Capitolo XII: Domenica 16 agosto 2015

Capitolo XII: Domenica 16 agosto 2015

L'indomani Nives si svegliò alle sette, come suo solito. Si alzò pianissimo per andare in bagno e quando tornò, trovò Richard ancora addormentato; allora scivolò nuovamente sotto le lenzuola e chiuse gli occhi, decisa ad attendere pazientemente che si svegliasse, perché non voleva assolutamente disturbarlo.

Dopo una mezz'oretta, Richard si mosse e, con un sospiro, si svegliò; sentì subito al proprio fianco la presenza di Nives e sorrise tra sé, perché adorava svegliarsi così.

"Buongiorno, amore mio", la udì sussurrare in italiano, evidentemente già sveglia.

"Buongiorno a te, mio tesoro", le rispose nella stessa lingua. "Dormito bene?"

"Sì, grazie, anche tu?"

"Certamente, con te accanto dormo sempre molto bene... anche se, a dire il vero, con te preferisco star ben sveglio..." la baciò, cercandole le labbra al buio, poi si alzò e andò ad aprire le imposte; tornando a letto, fece una smorfia. "Ammetto che ho la testa pesante... meno male che mi hai impedito di bere ancora: avrei potuto prendermi una sbornia senza neanche rendermene conto", terminò corrugando la fronte: non gli sarebbe piaciuto farsi vedere da Nives in condizioni di ubriachezza.

"L'ho immaginato, per questo ti ho fermato", gli spiegò lei. "In realtà, è questione di abitudine: se tu bevessi vino a ogni pasto come si usa in Italia, lo reggeresti di più. Non preoccuparti, un'altra tisana come quella di ieri sera rimetterà il tuo fegato a nuovo. E stamattina, niente uova con bacon, ma frutta, pane e miele. E tè, non caffè, che appesantisce il fegato e disturba lo stomaco indisposto."

"Ma cosa sei, una naturopata?" domandò Richard, con un sorriso.

"No di certo", Nives sorrise di rimando. "Ma lo è Gigi, il mio amico gelataio che non lo fa di professione solo perché in una piccola città come la mia non si campa con quel mestiere; mi ha insegnato moltissime cose. Inoltre ho un'amica erborista di nome Lisa che mi fa da consulente", concluse. "Per non parlare del fatto che la passione per le erbe e le cure naturali ce l'ho fin da ragazza e da allora non smetto di documentarmi."

"Beh, anch'io, se appena posso, evito i medicinali chimici... Quando recitavo in The Crucible, dovevo stressare molto la voce..." Nives annuì, ricordando quanto aveva parlato e gridato, in scena. "...e così usavo molti rimedi per la gola, ma quasi tutti naturali: sciroppi, caramelle e compresse di erboristeria piuttosto che di farmacia."

"Io faccio lo stesso", concordò lei. "Ovvio che, se ho la febbre alta, uso un..." si bloccò sulla parola antipiretico, di cui non conosceva la traduzione in inglese. "Un medicinale chimico", concluse, prendendo a prestito l'espressione usata da Richard. "Vuoi che scendiamo subito, così ti preparo la tisana?"

Lui la guardò, un luccichio malizioso negli occhi, e un sorrisetto gli curvò le labbra da un lato in quella maniera caratteristica che Nives trovava irresistibile.

"Non sto poi così male", mormorò l'attore, stringendola a sé.

Trascorse più di mezz'ora prima che si alzassero dal letto.

OOO

Quando Jerry si svegliò, trovò che Raffaella non era a letto; udendo lo scroscio dell'acqua in bagno comprese che lei era di là. Si alzò e spalancò la finestra, lasciando entrare la luce del sole e l'aria – per il momento ancora fresca – di quel mattino d'agosto.

Poco dopo, Raffaella arrivò e lo trovò alla finestra che guardava fuori; lo raggiunse e lo abbracciò da dietro. Jerry l'aveva sentita arrivare e chiuse gli occhi, godendosi la sensazione del suo seno nudo premuto contro la schiena, nonché delle sue braccia attorno alla vita.

"Buongiorno, honey", le disse a bassa voce. Raffaella sorrise a quell'appellativo, dolce nel nome quanto nel tono.

"Buongiorno a te, amò", disse sottovoce. Jerry sorrise a sua volta all'inconfondibile romanità della moglie. Si girò e l'avvolse nelle proprie braccia, poi si chinò e le baciò i capelli bruni.

"Con te, è sempre un giorno splendido", affermò piano.

"Anche per me..." mormorò Raffaella, stringendosi a lui e socchiudendo gli occhi per meglio godersi la sensazione della propria pelle contro quella del marito. Jerry la cullò teneramente, prima di prenderle il volto tra le mani e baciarla.

