Capitolo X: Venerdì 14 agosto 2015
Capitolo X: Venerdì 14 agosto 2015
Partirono subito dopo colazione, un po' prima delle nove; occorse quasi un'ora per arrivare a Villa San Martino, situata poco fuori Portoferraio. Posteggiarono la Stelvio di Jerry nell'apposito piazzale e si avviarono lungo l'ampio viale in salita che conduceva fino alla residenza di campagna di Napoleone Bonaparte durante il suo soggiorno forzato all'Elba. Come a Capoliveri, Richard indossava occhiali da sole e cappellino da baseball per mascherarsi un poco da turista qualsiasi, nella speranza di evitare di essere riconosciuto e importunato.
Mentre camminavano, il cellulare di Jerry squillò; controllando il numero chiamante, Jerry vide che era sua madre e sorrise, accettando la chiamata.
"Ciao mamma, come stai?" esordì. "Bene, sono contento... Sì, qui tutto okay. Stiamo andando a visitare una delle residenze napoleoniche con Nives e Richard, la Villa San Martino, te la ricordi?" ascoltò per un momento e il suo sorriso si allargò. "Va bene, ci faremo un selfie davanti alla villa e te lo manderò via Whatsapp... A pranzo? Ovviamente specialità locali, che domande! Certamente, grazie! A presto, un bacio", terminò; mise via il telefonino e spiegò agli altri. "Era mia madre, che ci augura buon divertimento. Rich, lei va pazza per il tuo Thornton di Nord e Sud. Ti dispiace se ci scattiamo un selfie tutti e quattro?"
"Ma scherzi? Molto volentieri!" rispose Richard, disponibile come sempre. "Poi me la giri? Anche a mia madre farebbe piacere una foto del nostro gruppetto."
"Io vengo malissimo nei selfie", borbottò Nives, che sapeva perfettamente di non essere fotogenica. Agli occhi innamorati di Richard, invece, Nives era bellissima sempre e comunque, ma l'attore rispettò la sua opinione.
"E se chiedessimo a qualcuno di farci una foto?" suggerì quindi.
C'era un certo movimento sul viale, gruppetti di amici, coppie e famiglie. Fu a una di queste ultime che Jerry chiese il favore e il padre accettò prontamente, prendendo lo smartphone che l'arciere gli porgeva ritenendolo un qualsiasi turista anglofono insolitamente padrone della lingua italiana. Le due coppie si misero quindi in posa di fronte ai cancelli della villa – Jerry con il braccio attorno alle spalle di Raffaella, Richard abbracciando Nives da dietro – e il gentile signore – senza dar segno di riconoscere l'attore inglese – fece tre scatti tra cui poter scegliere il migliore da spedire. Ringraziata la famigliola, Jerry selezionò la foto più bella e la spedì alla madre e a Nives, che poi l'avrebbe girata a Richard e al padre Luigi, che amava sempre ricevere immagini della figlia durante i suoi viaggi. Al contrario di Tina, la madre di Nives, che non era mai stata capace di andare oltre al più elementare dei telefoni cellulari, nonostante l'età ormai avanzata Luigi era sempre aggiornatissimo sulle ultime novità elettroniche; aveva imparato a usare un tablet e si era perfino iscritto a Facebook e a Instagram. Nives gli spedì quindi la foto con i saluti di tutti, sapendo di fargli cosa gradita. Anche Richard, ricevuta l'immagine, la inoltrò a Margaret con un accompagnamento molto simile.
Raffaella andò da sola alla biglietteria per acquistare i biglietti d'ingresso per tutti e poi non volle saperne di farsi rimborsare da Nives e Richard.
"Già ci offri il pranzo..." tentò di giustificarsi, rivolta all'attore britannico.
"E voi, con la scusa che la mia macchina è piccola, ci scarrozzate per mezza isola", ritorse Nives. "Vuol dire che all'altra residenza pago io!"
Il tuo tono era talmente deciso che nessuno s'azzardò a contraddirla. Sotto l'apparenza accomodante e gentile, Nives celava una grinta di tutto rispetto, e i suoi due amici elbani d'adozione ben lo sapevano; mentre per Richard era una cosa ancora in fase di scoperta, ma che gli piaceva molto perché indice di una persona su cui si può sempre contare per un appoggio, in caso di bisogno.
Visitarono quindi la villa, i cui lavori di restauro non erano ancora terminati; la cosa che maggiormente colpì Richard fu la botola che, dalla camera da letto di Napoleone, portava direttamente al piano inferiore nel bagno, fornito di una vasca di pietra, e la grandiosa Galleria Demidoff dalle colonne simili a una foresta di marmo bianco.
