Capitolo XIII: Lunedì 17 agosto 2015
Capitolo XIII: Lunedì 17 agosto 2015
Quando scesero per la colazione, Richard e Nives trovarono Jerry che stava cucinando pancakes, mentre Raffaella preparava la tavola.
"Buongiorno!" li salutò l'arciere. "Ne volete anche voi?"
"Una la mangio volentieri", accettò Nives, che amava le tipiche frittelle del breakfast statunitense. "Ma, e lo sciroppo d'acero?"
"Da quando Jerry ha scoperto il miele d'acacia che producono a Rio Marina, niente più sciroppo", raccontò loro Raffaella, indicando il barattolo che campeggiava al centro del tavolo.
Si sedettero dunque a far colazione con pancakes e miele, caffè, latte, cereali e – eccetto Raffaella – uova strapazzate alla maniera americana. Quando finirono, Jerry gettò un'occhiata all'orologio.
"Meglio muoversi", li ammonì, così sparecchiarono rapidamente, poi andarono a prendere le sacche con tutto l'occorrente, uno zaino termico con il pranzo a sacco, nonché due ombrelloni. Questi ultimi suscitarono la perplessità di Richard.
"Ma se è una cava di granito, come faremo a piantare gli ombrelloni?" domandò.
"Per il nostro, ci appoggeremo a una roccia", rispose Jerry mentre caricavano la Stelvio. "Per il vostro, useremo un buco di carotaggio a pochi metri di distanza. L'ha scoperto Nives il primo anno che l'abbiamo portata lì", aggiunse sorridendo al ricordo: lui e Raffaella, che ci erano andati molte volte, non l'avevano mai visto o, pur vedendolo, non avevano mai pensato di usarlo come base per un ombrellone.
Terminato di caricare a bordo tutto il materiale, Raffaella guardò Richard con aria da intenditrice.
"Sei proprio un gran fico con quei Ray-ban in stile Top Gun" dichiarò. "Non trovi anche tu, Nives?"
L'interpellata annuì enfaticamente. "Concordo in pieno, per me al confronto Tom Cruise può andare a nascondersi!"
Richard scosse la testa ridendo. "Ma va, come siete esagerate..."
Jerry invece affettò un'espressione ferita. "Ma come, e io non sono fico...?"
Aveva un'aria talmente da bambino deluso che Raffaella scoppiò in una fragorosa risata.
"Ma povero cucciolo...!" esclamò, poi gli buttò le braccia al collo e lo riempì di baci. "Per me... tu sei... il più fico... del mondo!" dichiarò tra un bacio e l'altro. "Credimi!"
Jerry se la godette per qualche istante, poi la strinse e le catturò le labbra con le proprie.
"Va bene, ti credo", le assicurò dopo, con un gran sorriso. "A quanto pare ho capito solo adesso come devo fare per farmi sbaciucchiare da te", aggiunse strizzandole un occhio.
Raffaella ridacchiò. "Per quello, non hai che da chiedere..."
Salirono in macchina – stavolta i due uomini davanti e le due donne dietro – e partirono. Non trovarono intoppi lungo la strada, eccetto un autobus che faticarono a superare a causa delle strade strette, ma riuscirono ad arrivare appena dopo le nove. Non c'era tuttavia posto nel parcheggio più vicino e dovettero percorrere qualche decina di metri, posteggiando l'auto in uno slargo, ma non fu un gran svantaggio dato che, in realtà, li portava più vicini all'inizio del sentiero che conduceva alla cava. Caricati in spalla zaino termico, sacche e ombrelloni, si addentrarono nella macchia mediterranea seguendo il viottolo serpeggiante, ponendo bene attenzione a dove mettevano i piedi. Arrivati alla parte rocciosa, Raffaella fece strada a tutti, seguendo un percorso che fosse il più sicuro e facile possibile, finché non raggiunsero una spianata piuttosto ampia, simile ad un terrazzo, a circa un paio di metri sopra il livello del mare, in cui digradava abbastanza dolcemente con rocce disposte quasi a gradoni.
"Guarda quel masso, Richard", Nives richiamò l'attenzione del fidanzato, indicando. "Vista da qui sembra un cammello, ma se cambi prospettiva, assomiglia a un'enorme rana."
L'inglese guardò e vide effettivamente un masso a forma di dromedario. Si spostò come suggerito da Nives e il quadrupede si trasformò in un gigantesco ranocchio.
"Ehi, ciao Kermit! Non mi aspettavo di trovarti qui!" esclamò ridendo. Jerry si mise a ridere a sua volta alla sua citazione della famosa rana verde dei Muppet, e anche Nives rise, ricordando una sua foto spiritosa con quel pupazzo in braccio.
"Guarda là, Rich", lo invitò Raffaella, puntando il dito. "Quella è l'isola di Montecristo, proprio quella del romanzo di Dumas."
"Caspita, sembra una montagna che sorge direttamente dal mare", commentò l'attore, osservandone il profilo che si stagliava all'orizzonte. "Mi piacerebbe visitarla."
"Purtroppo è molto difficile", lo informò Jerry. "È una riserva naturale e l'accesso è limitato quasi soltanto alle spedizioni scientifiche; bisogna ottenere un permesso speciale e la lista d'attesa è lunga molti mesi."
