione sottovuoto. "Tala s'è ricordata di prendere le mie salsicce preferite", la informò.
Lei annuì, riconoscendo i salsicciotti affumicati che Jerry adorava, poi le venne in mente una battutaccia. "Io preferisco un altro tipo di salsiccia..." dichiarò in tono malizioso.
Jerry intese subito il doppio senso e scoppiò a ridere. "Ah, e a me piace molto una certa... pagnottella dove infilare la suddetta salsiccia", ribatté prontamente.
Si sbellicarono dalle risate: adoravano scherzare in quel modo sfacciato.
Prepararono delle frittatine, bacon alla griglia e pancake; collocarono il tutto in una borsa di paglia, aggiungendo pane a cassetta e un thermos di caffè appena fatto, piatti, bicchieri due grandi tazze e posate – tutto di plastica – e tovaglioli di carta; in una borsa termica riposero invece una bottiglietta di sciroppo d'acero, due vasetti di yogurt naturale, cereali, mango a pezzetti, una bottiglia di latte e una di succo d'arancia.
Era ancora buio e tutto era molto quieto quando terminarono i preparativi: avevano tutto il tempo di raggiungere la spiaggia e mettersi comodi prima di vedere sorgere il sole. Caricarono la borsa, assieme a una coperta da picnic, di quelle con un lato impermeabile e ripiegate come una valigetta, nel bagagliaio della macchina presa a noleggio e fatta portare a domicilio, una Chevrolet Tahoe blu metallizzato, e vi salirono. Jerry aprì il portone del garage col telecomando, poi anche il cancello d'ingresso. Attesero che entrambi si richiudessero prima di avviarsi, dirigendosi verso il parco statale intitolato a Hugh Taylor, di fronte al quale la famosa, lunghissima spiaggia di Fort Lauderdale era particolarmente bella.
A quell'ora antelucana, il traffico era praticamente inesistente e il parcheggio sul lungomare completamente vuoto, così posteggiarono proprio vicino all'ingresso alla spiaggia, scaricarono le loro cose e scelsero il posto perfetto per ammirare il sorgere del sole che, a giudicare dal chiarore all'orizzonte, era ormai prossimo. Allargarono la coperta sulla sabbia sotto ad una palma, nella zona retrostante una torretta di salvataggio, e si sedettero faccia all'oceano. Jerry prese Raffaella sottobraccio e lei gli posò la testa sulla spalla; sembravano in tutto e per tutto una coppietta di adolescenti e non due persone sposate da anni che avevano superato da un pezzo gli anta. La spiaggia era completamente deserta e il silenzio dell'alba era interrotto soltanto dallo stormire delle fronde e dallo sciabordio delle onde sulla battigia; il rumore delle rare automobili era lontano e appena percettibile.
"Che pace", mormorò Jerry a voce bassissima, quasi a non voler rompere la quiete.
"Già", sussurrò Raffaella, imitandolo. "Peccato che non durerà a lungo."
La luce all'orizzonte di fronte a loro si intensificò, mutando colore, dapprima un delicato lavanda, poi passando per il lilla si trasformò nel rosa intenso di una stupenda aurora tropicale.
"Pensa che gli antichi romani avevano una dea per questo momento" Raffaella parlò nuovamente sottovoce per non disturbare il momento. "È a lei che dobbiamo il nome italiano di aurora, i pochi minuti prima del sorgere del sole quando l'orizzonte si tinge di rosa."
"Sì, ho sempre pensato che fosse un'idea molto romantica", affermò Jerry.
Raffaella si limitò ad annuire, poi entrambi rimasero ad ammirare il sole che sorgeva in tutto il suo splendore. Quando fu troppo luminoso, distolsero gli occhi e si dedicarono alla colazione. Mentre Jerry preparava dei comodi sandwich con il pane a cassetta, le frittatine e il bacon, Raffaella impilò alcuni pancake sui piatti di plastica rigida e li irrorò di sciroppo d'acero, poi mangiarono di gusto, annaffiando il cibo con succo d'arancia; poi fu la volta dei cereali col latte, serviti nelle tazze che poi usarono per il caffè caldo. Avrebbero tenuto per più tardi il mango a pezzetti e gli yogurt, che frattanto sarebbero rimasti al fresco nella borsa termica dotata di piastre eutettiche.
Frattanto stavano cominciando ad arrivare i primi frequentatori mattutini della spiaggia: in maggioranza, passeggiatori di cani e jogger, ma anche una praticante di Tai chi che, a piedi nudi, eseguì una forma di grande eleganza che affascinò sia Jerry sia Raffaella, pur digiuni di arti marziali.