La residenza non era molto grande e impiegarono poco più di un'ora per visitarla tutta. Tornarono quindi alla macchina e, in una ventina di minuti, raggiunsero la Palazzina dei Mulini, abitazione principale di Napoleone all'Elba, costruita su una roccia a picco sul mare. Faticarono un po' a trovar parcheggio – come consueto in quella stagione – ma alla fine scovarono un posto lungo via della Regina, da cui impiegarono poco più di cinque minuti a piedi per arrivare alla residenza imperiale. Anche questo edificio non era molto vasto, ma rispetto alla villa di campagna, c'era in più da visitare il lussureggiante giardino affacciato sul mare, da cui si godeva una vista mozzafiato che arrivava fino a Piombino, sulla terraferma, che uscirono a visitare dopo che ebbero terminato il giro delle stanze visitabili della palazzina.
"Mi scusi, signorina..." una voce maschile chiamò timidamente in italiano. Nives si voltò e vide un giovane moro sulla trentina, abbigliato con una maglietta sbracciata azzurra e bermuda blu. "Ma voi non siete Nives e Richard?"
Per un momento, la vicentina non riuscì a spiccicar parola per la sorpresa di venir riconosciuta.
"Ah, ehm, sì", riuscì infine a rispondere.
Il giovanotto fece un gran sorriso. "Oh, che bello! Mai avrei immaginato di fare un incontro simile, venendo a visitare l'Elba. Che emozione! Sono un grande ammiratore di Richard e vi seguo entrambi da quando avete rivelato la vostra storia... Ho una pagina su Facebook dedicata a voi due!"
Nives restò a bocca aperta. "Ma cos... sul serio?"
"Sì, certamente! Si chiama Richard & Nives Love. Ho quasi mille mi piace! Siete una coppia molto amata."
"Davvero?" fece Nives, debolmente: era più che sbigottita. Guardò Richard in cerca di sostegno, ma lui aveva capito solo una parte e le chiese delucidazioni, così gli tradusse rapidamente quello che il giovane uomo aveva detto.
"Sono onorato", dichiarò l'attore britannico, rivolto al moro. "Perdoni il mio scarso italiano", aggiunse in tono di scusa.
"Oh, no no, perdoni lei che non ho parlato in inglese", si affrettò a dire il giovanotto nella lingua d'Albione. "Mi chiamo Mario. Se posso disturbarvi... potrei farvi una foto? E magari un selfie con entrambi?"
"Per me va bene", accettò Richard e anche Nives annuì; sarebbe stato scortese rifiutare, ma del resto non ne vedeva motivo. Trovava comunque incredibile il pensiero che quelle immagini sarebbero presto finite sul social media più diffuso al mondo e che centinaia, forse migliaia di persone le avrebbero viste.
Raffaella, che aveva udito lo scambio di battute, si offrì di fare lei la foto di Mario tra loro due, invece che un selfie, e il giovane uomo ne fu molto felice. Al termine, si congedò, profondendosi in ringraziamenti per la loro disponibilità.
Gli altri visitatori avevano per la gran parte ignorato l'episodio e solo alcuni l'avevano osservato con blanda curiosità.
Le due coppie percorsero anche i bastioni fino al punto più vicino al faro di Forte Stella, situato all'imboccatura della baia di Portoferraio, e infine lasciarono la residenza. Erano ormai le 13.00, ora per la quale Raffaella aveva prenotato al ristorante, che raggiunsero a piedi in pochi minuti.
Il locale era arredato in modo piuttosto semplice, quasi spartano, ma dal terrazzo il panorama era splendido, con la sottostante spiaggia di sabbia dorata e il mare che sfumava dall'azzurro al blu profondo. Raffaella conosceva i titolari perché erano clienti della Tenuta d'Altariva; come a Capoliveri, prenotando aveva chiesto un tavolo appartato, ed infatti vennero condotti in un angolo del terrazzo, in un punto leggermente discosto dagli altri tavoli.
Anche questa volta preferirono rimanere leggeri; optarono così per un secondo di pesce fresco ai ferri con insalata mista e patate al forno, accompagnando la pietanza con un rosato – ovviamente della Tenuta d'Altariva – servito ben freddo, e acqua.
Durante il pranzo, tre giovani donne sedute ad un paio di tavoli di distanza continuarono a guardare nella loro direzione ed a scattare foto col cellulare. Accorgendosene, Richard assunse un'espressione insolitamente seccata. Vedendo che Nives lo stava guardando con aria interrogativa, si spiegò.
"Ci sono tre ragazze che stanno continuando a fissarci e a fotografarci. Mi ero abituato troppo bene, in questi ultimi giorni", sospirò, rassegnato. "Non mi dispiace che mi riconoscano e mi chiedano foto e autografi, ma questo atteggiamento furtivo mi infastidisce."
"Vuoi che chieda a Roberto di mandarle via?" domandò Jerry, già sul piede di guerra, parlando del gestore.
