Capitolo III: Domenica 6 dicembre 2015

Per quel giorno avevano previsto la visita dello stupendo palazzo di Versailles che, assieme alla viennese Schönbrunn e alla reggia di Caserta, viene considerato tra i palazzi reali più belli di tutto il mondo. Anche qui vennero accompagnati da una guida privata, stavolta una donna di mezza età piuttosto in carne di nome Jeanne, che li condusse a visitare l'intera reggia, raccontando non solo la storia di ogni stanza, ma anche molti aneddoti.

Nives l'aveva visitata durante la sua gita scolastica di tanti anni prima, ma non per questo rimase meno incantata di Richard. In particolare piacque loro la meravigliosa Galleria degli Specchi, dove all'epoca dei reali di Francia si erano tenute sontuose feste, rappresentazioni teatrali e concerti.

Per pranzo avevano prenotato al prestigioso ristorante Gordon Ramsay au Trianon, dove trovarono un servizio eccellente degno delle cinque stelle attribuite al locale; Nives insistette per pagare lei, e Richard glielo lasciò fare solo perché, le ricordò, la sera aveva riservato un tavolo in un posto speciale dove intendeva offrirle la cena.

Finito di pranzare, tornarono al palazzo per proseguire la visita nei giardini, bellissimi anche in pieno inverno, dove rimasero a passeggiare tra viali, aiole, boschetti, fontane e statue per un paio d'ore abbondanti. Infine presero un altro taxi per tornare all'albergo, per rinfrescarsi e cambiarsi in vista della cena. Nives ancora non sapeva dove sarebbe stato, ma Richard le aveva detto che si trattava di un locale molto chic, per cui si era premurata di portare un abbigliamento adeguato.

Ancora una volta, la donna decise di fare una sorpresa al suo uomo e quindi gli chiese di prepararsi prima di lei, per poi scendere ad attenderla in atrio.

Nives aveva pensato di replicare con il suo corpetto bianco; come a Venezia, dovette fare alcuni contorsionismi per riuscire a metterselo da sola, poi sopra indossò una corta camicetta ugualmente bianca. La lasciò slacciata fin quasi in vita, ponendo così in bella vista il bustino, ed abbinò il tutto con un paio di eleganti pantaloni blu cobalto. Prese il cappotto, ma non lo infilò perché voleva mostrare la sua mise al fidanzato, poi scese.

Richard attendeva in piedi, rivolto verso gli ascensori; quando la vide arrivare, rimase ammaliato.

Lei gli sorrise mentre si avvicinava, lusingata dalla sua evidente ammirazione.

"Sei incantevole", disse Richard, abbassando rapidamente gli occhi sul bustino di Nives – e sulla scollatura – per mostrarle il proprio apprezzamento per quel capo di vestiario romanticamente audace.

"Anche tu non scherzi", dichiarò Nives ridacchiando. "Sei proprio un gran bel fusto."

Richard indossava un elegante completo scuro con camicia bianca e una cravatta in seta colore bordò. "Grazie", rispose. "Troppo buona", aggiunse scherzosamente.

Aiutò la sua dama ad indossare il cappotto; poco dopo il portiere venne a chiamarli per informarli che era arrivato il taxi prenotato da Richard; l'autista tenne loro la portiera aperta, in attesa che si sedessero, poi la richiuse e, essendo già stato preventivamente istruito riguardo a dove doveva portarli, partì subito. Con sorpresa di Nives, si fermò pochi minuti dopo; la donna sgranò gli occhi: erano davanti al ristorante più famoso di Parigi e forse del mondo, il mitico Chez Maxim's. Mai in vita sua si sarebbe neanche sognata di metterci piede!

"Santo cielo, Richard, addirittura Chez Maxim's!" esclamò a bassa voce, accettando la sua mano per scendere dal taxi.

"Per te, questo ed altro", affermò l'inglese sorridendole. Pagò il taxi, poi porse il braccio a Nives e i due s'incamminarono verso l'entrata.

Nell'atrio, si rivolsero alla maître, in piedi davanti al tradizionale leggio del registro delle prenotazioni.