"Facciamo due passi?" propose Raffaella.
Il guardaspiaggia era arrivato e stava aprendo la torretta; loro si erano posizionati nelle vicinanze perché così era molto meno probabile che qualche ladruncolo approfittasse della loro assenza per rubare dalle loro cose.
"Certo!" acconsentì subito Jerry.
Si alzarono e, mano nella mano come fidanzatini, si avviarono verso la battigia, dove la sabbia più compatta rendeva camminare più agevole. L'acqua era ancora fredda, così si tennero lontani dalle onde che lambivano la spiaggia.
"Sono molto felice di essere tornata qui", dichiarò Raffaella. "Grazie", aggiunse, guardando il marito con occhi splendenti.
Il suo sguardo colmo d'amore e di gioia fece palpitare il cuore di Jerry. "E io ringrazio Nives e Richard per averci fornito la spinta necessaria per farlo", commentò.
Raffaella assentì. "Già, è merito loro se ci siamo finalmente decisi."
Era tanto che progettavano di fare questo viaggio, ma ogni anno avevano rimandato. La loro attività li teneva molto occupati, ma per fortuna avevano cari amici e validi collaboratori che potevano sostituirli per quelle due settimane. Solitamente si concedevano quindici giorni di ferie in bassa stagione, in genere a fine maggio o a inizio ottobre; per questo motivo erano sempre a casa quando arrivava Nives, che aveva obbligatoriamente le ferie ad agosto. I loro collaboratori erano perfettamente in grado di mandare avanti l'attività della tenuta da soli per due settimane – e comunque, la tecnologia li rendeva raggiungibili in caso di problemi, via telefono, e-mail o Whatsapp – e Giorgio si era fatto carico della consueta festa di Ferragosto che, per una volta, poteva aver luogo nel maneggio invece che a Villa d'Altariva. Quanto alla serata enogastronomica del mese, avevano fatto slittare la data di una settimana, così sarebbero rientrati in tempo per gli ultimi preparativi.
Passeggiarono per una mezz'ora lungo il litorale; l'aria cominciò ben presto a scaldarsi, così si tolsero le giacche e tornarono lentamente indietro. Si spalmarono una crema solare dalla protezione adeguata per i tropici e poi si sdraiarono al sole, fianco a fianco sul grande telo.
Poco dopo le dieci, il sole cominciò a scottare, pertanto spostarono il telo e il resto delle loro cose all'ombra delle palme. Poiché era trascorso abbondantemente il tempo necessario alla digestione della colazione, decisero di fare il bagno. L'acqua dell'Atlantico non era calda come il Tirreno e quindi si bagnarono con attenzione prima di immergersi e fare una bella nuotata. Quando tornarono, si asciugarono e poi si sedettero sul telo per consumare gli yogurt e la frutta. Infine, tornarono a sdraiarsi, rilassandosi all'ombra delle palme e godendosi la brezza profumata di oceano.
Quando decisero di tornare a casa, si rivestirono solo parzialmente, Jerry con una t-shirt bianca e Raffaella con un copricostume rosso molto scollato. Guardando la moglie, l'arciere espresse il proprio apprezzamento. "Sei molto sexy, piccola."
Raffaella si mise in posa come una fotomodella e gli lanciò un'occhiata sensuale. "Mi piace essere sexy per te, Barton", dichiarò, chiamandolo col nome dell'Avenger di cui Jerry emulava le imprese con l'arco, uno scherzo tra loro fin quasi dall'inizio della loro conoscenza.
Infatti, Jerry rise sonoramente, poi finirono di raccogliere le loro cose e si diressero alla macchina. L'abitacolo era rovente come un forno, come c'era da aspettarsi; Jerry accese il climatizzatore al massimo finché la temperatura divenne sopportabile, ed infine salirono a bordo.
Quando rientrarono, poco dopo mezzogiorno, nonostante l'abbondante colazione e la merenda erano alquanto affamati, per un effetto collaterale del jet lag meno conosciuto degli orari di sonno sballati. Andarono quindi a fare una rapida doccia, poi scesero in cucina per preparare un pranzo anticipato per l'orario locale, ma non per i loro stomaci che brontolavano.
"Che ne dici di una bella caprese?" domandò Raffaella, che aveva adocchiato pomodori e mozzarella – di un tipo prodotto negli Stati Uniti su licenza della Galbani e quindi quasi identico a quella che si può trovare in Italia – in frigorifero, procurati dall'eccellente Tala su sua richiesta.