"No, no", Richard si affrettò a rasserenare il suo nuovo amico. "Non posso chiedere una cosa del genere, in fondo quelle tre stanno solo guardando e fotografando... è semplicemente il modo in cui lo fanno a irritarmi."
Nives fece un sorrisetto storto.
"So io come farle smettere e vergognare", gli disse sottovoce. "Ti fidi di me?"
"Ovviamente sì", rispose lui subito. "Cos'hai in mente?"
"Di dar loro qualcosa per cui vale veramente la pena fotografare", ridacchiò lei. "Scosta un po' la sedia..."
Richard fece come gli aveva chiesto; Nives si alzò e si sedette sulle sue ginocchia, circondandogli le spalle con un braccio, poi con un gran sorriso si voltò verso le tre ragazze e agitò l'altro braccio.
"Questo è per voi, signorine! This is for you, young ladies!" esclamò ad alta voce, sia in italiano che in inglese giacché non poteva essere sicura della nazionalità delle tipe.
Vistesi scoperte e segnalate così apertamente, le tre giovani ebbero la buona grazia di arrossire. Chiaramente messe a disagio dalle occhiate – alcune sorprese, altre di riprovazione – degli altri avventori, si affrettarono a metter via i cellulari e una, evidentemente la più educata, fece un timido cenno di ringraziamento, che Nives accettò platealmente, col risultato di metterle ulteriormente a disagio.
Nives tornò a sedersi al proprio posto con un sorrisetto feroce. Raffaella s'era messa una mano davanti alla bocca per trattenere l'ilarità.
"Mo' se vanno a nasconne, 'ste tre pischelle!" ridacchiò. Avendo cominciato a farci l'orecchio, anche stavolta, pur essendo romanesco puro, Richard capì e sogghignò divertito, imitato da Jerry.
"Di nuovo, sei tremendissima, Nives!" dichiarò l'attore britannico, ripetendo quel che aveva detto il giorno prima.
"Soprattutto se voglio proteggere qualcuno che amo", confermò lei. "Detesto chi fa le cose di nascosto. Facevano miglior figura se si avvicinavano e chiedevano una foto, non gliel'avremmo certo negata..."
"Infatti", confermò Richard. Per la seconda volta quel giorno, pensò che, quando le circostanze lo richiedevano, Nives sapeva dimostrare una notevole grinta, ma sempre con classe. In questo erano decisamente uguali.
Imbarazzate, le tre signorine impertinenti finirono in fretta quanto avevano nei piatti e si alzarono, andando a pagare direttamente alla cassa e poi dileguandosi.
"Propongo un brindisi", disse Nives, volendo dimenticare l'episodio che, pur se finito in modo divertente, era stato un po' sgradevole. "Alla nostra amicizia!"
"Alla nostra amicizia!" ripeterono gli altri, sollevando i calici e facendoli tintinnare gli uni con gli altri.
Quando terminarono il pesce, Roberto venne a proporre loro come dessert l'imbollita di fichi, il più antico dei dolci elbani, a base di fichi neri, semi di finocchio, miele e farina. Nives, sebbene fosse stata all'Elba ormai molte volte, non l'aveva ancora mai assaggiata e quindi accettò subito, in barba alla linea – per una volta non si sarebbe certo rovinata – e così gli altri la seguirono a ruota. Per accompagnamento, un bicchierino di moscato passito in luogo del solito aleatico, anche questo una novità per Nives che non era molto amante dei vini passiti, troppo dolci per il suo gusto, e quindi non li ricercava.
A fine pasto, presero un caffè e poi Richard chiese il conto, ignorando il sommesso ringhio di finto rimprovero che gli rivolse Jerry, ormai rassegnato al fatto che l'inglese pagasse sempre quando mangiavano fuori.
Poiché il centro storico di Portoferraio è perlopiù chiuso al traffico e quindi visitabile soltanto a piedi, ma faceva decisamente troppo caldo per farlo, tornarono direttamente alla macchina e partirono alla volta di Capoliveri. Giunti alla gelateria citata da Raffaella, Jerry andò a prendere quattro coppe giganti nei gusti precedentemente scelti da ciascuno, depositandole nella borsa termica di cui s'erano premuniti – la stessa utilizzata da Richard e Nives quando avevano fatto l'escursione amorosa nella Terra di Mezzo – e poi tornò di corsa nell'abitacolo climatizzato della Stelvio. Le quattro piastre eutettiche che avevano messo nella borsa termica si erano naturalmente sgelate, ma l'interno era molto fresco; malgrado questo, e malgrado il condizionatore acceso in auto, quando venti minuti dopo arrivarono a casa i gelati avevano cominciato a colare, per cui si affrettarono a metterli nel freezer. Poi andarono a cambiarsi per concludere il pomeriggio in relax a bordo piscina.
Quella sera, come da accordi, Salvo e Marcella non vennero a preparare la cena; le due coppie mangiarono i gelati comodamente seduti sotto il gazebo, nella luce del giorno ormai declinante.