"Richard Armitage, per due", disse l'attore britannico.

La donna – una bruna sulla quarantina con un vistoso neo sul mento – gli sorrise, riconoscendolo. "Bonsoir, Monsieur Armitage, è un piacere riaverla tra i nostri ospiti."

"E per me è un piacere tornare da voi", rispose lui, facendo così comprendere a Nives che veniva lì abbastanza spesso, in effetti ogni volta che veniva a Parigi, come le avrebbe detto più tardi.

"Prego, vogliate seguirmi", li invitò la maître. Li precedette nella sala, dove alcuni avventori si resero conto di chi fosse l'altissimo attore e lo fissarono più o meno apertamente; ma il livello dei clienti era pari a quello del locale e nessuno si permise schiamazzi o scene d'alcun genere, ed i due poterono accomodarsi tranquillamente in un tavolo d'angolo.

Nives si guardò attorno, ammirando le splendide decorazioni art nouveau dell'arredo.

"Ho sempre sentito parlare di questo posto", disse, rivolta a Richard, "fin da quand'ero una bambina. Pensavo che fosse una specie di luogo fatato, e vedo che non è poi molto lontano da quell'idea fanciullesca: è proprio bellissimo."

Richard le prese la mano e le accarezzò le dita. "No, tu sei bellissima", le disse a bassa voce. Lei gli sorrise, gli occhi splendenti: niente la faceva sentire più felice dei complimenti del suo uomo. Beh, eccettuati i suoi baci e le sue carezze, naturalmente... ma per quelle doveva rimandare a più tardi, concluse sforzandosi di levarsi dalla mente immagini conturbanti.

Il cameriere, un distinto signore dai capelli grigi con un elegantissimo smoking nero ed il farfallino bianco, portò loro i menù, rilegati di pelle color testa di moro con un fregio dorato che riproduceva la famosa insegna del ristorante.

"Non m'intendo molto di vini francesi", annunciò Nives con franchezza, "per cui stavolta passo; ma confesso che mi piacerebbe molto provare il celebre bordeaux..."

"Allora sceglieremo la pietanza adatta ad accompagnarlo", suggerì Richard.

"Andando a naso", ragionò Nives, "essendo un rosso molto importante, dovrebbe abbinarsi bene con carne rossa grigliata o arrosto..."

Controllando nel menù, trovò costata di manzo e la propose al fidanzato, che accettò senz'altro; per contorno, scelsero un misto di verdure cotte, tra cui un insolito purè di sedano.

Il cameriere tornò e chiese se erano pronti a ordinare.

"Certamente", rispose Richard. "Vorremmo provare il vostro miglior bordeaux e pensavamo di abbinarlo con delle costate di manzo, lei che ne dice?"

"Ottima scelta", approvò il cameriere, annuendo e prendendo nota. "Abbiamo un eccellente bordeaux del 2003 proveniente dal Mèdoc, una delle migliori zone per questo vino. L'unico inconveniente è che dovreste attendere almeno quindici minuti dopo la scaraffatura prima di berlo, perché ha bisogno di molta aria."

"Comprensibile", commentò Nives, annuendo: vini così altamente strutturati come il bordeaux devono necessariamente prendere aria per sviluppare tutti i suoi aromi, altrimenti rischiano di risultare imbevibili.

Il cameriere si allontanò rapidamente con il loro ordine e tornò poco dopo con un piccolo carrello su cui aveva portato tutto l'occorrente per l'operazione. Avendo intuito che era Nives la persona di riferimento, presentò a lei la bottiglia, per farle vedere che era integra e che si trattava esattamente di quello che aveva dichiarato, come si poteva rilevare dall'etichetta; dopo che lei ebbe approvato, procedette a stappare, poi annusò il tappo di sughero e, soddisfatto, depose la bottiglia per accendere una candela, che usò per illuminare il collo della bottiglia mentre ne travasava lentamente il contenuto nell'ampio decanter. Infine, versò tre dita di vino in due grandi calici, che depose davanti a ciascun commensale; rammentando loro il tempo di attesa consigliato, prese momentaneamente congedo, portando via il carrello con la bottiglia vuota.