Raffaella gli passò le braccia dietro la schiena e lo strinse, schiudendo la bocca per accogliere il suo bacio. La sua calorosa risposta lo infiammò; con un ansito, la sollevò in braccio e la portò a letto, dove passarono un po' di tempo a farsi coccole appassionate.

OOO

Più tardi, scesero in cucina, dove trovarono Nives e Richard già intenti a far colazione.

"Bene alzati", li salutò Jerry. "Rich, vecchio mio, come va?"

"Benone, grazie all'infuso di Nives", rispose l'attore britannico. "E a te?"

"Non mi lamento... ma come, niente uova e bacon stamattina?" si meravigliò.

"No", rispose Nives. "Meglio evitare cose che appesantiscono il fegato, visto che ieri lo ha riempito di etanolo... Stamattina frutta, pane, miele e tè", si rivolse a Richard, "Amore, per pranzo ti consiglierei un'insalata con crostini e una macedonia, ma senza fragole o kiwi, troppo acidi. Stasera potrai tornare a mangiare normalmente e anche a bere vino o birra."

"Signora sì, signora!", fece Richard scattando sull'attenti.

Nives arrossì. "Oh cielo, no, scusami, non intendevo suonare tanto autoritaria! In realtà i miei erano solo suggerimenti per accelerare la metabolizzazione dell'alcol. Se vuoi farne a meno non sei obbligato, ci mancherebbe", concluse imbarazzata. "Scusami di nuovo..."

"Ma no, guarda che scherzavo", la rassicurò il fidanzato. "Anzi, mi sembrano ottimi suggerimenti e quindi li seguirò alla lettera."

"Che dici, Nives, è il caso che anch'io stamattina vada a tè?" domandò Raffaella a quel punto.

"Solo se ti senti un po' fuori forma", le rispose l'amica. "Io per me, tanto per non sbagliare, faccio come Richard. Dopotutto, anch'io ho sbevazzato più del solito!" concluse.

"Così mi sento anche meno strano", scherzò l'inglese. "Intendo dire, a mangiar frutta di prima mattina... Non l'avevo mai fatto!"

"C'è sempre una prima volta", ribatté seraficamente Nives.

"Ma se bevo tè, non so se la carica di caffeina sarà sufficiente per tutta la mattinata", obiettò la padrona di casa, leggermente perplessa perché normalmente andava di caffè.

"Se usi un buon tè nero e lo fai abbastanza forte, credimi, basterà", le assicurò Nives. "Aggiungici un cucchiaino di zucchero in più, se ti sembra troppo amaro, e limone o latte a piacere."

"Latte, senza zucchero", decise allora Raffaella, a cui piaceva molto berlo così.

"Alla maniera indiana", commentò Richard. "Molto diffusa anche in Inghilterra; ma il vero tè all'inglese è al naturale."

"Proprio come piace a me", dichiarò la vicentina. "Tanto da far dire a un barista londinese che ero molto britannica!" concluse, ridendo al ricordo della sua prima volta a Londra.

Jerry e Raffaella decisero di far colazione come suggerito da Nives.

"Ognuno ha le proprie preferenze, tanto per il tè quanto per il caffè", osservò Raffaella. "Per il caffè andiamo di amaro, dolce, espresso, lungo, liscio, corretto grappa, corretto prugna, macchiato freddo, macchiato caldo, in tazza grande, in bicchiere..." rise all'occhiata incredula di Richard. "Ah, non hai idea delle varianti al banale caffè che esistono in Italia!"

Anche Nives rise. "E non hai citato le combinazioni: dolce e macchiato caldo con grappa, oppure amaro, lungo e in bicchiere, e via così... spazio alla fantasia!"

"Dovresti provarle tutte, Rich!" suggerì Jerry ridendo; l'amico assentì ridendo a sua volta.

"Non prima di domani", raccomandò Nives. "Anzi, se oggi sentite lo stomaco un po' sottosopra, ditemelo che vi preparo un infuso adeguato. Io per me lo farò di sicuro."

"Cosa ti serve, nel caso?", domandò Raffaella, preoccupata di avere le erbe giuste.

"L'ideale sarebbero tiglio e melissa, o uno solo dei due; ma va benissimo anche la comune camomilla."

"Quella ce l'ho", dichiarò la padrona di casa, soddisfatta.

Anche quel mattino fecero un giro a cavallo; nuovamente Nives provò a galoppare, sempre con Jerry al fianco pronto a intervenire in caso di bisogno, ma già stava riacquistando sicurezza.

"Ancora un po' e sarai brava quanto me", la incoraggiò lo statunitense mentre stavano rientrando.

"Esagerato!" rise Nives. "Sarò anche una cavallerizza naturale, ma vuoi mettere la tua esperienza?"

Jerry sorrise e scrollò le spalle. "Quella è venuta con l'esercizio costante, che a sua volta è venuto dalla passione. Un po' come te per il ballo, o per scrivere..."