"Assolutamente delizioso!" esclamò Richard con l'entusiasmo di un fanciullo. "Com'è che gli italiani fanno gelati tanto buoni? Anche in Inghilterra, le migliori gelaterie sono quelle di proprietà di italiani, ma devo dire che questo è migliore..."
"Il mio amico Gigi mi ha detto che la scuola italiana dei maestri gelatai ha una lunga e prestigiosa storia", disse Nives. "Certo, ci sono quelli più bravi e quelli meno bravi... io ad esempio trovo che Gigi sia superlativo, e non solo perché è amico mio."
"Beh quello è proprio strepitoso", confermò l'attore britannico." Specialmente il cioccolato extra che non ho trovato da nessun'altra parte."
"Credo che sia una ricetta di sua invenzione", commentò Nives. "Ma anche questo è ottimo", decretò ciucciando il cucchiaino con aria tanto golosa da far ridere tutti.
Quando terminarono, Raffaella e Nives s'incaricarono di portar via le coppette ormai vuote e i relativi cucchiaini. In cucina, la padrona di casa si rivolse all'amica con un'espressione monellesca.
"Ehi, hai già provato a fare l'amore con Richard nell'idromassaggio?" le domandò. Nives sbottò in una risatina.
"Ancora no, ma l'acqua non sarà un tantino troppo fredda, a quest'ora?" replicò.
"Non intendevo quello della piscina, ma quello del vostro bagno", chiarì Raffaella.
"Oh... non l'avevo preso in considerazione. Con questo caldo, non mi viene mai in mente di usare la vasca, sempre solo la doccia", fece un sorrisetto malizioso. "Seguirò senz'altro il tuo consiglio", concluse.
"Bene! Nell'armadietto a fianco ci sono oli adatti: scegli la fragranza che preferisci. Ti consiglio anche di usare il bicarbonato: rende l'idromassaggio ancora più efficace per rilassare e tonificare. Ah, e ci sono anche lumini da accendere per l'atmosfera."
"Wow, altro che trattamento da spa", scherzò Nives. Il sorriso di Raffaella si allargò.
"Poi mi dirai com'è andata..." disse. "A me e Jerry piace parecchio", aggiunse ammiccando. Le due donne si scambiarono sorrisi birichini, sghignazzando come adolescenti che progettano una marachella.
Sciacquarono le coppette di plastica e le gettarono nell'apposito raccoglitore, poi tornarono dagli uomini.
"Stasera voglio approfittare dell'idromassaggio", esordì Nives, poi guardò Richard con intenzione. "La vasca è abbastanza grande per due..."
L'attore britannico si alzò di colpo, come spinto da una molla.
"Scusate, m'è venuta improvvisamente una gran voglia di fare un idromassaggio", disse ammiccando verso gli altri due.
"Buon bagno!" gridò loro dietro Jerry ridendo, poi guardò Raffaella. "Però, non sarebbe un'idea malvagia, andare a letto presto anche noi..." aggiunse, facendole l'occhiolino.
"Nient'affatto", concordò lei con un gran sorriso.
OOO
Il bagno della camera di Nives e Richard aveva una pedana di legno che contornava la vasca rotonda, rendendola simile ad una piscina, riempiendo tutto il fondo della stanza dalle pareti di pietra e dal soffitto di legno con travi a vista. Nives trovò i lumini dove Raffaella le aveva indicato e li accese per creare un'atmosfera romantica mentre la vasca si riempiva di acqua tiepida; frattanto, Richard prese le bottigliette degli oli essenziali, tra i quali scelsero quello alla lavanda, e ne usarono la dose prescritta. L'aria si riempì di profumo.
Quando la vasca fu sufficientemente piena, Nives attivò l'idromassaggio e guardò Richard.
"Prima tu", disse, rivolgendogli un sorriso colmo di promesse. Lui non se lo fece ripetere e si tolse rapidamente gli abiti, poi si immerse nell'acqua spumeggiante. Non appena si fu seduto, girò il viso per guardare Nives, scoprendo che aveva già cominciato a spogliarsi ed ora non le rimanevano addosso che reggiseno e mutandine, lo stesso completo di pizzo sangallo bianco con cui lo aveva accolto quand'era arrivato a casa sua. Percorse con gli occhi la sua amabile figura, apprezzandone ogni curva; inevitabilmente, il sangue gli affluì all'inguine, cominciando a far ergere la sua mascolinità sull'attenti. Pensò che la creatura che aveva di fronte fosse la più bella, la più dolce, la più fantastica donna dell'universo. Ne era pazzamente innamorato, ed era tanto fortunato da esserne riamato con uguale fervore.