"Ma possiamo sempre organizzarci per la prossima volta che verrete a trovarci", suggerì Raffaella, dichiarando così implicitamente che lei e Jerry avrebbero avuto piacere di riaverlo come loro ospite assieme a Nives. Richard le sorrise, annuendo: era sempre bello trovare dei nuovi amici, pensò.
Montarono gli ombrelloni, incastrando quello di Raffaella e Jerry nella fessura di una roccia e infilando quello di Nives e Richard nel foro di carotaggio di cui avevano parlato alla partenza, fissandoli entrambi con delle pietre recuperate nelle vicinanze. Poi misero lo zaino termico all'ombra di un masso e stesero i teli da bagno.
"Abbonda con la crema solare", Nives raccomandò a Richard. "Sulle rocce, il riverbero del sole è molto forte."
Dopo essersi adeguatamente protetti, si sedettero, chi al sole, chi sotto l'ombrellone. La roccia era naturalmente un letto molto duro, per questo motivo avevano portato anche dei tappetini da ginnastica che, per quanto sottili, perlomeno evitavano ammaccature. Chiacchierarono, raccontandosi ricordi di passate esperienze vacanziere o aneddoti sul lavoro, questi ultimi particolarmente numerosi e divertenti da parte di Richard.
Verso le undici, con il sole che ormai picchiava forte, Raffaella propose di fare un bagno. Nives, che aveva i piedi delicati, indossò le sue scarpette da scoglio e si mise in spalla la sacca con pinne, maschera e boccaglio, imitata da Jerry e Raffaella, mentre Richard si armò di telefonino, occhiali da sole e cappellino da baseball. Seguendo l'arciere, che faceva da apripista, si avviarono in fila indiana sulle rocce, diretti verso la piccola insenatura dove solevano immergersi.
"Mi sembra di essere uno stambecco!" commentò spiritosamente Richard, allungando un piede da un masso all'altro. Aveva indossato una maglietta bianca, così da evitare possibili scottature su spalle e schiena nonostante la crema protettiva.
"A chi lo dici!" confermò Nives, accettando la mano che le porgeva per aiutarla.
Pochi minuti dopo erano arrivati; si sedettero – chi su un masso, chi su un altro – per indossare l'attrezzatura, mentre Richard si avventurava su uno spuntone più in alto per scattare foto. Dal punto in cui si trovavano, potevano vedere la vicina spiaggia di Cavoli, dalla rena chiarissima, quasi bianca; essendo una delle più belle dell'intera isola, era una meta molto gettonata e quindi sempre gremita, e quel giorno non faceva eccezione.
"Che acqua limpida!" esclamò, guardando in basso: in quel punto, il fondale di sabbia e rocce era chiaramente visibile pur essendo a diversi metri di profondità.
"Per questo ci piace venir qui", spiegò Jerry, sistemandosi la maschera sul volto, e Richard fece il segno del pollice alzato, indicando d'averlo sentito.
Raffaella fu la prima a buttarsi, seguita a ruota da Jerry e poi da Nives. Richard si divertì a scattar loro foto mentre sguazzavano nell'acqua trasparente. I suoi occhi si posarono naturalmente più spesso sulla fidanzata, quel giorno in un bikini bianco stampato a fiori tropicali che metteva in risalto la sua abbronzatura – oltre che le sue curve. Colse con l'obiettivo il momento in cui s'immergeva con un colpo di reni, simile ad una sirena, i glutei coperti solo a metà dallo striminzito slip bianco; pensò che per lui era la visione più sexy del mondo, e si dispiacque di non poterle essere vicino a causa della propria fobia dell'acqua alta e conseguente inabilità a nuotare.
Inquadrò anche Jerry e Raffaella che nuotavano mano nella mano come due fidanzatini e poi si facevano gli scherzi, spruzzandosi oppure sommergendosi l'un l'altra, e scattò loro una serie di simpatiche istantanee. Guardandoli, gli spiacque ancor più di non poter essere con Nives, per giocare con lei come stavano facendo i loro amici. Girò lo sguardo in cerca della fidanzata; vide che era arrivata al limite dell'insenatura, seguendo la curva degli scogli, e che stava uscendo dalla sua visuale. Un po' in ansia, l'inglese si spostò fino a tornare a scorgerla; in quel momento lei riemerse e si tolse maschera e boccaglio.
"Ho visto un cavalluccio marino!" esclamò ad alta voce, per l'eccitazione parlando in italiano. Raffaella la sentì.
"Caspita! È raro vederne, c'hai avuto 'na bella botta de culo!" commentò nel suo solito romanesco disinvolto. Nives rise ed annuì, tutta felice.
Richard aveva capito cosa si fossero dette, poiché la traduzione inglese di cavalluccio marino era letterale – seahorse – ma non afferrava cosa c'entrasse una botta sul sedere col fatto d'averlo visto. Si riservò di chiederlo più tardi.
Nives tornò a indossare maschera e boccaglio e si rimise a nuotare; si diresse ancora un poco verso il largo, ma quando l'acqua divenne troppo profonda per vedere il fondale nonostante la trasparenza, si girò e tornò indietro, in cerca di altre cose interessanti da osservare. Un branco di pesciolini bianco-argento l'affiancò per qualche metro, prima di decidere di allontanarsi; altri pesci di taglia maggiore si aggiravano sul fondale in cerca di cibo; granchi si muovevano in diagonale sulla sabbia e sulle pietre; alghe ondeggiavano dolcemente nelle correnti sottomarine. La donna continuava a scrutare molto attentamente le vicinanze, stando allerta per l'eventuale presenza di meduse che, in quel periodo dell'anno in cui l'acqua è particolarmente calda, potevano avvicinarsi molto alla costa e pungere i malcapitati bagnanti.
