Capitolo IV: Lunedì 7 dicembre 2015

Alle nove in punto, venne a prenderli la loro guida per le visite di quella mattina, ovvero la cattedrale di Notre-Dame e il monumento più iconico di Parigi, la Torre Eiffel. Poi sarebbero andati a pranzo nel posto spettacolare che Richard aveva promesso a Nives. Dopo Chez Maxim's, che poteva a sua volta essere definito un posto spettacolare, Nives si chiedeva che cos'altro avesse in mente il suo affascinante fidanzato...

Il loro cicerone, che si rivelò un distinto signore sulla cinquantina, si avvicinò loro nella hall, dove erano seduti su delle comode poltrone, e chiese discretamente in inglese. "Il signor Richard e fidanzata?"

"Sì, siamo noi", confermò l'attore britannico.

"Sono Roland Duval, lieto di conoscervi", si presentò la guida con un cenno di saluto.

"Piacere nostro", rispose Richard, alzandosi. "Le presento Nives, la mia fidanzata."

"Enchanté", disse Roland, baciando galantemente la mano di Nives. "Le foto dei giornali non le rendono giustizia, madame", continuò, con la tipica cavalleria francese.

"Merci, monsieur Roland", rispose Nives con un sorriso. "Troppo gentile."

"Mia figlia è una sua grande fan, signor Richard", annunciò Roland. "Spero che mi concederà un suo autografo e una foto assieme alla sua fidanzata, Juliette ne sarà entusiasta."

"Ma certo, volentieri", accettò garbatamente Richard, dopo il cenno d'assenso di Nives.

"Grazie, siete gentilissimi. Ora prego, seguitemi, la macchina ci aspetta", li invitò Roland, precedendoli. Fuori trovarono un minivan da sei posti, guidato da un autista di colore di nome Thierry che li salutò con un cenno del capo. Salirono e partirono subito alla volta dell'Ile de la Cité, dove si trova la cattedrale gotica resa celebre in tutto il mondo dal romanzo di Victor Hugo intitolato, appunto, Notre-Dame de Paris, che narra dell'impossibile amore del gobbo campanaro Quasimodo per la bellissima gitana Esmeralda.

Thierry li portò sulla piazza antistante la splendida cattedrale, su cui campeggiava un enorme albero di Natale; scesero e si avviarono, preceduti da Roland, all'ingresso riservato ai tour guidati.

Nell'ora successiva, il loro preparatissimo cicerone raccontò loro la storia della chiesa, sorta sul sito di un tempio romano dedicato a Giove voluto da Giulio Cesare dopo la resa di Vercingetorige, su cui nel IV secolo d.C. venne costruita una chiesa paleocristiana dedicata a Santo Stefano Protomartire, in seguito affiancata da una chiesa intitolata alla Vergine Maria. Quando in seguito a un incendio le due chiese andarono distrutte, fu preferito ricostruirne una sola, quella dedicata alla Madre di Dio, che venne restaurata ed ampliata nel XII secolo per servire alla città ormai divenuta la capitale del regno di Francia.

Salirono in cima ad una delle torri campanarie, da cui passarono all'altra attraverso la Galleria delle Chimere, dove ammirarono i numerosi gargoyle e animali mostruosi per cui è famosa; poi, tornarono nella chiesa vera e propria dove poterono vedere i tanti dipinti e le sculture, che avevano tutti una storia affascinante narrata con brio e competenza da Roland.

La visita durò due ore, che volarono rapidamente grazie agli interessanti racconti della loro guida. Tornati in macchina, Thierry li portò, in una mezz'ora, a quello che è sicuramente il simbolo di Parigi più conosciuto al mondo.

"Non sono mai andato fino in cima alla Torre Eiffel", disse Richard. "Quando ci sono stato, coi miei che avevo dodici anni, il terzo livello era chiuso."

"Io invece sì", disse Nives. "Quella volta che sono venuta a Parigi in gita scolastica, abbiamo avuto un colpo di fortuna e trovato accessibile anche il livello più alto. Era marzo: ricordo che tirava un bel po' di vento e faceva freddo... Mi sa che oggi sarà molto peggio!"

Fortunatamente erano abbigliati con caldi piumini forniti di cappuccio, e con sciarpe e guanti, che di sicuro non erano esagerati, date le temperature.

Scesero al parcheggio del Champ-de-Mars e si avviarono a piedi, raggiungendo l'imponente costruzione in pochi minuti.