Lo sguardo divorante di Richard accese Nives come la più erotica delle carezze; approfittando del fatto di dover raccogliere i capelli per non bagnarli e struccarsi, decise di prolungare un poco l'attesa per rendere ancora più eccitante il loro prossimo atto d'amore. Si arrotolò i capelli in cima alla testa e, cercando la pinza per fissarli, si girò verso il lavabo. Udì il sospiro di Richard e sorrise maliziosamente: gli slip erano tagliati a brasiliana, scoprendo parzialmente i glutei, e decorati con un fiocco di seta proprio sopra il solco tra di essi. Dopo aver fissato i capelli col fermaglio, con deliberata lentezza prese un fazzoletto umidificato e iniziò a struccarsi.
"Donna... quest'attesa mi uccide", l'avvertì Richard; il tono della sua voce, basso e vibrante, le fece scorrere un caldo brivido lungo la spina dorsale.
"Un attimo di pazienza ancora", lo esortò, guardandolo nel riflesso dello specchio. "Poi sarò tutta tua..."
"Ti prendo in parola!" esclamò l'attore; l'erezione era quasi dolorosa ed esigeva sollievo ogni secondo di più, non sapeva davvero quanto ancora avrebbe potuto resistere prima di saltare fuori dall'acqua per reclamare la sua donna fino a farla urlare di piacere...
Sentendo l'urgenza nella sua voce, che faceva il paio con la propria, Nives si affrettò a finire di togliersi matita e mascara, poi gettò il fazzoletto struccante nel cestino. Voltandosi verso Richard, sganciò il reggiseno e lo lasciò cadere a terra, poi rapidamente si liberò anche delle mutandine.
Richard si sentì mancare il fiato nello scorgerla infine completamente nuda; l'aveva vista tante altre volte, ma rimaneva sempre incantato.
Nives s'infiammò sotto il suo sguardo, allo stesso tempo avido e ammirato; era sicura che non si sarebbe mai abituata a sentirsi tanto desiderata, addirittura adorata da un uomo fantastico come Richard.
Richard sollevò lo sguardo ad incontrare quello di lei e allungò una mano, invitandola a raggiungerlo. Il cuore cominciò a battere forte nel petto di Nives, che si mosse ed entrò nella vasca, sulle labbra un sorriso lieve che esprimeva la sua emozione; si girò, voltandogli la schiena, e lentamente scese a sedere tra le gambe dell'uomo.
Richard apprezzò la vista del bel lato B di Nives; non appena si fu accomodata, la prese per le spalle e l'attirò contro il proprio petto. La donna chiuse gli occhi e si abbandonò contro di lui, emozionata: nella sua fan fiction, c'era una scena assai simile tra Nerwen ed Aryon.
"Come si sta bene, qui..." mormorò con un sospiro di beatitudine.
"Meravigliosamente bene", confermò l'attore britannico, sfiorandole il collo con le labbra, poi la girò di fianco e le prese la bocca in un bacio tenero. Nives sollevò un braccio, posando la mano sulla guancia dell'uomo, e schiuse le labbra, approfondendo il bacio. Lui rispose subito; in pochi attimi, da tenero il bacio divenne passionale ed entrambi sospirarono per il desiderio reciproco.
Richard fece scivolare una mano tra i loro corpi, circondandole un seno e sfiorandone il capezzolo con il pollice; contro il polpastrello, lo sentì irrigidirsi ed ergersi come a cercare carezze.
Nives contraccambiò accarezzandogli il petto; contro il fianco, sentì la sua durezza virile e, presa dalla voglia di toccarla, abbassò la mano fino a chiuderla attorno ad essa. La fece scorrere su e giù e Richard gemette nella sua bocca. Staccandosi, ansimò:
"Attenta, così rischi grosso..."
"Mmmm... grosso sì, e pure duro..." mormorò lei con voce roca, sfacciata come solo lui riusciva a renderla. Per tutta risposta, Richard mosse il bacino, strofinandosi nella sua mano.
"Ah, ma allora ti piace..." la provocò. Nives ridacchiò.
"Adesso ti faccio vedere io quanto..." lo rimbeccò, sollevandosi e mettendosi cavalcioni delle sue gambe, pronta a farlo scivolare dentro di sé; ma Richard la fermò.
"Oh no, piccola", sussurrò. "Anch'io voglio toccarti..."
Tuffò una mano sott'acqua e, scivolandole lungo l'addome, raggiunse il suo fiore di donna; con dita delicate, sfiorò i morbidi petali, schiudendoli in preparazione all'atto d'amore.
Nives emise un sospiro, rabbrividendo di piacere: Richard sapeva esattamente come toccarla per farla vibrare di desiderio. Non contento, l'attore si sporse verso di lei e prese un capezzolo tra le labbra, cominciando a vellicarlo con la lingua.
"Ah...!" esclamò la donna, il respiro mozzo; si aggrappò alle sue spalle mentre lui continuava a tormentarla deliziosamente. Resistette per qualche istante, poi si arrese e mormorò, "T...ti prego..."