"A proposito di scrivere", interloquì Richard. "Ricordo che mi hai detto che anche Raffi scrive..."

"Sì", confermò Nives. "Ed è stata proprio la comune passione di scrivere che ci ha fatto avvicinare subito, me e Raffi. Poi abbiamo scoperto di avere tantissime cose in comune, tra cui la passione per le opere di Tolkien."

"Credo che farò un monumento a Tolkien", dichiarò Richard in tono convinto. "Perché se è vero che è stata Lorraine a farci incontrare fisicamente, in realtà tutto è partito dal Professore di Oxford."

"Hai ragione", concordò Nives in tono sommesso. "Tolkien merita davvero tutta la nostra gratitudine..."

Allungò una mano verso Richard, che gliela prese. Jerry osservò come i loro occhi fossero particolarmente luminosi e sorrise tra sé, sempre più convinto che l'attore britannico fosse l'uomo giusto per la sua amica vicentina.

Rientrarono poco dopo; era il giorno libero di Giorgio per cui, diversamente dalle volte precedenti, fu una sua collaboratrice a occuparsi delle loro cavalcature. La ringraziarono – anche se era il suo lavoro ed era pagata per farlo, tutti e tre pensavano che la cortesia fosse sempre un valore aggiunto – e, quando tornarono a casa, videro che gli operai erano già arrivati a smontare le attrezzature usate la sera precedente, anzi avevano ormai quasi finito.

Dopo essersi cambiati, scesero in piscina. Nives si concesse l'ormai abituale idromassaggio che seguiva la cavalcata e Richard le tenne compagnia; anche se era solo lei ad averne effettivamente bisogno, per alleviare la stanchezza dell'attività inusuale, era piacevole anche per lui, ed inoltre era piacevole farlo assieme.

All'una e mezzo, come al solito si recarono in cucina a preparare il pranzo; né Richard né Jerry avevano mostrato segni di problemi di stomaco, per cui Nives ritenne che potevano mangiare normalmente, se lo volevano, così approntarono dei panini al prosciutto cotto, mentre lei optò per la sua solita selezione di frutta fresca.

"Come ci riesci?" le domandò Raffaella, indicando il suo piatto. "Io non so se resisterei alla tentazione, specie vedendo altri mangiare cose che mi piacciono..."

"Neanch'io ci riesco sempre", sorrise Nives, addentando un succoso pezzo di melone. "Ma principalmente è questione di volontà... supportata da testardaggine, vanità e orgoglio", concluse con molta auto-ironia. "Al tempo in cui ho fatto la dieta dimagrante, per rimanere in riga mi ero posta un obiettivo: riuscire a dimagrire tanto da non vergognarmi più di portare la minigonna. Un obiettivo davvero molto stupido, di pura vanità se vogliamo, ma è stato quello che mi ha fatto perseverare, soprattutto gli ultimi tempi quando il peso calava molto lentamente, solo due o tre etti la settimana. Alla fine, ho perso addirittura più di quello che mi ero prefissata, e non solo ho potuto rimettere la minigonna senza sentirmi a disagio, ma sono stata soddisfatta anche del bikini."

"Oh, del tuo bikini sono molto soddisfatto anch'io", scherzò Richard, percorrendo sfacciatamente con gli occhi il suo corpo dalle amabili curve. Nives scoppiò in una risata, ma al contempo divenne anche rossa come un pomodoro all'apprezzamento che lui le dimostrava. Non riusciva a credere che Richard, che lavorava in un mondo frequentato da donne a dir poco stupende, trovasse bella proprio lei...

Anche gli altri due risero, ma quando l'ilarità si fu calmata, Raffaella commentò seriamente. "Io sono fortunata, ho una costituzione che non ingrassa, per cui non riesco a immaginare cosa significhi far sacrifici per dimagrire e non ho idea se riuscirei a farli... Ti ammiro per esserci riuscita."

"Grazie... ma guarda che non è chissà che: basta trovare la motivazione giusta, non solo per seguire una dieta dimagrante, ma per qualsiasi cosa. E la motivazione non è necessariamente qualcosa di grandioso o importante, vedi me che volevo mettere la minigonna; deve solo essere quella giusta."

Richard la colpì leggermente col gomito nel fianco, come aveva fatto lei qualche giorno prima.

"Chi è che si sminuisce, adesso?" la rimproverò, in tono gentile ma con la fronte aggrottata. Nives rimase interdetta, senza sapere cosa rispondere.

"Ehm, ha ragione", intervenne Jerry, nascondendo un sorrisetto divertito.

"Già", rincarò la dose Raffaella.

"Ma a me non sembra davvero granché", protestò Nives. "È davvero solo questione di trovare la ragione giusta. Pensate alle cose incredibili che si fanno per amore..."

"Vero", ammise Richard. "Ma ti stai comunque sminuendo", ripeté, prendendole la mano e portandosela alle labbra. "E non te lo permetto."