Roland fece loro strada verso l'ingresso riservato; salirono al primo piano, dove rimasero grandemente impressionati dal nuovo pavimento di cristallo che consentiva di guardare giù da quasi sessanta metri d'altezza. Richard e Nives si scattarono reciprocamente delle divertenti foto sdraiati per terra, con sullo sfondo la strada che passava sotto la torre; poi Roland si offrì di farne a entrambi, così si disposero con le teste vicine e i piedi in direzione opposta.

"Questa la posto su Twitter, che ne dici, Nives?" le propose Richard.

"Certo!" approvò lei, sapendo quanto piacevano quel tipo di foto ai fan dell'attore.

Roland raccontò loro molte curiosità relative alla torre, come le sue misure, il peso del metallo che la costituiva, la storia della sua costruzione, e degli aneddoti divertenti, come il fatto che alcuni parigini ancora adesso, dopo oltre centoventicinque anni dalla sua costruzione, ne denigrassero l'aspetto estetico chiamandola dispregiativamente asparago di ferro, espressione che fece ridere molto entrambi.

Salirono poi al terzo piano, senza fermarsi a visitare il secondo, così come Richard aveva concordato con l'agenzia turistica al momento della prenotazione; Nives ne fu un po' sorpresa, ma pensò che la gita fosse organizzata così e quindi non si espresse. Dalla cima, ammirarono il panorama mozzafiato della città da un'altezza di oltre duecentosettantacinque metri. Nives scattò molte foto, rammentando non senza un certo divertimento come avesse fatto lo stesso molti anni prima, da studentessa, con una reflex interamente manuale: sarebbe stato interessante fare il confronto con le foto digitali che stava scattando adesso.

Una signora di mezza età, bionda e paffuta, in compagnia di altre due, rimase imbambolata a guardare Richard, avendolo evidentemente riconosciuto. Molto timidamente gli sorrise e l'attore, colpito dalla sua espressione dolce, la ricambiò, cosa che la incoraggiò ad avvicinarsi. Le sue amiche rimasero paralizzate, mentre lei raggiungeva Richard; Roland le tenne gli occhi incollati addosso, pronto ad intervenire se avesse accennato a qualche atto inconsulto, ma la donna si fermò discretamente a tre passi di distanza.

"Che meravigliosa sorpresa incontrarla qui, signor Armitage", disse, in un inglese dal forte accento tedesco. "Sono una fan della serie Robin Hood e volevo dirle che trovo il suo Guy di Gisborne assolutamente fantastico."

"Grazie, molto gentile", rispose l'attore, col suo tipico garbo.

"Le... le chiedo troppo, di posare per una foto assieme a me?" domandò la donna.

"Molto volentieri", accettò lui.

La donna si affrettò a fare un cenno eloquente alle amiche, una delle quali aveva una fotocamera semi-professionale, poi si accostò a Richard, che le mise un braccio attorno alle spalle in modo non dissimile da quello che aveva fatto con Nives a Londra, fuori della stage door del teatro. Nives sorrise tra sé nel rammentare quel momento emozionante: non si sentiva gelosa di quella signora, Richard era gentile con tutti i suoi fan.

"Grazie, signor Armitage", disse poi la donna, dopo che l'amica ebbe fatto un paio di scatti; gli porse la mano con evidente emozione. "Venendo a Parigi non avrei mai pensato d'avere la fortuna di incontrarla. Grazie della sua disponibilità, è stato gentilissimo."

"Grazie a lei, signora", replicò affabilmente lui, stringendole la mano. "Buon proseguimento."

"Altrettanto a lei..."

Richard tornò verso Nives, che si era tenuta a distanza.

"Complimenti, amore, quella signora non aveva occhi che per te e non mi ha manco notata!" scherzò l'italiana, e vedendo che Richard assumeva un'espressione dispiaciuta, rise. "La capisco perfettamente", lo rassicurò, infilando il braccio sotto a quello del fidanzato. "Per me è stato lo stesso, quando ti ho incontrato fuori dall'Old Vic", gli sorrise teneramente. "Non hai davvero idea di che effetto fai sulle tue fan...?"

"Mah, probabilmente no", ammise Richard, accarezzando la mano di Nives posata sul proprio braccio. "Non mi monto la testa, mi rifiuto categoricamente di farlo", dichiarò poi, con convinzione. "Detesto gli arroganti e non voglio certo diventare uno di loro..."

Il sorriso di Nives divenne ancora più tenero: ecco il motivo per cui adorava il suo uomo...

Terminarono il giro del terrazzo panoramico, poi scesero al secondo piano, dove a Nives venne svelato il motivo per cui prima lo avevano saltato.

Richard si voltò verso di lei. "Mangeremo qui", annunciò, indicando il ristorante qui situato, chiamato Le Jules Verne.