Quando tornò vicino a riva, Nives pensò che Richard potesse annoiarsi, tutto solo a guardar lei e gli altri due che sguazzavano in acqua, così si issò sulla roccia che aveva fatto da scivolo d'ingresso e si tolse l'attrezzatura.
"Già stanca?" domandò Richard dall'alto. Lei piegò il collo per guardarlo, schermandosi gli occhi dal riverbero del sole.
"Non proprio, ma per ora può bastare", gli disse sorridendo. "Tanto, faremo una seconda immersione nel pomeriggio."
Si alzò, stando attenta a non scivolare sulla pietra bagnata, e raggiunse il fidanzato. Deposta l'attrezzatura, lo abbracciò stretto.
"Ehi, come sei fredda!" rise l'attore, ricambiando l'abbraccio, incurante del fatto che gli stesse infradiciando la maglietta.
"Fredda a me?!" finse d'indignarsi lei, strofinandosi addosso alla sua parte più maschia.
"Ah!" esclamò Richard, colto in contropiede. "Birbantella..."
Le afferrò i fianchi e la tenne fermamente contro di sé, poi abbassò la testa e le catturò le labbra con le proprie in un bacio rovente. Nives sospirò e gli piazzò le mani sui glutei, stringendolo ancora di più.
"Ehi, voi due!" vociò Jerry dall'acqua, la maschera alzata sopra la testa. "Piantatela di pomiciare in bella vista! Almeno, andate dietro una roccia!"
I due fidanzati interruppero il bacio per ridere. Guardarono in basso verso Jerry e videro Raffaella mollargli una sberla dietro alla nuca, in perfetto stile Gibbs di NCIS, la serie poliziesca che sia lei che Nives seguivano da anni.
"Ahi!" brontolò Jerry, facendo mostra di arrabbiarsi. "Cos'ho fatto mai per meritare d'esser picchiato così brutalmente??" domandò in maniera teatrale.
"Hai fatto il rompiscatole, ecco cosa!" lo rimproverò Raffaella. "Lasciali in pace... o sei invidioso?" terminò in tono provocatorio. Jerry rise e l'afferrò, e lei per tutta risposta gli circondò la vita con le gambe; l'attimo dopo si stavano baciando appassionatamente.
Richard strizzò un occhio alla fidanzata.
"Ehi, voi due, la piantate di pomiciare? Vi vedono tutti!" vociò, e Nives quasi soffocò dalle risate vedendo Jerry e Raffaella alzare entrambi il medio nella loro direzione, continuando imperterriti a baciarsi.
Richard aveva le lacrime agli occhi per il gran ridere; raramente aveva trovato una compagnia tanto spassosa. Questa vacanza sarebbe stata tra le migliori della sua vita, se non la migliore in assoluto, pensò. Tornò a girarsi verso Nives e le sfiorò le labbra in un altro bacio, più casto del precedente.
"Adoro quei due", dichiarò, poi gli sovvenne la propria perplessità riguardo allo scambio che Nives e Raffaella avevano avuto prima. "Non ho ben capito cosa c'entri il tuo bel posteriore col cavalluccio marino..."
"Cosa?" fece lei, senza capire.
"Prima, quando ha detto d'aver visto il cavalluccio marino e Raffi ha parlato di botte sul sedere", spiegò l'attore britannico. Nives scoppiò a ridere.
"No, no, è un modo di dire italiano", chiarì. "Non una botta sul culo, ma una botta di culo. Un modo un po' scurrile per dire un colpo di fortuna."
"Ah, okay", sogghignò Richard. "Ecco che ho arricchito il mio dizionario urbano d'italiano..."
Poco dopo, vennero raggiunti da Jerry e Raffaella. Richard chiese loro una foto assieme a Nives sullo sfondo dell'insenatura dall'acqua turchese e Jerry gliene scattò alcune da diverse angolazioni.
"Me ne mandi un paio?" Nives chiese al fidanzato. "Così le giro a mio padre..."
"Ma certo", confermò Richard, che a sua volta le avrebbe mandate ai genitori.
"E ora vorrei fare qualche foto a Nives tutta bagnata", annunciò Richard, guardando la fidanzata e ammiccando. "Farò un ingrandimento, da tenere in camera mia, solo per i miei occhi..."
"Ops! Raffi, andiamo, lasciamo soli i due piccioncini", Jerry esortò la moglie. Ridendo, la coppia italo-americana si allontanò, tornando verso il terrazzo naturale.
Anche se non era fotogenica, a Nives piaceva posare; del resto, la fotografa inglese, Eva Ashworth, le aveva detto che era una modella naturale. Così, si sedette su un masso, assumendo qualche posa glamour a imitazione delle dive nelle riviste, ridendo di se stessa; ma Richard la prese molto sul serio e si scatenò in una lunga serie di scatti, seduta, in piedi, appoggiata, sdraiata, semisdraiata. Alla fine Nives si produsse anche in alcune pose seducenti che finirono con farlo sentire assai accaldato.