"Dimmi cosa desideri, amore mio", la esortò Richard sottovoce, senza smettere di infliggerle la sua dolce tortura. Lei gettò la testa all'indietro con un gemito.
"Te..." gracchiò, "Dentro di me..."
"Con piacere", mormorò l'attore con voce rauca; si afferrò per evitare di fluttuare nell'acqua e si posizionò contro di lei, strofinandosi sul suo solco femminile.
Con un brivido di piacere, Nives si abbassò su di lui, facendolo scivolare dentro il proprio corpo.
Cominciarono a ondeggiare nell'acqua effervescente, muovendosi all'unisono. Dopo qualche attimo, Richard si sollevò maggiormente, posizionando Nives in maniera diversa per cambiare angolazione e trovare quella perfetta per lei. Quando la udì emettere un lamento più forte, comprese d'averla trovata e quindi si fermò lì, spingendo e ritraendosi ritmicamente, provocandole gemiti sempre più alti a mano a mano che il piacere saliva dentro di lei. Non ci volle molto che lei cominciò a tendersi come un arco tra le sue braccia, il fiato corto, le labbra socchiuse su un lamento amoroso ormai continuo, mentre il culmine si avvicinava; infine, sentì la sua carne tremare spasmodicamente attorno alla propria e udì il suo grido di delizia. Con un grido uguale, la raggiunse sulla vetta e si svuotò dentro di lei, sussultando violentemente, il piacere di uno che amplificava quello dell'altro tanto nel corpo quanto nell'anima.
Nives si afflosciò tra le braccia di Richard, la testa che le girava; anche l'attore si rilassò, poggiando la schiena contro il bordo sagomato della vasca.
"Interessante modo di fare il bagno", mormorò Richard con un sorrisetto lupesco.
"Molto", confermò Nives, un sorrisetto che faceva il paio con quello di lui. L'indomani avrebbe pensato a ringraziare Raffaella per il suggerimento...
OOO
Jerry e Raffaella avevano seguito l'esempio degli amici ed erano saliti in camera subito dopo di loro.
"Preparo il bagno", si offrì Jerry, poi ammiccò. "Ti aspetto nudo in vasca..."
Raffaella non si fece prendere in contropiede e sogghignò.
"Mica pensavi di aspettarmi vestito in vasca..." ribatté.
Jerry sogghignò a sua volta, come sempre divertito della prontezza di spirito della moglie, poi si recò nella stanza accanto ed aprì l'acqua per riempire la vasca. Aggiunse un po' di sale di Epsom e qualche goccia d'olio essenziale di agrumi, poi preparò due asciugamani arrotolati sul bordo piastrellato che circondava la vasca. Si spogliò, posando gli abiti sulla sedia nell'angolo opposto, e verificò la temperatura dell'acqua; trovandola soddisfacente, entrò, sedendosi comodamente ad un'estremità. Sbirciò in camera da letto attraverso il vetro termico del caminetto – che era ovviamente spento, data la stagione – ma Raffaella non era in vista, così si rilassò contro lo schienale ed attese.
Pochi minuti dopo, Raffaella lo raggiunse, completamente nuda, i capelli raccolti in cima alla testa con una pinza.
"Un minuto che mi strucco", disse. L'occhiata di ardente apprezzamento del marito le fece accelerare i battiti e si chiese come potesse essere possibile che, dopo quasi sette anni dal loro primo incontro, Jerry riuscisse ancora ad agitarla con un solo sguardo. Decise di agitarlo altrettanto e finse di urtare uno degli asciugamani posati sul bordo, facendolo cadere. "Ops..." bofonchiò, chinandosi per prenderlo ed offrendo alla vista di Jerry il proprio posteriore senza veli.
"Ah!" esclamò lui. "Moglie, hai deciso di farmi venire un infarto??"
Lei si girò con aria innocente.
"Ma che stai a scherzà?" gli domandò, angelica. "Che ho fatto?"
"Ora te lo mostro, quel che hai fatto..." brontolò Jerry, alzandosi a mezzo fuori dall'acqua spumeggiante, tanto quanto bastava a mostrare l'evidenza della sua eccitazione. Lei finse sorpresa.
"Oh, ma tu guarda..." ridacchiò. "Son contenta di farti ancora effetto..."
"Me ne fai eccome", le assicurò lui, mentre un sorriso ammiccante gli incurvava gli angoli della bocca. "Se vieni qua, te lo dimostro."
Raffaella ricambiò il sorriso.
"Stasera preferisco il nostro letto", dichiarò. "Ma intanto possiamo cominciare con le coccole..."
Si struccò rapidamente, poi entrò nella vasca e si sdraiò direttamente sopra Jerry.
"Il mio materasso preferito", mormorò, prima di chinare la testa e baciarlo.