Nives rimase letteralmente a bocca aperta. Guardò Richard con occhi splendenti ed un sorriso luminoso. "Si può davvero definire un posto spettacolare dove mangiare!"

Richard ridacchiò, compiaciuto di averla resa così felice. Oramai, rendere felice Nives Nardini era la sua missione nella vita e quindi lo faceva ogni volta che gli era possibile.

"Ho scelto questo invece dell'altro al primo piano", spiegò, intendendo il 58 Tour Eiffel, "per la tua passione per la fantascienza."

Nives era senza parole. Verne era uno degli autori capostipiti di quel genere letterario: la scelta del luogo non era solo spettacolare, ma anche dedicata. Lo sguardo che rivolse a Richard era così colmo d'amore e commozione che l'attore si sentì un groppo in gola.

A quel punto non avevano più bisogno dei servigi di Roland; la loro guida rammentò garbatamente all'attore che gli aveva chiesto autografo e foto per la figlia e Richard gli firmò volentieri la copertina del dvd de La Battaglia delle Cinque Armate, che Roland aveva preventivamente portato con sé quando aveva visto il nome del suo prestigioso cliente sulla prenotazione. Poi Richard e Nives posarono per una foto e per un brevissimo filmato in cui salutarono Juliette, la figlia di Roland. Felicissimo per la loro disponibilità, il francese si congedò; come per le altre guide – al Louvre e a Versailles – Richard gli fece una mancia, doppia da dividere con Thierry, poi lui e Nives si diressero all'ingresso de Le Jules Verne, dove erano attesi per l'una.

Vennero accolti da un maître in giacca bianca e cravatta, che controllò la prenotazione e con aria deferente li condusse al tavolo, da cui si godeva una vista stupenda del palazzo storico denominato Les Invalides, un tempo ospizio statale per gli invalidi di guerra ed oggi museo nazionale e sede della tomba di Napoleone.

Sempre perfetto gentiluomo, Richard scostò la sedia per Nives, e così si accomodarono. I menù tra cui scegliere erano tre; optarono per il più semplice, con sole tre portate, dato che avevano fatto una colazione abbondante.

Venne un cameriere a prendere le comande; era un bel giovanotto biondo e palestrato, che riconoscendo Richard gli rivolse un sorriso sognante prima di riprendersi e chiedere loro compitamente che cosa desiderassero, tra le pietanze offerte dal menù prescelto.

Nives optò per una zuppa vellutata di zucchine con chele di granchio, mentre Richard preferì dei calamaretti con frutti di mare, pistacchi e olive; per secondo, presero entrambi il branzino al forno con asparagi verdi della Provenza e piselli.

"E da bere?" chiese il cameriere, rivolto a Richard, che avendo prenotato era l'interpellato principale.

"Dello champagne sarebbe adeguato?" domandò l'inglese.

"Certamente", annuì il giovanotto biondo. "Abbiamo un ottimo Pommery del 2008. Si accompagna bene sia con la zuppa, sia col pesce."

Nives confermò con un cenno: anche se non se n'intendeva di vini francesi, sapeva però che lo champagne è considerato un vino da tutto pasto, abbinabile praticamente con qualsiasi cosa, per il suo gusto secco e deciso, che molti amano perfino coi dolci; lei non credeva molto nei vini così definiti, ma per le pietanze che avevano scelto era sicuramente adatto. Chiese anche dell'acqua e, quando il cameriere si fu allontanato, si rivolse a Richard. "Hai fatto colpo sul giovanotto, l'hai notato?" ridacchiò.

"Ehm, veramente sì", ammise l'attore. "Certo è un bel ragazzo", considerò con obiettività, "ma non è esattamente il mio tipo", concluse sogghignando ed accarezzandole la mano posata sul tavolo.

Nives incontrò i suoi meravigliosi occhi e vi si perse. Si sporse verso di lui. "Ti amo", gli mormorò.

"E io amo te", le rispose lui in un bisbiglio.

Il cameriere tornò con la bottiglia di champagne in un secchiello col ghiaccio e due flûte, stappò la bottiglia e versò per l'assaggio, offrendolo correttamente a Richard che aveva fatto l'ordinazione; ma l'attore lo girò a Nives.

Lei accettò il bicchiere e si accorse che il cameriere la stava guardando con aria dubbiosa; se ne sentì urtata e decise di esibire le proprie capacità di sommelier. Sollevò il calice per guardarlo in trasparenza. "Colore brillante, giallo paglierino, bollicine numerose, fini e persistenti..." annusò il contenuto dilatando per bene le narici. "Discreto profumo dei lieviti..." prese un sorso e lo tenne in bocca qualche istante prima di deglutire. "Gusto fresco e soffice, buona acidità... Oui, c'est bien", concluse in francese, deponendo il bicchiere e guardando il cameriere con espressione tranquilla.