"Basta", disse infine, riponendo il cellulare. "Mi sto agitando troppo... ma stasera dovrai pagar pegno", la minacciò con voce e cipiglio da Guy di Gisborne. Per tutta risposta, Nives si chinò in avanti e strinse le braccia al petto, in modo da far risaltare la curva del seno.
"Oh sì", mormorò con voce roca. "Ti prego..."
In due passi, Richard la raggiunse e la intrappolò tra le proprie braccia contro la parete rocciosa dietro di lei, attento però a non farle male schiacciandola contro la superficie ruvida.
"Hai proprio bisogno di una lezione", le bisbigliò all'orecchio, sfiorandole la spalla con le labbra. "Una lezione coi fiocchi", continuò, risalendo lungo la curva del collo con una scia di baci. "Di quelle che non si dimenticano", proseguì il discorso, deponendo altri baci sulla sua pelle fino a raggiungere un punto sotto il lobo dell'orecchio, che si soffermò a mordicchiare. A quel punto, Nives aveva già il fiato corto, ma non perse del tutto la propria presenza di spirito e contraccambiò le sue azioni circondandogli la vita con le braccia e risalendo dietro la schiena, le unghie che graffiavano lievemente la spina dorsale. Lo udì sospirare, poi le loro labbra si trovarono, fondendosi in un bacio esplosivo che mozzò il respiro a entrambi.
"Temo che dovrò calmare i bollenti spiriti prima di tornare da Jerry e Raffi", borbottò Richard. Nives guardò in basso: il rigonfiamento sul davanti dei suoi pantaloncini da bagno era molto evidente.
"Non credo si formalizzeranno", lo rassicurò. "Sono una coppia innamorata anche loro."
"Ma io non ho ancora con loro la confidenza che hai tu", le spiegò l'attore britannico in tono di scusa. Nives si diede della sciocca: imbaldanzita dalla famigliarità degli ultimi giorni che anche Richard aveva mostrato verso i loro ospiti, aveva dimenticato quanto lui in realtà fosse riservato.
"Allora sediamoci un momento e rifiatiamo", disse dolcemente. "Servirà anche a me", aggiunse, facendogli l'occhiolino. Lui le sorrise compiaciuto.
"Quindi sono riuscito a turbarti?" domandò.
"Ci riesci sempre, mascalzone!" replicò lei ridendo.
Quando tornarono sul terrazzo naturale con vista sulla mitica isola di Montecristo, trovarono Jerry e Raffaella accomodati all'ombra e fecero altrettanto, perché il sole era ormai allo zenit e batteva forte sulle rocce.
Attorno all'una, tirarono fuori dallo zaino termico l'occorrente per preparare il semplice pranzo al sacco composto di morbidi panini al latte con formaggio spalmabile e prosciutto cotto.
"Delizioso!" esclamò Nives al primo morso. "Non avevo mai pensato di accompagnare il prosciutto cotto col Philadelphia!"
"Delicato e gustoso allo stesso tempo", affermò Richard, completamente d'accordo.
Per dessert c'erano due vaschette di ananas tagliato a pezzetti e un grappolo d'uva.
Finito di mangiare, riposero tutti i rifiuti in un sacchetto, che si sarebbero diligentemente portati via a fine giornata, a differenza di certuni che li avevano preceduti ed avevano invece lasciato cartacce e mozziconi di sigaretta.
"Gliela farei ingoiare, la cicca, a questi incivili!" brontolò Nives, raccogliendo disgustata l'ennesimo mozzicone per gettarlo nella loro spazzatura.
"Hai proprio ragione", affermò Richard. "Anche io ogni tanto fumo qualche sigaro, ma non mi sogno neanche di gettare i mozziconi in giro."
"Ti piacciono i sigari?" s'informò Jerry, che l'aveva sentito. Richard scrollò le spalle.
"Me ne concedo alcuni, quando si presenta un'occasione speciale", ammise. "Un tempo fumavo di più, ma adesso è davvero raro."
"Beh, se ti va, a casa ho sigari toscani fatti a mano, con cento percento tabacco Kentucky, molto dignitosi anche se non paragonabile ai cubani."
"Eh, il tabacco caraibico è un'altra cosa", commentò Richard. "Tutto sommato, però, devo dire che non impazzisco così tanto per i puros da giustificarne il prezzo esorbitante."
"Io odio le sigarette, ma amo il fumo della pipa", rivelò Nives. "Nerwen, come Gandalf e Thorin e tanti altri personaggi tolkieniani, e pure lo stesso Professore, fuma la pipa", aggiunse ammiccando. "Personalmente non l'ho mai fatto, ma anni fa, in Tunisia, ho fumato la sisha. Il tabacco era deliziosamente aromatizzato alla frutta, ma dopo un po' ho dovuto smettere perché mi girava la testa."
"Il tabacco fa di questi scherzi, a chi non è abituato", spiegò Jerry. "E un sigaro, lo proveresti?" la provocò poi. Nives scosse la testa con enfasi.
"Ma manco morta!" esclamò vivacemente. "E se fumate, statevene lontani da me, e tornate solo quando avete finito!"
"Vale anche per me!" intervenne Raffaella con fermezza, guardando significativamente Jerry. Lui alzò subito le mani in segno di resa.