Jerry la circondò subito con le braccia, socchiudendo le labbra per accogliere avidamente il bacio della moglie.
"Quindi hai deciso di sedurmi, mia sirena?" le domandò a bassa voce quando le loro labbra si separarono di una frazione di millimetro.
"Ci sto riuscendo?" ribatté lei, tirandosi indietro e sfiorandogli la bocca con l'indice. Lui ne baciò la punta e lei allora lo ritrasse, appoggiandolo sulle proprie labbra, per poi spingerlo tra di esse facendo dardeggiare la lingua. Gli occhi di Jerry si oscurarono per il desiderio.
"In pieno", rispose, alzandosi a sedere e sollevando anche lei, che a quel punto si ritrovò cavalcioni del suo inguine. Jerry abbassò il viso verso il suo seno e prese un capezzolo in bocca, lambendolo sensualmente. Raffaella rabbrividì ed emise un piccolo lamento di piacere; gli prese la testa tra le mani, affondando le dita tra i corti capelli castani, accompagnando i suoi movimenti mentre, lasciato il primo seno, si dedicava all'altro capezzolo. La donna si sentì incendiare, il grembo percorso da fremiti impazienti, già desiderosa di sentire la virilità del marito dentro di sé mentre si muoveva per portarla sulle vette del piacere.
"Jerry..." mormorò.
"Raffaella... sei così dolce, honey..." bisbigliò lui di rimando, salendo a baciarle il petto, la gola, raggiungendo infine nuovamente le sue labbra per un lungo, profondo bacio.
Lei gli accarezzò le spalle, poi scese lungo la spina dorsale fino al suo fondoschiena, dove sfiorò l'inizio del solco tra i glutei.
Jerry sospirò; mettendole le mani a coppa attorno ai seni, ne vezzeggiò le punte eccitate coi pollici, facendola gemere.
Raffaella si ritrasse leggermente e gli posò le dita sul torace, accarezzando i pettorali per poi sfiorare i capezzoli con i polpastrelli, ricambiando le sue carezze. Lo sentì rabbrividire sotto il suo tocco e, per reazione, sentì la sua femminilità fremere.
Le mani di Jerry scesero lungo i fianchi della moglie, poi si chiusero sulle sue natiche, spingendo il centro del suo corpo contro il proprio. Per tutta risposta, Raffaella si strofinò sul suo scettro maschile. Ad entrambi sfuggì un gemito, mentre l'acqua da tiepida sembrò improvvisamente diventare bollente.
"Raffi..." ansimò Jerry, senza fiato. Il bisogno nella sua voce era così evidente, che Raffaella smise subito di stuzzicarlo e si ritrasse per guardarlo negli occhi.
"Andiamo", lo esortò. Alzandosi, afferrò uno dei teli preparati a bordo vasca e si asciugò alla bell'e meglio. Jerry ebbe la presenza di spirito di spegnere l'idromassaggio prima di imitarla. Uscirono dalla vasca e, lasciati cadere gli asciugamani a terra, mano nella mano si affrettarono in camera. Raffaella si liberò della pinza tra i capelli, gettandola a terra, e si sdraiò sul letto. Preso da un raptus di passione, Jerry s'insinuò tra le ginocchia della moglie; abbassandosi, posò le labbra sopra al triangolo di riccioli scuri alla giunzione delle cosce, deponendovi ardenti baci. Raffaella sussultò, mentre un lamento amoroso le sfuggiva dalle labbra; smaniosa, si aprì a Jerry, offrendosi completamente a lui. Inebriato dalla sua reazione, l'arciere mordicchiò il suo punto più sensibile, gonfio di desiderio, e poi, desideroso di gustare il nettare del suo fiore muliebre, cominciò a lambirlo avidamente, schiudendone i petali roridi.
Travolta dal piacere, Raffaella gemette ad alta voce, inarcandosi e piantando la testa nel cuscino, mentre le sue mani artigliavano le lenzuola. La sua risposta alle proprie sollecitazioni fece venir le vertigini a Jerry, che raddoppiò i suoi sforzi, affondando la lingua dentro di lei e cominciando a stuzzicarla anche con le dita. Raffaella fu scossa da sussulti incontrollabili, sentendosi avvampare ancor di più di desiderio, sentendo tremiti convulsi percorrere le sue profondità.
"Jer...Jerry!" esclamò, senza fiato. Suonò come un'implorazione, che ebbe su di lui un effetto devastante: l'uomo si staccò da lei e si sollevò sopra il corpo invitante della moglie. I loro sguardi s'incontrarono, fiammeggianti del desiderio e dell'amore reciproco; poi Raffaella abbassò gli occhi per guardare il simbolo della mascolinità del suo uomo, vicino in modo così allettante al nucleo della propria femminilità, e sentì il proprio corpo letteralmente supplicare di essere riempito.
"Prendimi, Jerry... Ora!" alitò, tornando a guardarlo.