Il giovanotto aveva sgranato gli occhi e per qualche istante rimase a fissarla stralunato; poi si riprese e versò lo champagne nei calici. "Complimenti, madame", disse infine in inglese. "Ha fatto un'eccellente analisi."

"Merci", rispose lei con nonchalance, ma sotto sotto se la stava ridendo: non era una che amava mettersi in mostra, ma non sopportava di essere sottovalutata. In passato le era successo fin troppe volte, anche da parte del suo ex marito, e da quando lui l'aveva lasciata, si era ripromessa di non permettere più a nessuno di prenderla sottogamba in nessun ambito e in nessuna occasione.

Il cameriere si allontanò e Richard la guardò con aria interrogativa. "Cos'era questa cosa?"

"Ah... non volevo fare l'arrogante, ma quando mi hai passato il bicchiere per l'assaggio, il biondino mi ha guardata in un modo che mi ha dato sui nervi..."

Richard rise piano. "Capisco, così gli hai dato una sonora lezione... Della serie: mai giudicare senza sapere! Nella fattispecie, senza sapere che sei un'esperta di vini", scosse la testa. "Hai fatto bene a metterlo a cuccia", concluse ridendo. "Non sei stata tu l'arrogante, ma lui."

"Se l'è voluta", dichiarò Nives, stringendosi nelle spalle. Memore della sera precedente, sollevò il calice verso di lui. "Voglio brindare a te, mio meraviglioso amore", disse sottovoce. "Sei la realtà che supera qualsiasi sogno io abbia mai avuto in tutta la mia vita", dichiarò in tono commosso, facendo tintinnare il calice contro quello di lui.

Richard la guardò intensamente, lo stomaco che sfarfallava. "Sei tu a essere la realizzazione del mio sogno", rispose piano.

Bevvero un sorso, gli occhi negli occhi.

"Ora mando una foto a mio papà", disse poi Nives, riprendendosi dal momento romantico. Pescò il cellulare dalla borsetta. "Gli faccio vedere il panorama..."

"No no", la contraddisse vivacemente Richard. "Ci facciamo un selfie, con lo sfondo del panorama. Che vuoi che gl'importi, della vista dalla torre Eiffel, in confronto alla figlia e al suo fidanzato?"

"Hai ragione", fu d'accordo Nives, sorridendogli grata per aver avuto quel pensiero così carino nei confronti del suocero.

Poiché Richard aveva le braccia più lunghe, gli diede il proprio cellulare e si scattarono un selfie, poi Nives si collegò al wi-fi del locale e lo spedì a Luigi, spiegando che si trovavano in un ristorante sulla celebre torre Eiffel e mandandogli i saluti di entrambi.

Poco dopo giunse la risposta di Luigi, che recitava Siete bellissimi, sono felice che vi stiate divertendo! Un bacio a te e a Riccardo. Lo lesse, traducendolo in inglese.

Prima che si scollegasse da internet, Richard le domandò. "Già che ci sei, daresti un'occhiata su YouTube? Penso che la nostra uscita di ieri da Maxim's sia già stata pubblicata. Ho visto almeno tre persone che filmavano col cellulare..."

"Che seccatura", sospirò Nives. "Non si può avere un minimo di privacy..."

"Non nell'era digitale", dichiarò Richard.

Nives annuì, concordando. "Però dai, dopotutto non abbiamo niente da nascondere, e finché si limitano a filmare o fotografare senza venire a disturbarci, posso sopportarlo."

"Vero", confermò Richard. "Sono gli inconvenienti della notorietà. Diventa davvero brutto solo quando cercano di invadere la sfera strettamente privata, come quando hanno provato a fotografarmi sotto la doccia, mentre ero a Vancouver per Brain on Fire..."

"Questa non me l'avevi raccontata", osservò Nives, guardandolo con finto rimprovero.

"Non ci ho pensato", ammise lui. "La sicurezza dell'albergo è intervenuta e ha confiscato la fotocamera; non ho sporto denuncia perché era una ragazzina di quindici anni e mi spiaceva per lei, però s'è presa una bella lavata di capo dai genitori e penso che non si sognerà più di fare una cosa del genere."