"Come mai ha fatto quella manovra con la candela?" domandò Richard, meravigliato.

"Serve per controllare che eventuali depositi non vengano versati col vino", spiegò Nives. "Lo si fa solo con bottiglie molto invecchiate, come in questo caso", osservò il liquido nel decanter, di color rosso granato. "Sembra promettente", dichiarò.

Chiacchierarono in modo rilassato finché non venne il momento di fare l'assaggio, di cui naturalmente si occupò Nives; prese il calice per lo stelo, in modo da evitare di alterare la temperatura del vino col calore della propria mano, e ne aspirò il profumo, poi bevve un piccolo sorso. "Ottimo", sentenziò qualche istante dopo.

Vedendo che non accennava a voler aggiungere altro, Richard fece mostra d'adombrarsi. "Ma come, tutto qui? Voglio la descrizione completa, come quella che mi hai fatto l'anno scorso in quella pizzeria di Venezia, sia del bianco che abbiamo bevuto che del mio amato Pinot nero..."

"Ma..." fece per obiettare lei, che aveva tagliato corto ed evitato di andare in modalità sommelier nel timore di tediarlo.

Richard sogghignò. "Voglio l'analisi di un'intenditrice", insistette simpaticamente.

Divertita, Nives tornò ad assaggiare il vino, poi rifletté brevemente prima di parlare. "Profumo molto delicato che ricorda mandorle e violette; sapore vellutato, armonico e solo moderatamente acido; non molto alcolico, penso sui 12 gradi."

"Vuoi dire che ne possiamo bere in abbondanza?" domandò Richard, sollevando un sopracciglio in quella sua mimica che a Nives ricordava sempre il signor Spock di trekkiana memoria. "Meglio di no", si rispose da solo, "perché dopo intendo ordinare anche una bottiglia di champagne, col dolce."

Nives nascose la propria perplessità: era una patita dello spumante italiano, nella fattispecie di tipo dolce da abbinare coi dessert, ma naturalmente in Francia era giocoforza scegliere lo champagne, e poi comunque detestava aver pregiudizi di qualsiasi genere, anche alimentari, per cui prima di pronunciarsi avrebbe provato.

"Trattamento principesco, non c'è che dire", commentò allora, rivolgendo un sorriso al fidanzato. "Propongo un brindisi", proseguì, sollevando il bicchiere. "All'uomo che amo follemente!"

"Alla donna che amo altrettanto follemente", rispose Richard, sollevando il suo calice. Toccarono i bicchieri, poi bevvero un sorso. Poco dopo giunsero i loro piatti e cominciarono a mangiare, trovando la carne molto tenera e le verdure gustose, a cui il bordeaux fece da perfetto accompagnamento.

Quando il cameriere venne a portar via i piatti ormai vuoti, chiese se erano soddisfatti ed entrambi confermarono.

"Vorrei una bottiglia di champagne", disse poi Richard, "con un dessert: che cosa ci propone?"

L'anziano cameriere annuì, compiaciuto di essere interpellato. "Abbiamo un ottimo Mercier demi sec, da abbinare con la crostata di fragole della casa."

Nives si illuminò, provocando il divertimento di Richard che ben conosceva la sua passione per quel frutto; accorgendosene, la donna rise con lui e poi fece cenno di sì, al che anche Richard confermò.

Il cameriere si allontanò, per tornare qualche minuto dopo con una bottiglia nel secchiello col ghiaccio e due flûtes; con consumata perizia, aprì la bottiglia e versò lo champagne, servendolo, e poi andò a prendere il dolce.

Mentre aspettavano, Richard si voltò sorridendo verso Nives ed allungò il flûte nella sua direzione. "A te, mia incantevole Nives: quando sono insieme a te, non ho bisogno d'altro per sentirmi totalmente appagato."