Lei rinunciò a protestare ancora; del resto, faticava a ragionare con Richard che la vezzeggiava in quel modo, anche soltanto baciandole le dita.

"Va bene", si arrese.

Finito di pranzare, riordinarono la cucina e tornarono fuori, a sdraiarsi sui letti prendisole in attesa che le ore più calde della giornata passassero. Più tardi fecero il bagno, grati della frescura dell'acqua.

"Meno male che non c'è afa", commentò Raffaella. "Mi ricordo certe estati a Roma... era davvero micidiale!"

"Hai ragione", confermò Nives. "Come ho detto altre volte, meglio 40 gradi secco che 30 afoso..."

"Il clima è cambiato, non c'è niente da fare", affermò Richard.

"Vero!" confermò Jerry. "Inutile che ci vengano a dire che non è così, tanto lo vediamo fin troppo bene."

"Purtroppo ci sono persone potenti che ci vogliono far credere il contrario, e questo soltanto per sporchi interessi economici", affermò Nives, aggrottando la fronte. "Le tecnologie per affrancarci dal petrolio ci sono, solo che sono costose e non remunerative come l'oro nero. Eppure, se fossero lungimiranti, per rendere tali tecnologie più economiche basterebbe che investissero sufficienti risorse adesso e poi in seguito si vedrebbero i profitti, per non parlare del fatto che, se si continua così, uccideranno i loro nipoti, se non i loro figli. Ma no, preferiscono... un uovo oggi che una gallina domani..."

Tradusse quest'ultima espressione alla lettera, non sapendo se in inglese ci fosse un detto simile; ma Richard comprese ugualmente.

"A bird in the hand is worth two in the bush" (letteralmente: un uccello tra le mani ne vale due nel cespuglio, N.d.A.)", Jerry fornì l'equivalente, "Hai centrato il problema", aggiunse poi.

"Ma non parliamone più", li esortò Nives. "Non voglio rovinarci l'umore parlando di cose troppo serie..."

"Va bene anche così", la rassicurò Raffaella. "Dopotutto, anche i discorsi seri fanno parte dell'amicizia, e è innegabile che noi quattro siamo amici."

"Grandi amici", specificò Jerry con un sorriso e Richard annuì per confermare: era ormai convinto d'aver trovato due nuovi, splendidi amici in Raffaella e Jerry.

"Cosa ne dite di andare a Cavoli domani?" propose Nives. Era la località dove facevano snorkeling di preferenza ogni anno, di cui avevano parlato qualche giorno prima.

"Ma certo", accettò subito Raffaella.

"Ci alzeremo alle sette allora", li ammonì Jerry. "Meglio essere là al massimo entro le nove per sperare di trovar parcheggio, e ci vuole un'ora abbondante per arrivare", spiegò poi a beneficio di Richard.

"Nessun problema", dichiarò l'attore britannico.

Salvo e Marcella arrivarono come al solito alle sei. Per cena, quella sera ci fu torta salata ripiena di ricotta, formaggi e salamino piccante, una ricetta tipicamente campana, servita tiepida, una pietanza semplice ma molto saporita che incontrò il favore di tutti; lo accompagnarono con un rosato ben freddo, naturalmente prodotto dalla Tenuta d'Altariva.

Dopocena, Richard e Nives si ritirarono nello studio di Raffaella per vedere in streaming un'altra puntata di Hannibal e ancora una volta la donna espresse la propria ammirazione per il talento dell'attore.

"Di solito odio profondamente i serial killer dei telefilm polizieschi che seguo", affermò a bassa voce. "Ma non riesco a odiare Francis Dolarhyde: anche se è un mostro, lo hai reso umano, perché fai vedere tutta la sua sofferenza mentre cade sempre più preda del Drago Rosso che gli divora la mente e lo rende pazzo. Lo spettatore prova empatia, anche se non può certo perdonare quello che fa... e per fortuna non si vede, quello che fa, si vede solo quello lascia dietro di sé..."

"È stata una precisa scelta di Bryan", le rammentò Richard, riferendosi a Fuller, ideatore e produttore della serie. "E in ogni caso, se fosse stato più esplicito, non avrei accettato questa parte."

Lei annuì. "Sì, ricordo che me l'hai detto; sono felice che tu abbia potuto affrontare questa sfida recitativa: sono sicura che ti darà molte soddisfazioni."

Tornarono dabbasso, scoprendo che Jerry aveva tirato fuori il gioco del Monopoli nella versione dedicata agli Avengers di cui aveva parlato loro qualche giorno prima.

"Cielo, sono secoli che non ci gioco più!" esclamò Richard, sedendosi al tavolo sotto al gazebo. "Non mi ricordo neanche le regole..."

"Non preoccuparti, ci pensiamo noi a fartele rispolverare", lo rassicurò Jerry. "Scegli intanto la tua pedina..."