"Devi sapere, Rich, amico mio, che per baciare mia moglie dopo essermi fumato un toscano, devo prima lavarmi i denti e fare i gargarismi con l'amuchina..." gli confidò.
"Lo farò anch'io!" promise Richard immediatamente, d'un tratto preoccupato che Nives potesse esiliarlo dalla loro camera e soprattutto dal loro letto perché lui puzzava di fumo di sigaro.
Nives lo guardò, gradevolmente colpita dalla sua sollecitudine.
"Non è necessario, ma se vuoi farlo, lo apprezzerò", gli disse, con riconoscenza. L'odore del fumo non la disturbava molto all'aperto, ma al chiuso le dava un fastidioso senso di soffocamento, sia nell'ambiente, sia addosso alle persone.
"Comunque non capirò mai chi fuma in riva al mare", interloquì Raffaella che, come Nives, non fumava. "Voglio dire, sono qui a respirar aria buona e s'intasano i polmoni col fumo..."
"Questo lo sanno solo i fumatori", commentò Jerry, stringendosi nelle spalle. Non era mai stato un fumatore incallito, concedendosi solo un sigaro in occasioni speciali come la laurea, oppure quando aveva vinto qualche gara importante, e dopo l'incontro con Raffaella, che non fumava affatto, aveva ulteriormente diminuito il numero. Fumare con Richard sarebbe stato un'eccezione.
Trascorse un paio d'ore abbondanti dal pranzo al sacco, decisero di fare un'altra immersione.
"Se vuoi puoi rimanere qui", suggerì Nives a Richard, temendo che potesse annoiarsi. Lui sorrise e scosse la testa.
"No, stavolta mi divertirò a filmarvi", dichiarò.
"Allora mi esibirò nel mio famoso tuffo a bomba", annunciò Jerry, gonfiando il petto e battendoselo in stile Tarzan, facendo così scoppiare a ridere Raffaella.
"C'è anche il nostro altrettanto famoso tuffo a due", gli rammentò. Richard inarcò un sopracciglio, chiedendosi cosa mai fosse, ma non lo chiese, dato che lo avrebbe scoperto presto.
Ripresero quindi la loro attrezzatura e tornarono all'insenatura. Poiché erano accaldati, prima di tuffarsi si immersero in maniera più tranquilla, poi Nives indossò pinne, maschera e boccaglio ed entrò in acqua, andando a posizionarsi di fronte allo spuntone da dove Jerry e Raffaella si sarebbero esibiti nei tuffi. Lei preferiva evitare, perché pur essendo capace di nuotare bene, soffriva di vertigini e non amava buttarsi neanche da quei due metri di altezza. Al massimo, si tuffava dai blocchi di partenza in piscina.
Richard si piazzò sullo spuntone a fianco, leggermente più avanzato anche se più basso, da cui poteva avere una buona visuale.
"Dimmi quando sei pronto!" vociò, rivolto a Jerry. Lo statunitense fece segno d'aver capito e guardò in basso, nell'acqua limpida e invitante.
"Vado!" annunciò e Richard, che lo aveva già inquadrato, premette sul simbolo rec dello schermo. Jerry prese un respiro, poi saltò urlando banzai, raccolse le ginocchia al petto circondandole con le braccia e piombò in acqua a bomba, sollevando uno spruzzo così alto che quasi raggiunse Richard.
"Wow!" esclamò quest'ultimo. "E questa era Jerry la bomba umana", disse ridendo, a beneficio del filmato.
Un momento dopo, Jerry riemerse sputacchiando in maniera esagerata, poi gridò un ye-ha esultante a mo' di cowboy agitando le mani come a gettare un lazo. Raffaella e Nives applaudirono, divertite dai suoi atteggiamenti buffoneschi.
Rapidamente, l'arciere tornò a riva e si issò sulla roccia che fungeva da scivolo d'ingresso in acqua.
"Pronta per il tuffo a due?" domandò alla moglie.
"Certamente", gli assicurò lei, che lo stava già aspettando in cima al trampolino naturale. Quando Jerry la raggiunse, gli saltò in braccio, le gambe attorno alla sua vita. Portandola così, Jerry tornò ad avvicinarsi al ciglio.
"Pronto a filmare, Rich?" gridò.
"Prontissimo!" gli confermò l'inglese.
Marito e moglie si sorrisero, poi presero un bel respiro e Jerry saltò, stavolta piedi in avanti, Raffaella abbarbicata a lui. Ne seguì uno schizzo ancor più alto del primo, che però si riversò in un'altra direzione, senza quindi bagnare Richard.
"Braviiii!!" urlò Nives quando riemersero, battendo le mani. Vedendo il suo entusiasmo, ancora una volta Richard si dispiacque di non poter assecondare la passione della fidanzata per l'acqua e fare insieme a lei un tuffo a due come quello dei loro amici, ma era una cosa a cui, purtroppo, non poteva porre rimedio.
Ridendo, Raffaella e Jerry si scambiarono un bacio, poi tornarono a riva e recuperarono la loro attrezzatura da snorkeling.
Per una ventina di minuti, nuotarono assieme a Nives in lungo e in largo per l'insenatura. Ad un certo punto, Raffaella scorse un branco di saraghi fasciati e li segnalò agli altri due. Seguirono il branco per un po', finché le acque non si fecero troppo profonde per i loro gusti e preferirono rientrare. Nuotando placidamente, tornarono verso l'insenatura. Nives, poco avvezza a nuotare a lungo, cominciava a sentirsi stanca, per cui si diresse senz'altro verso riva, mentre Jerry e Raffaella, più allenati, si attardavano.