Nives fece una smorfia. "Meno male che non erano genitori del tipo giustifico tutto di mio figlio a prescindere, solo perché è mio figlio... Mi sembra che, per colpa di questo tipo di atteggiamento genitoriale, gli adolescenti moderni siano molto più irresponsabili di quanto lo fossimo noi alla loro età: io non mi sarei mai e poi mai neppure sognata di cercare di fotografare il mio idolo di allora sotto la doccia!"

Richard annuì per dichiararsi d'accordo, poi fece mostra di ripensare a quanto detto e guardò Nives con aria fintamente adombrata. "Sono geloso", dichiarò teatralmente.

Lei gli lanciò un'occhiata confusa. "Come?"

"Hai avuto altri idoli... sono geloso di loro. Voglio sapere chi sono!" le ordinò.

Il suo tono era talmente esagerato che Nives sghignazzò. "Oh... beh vediamo se li ricordo tutti..." mormorò, "Paul Young, Tom Selleck, Richard Hatch, Richard Gere..."

"Cosa cosa? Altri due Richard?" finse di indignarsi l'attore britannico.

"Ho sempre avuto un particolare debole per i Richard", sogghignò Nives, facendolo sbottare a ridere.

Stavano ancora ridendo quando vennero a servir loro i primi. Mangiarono, trovando tutto di loro gusto. Conversarono vivacemente per tutta la durata del pranzo; ai primi seguì il branzino, che era davvero delizioso e che annaffiarono abbondantemente con lo champagne.

Quando terminarono, vennero a portar via i piatti vuoti e il cameriere biondo tornò ad avvicinarsi. "È stato tutto di vostro gradimento?" s'informò in tono un po' affettato, guardando Richard di soppiatto; cercava di non farsi notare, ma era evidente che stava sbavando per il bell'attore britannico. Nives non sapeva se ridere o se sentirsi seccata, ma optò per far finta di niente.

"Direi di sì", rispose Richard.

"Lieto di sentirglielo dire, monsieur Armitage... Passiamo al dolce?"

"Certamente."

"Posso suggerirvi un sauternes per accompagnarlo?"

"Se lo ritiene adatto, sì."

Nives fu un poco sorpresa che non scegliessero il dolce dal menu, ma non ebbe tempo di porre domande perché il cameriere, che evidentemente aveva preparato tutto prima, fece un cenno e un altro si avvicinò con un carrello su cui era posto un piccolo dolce rettangolare al cioccolato decorato con fragole e foglie di cioccolato fondente. Ecco spiegato il sauternes, pensò Nives, uno dei pochi vini francesi che conosceva, anche se solo di fama, essendo un passito tra i più famosi – e costosi – al mondo.

Il cameriere biondo prese qualcosa dal ripiano del carrello, lo piantò sul dolce ed usò un accendino. Divampò una spettacolare fontana di scintille; molti dei presenti in sala si girarono a guardare e quasi tutti si affrettarono a tirar fuori fotocamere e cellulari per immortalare il momento.

Commossa fino alle lacrime, Nives si coprì la bocca con le mani. "Oh grazie... grazie..." mormorò, la voce tremante, "Sei così dolce... ti adoro."

La fontanella di scintille si esaurì e il cameriere chiese a Nives se poteva tagliare il dolce.

"Sì, per favore", annuì lei. Il giovanotto tagliò abilmente il dolce a metà, ponendo le due parti nei piattini, e l'altro cameriere li servì. Frattanto, il biondo aveva aperto la bottiglia di sauternes; verificato che il tappo non avesse odori sgradevoli, versò due dita del liquido giallo oro in un piccolo calice a tulipano e, ormai convinto della sua competenza, lo porse a Nives per l'assaggio.

La donna lo prese ed aspirò il profumo del liquido giallo carico; sgranò gli occhi. "Sono impressionata", ammise, aspirando una seconda volta. "Ha un profumo fruttato estremamente complesso, direi... ananas, pesca e albicocca, molto maturi e dolcissimi", prese un piccolo sorso e lo tenne in bocca qualche istante prima di inghiottire. "Cielo, è nettare divino... Sa di vaniglia, miele, cannella, uva sultanina..." assunse un'aria leggermente sorpresa, "ma il finale è vagamente amarognolo, in modo molto delicato. Non è un vino unicamente da dessert, sta bene anche con formaggi cremosi erborinati..."

Utilizzò l'espressione, comune sia all'inglese che al francese, di formaggio blu.

"Roquefort", suggerì il cameriere, compiaciuto: aveva completamente dimenticato l'iniziale perplessità sulle capacità di sommelier di Nives.

"Stilton", suggerì invece Richard.

"O gorgonzola", aggiunse Nives, sorridendo, "ma adesso è perfetto con questo dolce al cioccolato."