Lui aveva già preso Occhio di Falco – manco a dirlo – mentre Raffaella aveva selezionato Hulk. Sempre cavaliere, Richard lasciò la precedenza a Nives, che scelse Thor, e quindi l'inglese prese per sé Loki.

"La scelta di Jerry è ovvia", commentò poi. "Ma voi signore?"

"Adoro Mark Ruffalo", rispose Raffaella con un sorriso. "Mi fa molta tenerezza."

"E io invece adoro Chris Hemswort, l'unico biondo al mondo che mi piace", confessò Nives sogghignando. "Ma tu perché Loki?"

"Tom è un mio amico", rivelò Richard, con sorpresa di tutti.

"Siete amici? Non lo sapevo", disse Nives.

"Abbiamo fatto un paio di drammi radiofonici insieme", raccontò allora l'attore. "E anche tre voice-over per documentari della BBC. Mentre ero a Londra per The Crucible, è venuto a vedermi assieme alla sua fidanzata Erika e poi una domenica mi ha invitato a casa loro a pranzo", inarcò le sopracciglia. "Non ci avevo mai pensato prima, ma anche Erika è italiana!"

"Ma dai!"

All'esclamazione di Jerry fecero eco quelle meravigliate delle due donne.

"E magari è di origine veneta come Nives!" rise Raffaella.

"O romana, se per questo", aggiunse Nives.

"Non saprei, non gliel'ho chiesto. Vive e lavora a Londra ormai da parecchi anni; è un'ingegnera elettronica che si occupa di sistemi di sicurezza ed è stato così che ha conosciuto Tom, quando ha comprato casa a Belsize Park e ha rinnovato l'impianto d'allarme."

"Ma tu guarda il caso..." mormorò Nives. "Spero d'aver l'occasione di conoscerla. Magari anche lei era una fangirl!"

"La prossima volta che verrai a Londra, se Tom non è da qualche altra parte a girare qualcosa, ci organizziamo", le promise Richard.

Ritornarono al gioco; Raffaella si occupò di distribuire i soldi, Jerry le proprietà, ed infine tirarono i dadi per stabilire chi dovesse cominciare.

Dato che le partite di Monopoli possono essere lunghissime, misero come tempo limite due ore e poi chi aveva più capitale, tra proprietà, immobili e soldi, sarebbe stato il vincitore.

Richard si dimostrò un osso duro, cominciando subito a investire forte per poi fermarsi a godere degli introiti quando gli avversari arrivavano su un suo terreno; Raffaella finì in prigione un numero talmente elevato di volte da perdere il conto; Jerry continuò a cadere su una casella di proprietà di Nives particolarmente costosa tanto che andò in bancarotta dopo neanche un'ora; Nives provò di essere un bulldozer, andando avanti ad accumulare proprietà e immobili a piccoli ma costanti passi. La seconda a ritirarsi fu Raffaella, e la partita fu quindi tra Richard e Nives.

"I due fratelli adottivi, rivali nel film e anche a Monopoli!" rise Jerry.

"Vedremo chi avrà la meglio", borbottò Nives, concentratissima.

Al raggiungimento del tempo limite, si fermarono e fecero i conti: vinse Nives, ma di stretta misura.

"Gran bella partita", dichiarò Richard. "Non mi ricordavo più che il Monopoli fosse così divertente!"

"Magari giocheremo di nuovo tra qualche giorno", propose Raffaella e gli altri annuirono.

"Domani sveglia alle sette" ricordò Jerry a tutti. "Colazione e poi si parte!"

Le due coppie si augurarono reciprocamente la buonanotte e si ritirarono.

OOO

Nives guardava fuori della finestra della camera che condivideva con Richard; non c'era luna, già tramontata da un paio d'ore, e le stelle splendevano vivide nel velluto nero del cielo notturno privo d'inquinamento luminoso.

Richard era andato in bagno dopo di lei e Nives, sentendosi stranamente inquieta, invece di andare a letto si era messa alla finestra a osservare le stelle, cercando di capire cosa fosse a farla sentire a disagio... Dopotutto, era felice. Tanto felice quanto non le sembrava d'esser mai stata in tutta la sua vita. Felice da paura...

E di colpo capì.

La felicità che provava era così immensa da spaventarla. La spaventava la possibilità di perderla, quella felicità che ormai si era rassegnata a non provare mai, ritenendola una sua fantasia, una cosa inesistente nella realtà; oltre ogni speranza, le era invece giunta, e per di più dalla persona che meno di tutte avrebbe mai immaginato potesse desiderare donargliela: Richard Armitage, il suo sogno di fangirl.