Liberatasi di tutta la bardatura da snorkeling, Nives raggiunse il fidanzato, che l'accolse con un bacio.
"Niente cavallucci marini, stavolta?" s'informò.
"No, sarebbe veramente troppo, due volte nello stesso giorno", rispose lei. "Stanno diventando purtroppo sempre più rari, e stamattina è stata davvero 'na botta de culo, per dirla come Raffi", concluse ridendo.
Anche Richard rise, poi l'abbracciò da dietro ed assieme rimasero a guardare l'altra coppia che sguazzava in mare. Qualche minuto dopo, Raffaella riemerse bruscamente con un grido di dolore.
"Medusa!" gridò in italiano. "Accidenti!"
Jerry fu al suo fianco in un baleno. "Ti ha punto?!"
"Sì, mannaggia al secchio!!"
Incurante di poter venir punto anche lui, Jerry afferrò Raffaella per una mano e cominciò a trascinarla via. La donna lanciò un altro paio di colorite imprecazioni in romanesco, poi pensò bene di risparmiare il fiato per nuotare e raggiungere più in fretta la riva.
Sulla cima degli scogli, Richard e Nives avevano sussultato al grido d'allarme e dolore di Raffaella.
"Che succede?" domandò l'inglese, non avendo capito la parola in italiano.
"Medusa", spiegò concisamente Nives, cominciando a muoversi verso il punto dove avevano lasciato le sacche. Da praticanti esperti di snorkeling, i suoi amici portavano sempre il necessario per un pronto soccorso in casi come questi. Finora, in sua compagnia non era mai accaduto, ma sapeva che in passato sia Jerry sia Raffaella avevano già avuto sgradevoli incontri con le meduse.
Richard la seguì.
"Che cosa posso fare?" le domandò, essendo completamente a digiuno delle procedure in casi come questo.
"Aiuta Raffaella a uscire dall'acqua", gli suggerì Nives, afferrando la sacca di Jerry. Mentre Richard si affrettava a scendere verso lo scivolo naturale, la donna aprì la borsa e ne estrasse la busta impermeabile che conteneva una lente d'ingrandimento, un coltellino a serramanico, un piccolo panno di microfibra, garze, cerotto, una forbicina e una pomata gel al cloruro di alluminio. Stava agendo con tutta la calma che riusciva a racimolare, ma in realtà si sentiva molto agitata, essendo la prima volta che affrontava una situazione di questo genere.
Jerry e Raffaella raggiunsero la riva e Richard aiutò la romana a sedersi sullo scivolo. Jerry la liberò delle pinne mentre lei si toglieva la maschera con il boccaglio attaccato, che Richard prese in consegna prima di aiutarla ad alzarsi. La sostenne fino ad un masso sui cui potesse sedersi. Sull'avambraccio della romana spiccava un'ustione da contatto, lunga e stretta, prodotta dalla sostanza urticante rilasciata dalla medusa. Raffaella stringeva i denti per il bruciore.
Jerry arrivò con la propria maschera piena d'acqua di mare, che rovesciò sull'ustione per lavarla e per diluire le tossine ancora presenti. Nives, sopraggiunta in contemporanea, gli porse la busta contenente il necessario per soccorrere l'amica, già aperta.
"Altra acqua", disse Jerry. Richard si mosse subito, andando a riempire la maschera di Raffaella, che ancora teneva in mano. Intanto, Jerry esaminò l'ustione con la lente d'ingrandimento.
"C'è rimasto attaccato un solo filamento", annunciò, con sollievo. Richard tornò con l'acqua e lui gli fece cenno di versarla sulla lesione.
"Mannaggia la miseriaccia", mugugnò Raffaella in romanesco. "Non l'ho vista, mi sono girata un attimo e quando sono tornata a guardare le ero addosso."
"Sono quasi invisibili, 'ste stronze", brontolò Nives, ancora con i nervi scossi.
"Altra acqua?" domandò Richard.
"Sì, grazie", rispose Jerry, prendendo il coltellino. Lo aprì e, usando il dorso, cominciò a raschiare molto delicatamente per togliere il filamento di medusa, evitando in ogni modo di entrare a contatto con esso per non rischiare di rimanere a sua volta ustionato. Rimosso il filamento, fece cenno a Richard di versare l'acqua, poi usò il panno di microfibra per asciugare la parte ed infine vi applicò il gel.
"Resisti, honey", mormorò Jerry, prendendo la garza. "Tra poco passa."
Raffaella annuì senza parlare, il volto pallido e teso. Anche se non era la prima volta che le succedeva e quindi sapeva di non essere particolarmente sensibile al veleno, la puntura di una medusa è sempre molto sgradevole.
Mentre Jerry strappava la confezione di garza e ne applicava alcuni fogli sull'ustione per proteggerla dal sole e dalla sabbia depositata sulle rocce, Nives tagliò dei pezzi di cerotto con la forbicina, porgendoli poi all'arciere che li usò per fissare la compressa di garza.
"Tutto fatto", annunciò Jerry. "Meglio?"
"Sì, il bruciore sta cominciando a passare", confermò Raffaella.