"Mi sembra un'ottima idea", approvò Jerry, andando ad aprire il frigo, da cui trasse il necessario.
Assieme prepararono dunque la classica insalata di pomodori e mozzarella, arricchendola di olive verdi come piaceva a Raffaella ed insaporendola con foglie di basilico fresche, prese dall'orto aromatico in vasi che si trovava in veranda; poi la consumarono fuori in giardino, nell'angolo pranzo protetto da un grande ombrellone, accompagnandola con un rosé californiano.
"Oggi pomeriggio potremmo poltrire in piscina", propose Jerry.
"Molto volentieri", disse Raffaella. "Vediamo se ci addormenteremo sui lettini, prima di sera!" aggiunse ridendo, poiché il loro orario circadiano era ancora scombussolato.
Salirono in camera e si cambiarono, poi si recarono alla piscina, una grande vasca a L con un angolo idromassaggio e un piccolo trampolino, contornata da un tavolato di legno. Dato che avevano appena finito di mangiare, non fecero il bagno subito, ma si accomodarono sulle sedie a sdraio, all'ombra degli alberi che ornavano il prato attorno alla piscina, attendendo che il sole calasse un poco prima di esporsi.
"Ho ordinato i letti col baldacchino come quelli a casa", disse Jerry. "Dovrebbero arrivare la settimana prossima."
"Fantastico! Hai avuto un'idea eccellente, sono comodissimi", approvò Raffaella, contenta.
"Concordo, per questo li ho voluti anche qui", sorrise Jerry.
Anche se erano all'ombra delle fronde, rinnovarono l'applicazione della crema protettiva, poi si distesero sui lettini, entrambi leggendo un romanzo, Jerry sul suo lettore Kobo, Raffaella un cartaceo. Quando fu trascorso un tempo sufficiente, decisero di spostare le sdraio al sole prima di fare il bagno.
Dato che erano accaldati, entrarono in acqua cautamente per attutire lo choc termico, poi nuotarono pigramente su e giù la parte più lunga.
Ad un certo punto, Raffaella si immerse con un movimento da sirena e Jerry non poté evitare di ammirare il suo bellissimo posteriore, solo parzialmente coperto dalla stoffa rossa del bikini che indossava. Quando la donna riemerse, le andò vicino e la prese tra le braccia. "Ehi, bellezza, stai attenta a come ti muovi... a quello che mostri... Non lo sai, che effetto mi fai...?"
"No", mentì spudoratamente lei, avvolgendogli le braccia attorno al collo. "Dimmi, che effetto ti faccio...?"
"Questo", disse l'arciere, chinando la testa e prendendole le labbra in un dolce bacio.
Raffaella lo ricambiò con un sospiro di contentezza. Pochi istanti dopo, sentì contro il ventre la sua crescente durezza virile; emozionata ed eccitata dal constatare quanto grande – e persistente nel tempo, considerando gli anni che stavano assieme – fosse il suo potere seduttivo su di lui, schiuse la bocca e gli cercò la lingua con la propria.
Jerry non si fece pregare ed il loro bacio divenne sensuale ed appassionato; poi Raffaella staccò le labbra da quelle di lui e gli baciò il mento, il collo, il petto. Spostando la testa, gli lambì un capezzolo, poi lo mordicchiò. Jerry emise un ansito e l'afferrò in vita per stringersela addosso. Per tutta risposta, lei gli si strofinò contro, strappandogli un gemito.
"Piccola... che intenzioni hai...?" mormorò Jerry, rauco.
"Di cominciare la nostra seconda luna di miele come si deve", rispose Raffaella, con un sorrisetto sfrontato, "facendo l'amore qui e adesso..."
Jerry si sentì seccare la gola: sua moglie riusciva a farlo sentire ancora un adolescente, per il desiderio e l'emozione che era capace di suscitare in lui in ogni momento. "Molto volentieri..." bisbigliò. Fece scorrere carezzevolmente le mani sulla schiena di lei, sotto i suoi capelli bagnati, fino a raggiungere il gancio che chiudeva il reggiseno; lo aprì, poi fece scivolare in basso le spalline e tolse di mezzo l'indumento, che galleggiò via sull'acqua. Lentamente, accompagnò Raffaella in una sorta di casquè; lei lo assecondò, piegando la testa all'indietro ed esponendo il collo. Rapido, Jerry si chinò e lo sfiorò con le labbra, deponendovi piccoli, teneri baci, scivolando lentamente verso il basso, fino ad arrivare alla morbida carne che si gonfiava nei seni dai capezzoli eretti. Ne sfiorò uno con le punte delle dita, mentre suggeva dolcemente l'altro. Raffaella emise un gemito soffocato che fece scorrere un fremito lungo il suo scettro maschile, perché sentirla rispondere così alle sue carezze lo eccitava immancabilmente.