La verità era che la possibilità di poterlo perdere la terrorizzava. Continuava a chiedersi che cosa mai Richard vedesse in lei. Non era bellissima, non era famosa, non aveva particolari talenti, non era ricca... Obiettivamente, sapeva che ciò che gli piaceva di lei era ben altro, ma ciò nonostante non riusciva a convincersi che questo fosse sufficiente perché lui continuasse ad amarla per il resto della sua vita, come si augurava ferventemente. Perdurava in lei l'impressione che fosse solo un magnifico sogno dal quale prima o poi avrebbe dovuto svegliarsi per affrontare una realtà amarissima, fatta di solitudine e disperazione.

Lo udì avvicinarsi e voltò il capo a mezzo; un istante dopo Richard l'avvolgeva tra le braccia, stringendola a sé.

"Pensierosa...?" le chiese a bassa voce.

"Un poco..." ammise lei, posandosi all'indietro e reclinando il capo sulla sua spalla. "Stavo pensando che è così bello stare con te... così bello da sembrare un sogno, un sogno da cui ho il timore di dovermi svegliare..." continuò con voce incerta, sfiorandogli un braccio come ad accertarsi che lui fosse reale.

Richard udì il tremolio nella sua voce e ne intuì la causa; Nives lo aveva avvisato che avrebbe dovuto continuare a rassicurarla, anche se, a quasi un anno dall'inizio della loro relazione, aveva sperato che si fosse ormai convinta. D'altra parte però era anche vero che, in undici mesi, finora erano stati insieme complessivamente ventisette giorni, ed era davvero troppo poco. La strinse più forte.

"Ti garantisco che è tutto vero", le mormorò tra i capelli. "Ma ti confesso che a volte anche a me sembra un sogno... Ho desiderato così tanto incontrare la donna della mia vita, che ancora adesso mi sento incredulo di fronte al miracolo di averti trovata..." le baciò la tempia. "Ti amo immensamente, Nives", le sussurrò. "Io senza te ormai non vivo più, sappilo: mi sei necessaria come l'aria che respiro..."

"Oh Richard..." la donna quasi singhiozzò. "Ti amo così anch'io...!"

Si girò tra le sue braccia e sollevò il volto; lui si chinò e si baciarono con una sorta di disperata urgenza, un bisogno reciproco che nasceva dall'anima e non soltanto dalla carne. Staccarono le labbra, ma tornarono subito a baciarsi; bacio su bacio, continuarono tanto a lungo da perdere la nozione del tempo. Ad un certo punto, Nives si rese conto che il bozzo che sentiva contro il ventre era l'erezione di Richard; istintivamente, abbassò una mano ad accarezzarla e lui gemette piano.

"Piccola... se non hai intenzioni serie fermati subito..." ansimò.

"Ho intenzioni serissime, con te", gli assicurò lei, chiudendo le dita attorno alla sua verga gonfia di desiderio. "Ma solo se tu le hai con me", soggiunse con un risolino sfrontato.

"Puoi scommetterci, che ho intenzioni serie", affermò l'attore rivolgendole il suo irresistibile mezzo sorriso; rapidamente, la prese in braccio e la trasportò sul letto, dove l'adagiò, poi si sdraiò accanto a lei e le mordicchiò le labbra, prima di baciarla nuovamente, con ardore eppure con tenerezza. Nives schiuse la bocca ed intrecciò la lingua con la sua in una danza sensuale, rispondendo al bacio con uguale trasporto.

Quando si staccarono, si guardarono negli occhi, come tanto spesso facevano, desiderosi di leggere l'uno nell'anima dell'altra. Nives sorrise e gli prese il volto tra le mani, sfiorandogli le labbra coi pollici, poi lentamente scese ad accarezzargli i lati del collo e le spalle, per infine posargli le mani sul petto; a quel punto lo spinse, facendolo coricare sulla schiena. Si chinò e gli prese la bocca in un bacio mozzafiato che fece impazzire i loro cuori e scorrere più velocemente il sangue nelle loro vene; poi si spostò, scendendo a carezzargli il collo, il torace, il ventre, prima con le mani, poi con le labbra. Richard chiuse gli occhi sospirando, godendo di quelle attenzioni; poi la sentì avvolgere una mano attorno alla sua virilità e trasalì, mentre un'esclamazione soffocata gli usciva dalla gola.

Nives lo accarezzò; era solido, caldo, la pelle liscia come seta. Scivolò lungo il suo corpo, mordicchiando l'addome muscoloso, seguendo la traccia di peluria scura che dall'ombelico conduceva al fulcro della sua mascolinità. Udì il respiro di Richard farsi erratico mentre lo toccava eroticamente, poi rimaner intrappolato in gola quando gli chiuse le labbra attorno alla punta.

"Ah! Nives..." rantolò l'attore, sopraffatto. La donna cominciò ad infliggergli la sua deliziosa tortura, ascoltando compiaciuta i suoi ansiti divenire sempre più concitati.