"Appena te la senti, torniamo agli ombrelloni", disse Jerry, sedendosi accanto alla moglie e circondandole le spalle con un braccio. "Poi sbaracchiamo e torniamo a casa."
"Mi dispiace interrompere così bruscamente la gita..." cominciò Raffaella in tono di scusa, appoggiandosi a Jerry.
"Stai scherzando?" la interruppe Nives vivacemente. "Abbiamo sempre messo in conto che potesse capitare, non per niente portiamo sempre tutto il necessario."
"Sì, però mi spiace lo stesso", ribatté la romana, sorridendo debolmente.
"Non preoccuparti", intervenne Richard. "C'è di peggio, tipo io che scivolo su una roccia e mi rompo una gamba..."
"Non chiamar disgrazie!" lo rimproverò Nives. "Ci mancherebbe solo quello!"
Il suo tono nervoso sorprese Richard, ma guardandola la vide pallida quasi quanto Raffaella e comprese che, sotto l'apparente calma con cui aveva reagito all'imprevisto, era molto turbata. Depose la maschera di Raffaella e si avvicinò alla fidanzata, prendendola tra le braccia. Nives sospirò e posò la testa sulla sua spalla.
"Scusami", disse, contrita.
"E di cosa?" mormorò lui, baciandole i capelli bagnati ed arruffati. Constatò che stava tremando, seppur lievemente.
"Mi sono spaventata", proseguì la vicentina, volendo giustificarsi.
"Lo so. E se lo vuoi sapere, anch'io!" le confessò l'attore.
"Sul serio? Sembravi così calmo..."
"Beh, anche tu..."
A quel punto, Nives cominciò a rilassarsi e ridacchiò. Udendola, Richard l'imitò, e la tensione di entrambi si alleggerì per poi scomparire.
Una decina di minuti dopo, Raffaella annunciò che si sentiva abbastanza in forze da tornare al terrazzo naturale. Sentiva ancora bruciore, ma si era molto attenuato.
"Tu aiuta Raffi", Richard esortò Jerry. "Penso io a trasportare le vostre sacche."
"Grazie, amico", disse lo statunitense, grato. Lui e la moglie quindi si avviarono, con Richard che li tallonava e Nives che chiudeva la piccola processione.
Raggiunti gli ombrelloni, Raffaella si sedette sotto il proprio.
"Aspettate a smontare tutto", disse. "Riprendiamoci un attimo, prima."
"Non è una cattiva idea", approvò Nives. "Intanto possiamo lavarci via la salsedine e cambiarci."
Nello zaino termico avevano riposto anche due bottiglie da un litro e mezzo piene d'acqua dolce per risciacquarsi a fine giornata. Jerry aiutò la moglie, stando ben attento a non bagnare la medicazione, e poi si occupò di se stesso, versandosi il resto dell'acqua dalla testa.
Anche Nives si sciacquò e si cambiò, avvolta nel telo da bagno, poi si sedettero tutti all'ombra per una mezz'oretta. Infine, impacchettarono tutto e si apprestarono ad affrontare la salita che li avrebbe portati alla strada e alla macchina.
"Datemi la vostra roba", Richard si offrì, rivolto a Raffaella e a Jerry.
"Non puoi portare tutto tu!" protestò la donna. "Io posso portare lo zaino, adesso che è praticamente vuoto pesa pochissimo, e non m'intralcia a camminare..."
Richard allora s'incaricò di portare la borsa di Jerry oltre alla propria, e Nives la borsa di Raffaella, mentre Jerry si occupò di entrambi gli ombrelloni.
Tornarono con calma all'auto, che naturalmente trovarono rovente come un forno. Jerry accese il climatizzatore al massimo e, mentre attendevano che la temperatura si abbassasse a livelli tollerabili, si rifugiarono all'ombra di un pino marittimo.
"Come va il braccio?" domandò Nives a Raffaella.
"Il dolore è passato", le disse l'amica. "Quando il gel avrà finito la sua efficacia, comparirà il prurito, così dovrò cambiare medicazione. Prurito e irritazione si attenueranno e scompariranno del tutto entro alcuni giorni. Intanto però non potrò prendere il sole."
"Mi dispiace..."
"Inconvenienti dei bagni in mare", dichiarò Raffaella con un mezzo sorriso tra l'ironico e il rassegnato. Nives sospirò: l'amica aveva ragione, era una cosa di cui tener sempre conto, solo che finora le era andata bene e non aveva mai voluto pensarci troppo. Il confronto diretto l'aveva destabilizzata, ammise con se stessa. Strinse i pugni e poi tornò a rilassarli: l'avrebbe superato, dopotutto aveva affrontato di peggio da sola, mentre adesso aveva Richard, una presenza che le dava una forza immensa. Sorrise al fidanzato, in piedi accanto a lei, che la ricambiò.
"Tutto bene?" le domandò sottovoce. Nives annuì con decisione.
Una volta a casa, le due coppie si ritirarono nelle rispettive camere. Jerry aiutò Raffaella a fare la doccia e a lavarsi i capelli, cercando di evitare che bagnasse la medicazione provvisoria; poi, mentre la moglie aveva la chioma avvolta nell'asciugamano a turbante, le cambiò la garza e constatò che il rosso rabbioso della puntura s'era già leggermente attenuato.
"Prude molto?" le domandò, applicando altro gel.
"Abbastanza" ammise Raffaella. "Ma ho avuto di peggio."
