Capitolo IV: Venerdì 1° gennaio 2016
Il mattino seguente, cominciarono l'anno nel migliore dei modi: facendo l'amore con estrema tenerezza.
"Stamattina, colazione con cioccolata calda e pandoro", annunciò Nives quando decisero di alzarsi. "Ti consiglio però di mangiarne poco, perché ci aspetta un pranzo abbondante", Richard fece una buffa faccia per dimostrare il proprio dispiacere e lei rise. "Non preoccuparti, potrai mangiarne di più nei prossimi giorni."
Dopo una rapida doccia, Nives preparò la cioccolata calda, usando un preparato pronto di una marca che le piaceva particolarmente. Quando Richard arrivò in cucina, dopo essersi fatto la doccia e la barba, lo incaricò di tagliare due fette dal pandoro, e poi si sedettero a consumare la colazione.
"Ho l'acquolina in bocca", ammise Richard, intingendo un pezzetto del dolce natalizio nella cioccolata. Se lo mise in bocca e masticò lentamente, chiudendo gli occhi. "Divino!"
"Concordo", disse Nives, lieta di vederlo tanto entusiasta. "Non sono grande amante dei dolci e non mi strafogo mai – piuttosto lo farei con cose salate – ma ogni tanto ci sta."
Finita la colazione, si rimboccarono le maniche e lavarono tutte le stoviglie e le pentole della sera precedente, riempiendo tutto lo scolapiatti e pure il ripiano del lavello, poi asciugarono e riposero ogni cosa.
"Ci abbiamo messo pochissimo", osservò Richard. "Siamo una bella squadra, tu e io!"
Era vero, ci avevano impiegato meno di mezz'ora a fare tutto, notò Nives. "Abbiamo un detto, qui", commentò. "Uno fa per uno, ma due fan per tre. Significa che lavorando in due, si fa di più che due separatamente."
Richard ponderò sul concetto. "Direi che è vero", annuì. "Si chiama sinergia."
"Esatto!" sorrise Nives.
Una volta terminato di sistemare tutto, era ora di prepararsi. Si vestirono con formalità moderata, dato che sarebbero stati in privato. Nives scelse un abito bianco e nero con fantasia optical, abbinato a un copri spalle di morbido mohair nero e originali stivaletti in stile belle époque, mentre Richard tornò a indossare il completo della sera precedente, ma con una camicia grigio perla e una cravatta a righe diagonali azzurre e blu.
Arrivarono puntuali, quasi in contemporanea con Luigi, e salirono quindi tutti insieme al primo piano, dove si trovava l'appartamento di Francesca. La padrona di casa accolse Nives e Luigi con un abbraccio; esitò davanti a Richard, con cui dopotutto non aveva molta confidenza, ma lui le sorrise ed aprì le braccia per incoraggiarla: sapeva che era l'usanza italiana tra amici, e lui vi si adattava volentieri, con le persone che erano vicine a Nives.
"Venite, ho preparato l'aperitivo", li invitò Francesca. A differenza che a casa di Nives, che aveva un cucinotto separato dalla sala, il suo era un open space con la cucina ad angolo, il tavolo da pranzo nel mezzo e il salotto dall'altra parte. Sul tavolino erano schierati diversi tipi di stuzzichini: olive farcite con peperoni, bocconcini di mozzarella, tartine di uova di lompo, mini-cornetti salati ripieni di edamer e pancetta, e crostini con formaggio spalmabile decorati con riccioli di speck.
"La nota passione di Francesca per l'aperitivo ha colpito ancora", commentò scherzosamente Luigi.
L'amica di Nives rise. "Ammetto la mia colpevolezza!"
Livio si fece incontro agli ospiti; abbracciò Nives e Luigi, poi strinse la mano a Richard. "È bello rivederti", gli disse in italiano, con un gran sorriso.
"Per me anche è bello rivedere voi", rispose l'attore nella stessa lingua; inavvertitamente invertì l'ordine delle parole all'inglese, ma nessuno ci badò.
Marina fece capolino da dietro le gambe del padre. "Ciao", disse timidamente, sollevando gli occhi sul volto di Richard solo per un breve momento.
Richard s'accucciò davanti a lei, consapevole che la propria statura e corporatura potevano essere alquanto intimidatorie, soprattutto nei confronti di una bambina schiva come lei. "Ciao, Marina", le disse con dolcezza. "Ti ricordi di me?"
Lei sorrise ed annuì con enfasi. "Sì! Sei Riccardo, il fidanzato di zia Nives!"
"Brava", la lodò l'attore, rispondendo al suo sorriso.
Lei gli lanciò un'altra rapida occhiata. "Parli meno strano dell'altra volta."
La sua uscita lo fece ridere. "Grazie! Ho studiato molto, e se dici così, significa che ne è valsa la pena."
"Decisamente", commentò Francesca. "Complimenti per la pronuncia", aggiunse.
Richard tornò ad alzarsi. "Grazie", rispose con semplicità, ma era compiaciuto. "La cosa più difficile è ricordarmi di arrotare bene la r, ogni tanto me ne dimentico."