Richard strinse le mani a pugno sulle lenzuola, inarcando la schiena; la sensazione della bocca di Nives su di sé era travolgente e lo stava facendo impazzire, portandolo verso il compimento a velocità vertiginosa. Tuttavia non era quello ciò che voleva, in quel momento, per quanto piacevole fosse; così, sentendosi ormai prossimo al limite, fece per fermarla, ma nello stesso momento, Nives lo lasciò e, dopo un ultimo bacio, sollevò la testa a guardarlo. Lo vide col viso arrossato, gli occhi vitrei, e non riuscì a trattenere un sorrisetto, soddisfatta di averlo portato dove voleva. Non aveva mai ritenuto d'essere un granché, a letto, ma l'espressione di Richard proclamava tutt'altro e la faceva sentire fiera di se stessa e delle proprie capacità amatorie. Altro che suo marito, che raramente le aveva fatto dei complimenti in quel senso, e quei pochi, solo all'inizio della loro relazione, col risultato di farla sentire inadeguata...

Si sdraiò su Richard e poi abbassò la testa per baciarlo. L'uomo l'avviluppò tra le braccia, ricambiando appassionatamente il suo bacio.

"Tu vuoi farmi morire", alitò, prima di rotolare di lato ed invertire le loro posizioni. "Ma adesso dovrai pagar pegno..."

Le cercò la bocca per un altro bacio rovente e le posò una mano a coppa attorno ad un seno, stuzzicandone il capezzolo con pollice e indice; sentendolo inturgidirsi, le lasciò le labbra e si abbassò sulla sua gola, mordicchiandone la tenera pelle, e lei gettò il capo all'indietro, sospirando. Poi Richard si abbassò ulteriormente, sfiorando con le labbra il petto, scendendo fino ai morbidi rilievi dei seni; si spostò di lato, baciando un capezzolo, mentre continuava a elargire all'altro carezze leggere come farfalle. Nives gli affondò le dita nei capelli e sospirò più forte, sentendo fremere il centro del suo corpo.

Lui si spostò sull'altro seno, mentre lentamente muoveva la mano verso il basso, sull'addome, ancora più giù, fino a sfiorare i riccioli scuri che ornavano la sua intimità. Agognando il suo tocco nel punto più sensibile, Nives schiuse le cosce, senza alcuna inibizione, sfacciata come soltanto Richard sapeva farla diventare; sentendolo toccarla sapientemente, sussultò.

"R... Richard", farfugliò. "Oh!" ansimò, quando lui la toccò con maggior decisione.

Con soddisfazione, ma anche con emozione, Richard percepì sulle dita l'eccitazione di lei.

"Sei così calda, amore", le disse in un sussurro rauco. "Così deliziosa..." scivolò lungo il suo corpo, deponendole baci sul ventre. "Voglio assaggiarti..."

"S... sì..." boccheggiò Nives, rabbrividendo per l'aspettativa. La bocca di Richard fu su di lei, tenera e sensuale, carezzevole e voluttuosa allo stesso tempo; le sfuggì un alto gemito di piacere mentre veniva squisitamente tormentata fino all'intollerabile. Un calore insostenibile le invase il grembo e cominciò a tremare violentemente.

"Fer... fermati", lo pregò. "Oh Richard... ti voglio dentro di me..."

L'uomo sorrise tra sé, lusingato di sentirsi tanto desiderato e, fingendo di interpretare in modo errato la sua richiesta, spinse la lingua nel suo fiore di donna, assaporandolo profondamente. Lei ebbe un sobbalzo irrefrenabile; prese ad agitarsi convulsamente nel letto, mentre un lamento straziante le sfuggiva dalle labbra, una melodia celestiale agli orecchi di Richard.

"Non... ce la faccio..." barbugliò Nives, ormai sull'orlo del baratro. Solo allora l'attore la lasciò e si sollevò su di lei; posò le mani accanto alle sue spalle, sostenendosi sulle braccia, e si posizionò contro la sua apertura muliebre. Nives socchiuse le palpebre, che prima si erano irresistibilmente chiuse, e tuffò gli occhi in quelli di lui.

"Guarda la nostra unione", la invitò Richard con voce roca. Allora lei abbassò lo sguardo e lo osservò spingersi lentamente dentro il suo corpo; le mancò il fiato, sia per il piacere di sentire la sua carne entrare nella propria, sia per l'emozione di essere, ancora una volta, congiunta a lui, un'unica cosa, un solo corpo e una sola anima.

"Oh...! È meraviglioso..." bisbigliò, tornando a guardarlo negli occhi; lui si ritrasse lentamente, fin quasi ad uscire del tutto, poi tornò ad affondare dentro di lei, lo sguardo sempre puntato in quello di Nives.

"Lo è... sì... meraviglioso", confermò, infine adagiandosi su di lei. Continuò a muoversi ad un ritmo lento e costante; socchiuse gli occhi ascoltando i suoi sospiri amorosi e si spostò leggermente, fino a trovare il suo punto speciale.