Il cameriere versò il vino anche nel bicchiere di Richard e poi lasciò la bottiglia nel secchiello del ghiaccio.

Sollevarono i calici e Richard, guardando Nives negli occhi, disse dolcemente. "Buon compleanno, amore mio."

Ancora una volta, lei si perse nel cielo azzurro che erano gli occhi di Richard. "Grazie, mio sogno di fangirl divenuto realtà", gli rispose infine con voce tremolante.

Bevvero un sorso, brindando, poi si dedicarono al dolce, che il cameriere aveva loro detto chiamarsi marquise e che trovarono assolutamente squisito.

"Cioccolato e fragole", considerò Nives dopo i primi bocconi, sempre più commossa. "Qualcuno qui conosce bene i miei gusti..." dichiarò, guardando Richard con tanto amore che lui si sentì letteralmente il cuore in gola per l'emozione.

"Spero che anche questo sia di tuo gusto", disse, deponendo la forchetta e tirando fuori dalla tasca interna del giaccone una scatolina bianca chiusa da un nastro di seta blu.

"Ma... mi hai già fatto un regalo..." gli fece notare Nives, sorpresa.

"I fiori che ti ho mandato? Quelli erano soltanto un proforma", dichiarò Richard strizzandole un occhio. "Questo è il vero regalo."

Sempre più emozionata, Nives sciolse il nastro ed aprì la piccola scatola; in un letto di seta blu giaceva una collana di oro bianco con un pendente a forma di due cuori intrecciati, uno d'oro rosa liscio, l'altro d'oro bianco decorato con zirconi.

"Oh! M... ma è stupenda!" barbugliò, sfiorando la collana.

"L'ho trovata da Tiffany a New York", le rivelò Richard. "Sono felice chi ti piaccia", aggiunse.

"È davvero bellissima", reiterò lei, togliendola dalla scatola e porgendogliela; sollevò i capelli, girandosi, e lui gliela allacciò attorno al collo. Vedendo che era più lunga della murrina a forma di cuore, che aveva indossato anche quel giorno, Nives decise di tenerle entrambe.

Terminarono il dolce – che faticarono a finire, perché era davvero un mattone, per quanto delizioso – e Richard chiese il conto.

"Che piani abbiamo per il pomeriggio?" gli domandò Nives nell'attesa.

Richard le rivolse il suo irresistibile mezzo sorriso. "Albergo", rispose concisamente.

Le labbra della donna si piegarono in un sorrisetto pieno d'aspettativa. "Ehi, hai avuto un'idea grandiosa", lo complimentò con voce leggermente roca.

"Lo so", rispose Richard in tono impertinente.

Nives ridacchiò, sentendosi parimenti sciocca ed eccitata.

Il conto arrivò e l'attore britannico pagò, poi si alzarono. Chiesero al maître di chiamare un taxi, poi lo attesero sorseggiando un caffè al bar; quando vennero informati che la vettura era arrivata, scesero e la individuarono nel luogo che aveva loro descritto il maître. Salirono a bordo e pochi minuti dopo erano in albergo.

Mentre salivano al loro piano, da soli nell'ascensore, Richard guardò Nives con un bagliore birichino negli occhi. "Cena in camera?"

"Mi sembra un'idea fantastica", mormorò Nives, infilandosi sotto il braccio del suo uomo e strofinando il naso contro il suo collo, per poi mordicchiarlo. Lo sentì trattenere il fiato e sorrise tra sé, orgogliosa ed emozionata dell'effetto che aveva su di lui.

L'attore emise un verso strozzato. "Credo che sarai la mia morte..." gemette.

L'ascensore si arrestò e le porte si aprirono; ricomponendosi alla bell'e meglio, uscirono e si avviarono lungo il corridoio.

Nives aprì con la carta magnetica ed entrò, seguita dappresso da Richard. Non fece neppure in tempo a posare le borsetta che lui la stava già abbracciando da dietro, stringendola e posandole le labbra appena sotto l'orecchio, laddove il collo emergeva dal bavero del piumino.

"Sono ore che non ti bacio... non ne potevo più", dichiarò in un rauco sussurro; la girò verso di sé e si impadronì della sua bocca, baciandola fervidamente.

Nives, piacevolmente sorpresa e col cuore in gola per l'emozione, lo ricambiò; mentre le loro lingue s'intrecciavano in una danza dolcemente erotica, sentì le sue profondità femminili fremere e torcersi, già cominciando a smaniare per la prossima piacevole invasione; ma erano in giro dal mattino e lei detestava non essere fresca come una rosa, per il suo uomo... Si preparò ad una breve quanto spiacevole separazione, quando le sovvenne il modo più ovvio per prendere due piccioni con una fava.