La mano della vicentina tremò così forte che quasi sparse il vino sulla tovaglia mentre i suoi occhi si inumidivano; sbatté le palpebre più volte per impedire alle lacrime di debordare e riprese fiato per rispondere, ma non trovò niente di sensato da dire. "Oh amore... non ho parole..."

"Non servono", la rassicurò Richard, toccando il suo bicchiere col proprio; bevvero guardandosi col sorriso negli occhi.

Fu solo dopo aver deposto il calice che Nives si rese conto che lo champagne era dolce; ne fu sorpresa, perché era convinta che tale vino esistesse soltanto in versione secca o brut, e fu lieta di non aver espresso le proprie perplessità in merito, risparmiandosi una figuraccia, che avrebbe potuto essere soltanto parzialmente scusata dalla sua ignoranza in merito ai vini francesi.

Pochi attimi dopo sopraggiunse il cameriere con la crostata; Nives la provò subito. "Mmmmhhh, assolutamente deliziosa", dichiarò, gustando il boccone con aria estatica.

Richard si sporse verso di lei, in modo da poter comodamente sbirciare nella sua scollatura, e le bisbigliò. "Mai quanto te... e non vedo l'ora di assaggiarti di nuovo..."

Fortunatamente Nives aveva già deglutito o si sarebbe strozzata; si sentì improvvisamente molto accaldata mentre un fremito le scuoteva il ventre. Per vendicarsi, fece spuntare brevemente la lingua tra le labbra, come a volersele inumidire, e mormorò. "Allora sbrighiamoci a finire..."

Fu la volta di Richard di sentirsi molto accaldato.

Terminarono il dessert e la bottiglia di champagne, poi Richard chiese il conto e, mentre lo aspettava, li pregò di chiamare un taxi.

Trovarono la vettura ad attenderli all'uscita. Mentre faceva salire prima la fidanzata, Richard venne colto da un'ispirazione. "Che ne dici se facciamo un romantico giro per Parigi di notte? È ancora molto presto, e le luci natalizie rendono la città ancora più bella del solito."

"Splendida idea!" approvò Nives, con entusiasmo. Per quanto avesse voglia di stare da sola con lui, era consapevole che difficilmente avrebbe avuto un'altra occasione per vedere Parigi in tutta la sua bellezza nel periodo natalizio.

Fu così che, invece di rientrare subito in albergo, i due innamorati si fecero scarrozzare per le vie storiche della Ville Lumière, ammirando monumenti, luoghi ed edifici famosissimi come Place de la Concorde, il ponte Alexandre III, Notre-Dame, il Sacré Cœur, Place de la Bastille, la Torre Eiffel; passarono davanti al celeberrimo Moulin Rouge, aggirarono l'Arc de Triomphe e percorsero gli Champs-Elysées, ed infine rientrarono al loro hotel.

"Merci beaucoup", disse Nives all'autista che le teneva la portiera aperta mentre scendeva dalla vettura. "È stato un giro meraviglioso", aggiunse, sempre parlando in francese.

"È stato un piacere, madame", rispose l'uomo, toccandosi il frontino del berretto in un gesto di saluto.

Anche Richard lo ringraziò, poi pagò la corsa, stroncando le proteste di Nives ricordandole che l'idea di fare un giro per la città era stata sua.

Nella loro stanza, Nives e Richard si levarono sciarpe e cappotti e li appesero nell'armadio dell'ingresso. L'attore si tolse anche scarpe e calze per stare a piedi nudi, come amava fare ogni volta che gli era possibile, come in quella camera dal pavimento ricoperto di morbida moquette, poi si liberò anche della giacca e della cravatta.

Nives invece indossò comode pantofole, poi si recò in bagno per struccarsi e lavarsi i denti. Tornò in camera e fu la volta di Richard di recarsi in bagno; incrociandolo, lei gli sorrise con aria maliziosa. "Vorrei avvalermi della tua assistenza per togliermi il bustino..."

Lui ripensò a Venezia, quando al ristorante in cui l'aveva portata a cena aveva desiderato poterglielo levare. "Sarà per me un piacere", le sorrise con aria ugualmente maliziosa.