Si chinò e rapidamente le passò un braccio attorno alle spalle e l'altro sotto le ginocchia, sollevandola; lei si aggrappò alle sue spalle e gli rivolse un sorriso seducente e pieno di aspettativa. Lentamente, Jerry la trasportò verso il bordo della piscina, vicino all'angolo dell'idromassaggio dove il fondo era all'altezza giusta per quello che voleva fare. Depose Raffaella a sedere sul bordo, la parte liscia a pelo d'acqua prima della griglia, in modo che stesse comoda.
Lei si tolse rapidamente gli slip e li lanciò dietro di sé sul tavolato, rimanendo completamente nuda sotto lo sguardo avido di Jerry. Allora abbassò gli occhi sul suo turgore, a malapena contenuto dai pantaloncini da bagno, e inarcò le sopracciglia in un'espressione interrogativa. "Che fai col costume ancora indosso?"
Le labbra di Jerry si incurvarono in un sorriso lusingato. "Ai vostri ordini, mia signora..." disse, abbassandosi l'indumento e liberandosene in pochi attimi. Le mise le mani sulle ginocchia, tirandole leggermente verso l'esterno per invitarla ad aprirle, ma Raffaella fece inaspettatamente resistenza; chinandosi in avanti, afferrò sott'acqua la sua verga maschile e la accarezzò sensualmente. Jerry fremette ed emise un basso gemito di piacere, mentre sotto le abili dita della donna si sentiva diventare ancora più solido. "Sei... sei tremenda!" ansimò, reggendosi al bordo della piscina perché sentiva le ginocchia piegarsi.
"Grazie", ribatté lei con un sorrisetto malandrino; si passò la lingua sulle labbra.
Jerry gemette di nuovo. "Questa... me la paghi!" minacciò.
"Non vedo l'ora", ridacchiò Raffaella, sorniona. Lentamente, aprì le cosce; lo sguardo di Jerry venne attratto dal movimento e si fissò come ipnotizzato sulla sua femminilità che veniva rivelata. Anche se l'aveva ammirata ormai migliaia di volte, la gola gli si seccò ugualmente.
"Ti farò urlare", le promise, la voce ridotta a un sussurro roco.
"Sì... te ne prego", replicò Raffaella in tono uguale: lo aveva stuzzicato senza pietà, ma il risultato era che anche lei si sentiva eccitata oltre ogni dire.
Jerry si avvicinò, ponendosi tra le sue ginocchia ed avvolgendola tra le braccia; Raffaella gli passò le braccia dietro la schiena mentre lui le prendeva le labbra in un bacio infuocato.
L'uomo si scostò leggermente, in modo da poter infilare una mano tra i loro corpi; le accarezzò un seno, stringendolo gentilmente e poi passando il pollice sul capezzolo inturgidito. Lei sentì scosse di piacere espandersi da quel punto, ripercuotendosi nel suo centro, ed emise un lamento nella bocca di Jerry. Incoraggiato, lui fece scendere la mano ancora di più, percorrendo il ventre morbido, sfiorando i riccioli scuri che celavano l'ingresso al proprio personale giardino dell'eden, toccando la collinetta del suo piacere, fino a scivolare nel suo solco femminile; lo schiuse delicatamente e vi infilò una falange, muovendola sapientemente. Raffaella era inzuppata d'acqua e lui non poteva quindi stabilire quanto lei fosse pronta, ma il suo gemito di piacere gli disse che era sulla buona strada. Scese a baciarle la gola, mordicchiando la pelle liscia; sotto le labbra sentì il pulsare impazzito del suo battito accelerato e la consapevolezza di esserne lui la causa lo emozionò come faceva sempre. "Raffaella..." mormorò, continuando a tormentarla deliziosamente con le dita.
"Jerry..." rispose lei in un bisbiglio, fremendo sotto il suo sapiente tocco.
I suoi lamenti si fecero più forti, il suo respiro più irregolare, finché Jerry non si ritenne soddisfatto; allora tolse le dita e si posizionò contro di lei, ma poiché Raffaella aveva chiuso gli occhi, si trattenne sulla soglia. "Guardami, amore", la invitò.