"Che ne dici di fare il bagno insieme?" gli propose. "La vasca è molto grande..."

"Mmmhhh... mi sembra un'idea stuzzicante..." rispose Richard; in quel momento avrebbe accettato qualsiasi cosa lei gli avesse proposto, purché terminasse con la carne di lei che si contraeva di piacere attorno alla sua.

"Allora vado a preparare la vasca", gli annunciò Nives, staccandosi da lui. "Tu intanto spogliati; quando è pronto ti chiamo."

La donna appese il piumino, poi si recò in bagno, dove accese la luce e cominciò a riempire la vasca. Il bagnoschiuma dell'albergo aveva un piacevole profumo agrumato che riempì la stanza non appena lei lo versò nell'acqua calda.

Nives si tolse i vestiti e li ripiegò, posandoli in un mucchio ordinato sul ripiano di marmo accanto al lavabo, e si raccolse i capelli in una coda di cavallo che attorcigliò su se stessa fissandola con una molletta. Poi controllò la temperatura dell'acqua e, trovandola un tantino troppo calda, regolò l'erogazione di quella fredda; quando la vasca fu per metà piena, vi entrò e si sedette. Chiuso il rubinetto, chiamò Richard. "Vieni amore, ti aspetto!"

Pochi istanti dopo la porta si aprì e Richard entrò in tutta la sua imponente e gloriosa nudità. Nives si beò della vista del suo fisico statuario, ed inevitabilmente lo sguardo le cadde sulla sua esuberante virilità. "Sbaglio, o sei contento di vedermi...?" ridacchiò, con un lampo monellesco negli occhi scuri.

Lui sbruffò in una breve risata: adorava il senso dell'umorismo di Nives, soprattutto quand'era tanto malizioso come adesso. "Io direi molto contento", replicò, avvicinandosi con due passi delle sue lunghe gambe e guardandola con occhi altrettanto birichini. Entrò nella vasca e si sedette di fronte a Nives, posizionandosi tra le ginocchia di lei e posando lentamente la schiena contro il bordo della vasca. Chiuse gli occhi un istante, inalando il vapore odoroso di agrumi del bagnoschiuma. "Buon profumo", disse, tornando a guardarla; nel suo sguardo si accese una luce famelica, "ma mai quanto il tuo..."

Lei fece finta di non cogliere l'allusione e prese la bottiglietta del prodotto, versandosene una piccola quantità sulla mano e cominciando a strofinarsi un braccio.

"Eh no, quello è compito mio", disse Richard, sporgendosi verso di lei e prendendole il flaconcino. "Lascia fare a me..."

La imitò, versandosi un po' di bagnoschiuma sul palmo della mano, poi cominciò a frizionarle il braccio. Per agevolarsi, si sollevò in ginocchio e poi continuò con l'altro braccio. Prese dell'altro bagnoschiuma e cominciò a passarlo sul suo petto, inevitabilmente scendendo sul seno dai capezzoli eretti. Guardandola negli occhi con un sorrisetto malizioso, Richard mosse le mani, sfiorando i duri boccioli in maniera provocante. Nives emise un piccolo gemito, mentre fremiti di piacere si irradiavano dalle punte dei suoi seni fino al nucleo della sua femminilità. Soddisfatto, Richard tornò a salire con le mani verso le sue spalle. "Girati, amore", la invitò, "così posso lavarti la schiena..."

Con un sospiro, Nives si mosse, sollevando le ginocchia al petto per potersi girare nello spazio ristretto della vasca. Richard cominciò a massaggiarle le spalle, poi scese lungo la spina dorsale, dapprima detergendola, poi accarezzandola sensualmente. Si posizionò dietro di lei e le fece appoggiare la schiena contro il proprio petto; prendendo un altro po' di prodotto sulle dita, scese sotto il livello dell'acqua lungo il suo ventre, fino a raggiungere i riccioli alla giunzione delle cosce. Con un piccolo lamento pieno di bramosia, Nives schiuse le gambe e lui accarezzò sapientemente la sua collinetta pulsante di desiderio, facendola ansimare, il fiato corto.

"Oh, Nives, sei così morbida..." sospirò Richard. "Così calda..."

Con la mano libera le circondò un seno, sfiorando con l'indice il capezzolo svettante; lentamente, affondò un dito dentro di lei e lo arricciò, cercando il suo bottoncino magico. Lo toccò e lei sussultò, mentre gemiti di piacere cadevano dalle sue labbra, infiammando il desiderio dell'uomo.