Quando tornò in camera, trovò Nives che guardava fuori della finestra, da cui aveva scostato le pesanti tende; aveva spento la luce centrale per lasciare soltanto quella morbida di un'abatjour. Indossava unicamente il corpetto e delle romantiche culottes di pizzo bianco che scoprivano metà del suo bel lato B.

Solo guardandola, Richard sentì un fremito percorrere la sua virilità; si affrettò a disfarsi di camicia e maglietta, poi le si avvicinò e le si mise alle spalle, ma senza toccarla. "Ti piace il panorama?" le domandò a bassa voce; dall'alto del quarto piano, si vedeva la strada su cui si affacciava il fronte dell'albergo, decorata dalle luminarie natalizie.

"Molto", confermò lei. "Adoro guardare le luminarie; se poi si tratta di Parigi, e sono in tua compagnia, allora è... semplicemente perfetto..."

A Richard non sfuggì la commozione che pervadeva la voce di Nives; l'abbracciò da dietro, stringendola al petto ed affondando il naso nei suoi lunghi capelli bruni.

"Stare insieme tu e io, in qualsiasi posto, è per me la cosa più perfetta che esista", le disse, baciandole la sommità del capo.

La donna si appoggiò contro di lui con un sospiro di contentezza. "È vero... Potremmo essere in una catapecchia nel bel mezzo del nulla e sarei felice lo stesso..."

Poi si accorse che lui era a petto nudo, il suo calore che la circondava, e un certo turgore le premeva contro le natiche; un fremito di desiderio percorse la sua femminilità e, ancora una volta, si domandò come potesse essere possibile che a Richard bastasse così poco per mandarle in orbita gli ormoni. Lentamente, mosse il bacino per strusciarsi contro l'intrigante erezione dell'uomo; lo udì boccheggiare, mentre le sue braccia la stringevano maggiormente.

"Ma tu sai quello che mi fai?" Richard le mormorò all'orecchio

Il suo respiro caldo la fece rabbrividire. Poi lui si strusciò contro le sue natiche e Nives sentì la prova inconfutabile del suo desiderio per lei; il fiato le si mozzò in gola. "Penso quel... quello che tu fai a me", gli rispose, balbettando leggermente.

Richard le scostò i capelli da un lato, poi si chinò e posò le labbra sulla sua spalla, percorrendola dall'esterno fino alla curva del collo e risalendo poi fin sotto l'orecchio. Ne accarezzò il lobo con la punta della lingua e sentì Nives tremare tra le sue braccia. Soddisfatto dell'effetto che aveva ottenuto, passò a baciarle la nuca, poi scese lungo la spina dorsale fin dove il corpetto lasciava la pelle scoperta. A quel punto, disfece il nodo che fermava i lacci sulla schiena e cominciò a sfilarli dai fori, aprendolo fino in fondo.

Mentre Richard disfaceva i lacci, Nives tenne a posto l'indumento con un braccio ed allungò l'altro per chiudere la tenda: non voleva certo che qualche osservatore casuale, dal palazzo di fronte, li vedesse in... private faccende affaccendati.

Frattanto, Richard aveva finito di slacciare il bustino; Nives lo lasciò cadere e fece per girarsi, ma prima che ci riuscisse, Richard tornò ad abbracciarla da dietro, posandole le mani a coppa sui seni ed accarezzandoli sensualmente. Sotto quelle dita stuzzicanti, Nives sentì i capezzoli inturgidirsi; con un sospiro spezzettato, piegò il capo all'indietro sulla spalla di Richard, le sue piccole mani sopra a quelle molto più grandi di lui.

L'attore le baciò nuovamente il collo, spostandosi verso la gola, poi abbassò le mani, percorrendole il ventre; si soffermò un istante sull'ombelico, accarezzandolo con la punta dell'indice, poi proseguì fino a raggiungere l'orlo delle culottes. Infilò sotto le dita sotto l'orlo, sfiorando i riccioli scuri che ricoprivano quello che la famosa scrittrice erotica Anaïs Nin aveva poeticamente battezzato il delta di Venere, e Nives trattenne il fiato in attesa del suo tocco.