"E tu prendi me", la invitò l'arciere, la voce così rauca da essere quasi irriconoscibile. "Il mio corpo, il mio cuore, la mia anima..."
Una volta di più, Raffaella rimase senza parole di fronte alla capacità del marito d'essere così romantico e passionale allo stesso tempo. Sembrava che fossero sposati da sei mesi, non da sei anni, pensò confusamente. Poi sentì la punta della sua virilità accarezzare le pieghe segrete del suo corpo, madide di desiderio, e poi spingersi dentro di lei con un movimento gentile ma deciso. Tutti i suoi pensieri s'involarono; emise un sospiro di appagamento e sollevò le gambe per allacciarle attorno alla vita di Jerry; la coppia cominciò a muoversi ritmicamente, donando e ricevendo reciprocamente un piacere che andava oltre la carne, infondendosi nei loro cuori e nelle loro anime.
Jerry si sentiva girare la testa; gli accadeva sempre, con Raffaella. Quando era con lei, dentro di lei, gli sembrava che il mondo svanisse e che non ci fossero che loro due, uniti nell'atto d'amore, e la sensazione lo inebriava. Si sollevò sulle braccia, cercando un angolo di penetrazione che lo portasse ad affondare ancora di più nel caldo corpo della moglie e che sapeva soddisfarla maggiormente. Quando il gemito che lei emise gli confermò d'averlo raggiunto, si fermò in quella posizione ed aumentò la forza e l'ampiezza delle sue spinte, impaziente di arrivare in vetta assieme a lei. Il più delle volte, a entrambi piaceva indugiare, per far durare l'amplesso il più a lungo possibile, ma questa era una di quelle volte in cui invece venivano travolti dalla smania, così non si risparmiò, gli occhi negli occhi di lei, mentre il piacere saliva a ondate sempre più irresistibili e potenti.
L'intensità del momento, non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello sentimentale, stava lasciando Raffaella senza fiato. Quando lo sentì cominciare a muoversi nella maniera più squisita per lei, emise un lamento deliziato. Jerry era un amante attento ai suoi bisogni, generoso e tenero allo stesso tempo, e nonostante gli anni passati assieme, fare l'amore con lui era ancora meraviglioso come agli inizi, la cosa più bella del mondo, perché era l'uomo che amava con ogni fibra del proprio essere e adorava esprimerglielo attraverso l'atto che, più di tutti, è capace di congiungere corpi e anime. Poi non ebbe più tempo per formulare pensieri compiuti, perché con un'ultima spinta Jerry la portò al culmine; serrò le palpebre e gettò un alto gemito, sollevandosi verso di lui mentre le sue viscere venivano percorse da tremiti violenti.
Jerry conosceva bene il corpo di Raffaella e sapeva esattamente come e quanto muoversi per procurarle il massimo piacere, ma ciò nonostante trovava sempre molto emozionante udire i suoi sospiri amorosi. Ad un tratto la vide chiudere gli occhi e, con un lamento particolarmente alto, inarcare la schiena; un istante dopo sentì la sua carne sussultare convulsamente attorno alla propria in un modo che innescò il suo proprio piacere e, con un'esclamazione inarticolata, si lasciò travolgere.
Per lunghi istanti, rimasero come sospesi in una dimensione fuori dal mondo, fatta di pura estasi, tanto fisica quanto emotiva, dove i suoni erano attutiti, ad esclusione dei loro gemiti d'amore, e la visione era oscurata, tranne quella reciproca; poi lentamente tornarono da quel luogo celestiale, ridiscendendo sulla Terra. Jerry si adagiò su Raffaella, posando le braccia ai lati della sua testa ed accarezzandole i capelli, poi, chinando la testa in avanti, le prese le labbra in un bacio sensuale ma dolcissimo, colmo di tutto l'amore che provava per lei.
La donna gli avvolse le braccia attorno al busto, le mani che gli sfioravano la schiena muscolosa, e contraccambiò il bacio in maniera altrettanto sensuale e piena di sentimento.
"Ti amo, Raffi", le mormorò Jerry sulle labbra, prima di baciarla ancora.
"Ti amo, Jerry..." sussurrò lei di rimando, colma di beatitudine.
Rimasero così, ancora uniti, per diverso tempo, scambiandosi tenerezze come sempre facevano dopo la passione.
Quando più tardi si disposero a dormire, Raffaella si rannicchiò accanto a Jerry, che la circondò con un braccio.
"Ehi, baby", le disse a bassa voce. "Penso di essere l'uomo più fortunato al mondo..."
Lei emise un sospiro che esprimeva gioia profonda. Spostando leggermente il viso, gli depose un bacio sul petto.
"Allora io sono la donna più fortunata del mondo", ribatté. Lui le baciò i capelli, e poi entrambi scivolarono in un sonno appagato.
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