"Non essere troppo perfezionista", lo esortò Livio.
"Raccomandazione inutile, è nella mia natura", ammise l'inglese.
"Secondo me hai l'ascendente in Vergine", dichiarò Nives, rammentando le lezioni d'astrologia della madre. "È il segno più meticoloso dello zodiaco", spiegò allo sguardo confuso di Richard.
L'aperitivo era un semplice Prosecco spumante brut, che si accompagnava benissimo con gli stuzzichini.
"Nives ci ha detto che stai girando a Berlino", disse Francesca. "Com'è la città?"
"Molto bella", rispose l'attore. "E mi trovo bene con i colleghi, sia gli americani, sia i tedeschi. Cambiamo regista ogni due episodi, è molto interessante. A proposito di registi, ne avremo anche uno italiano, Giuseppe Capotondi, per gli episodi numero cinque e sei."
"Non lo conosco", ammise Nives.
Livio fece una rapida ricerca su Google. "Ha girato molti video musicali", annunciò. "Incluso Ligabue", disse, guardando la moglie con intenzione.
Francesca ridacchiò. "Il mio amore Liga", commentò, usando il popolare diminutivo del cantante e cantautore emiliano. "Sono sua fan dagli esordi. Prima di metter su famiglia, sono andata a diversi suoi concerti", raccontò a Richard.
"Solo video musicali?" indagò Nives, guardando Livio con aria perplessa.
"No, ha lavorato anche per cinema e televisione a livello internazionale. Sembra in gamba", concluse il suo compare, riponendo il cellulare.
Terminato l'aperitivo, durante il quale Marina si era messa a giocare con i suoi amati puzzle, si spostarono nell'area pranzo.
"Che bel centrotavola, Francesca", Luigi si complimentò, indicando la decorazione di finti rami di pino adorna di nastri, fette d'arancia essiccate, candele e bacche rosse che spiccava sulla tovaglia candida.
"Grazie!" la padrona di casa sorrise, contenta dell'apprezzamento. "Sedetevi pure dove volete, tranne qui dove mi metterò io", li invitò, indicando la sedia più vicina ai fornelli, posto strategico per poter comodamente servire in tavola.
Tutti sedettero, eccetto Nives che, come al solito, avrebbe aiutato la comare con le portate.
Poiché l'aperitivo era stato alquanto ricco, Francesca aveva saggiamente evitato l'antipasto e quindi servì subito il primo, deliziose crepe ripiene di ricotta e spinaci con le quali terminarono il Prosecco.
Per secondo, c'era arista di maiale arrosto con patate, e di contorno broccoli spadellati e cavolfiori gratinati, che vennero serviti con un Valpolicella superiore – fornito da Nives tempo addietro proprio in previsione dell'occasione – di colore rosso rubino, delicatamente profumato e di sapore corposo e armonico.
Luigi era seduto a capotavola, con Livio a destra e Richard a sinistra, in un raggruppamento maschile incoraggiato da Nives che sapeva quanto il padre amasse parlare di argomenti da uomini con altri uomini, cosa per cui aveva poche occasioni. Sollecitato da Livio, raccontò diversi aneddoti di gioventù che fecero ridere tutti, perfino Marina che partecipava poco alla conversazione.
Quando terminarono il secondo, fecero una pausa, sia per riporre le stoviglie nella lavastoviglie – cosa di cui si occupò Livio – sia per far scendere il cibo e quindi far posto al dolce.
"Marina, vieni a sederti vicino al nonno?" domandò Luigi, sorridendo alla nipotina. Non c'erano legami di sangue tra loro, ma poiché Francesca era molto più di un'amica per Nives, realmente una sorella, e poiché Francesca considerava Luigi un secondo papà, ecco che Marina automaticamente era diventata la sua nipotina.
La piccola non rispose a voce, ma si alzò e andò ed accomodarsi sulla sedia lasciata vacante dal padre.
"Cosa mi racconti della scuola?" domandò Luigi. "Ti piace?"
Marina frequentava la prima elementare in una scuola a indirizzo didattico ambientale, un po' fuori mano nella zona collinare della città. Francesca l'aveva scelta nonostante la relativa scomodità perché era una scuola particolare con insegnanti particolari, molto aperte ai problemi di Marina, dovuti alla sua grande prematurità. C'era anche una maestra di sostegno, in caso di bisogno, ma finora Marina non aveva mostrato di averne necessità.
La piccola annuì e sorrise. "Sì! La maestra Lucia è bravissima, e la maestra Paola è molto gentile. Mi piace meno la maestra Giovanna", concluse facendo spallucce.
"Io avevo soltanto un maestro", le raccontò Luigi. "Si chiamava Perin, ma non ricordo il nome di battesimo... Sai, sono passati tantissimi anni da allora."
"Più di dieci?" domandò lei ingenuamente. A sei anni e mezzo, per lei una decade era un tempo lunghissimo.