Raffaella lo assecondò, riaprendo le palpebre e fissandolo negli occhi; allora lui spinse un poco il bacino in avanti, affondando appena la punta della propria carne dentro quella di lei. La vide schiudere le labbra mentre un sospiro le sfuggiva, un sospiro che conteneva una sillaba che lui adorava sentirle dire. "Sì..."
Continuò a spingere gentilmente, finché non fu completamente affondato nel caldo, accogliente pozzo della sua femminilità; poi, gli occhi negli occhi di lei, cominciò a muoversi, adagio, deciso a farlo durare a lungo.
Raffaella emise un altro sospiro di piacere; sollevò le ginocchia ed incrociò le caviglie dietro la schiena di Jerry, stringendolo tra le gambe e tra le braccia per attirarlo il più vicino possibile, nel corpo come nell'anima. "Ti amo..." gli bisbigliò all'orecchio, appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Anche io ti amo", rispose lui sottovoce, posando la mano sui suoi capelli in un gesto tenero. Continuò a muoversi piano avanti e indietro, strusciando contro il suo punto speciale, ogni spinta che aumentava il livello di reciproco godimento; ascoltò rapito i lamenti d'amore che sfuggivano dalle labbra di Raffaella, inconscio dei propri che riecheggiavano quelli di lei.
Assieme, scalarono lentamente le vette del piacere, avvicinandosi poco a poco al culmine, danzando all'eterno ritmo dell'amore; picco dopo picco, sempre più in alto, sempre più vicini a toccare il cielo con un dito, protesi non tanto ciascuno verso la propria soddisfazione, ma verso quella dell'altro. Poi Raffaella sentì un tremito percorrere le sue profondità, il primo avviso dell'approssimarsi della vetta, ed emise un'esclamazione inarticolata.
Jerry percepì il segnale, sia fisico che verbale, ed incrementò velocità e vigore delle spinte. I gemiti di Raffaella aumentarono di volume, fino ad erompere in un insopprimibile grido di pura estasi nel momento culminante; Jerry sorrise trionfante, poi venne catturato ed irresistibilmente travolto dal gorgo del piacere e gridò anche lui.
Per lunghi istanti, rimasero come sospesi al di fuori del mondo, in una dimensione paradisiaca che escludeva tutto tranne loro due. Poi pian piano ritornarono a percepire la realtà – il calore del sole sulla loro pelle, lo stormire delle fronde nella brezza estiva, lo sciacquio dell'acqua, il sentore di cloro della piscina – mentre i loro respiri affannati si calmavano, così come le pulsazioni frenetiche dei loro cuori.
"Mi hai fatta urlare per davvero", constatò Raffaella, ridacchiando.
"Beh, ogni promessa è debito", sogghignò Jerry.
"Anche tu hai urlato", osservò la donna, in tono di maliziosa soddisfazione.
Lui sollevò le sopracciglia, mentre il suo sorriso si allargava. "Tutta colpa tua", dichiarò.
"Mai stata più felice di dichiararmi colpevole", ritorse lei, facendogli una linguaccia.
Si scambiarono teneri baci, tenendosi amorevolmente stretti per un bel pezzo prima di decidersi, a malincuore, a separarsi. Recuperarono i loro costumi da bagno, tornando ad indossarli, poi si sdraiarono nuovamente al sole.
Più tardi a cena Raffaella domandò: "Quando arriva l'aereo di Nives e Richard, domani?"
"Alle undici meno dieci", le rispose l'arciere.
"Non vedo l'ora...! Stiamo bene, noi quattro assieme."
"Sì, decisamente", confermò lui. "Domani viene anche Tala", aggiunse poi. Il lunedì, il mercoledì e il venerdì erano infatti i tre giorni in cui la schiva signora filippina veniva ad occuparsi della casa.
"Mi farà piacere rivederla", disse la romana sorridendo.
Quella sera riuscirono a star svegli fino alle nove, poi dovettero cedere al sonno. Mettendosi a letto, Raffaella posò la testa sulla spalla di Jerry e sospirò di contentezza. "Mi sento la donna più felice del mondo", dichiarò sottovoce, e lo pensava veramente.
L'arciere le baciò i capelli. "E io mi sento l'uomo più felice del mondo", rispose piano.
Raffaella passò un braccio sopra al petto di Jerry, stringendolo. "Ti amo, maritino", mormorò, ormai semiaddormentata.
"Ti amo, mogliettina", bisbigliò Jerry di rimando, ricambiando la stretta.
Dolcemente, scivolarono nel sonno.
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