Qualche anno prima, infatti, aveva avuto un eritema molto più esteso, sulla parte alta della coscia, in confronto a cui quello che aveva adesso era un decimo.
"Ci siamo presi tutti un bello spavento", commentò Jerry, coprendo la parte con una nuova garza e fissandola con una reticella di misura adeguata. "Ora riposati."
"Certo", accondiscese lei. Jerry l'accompagnò al letto, dove l'aiutò premurosamente a sdraiarsi. In realtà Raffaella non aveva bisogno d'aiuto, ma lo lasciò fare perché sapeva che ci teneva molto a prendersi cura di lei.
Dopo averle deposto un bacio gentile sulle labbra, Jerry andò a lavarsi a sua volta. Tornò poco dopo, indossando soltanto i boxer e con i capelli ancora umidi tutti sparati verso l'alto. A Raffaella venne in mente una battuta dell'amica vicentina e si mise a ridacchiare. Jerry sollevò un sopracciglio con aria interrogativa.
"Nives direbbe che, se piovessero perle, faresti collane!" spiegò, ridendo ora apertamente. Anche Jerry rise, toccandosi la chioma a istrice dove, con un po' di fantasia, poteva immaginare perle infilarsi per formare – più che collane – una corona sulla sua testa.
"Già, hai ragione", confermò. Si sdraiò accanto alla moglie e le prese una mano. "Ti senti meglio?"
"Sì, il prurito è tollerabile."
"Ora di stasera dovrebbe sparire e lasciarti dormire."
"Meno male che ci portiamo sempre il kit", commentò Raffaella. "Dopo la prima volta, quando avevo dodici anni a Fregene, non mi sono più fatta trovare impreparata."
"Cos'è, la terza volta?" domandò Jerry.
"Già", confermò lei. "Sai come dice il proverbio: non c'è due senza tre, quindi me l'aspettavo, che prima o poi accadesse. Ora però ho dato, eh!" concluse con una smorfia.
"Direi!" esclamò lo statunitense. "Adesso basta, intesi?"
Si portò la mano della moglie alle labbra e ne baciò le nocche.
"Va bene", gli disse Raffaella, sorridendo.
OOO
Frattanto, nella loro camera anche Nives e Richard si erano lavati e cambiati. Essendo ancora presto per la cena – era tardo pomeriggio – si sdraiarono a riposare sul letto, imitando inconsapevolmente i padroni di casa. Nives si avvicinò a Richard e si sollevò su un gomito.
"Richard Armitage, sappi che sono pazzamente innamorata di te", dichiarò, posandogli una mano sul petto. "Talmente tanto, che mi sento mancare il fiato ogni volta che ti guardo..."
Lui le coprì la mano con la propria e la strinse con gentilezza; gli piaceva quando Nives gli diceva di amarlo, ma adesso era leggermente sorpreso dal suo tono veemente.
"Anch'io sono pazzamente innamorato di te", le disse piano. Lei gli sorrise senza nascondere la l'emozione che quelle parole immancabilmente suscitavano in lei.
"Era per farti capire meglio la mia reazione di oggi", proseguì. "Quando hai accennato alla possibilità che potevi farti male: non... non sopporto l'idea che possa accadere qualcosa del genere, ecco!" proruppe di slancio. Richard si sentì commosso.
"Per me è lo stesso", le confidò, attirandola contro di sé. "Starei malissimo se tu stessi male, per qualsiasi motivo."
Le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse. Lei ricambiò l'abbraccio.
"Sono una sciocca", disse sottovoce. "Invece di godermi la tua compagnia in questo posto da sogno, mi preoccupo per cose che non so neanche se accadranno mai. Devo imparare a mettere maggiormente in pratica la filosofia yoga del qui e ora", sospirò.
"Vivere il momento", Richard estese il concetto. "Assaporarlo fino in fondo nel momento e nel luogo che accade", le sollevò il volto. "Come adesso", concluse, prima di baciarla dolcemente. Seguirono tenere coccole fino a che non venne l'ora di scendere per la cena.
OOO
Quando Salvo venne a servire l'aperitivo in salotto e vide la fasciatura al braccio di Raffaella, si allarmò e s'informò subito riguardo all'accaduto. Fu rassicurato, ma poco dopo che era tornato di là, arrivò anche Marcella per farle i propri auguri di pronta guarigione, e Raffaella la ringraziò.
Quella sera, la cuoca aveva preparato un piatto freddo a base di affettati tipici: prosciutto toscano, salame di cinghiale, finocchiona – un insaccato aromatizzato con semi di finocchio – coppa e porchetta, presentati artisticamente su taglieri di legno. Una coloratissima insalata mista, arricchita da olive verdi e nere, nonché il tradizionale pane senza sale toscano accompagnavano i salumi. Da bere, Salvo aveva scelto l'Alicante prodotto dalla Tenuta d'Altariva, un vino rosso abbastanza strutturato che incontrò l'approvazione incondizionata di Nives e che tutti gradirono molto.
Al termine della cena, giunse un'insolita macedonia esotica a base di mango, ananas, kiwi e cocco con appena uno spruzzo di rum, molto profumata e colorata, che valse grandi complimenti a Marcella.
Un po' provati a causa della disavventura occorsa a Raffaella, quella sera i quattro amici si ritirarono piuttosto presto.
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