"Ah, sì, molti di più", confermò Luigi ridendo.
A quel punto, Marina si rivolse a Richard. "E tu? Quanto tempo fa andavi a scuola?"
Richard non era sicuro d'aver capito la domanda e chiese a Nives, seduta accanto a lui, che tradusse.
"Oh", rispose allora l'attore britannico. "Per me anche è passato più di dieci anni. Ma meno che nonno Luigi."
"Ti piaceva andare a scuola?"
"Abbastanza. Qualche brutto compagno di classe..."
"Brutto?"
Richard guardò Nives in cerca d'aiuto.
"Parli di bulletti?" la donna chiese conferma; al suo cenno affermativo, si rivolse a Marina. "Vuol dire cattivo. Sai, di quelli che fanno i prepotenti, che vogliono sempre fare le cose a modo loro e aver ragione anche se hanno torto."
"Oh. Capito. No, in classe con me no..."
"Meno male", commentò Nives in un tono sordo che, per un attimo, sorprese Richard, prima che si ricordasse di Patrizia, la compagna di classe che l'aveva tormentata alle superiori e che, per un'incredibile coincidenza, avevano incontrato in quel ristorante all'Elba. Era assolutamente certo che Nives avrebbe messo letteralmente allo spiedo chiunque, nell'ipotesi che avesse osato bullizzare la figlioccia.
"Marina, possiamo fare una foto insieme?" domandò Luigi, attirando di nuovo l'attenzione della bambina. La piccola annuì, ma a causa della sua timidezza non si mosse.
"Ci penso io", si offrì Nives, allungando una mano verso il padre. "Dammi il tuo cellulare..."
Luigi glielo diede, poi si chinò verso la nipotina putativa e sorrise all'obiettivo; Marina rimase ferma, senza sorridere, ma Nives sapeva come fare: le indirizzò una buffa smorfia e la bambina rise divertita.
Livio aveva ormai terminato di caricare la lavastoviglie e quindi Francesca portò in tavola il dolce, una torta paradiso al cioccolato fatta da lei medesima.
"Ho guardato su internet per scegliere il vino da abbinare", disse Livio, posando in tavola una bottiglia da mezzo litro. "A te l'onore – e l'onere – di aprirlo", aggiunse, porgendo il cavatappi a Nives.
Nives prese la bottiglia per esaminarne l'etichetta: era un Recioto della Valpolicella, un vino passito rosso. "Non lo conosco", ammise. "Sono proprio curiosa di assaggiarlo."
"Che bicchiere consigli?" domandò Francesca, aprendo la credenza.
"Ah... per i vini passiti, servirebbero calici dal fondo a V, ma se non ne hai, usiamo i flute."
Il grado alcolico era elevato, così Nives ne versò poco in ciascun calice. Il gusto dolce e intenso di frutta rossa, con un tocco di erbe aromatiche, si sposava perfettamente a quello della torta, molto zuccherina e burrosa con un sentore d'arancia.
Terminato il dessert, rimasero tutti a chiacchierare piacevolmente per un altro po'. Era tardo pomeriggio quando si congedarono per tornare a casa.
"Torna ancora a trovarci, ti aspettiamo", Livio invitò Richard, dandogli la mano.
"Molto volentieri", rispose l'attore, con sincerità. Si era trovato davvero bene con gli amici e col padre di Nives, e sperava che in futuro ci fossero altre occasioni.
Rientrati a casa, lui e Nives trascorsero il resto della serata piacevolmente rilassati sul divano a guardare altri dvd, fin quando non venne l'ora di andare a dormire.
OOO
Il tempo trascorse fin troppo velocemente per i due innamorati; Richard doveva tornare al lavoro lunedì 4 gennaio, quindi ripartì la domenica, da Venezia. Nives avrebbe voluto accompagnarlo in aeroporto per stare con lui un po' di più, ma lui la dissuase perché, come sempre, avrebbe solo posticipato il momento della separazione, senza alleviarne la tristezza in alcun modo. Trovavano sempre più pesante sopportarlo, ma erano stati consapevoli fin dall'inizio della loro storia che non sarebbe stato facile per nessuno dei due; a consolarli rimaneva il fatto che ogni volta che si ritrovavano era sempre più bella. Avevano già pianificato il loro prossimo incontro: san Valentino veniva di domenica e Nives si sarebbe presa un paio di giorni di ferie, il venerdì e il lunedì, per andare a trovarlo a Berlino.
Si salutarono quindi con un ultimo appassionato bacio, poi Richard scese per prendere il taxi che lo avrebbe portato in aeroporto. Lanciò un'occhiata verso l'alto e le finestre dell'appartamento di Nives, che lo stava guardando, soffiò un bacio e salì in auto.
Ancora una volta, Nives lo guardò andar via con un groppo in gola. Con un sospiro, si rincuorò col pensiero che, dopotutto, mancavano soltanto sei settimane alla festa degli innamorati, e che stavolta, diversamente dall'anno prima, l'avrebbero trascorsa insieme.
O almeno, così contavano di fare...
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