"Nives... mia Nives..." sussurrò, rapito da quei suoni per lui celestiali.

"Richard... ah! Richard..." ansimò lei, trasalendo nuovamente sotto le sue esperte carezze. Sentiva le sue pareti interne fremere sempre più forte, mentre brividi caldi la percorrevano tutta; cominciò a muovere il bacino, cercando di aumentare la deliziosa frizione.

Accorgendosene, Richard la toccò con maggior decisione, desideroso di sentirla ancora gemere e vibrare di piacere.

Giunta al limite della propria resistenza, Nives infine si sottrasse alla dolce tortura che lui le stava infliggendo con tanta maestria e tornò a girarsi verso di lui. Di repente, avvolse la mano attorno allo scettro della sua mascolinità e lo accarezzò, dalla base alla punta e ritorno. Richard sobbalzò, colto di sorpresa, e si lasciò sfuggire un suono simile a un brontolio, proveniente dalle profondità della sua cassa toracica. Soddisfatta dell'effetto ottenuto, Nives lo accarezzò di nuovo, lentamente, mentre con l'altra mano sfiorava la sensibile parte sottostante.

Richard tremò di piacere mentre le palpebre gli si chiudevano irresistibilmente. La sentì continuare, tormentandolo squisitamente così come aveva fatto lui prima con lei, e percepì la propria erezione diventare ancor più vigorosa. Cominciò a respirare affannosamente. "Piccola... così mi stai uccidendo..." boccheggiò.

"Mmmm..." mormorò lei, deliziata, senza accennare a voler smettere.

"Ti... ti prego", gemette lui. "Ho bisogno di te..."

Finalmente Nives ebbe pietà. "E io di te", rispose, ritirando la mano. "Siediti", lo invitò poi.

Richard obbedì ed allora la donna si sedette su di lui, le gambe ai lati delle sue cosce. Lo afferrò e lo posizionò contro di sé, poi si strusciò sulla sua punta per tutta la lunghezza della propria apertura, torturando lui e se stessa ancora un poco. I loro gemiti frustrati risuonarono nello stesso momento.

"B... basta", la supplicò Richard, afferrandola per la vita e cercando di abbassarla su di sé.

Nives non aveva la minima intenzione di opporsi, il proprio desiderio esasperato quanto quello di lui, e lo assecondò di buon grado; sentendolo riempirla di sé, lo accolse con un sospiro di piacere e di sollievo. "Ti amo, Richard", alitò, circondandogli il collo con le braccia

Lui la strinse al cuore. "Anch'io ti amo, Nives", dichiarò a bassa voce.

La donna sentì il cuore gonfiarsi; cominciò a muoversi su e giù, dapprima lentamente, poi a mano a mano accelerando.

Richard non poteva fare molto in quella posizione, ma rispose mossa su mossa, ruotando il bacino per andarle incontro quando affondava e ritraendosi quando risaliva, in modo da ampliare il movimento ed aumentare il godimento vicendevole. "Sei fantastica, piccola... meravigliosa..." ansimò, guardando rapito il volto di Nives su cui passavano espressioni di piacere sempre più intense.

"Anche... tu", boccheggiò lei. Il culmine la colse quasi di sorpresa, arrivando con appena pochi attimi di preavviso; le sue viscere ribollirono e, con un grido, s'inarcò all'indietro.

Richard la sostenne, sentendo i suoi muscoli interni stringersi spasmodicamente attorno a lui; si mosse, cercando di prolungare il piacere di Nives quanto più possibile, ed infine si tuffò anche lui nel vortice dell'appagamento, esprimendolo con un basso lamento.

Infine Nives si afflosciò tra le sue braccia e posò la testa sulla sua spalla, cercando di riprendere fiato; Richard la cullò teneramente, attendendo che il respiro tornasse normale.

"Com'è che ogni volta mi sembra più bella della precedente...?" alitò Nives. "Che cosa mi hai fatto, Richard Armitage... mi hai stregata con qualche magia?" concluse ridacchiando della propria affermazione assurda.

Lui la tenne stretta, sogghignando. "Mi hai scoperto", rispose, stando al gioco. "In realtà ho convinto Gandalf a usare ogni oncia di magia in suo possesso per incantarti e legarti a me per l'eternità..."

La donna ridacchiò più forte. "Lo sapevo!" concluse, trionfante. "Sei in combutta col mio vecchio amico Olórin!"

Rimasero avvinti nel reciproco abbraccio ancora per un po'; infine si separarono, si sciacquarono e si asciugarono, e poi andarono a sdraiarsi sotto le coperte; stretti l'uno all'altra, si addormentarono.

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