Invece Richard, per esasperare la sua voglia, deviò di lato, verso i fianchi. La udì emettere un suono frustrato e sorrise tra sé; cominciò ad abbassarle le mutandine e lei subito si mosse in maniera da agevolarlo. "Impaziente, eh?" le alitò nell'orecchio, divertito ma soprattutto eccitato.

"Tutta colpa tua", ritorse Nives. "Sei tu che mi fai smaniare..."

"E tu fai smaniare me..."

Le fece scivolare le culottes lungo le gambe finché non caddero a terra e lei le scalciò via; allora le percorse la parte esterna delle cosce risalendo fino ai fianchi, che accarezzò seguendone le voluttuose curve, per poi passare davanti, di nuovo sul ventre, ma ancora evitando la zona dove lei desiderava ardentemente di essere toccata.

Nives sentiva la propria intimità in fiamme. "Vuoi farmi pregare..?" boccheggiò.

"Adoro sentirti pregare", ammise lui, emozionato e lusingato di riuscire ed eccitarla a quel modo, "ma no, non stavolta..." decise, facendo di nuovo scivolare una mano verso il basso fino a raggiungere il nucleo della sua femminilità.

Sentendosi finalmente toccare laddove maggiormente ne aveva bisogno, la donna rabbrividì ed emise un gemito di piacere tale da fargli seccare la gola.

"Come sei calda, Nives..." sussurrò Richard, rauco, accarezzandola ancora con dita leggere ed intriganti e provocandole altri lamenti amorosi.

Nives sentiva le gambe che minacciavano di cederle; si aggrappò alle braccia di Richard, gli occhi velati dalle palpebre, le labbra dischiuse sul respiro sempre più erratico, il volto arrossato dall'eccitazione.

Anche Richard era ormai sul punto di perdere il controllo; con una mossa repentina, la prese in braccio e la portò fino al letto, dove la depose con gentilezza, poi si liberò degli ultimi indumenti. Accorgendosi dello sguardo ammirato di Nives, le rivolse un sorrisetto assassino e si lasciò guardare, mettendo le mani ai fianchi.

Rendendosi conto che lui stava dando spettacolo apposta per lei, Nives sollevò gli occhi ai suoi e ricambiò il sorriso, poi tornò ad abbassarli, godendosi pienamente la vista del suo fisico scultoreo. Giunta al simbolo della sua mascolinità, che puntava verso di lei in tutta la sua gloria, si passò la lingua sulle labbra con aria golosa, mossa che strappò un improvviso ansito a Richard. Nives tornò a guardarlo negli occhi e gli sorrise con espressione invitante

Lui raccolse immediatamente e si sdraiò al suo fianco, prendendola tra le braccia. "Sei proprio una peste, lo sai...?" le disse, prima di baciarla con trasporto, trasmettendole tutto il suo desiderio per lei, che nasceva dal profondo sentimento che provava nei suoi confronti prima ancora che dal corpo. "Ti amo", le mormorò poi, tirandosi leggermente indietro per guardarla negli occhi.

Il cuore di Nives sussultò, come ogni volta che lui le rivolgeva quella due meravigliose parole. "Ti amo anch'io..." gli sussurrò di rimando, sentendosi perdere in quelle stupende iridi azzurre come il cielo.

Richard le accarezzò amorevolmente la guancia, poi scivolò sul suo collo, sulla spalla, lungo il braccio che lei gli aveva avvolto attorno; le prese la mano e se la portò alle labbra, baciandone le dita una ad una. Poi tornò a chinarsi per un lungo, profondo bacio, prima di abbassarsi e baciarle la tenera pelle della gola, del petto, del seno. Le sfiorò appena i capezzoli, avendoli già stuzzicati abbastanza in precedenza, e si affrettò a scendere più in basso, lungo il ventre, ancora più giù, fino a giungere ai morbidi petali del suo fiore di donna, che schiuse dolcemente con le dita mentre accarezzava con le labbra la sensibilissima sommità della sua collinetta. Nives rabbrividì violentemente ed emise un lamento che suonò come musica agli orecchi di Richard; incoraggiato, la stuzzicò con la lingua. Lei sobbalzò e gemette più forte, mentre ondate su ondate di calore sempre più forte le invadevano il grembo. Allora Richard accarezzò la sua apertura con la lingua, per poi spingerla dentro di lei a gustare il suo sapore segreto.