Nives trasalì ed i suoi gemiti divennero più acuti mentre il piacere dilagava nelle sue profondità, impetuoso ed irresistibile come un'inondazione, salendo sempre più; frammista ai lamenti ed ai sospiri, il nome di Richard le cadeva dalle labbra come una litania, finché raggiunse il culmine e si sentì investire come da un'ondata, che la sommerse completamente e la fece inarcare verso di lui ansimando un verso strozzato.

Sentendo i suoi muscoli interni ribollire, Richard tentò di trattenersi qualche altro istante per prolungare il suo godimento, ma non ne fu capace e venne a sua volta risucchiato nel gorgo del piacere. Un lungo gemito gli fuoriuscì dalla gola, un suono basso che riverberò negli orecchi di Nives come una musica ineffabile.

Quando il parossismo del compimento fu passato, lasciandoli col fiato corto, si rilassarono l'uno tra le braccia dell'altra, assaporando la reciproca vicinanza, che andava molto oltre a quella puramente fisica perché si rispecchiava nei loro cuori e nelle loro anime. Nives girò la testa, posando la guancia contro quella di Richard, che voltò il viso e le sfiorò lo zigomo con le labbra, per poi sollevarsi leggermente e ricoprirle il volto di baci.

"Ti amo", le mormorò tra un bacio e l'altro. "Ti amo..."

"Anch'io..." alitò lei di rimando, poi lo sentì muoversi dentro di sé, ancora parzialmente solido, ed emise un sospiro di piacere. "Tu mi fai perdere il lume della ragione..."

"Felice di saperlo", mormorò Richard con un sorrisetto lupesco, per poi tornare serio. "In quanto uomo, per me è incredibilmente lusinghiero sapere di essere capace di farti perdere la testa al punto da farti comportare in modo, diciamo, spudorato. Del resto, ti confesso che anch'io, con te, mi sento molto sfacciato; ma solo con te... e rigorosamente in privato", concluse. Era certamente tipico di lui: essere capace di spudoratezza, ma soltanto nel segreto della loro alcova. Era un chiaro indice di quanto si fidasse di lei; e lei si fidava altrettanto di lui.

"Con te dimentico ogni pudore", gli confessò a quel punto; si sentì arrossire, ma era una cosa che voleva dirgli da tempo, così proseguì. "Come mai prima in vita mia. Il fatto è che..." annaspò alla ricerca delle parole per spiegare. "Molte donne non si sentono a proprio agio col loro uomo perché temono di essere mal giudicate o prese in giro, o di perdere il rispetto del compagno; è stato così anche per me, in passato. Con te però è diverso... Con te, posso essere me stessa fino in fondo perché so che non mi giudicherai mai male né mi prenderai mai in giro, né perderò il tuo rispetto perché sono sfacciata. Mi fido di te, in ogni e qualsiasi senso", concluse a bassa voce.

Richard corrugò la fronte. "Vuoi dire che non sei mai riuscita a fidarti abbastanza, prima...?"

Lei apprezzò che non citasse apertamente suo marito.

"Non completamente... non come di te. Non sono mai riuscita a sentirmi del tutto a mio agio, e per questo non sono mai stata capace di lasciarmi completamente andare, né a esprimere fantasie e desideri. Ad esempio, non avevo mai giocato di ruolo, come invece io e te abbiamo già fatto un paio di volte", disse, arrossendo ancor di più.

Lui le prese una mano e se la portò alle labbra, come sempre faceva quando voleva sottolineare qualcosa di particolarmente importante. "Hai ragione, non mi sognerei mai di giudicarti male e tantomeno di prenderti in giro perché perdi la testa quando facciamo l'amore, o perché mi domandi di giocare con te, o di soddisfare una qualsiasi tua richiesta. Sono immensamente onorato che tu ti fidi così tanto di me; anche se la cosa, a dire il vero, mi rende un po' ansioso, perché non so se sono davvero degno di tanta fiducia..."

S'interruppe perché lei gli aveva scoccato un'occhiataccia.

"Non sognarti neanche di dire una cosa simile", lo ammonì. "So che la mia fiducia è ben riposta, che tu non la tradiresti mai volontariamente; e tu sai che vale lo stesso per te con me. È questa la vera essenza di un rapporto di coppia. L'ho vista nei miei genitori, e l'ho sempre desiderata per me... e adesso con te so di averla trovata. Per questo ti amo così tanto..." terminò, mentre la sua voce si spegneva.

Commosso oltre ogni dire, Richard tornò a chinarsi a baciarla.

"Hai ragione... e per lo stesso motivo, io amo te così tanto", dichiarò.

Nives chiuse gli occhi, profondamente emozionata. Prima o poi, pensò, prima o poi spero di riuscire a convincermi che tutto questo non sia un sogno...

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