"Oooohhh Richard..." ansimò la donna, ormai preda di una smania incontrollabile. "Ti voglio, amore..."

"Sono tutto tuo", dichiarò lui, staccando la bocca dopo un ultimo assaggio e adagiandosi sopra di lei. "Eccomi..." concluse, cominciando ad affondare lentamente la propria carne in quella di lei

"Sì... sì..." rantolò Nives, accogliendolo dentro di sé. "È bellissimo..."

"Bellissimo, sì..." concordò Richard in un soffio, completando la loro unione. Gli pareva che ogni volta fosse più bella della precedente, non gli bastava mai, e non era certo soltanto a causa del piacere fisico che ne ricavava, bensì per l'ineffabile sensazione di completezza che provava quand'era tutt'uno con Nives, che lo faceva sentire, letteralmente, in paradiso.

Lei gli passò le braccia attorno alla vita, accarezzandolo lentamente verso le spalle, per poi tornare indietro e circondargli i glutei che si alzavano ed abbassavano ritmicamente; cominciò a muoversi, rispondendo spinta su spinta, mentre il piacere già iniziava a serpeggiare nei loro grembi, salendo costantemente, velocemente; troppo velocemente, per Richard, che decise di rallentare, perché desiderava farlo durare più a lungo. Nives mugugnò di malcontento, ma lui la baciò. "Pazienta, amore... sarà più bello ancora..." le promise a bassa voce. Si fermò quasi completamente e lei, fiduciosa, lo lasciò fare senza più protestare. Si scambiarono alcuni baci, mentre i loro corpi tornavano a rilassarsi un poco; poi Richard si sollevò sulle braccia e riprese a muoversi con l'angolazione che sapeva più stimolante per Nives, dapprima piano, poi con vigore crescente.

Sentendo le proprie profondità femminili pulsare con inaspettata esuberanza, Nives ansimò per la sorpresa; si aggrappò alle spalle di Richard e cominciò ad emettere un lamento sempre più forte, gli occhi in quelli di lui. Si tese come la corda di un violino mentre si avvicinava sempre più alla vetta, ed infine sentì come un cataclisma in grembo e lanciò un grido stupefatto, travolta dalle convulsioni di un orgasmo particolarmente acuto che le fece inarcare la schiena e chiudere gli occhi.

La prima contrazione di Nives attorno a lui mandò in vetta anche Richard, che si riversò dentro di lei con un lungo gemito; i suoi spasmi rafforzarono quelli di lei, che si rifletterono su di lui, col risultato di amplificare il godimento di entrambi. Per lunghi istanti, si sentirono come proiettati in una dimensione completamente fuori dal mondo dove esistevano soltanto loro due, uniti nel supremo atto d'amore.

Quando infine l'esplosione dei sensi si placò, Richard tornò ad adagiarsi su Nives, seppellendo il viso contro il suo collo, e giacquero immobili, attendendo di riprendere fiato.

"A... avevi ragione", alitò infine Nives. "È stato... incredibile!"

Richard tornò a sollevarsi per guardarla e le rivolse un sorrisetto dei suoi. "Mantengo sempre le mie promesse", affermò. "Lo chiamano sesso taoista... consiste nel fermarsi appena prima del culmine, per poi riprendere e portare a termine con un piacere maggiorato."

Lei gli accarezzò la schiena. "Ne avevo sentito parlare", ammise, "ma non l'avevo mai sperimentato..."

"Neppure io", le confessò lui, prima di chinarsi a baciarla teneramente. "Aspettavo te..."

Era emozionante per entrambi provare cose mai provate prima, cose che sarebbero state solo e unicamente loro.

L'uno tra le braccia dell'altra, scivolarono dolcemente nel sonno.

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