Capitolo I: giovedì 9 aprile & venerdì 7 agosto 2015
Capitolo I: Giovedì 9 aprile 2015
Nives compose il numero di telefono di Raffaella, la sua amica oriunda di Roma che aveva conosciuto quando, la prima volta che si era recata all'Elba, era rimasta conquistata dall'isola. Le due donne avevano fatto subito amicizia, accomunate da svariate passioni, come la scrittura, la storia, Tolkien e Star Trek, ma anche la buona cucina e – pezzo forte per Raffaella – il vino. La donna, infatti, era sempre stata affascinata dall'enologia e, pur studiano proficuamente architettura all'università de La Sapienza, aveva seguito molti corsi relativi a questo argomento, trascorrendo le sue vacanze estive in giro per le tenute di mezza Italia. Dopo la laurea, aveva iniziato a lavorare in uno studio associato di architetti della capitale ma, giunta sull'Isola d'Elba un'estate di dodici anni prima, s'era innamorata di un fondo situato nelle vicinanze di Capoliveri che era stato famoso per la produzione dell'eccellente vino bianco Ansonica, ma che ora giaceva abbandonato, perché gli eredi dei proprietari morti un paio d'anni prima non erano interessati e l'avevano messo in vendita. Con un colpo di testa di cui non s'era mai pentita, Raffaella aveva mollato il suo lavoro a Roma e, investendo tutti i propri risparmi e parte di quelli dei genitori – entrambi professionisti di successo molto benestanti – aveva acquistato la tenuta. Mettendo a frutto ogni conoscenza e nozione accumulata nel corso degli anni, aveva rimesso in sesto i vigneti di uva ansonica con l'aiuto di manodopera locale esperta, cominciando a produrre vino sia della varietà secca, sia amabile. Il successo era stato immediato, tanto da permetterle, appena tre anni dopo, di ampliare la proprietà con l'acquisto di un nuovo appezzamento, dove aveva fatto piantare il vitigno più tipico dell'Elba, l'aleatico, con cui produceva il famoso vino passito dallo stesso nome, ma anche un eccellente spumante brut rosato. In seguito, aveva aggiunto anche il Vermentino.
Nives aveva conosciuto Raffaella ad una serata enogastronomica organizzata nella sua tenuta, Altariva, cui l'avevano invitata dei conoscenti comuni. Subito diventate amiche con quell'immediatezza che si riscontra solo tra anime affini, avevano trascorso insieme molto tempo, poiché Raffaella ormai si occupava quasi soltanto delle pubbliche relazioni della tenuta, essendo la direzione, tutto il lavoro manuale e gran parte di quello contabile affidato a persone di fiducia. Quando Nives era tornata all'Elba l'anno dopo, Raffaella aveva insistito che fosse sua ospite, poiché possedeva una casa enorme. Si trattava di una villa ottocentesca che aveva fatto ristrutturare da cima a fondo, con quattro stanze da letto, altrettanti bagni, un salone che si apriva su un immenso terrazzo a picco sul mare – dove d'estate teneva mensilmente le sue serate enogastronomiche – un grande salotto, una biblioteca, una cucina degna di un ristorante, svariate stanze di servizio, un garage con quattro posti auto e, dulcis in fundo, una spettacolare piscina con annessa vasca idromassaggio, immersa in un magnifico giardino pieno di fiori e alberi, questi ultimi quasi tutti lecci e pini marittimi. Da allora, ogni volta che era tornata all'isola d'Elba – ed era accaduto spesso – Nives aveva soggiornato dall'amica.
Raffaella rispose al terzo squillo.
"Ciao, Nives!" la salutò con entusiasmo. "Com'è andata a casa dei suoceri?"
Tra tutte le conoscenti di Nives, Raffaella era quella che meglio comprendeva le sue difficoltà a gestire la notorietà che viveva di riflesso da quando aveva conosciuto Richard Armitage, avendo passato anche lei un'esperienza abbastanza simile quando aveva incontrato il famoso pluricampione mondiale di tiro con l'arco Jerry Runner, in vacanza proprio all'Elba. Per entrambi era stato un colpo di fulmine, addirittura più rapido che per Nives e Richard, tanto che i due s'erano sposati nel giro di sei mesi. La carriera sportiva di Jerry s'era interrotta poco prima del suo incontro con Raffaella, a causa di un incidente che gli aveva leso i tendini del braccio sinistro, compromettendo la sua capacità agonistica, e la donna aveva rappresentato per lui un'ancora di salvezza dalla terribile depressione in cui era caduto a causa dell'infortunio. Nato e cresciuto tra i vigneti della Napa Valley, la vitivinicoltura era sempre stata il suo secondo lavoro e gli era stato quindi del tutto naturale venire a vivere all'Elba e occuparsi con la moglie della sua tenuta, nella quale aveva investito considerevolmente sia a livello personale, sia a livello economico.
"Benissimo", Nives sorrise, rammentando i bei momenti passati con la famiglia Armitage. "Mi hanno accolto calorosamente, facendomi sentire accettata e benvenuta. Pensa che un paio di volte con Margaret e Susan abbiamo pure scherzato a spese di Richard..."
Raffaella rise. "Tipico, quando c'è affiatamento! Sono proprio contenta per te. A me è andata meno bene, come sai..."
"Beh, quel suocero arrogante e libertino che ti ritrovi non è certo un bell'esempio di persona, ma almeno con la suocera e i cognati vai d'accordo... Quanti sono? Non mi ricordo mai..."
"Quattro, due maschi e due femmine. Sai che ancora mi confondo coi nomi?" Raffaella rise. "Chiamo Kimberly col nome di Nicole, e Clark con quello di Kayne...Per non parlare dei rispettivi coniugi."
"Troppi parenti!" Nives si unì alla risata dell'amica. "E noi due, che siamo invece figlie uniche, non siamo abituate!"
"Già, proprio così", confermò Raffaella, divertita. "Cambiando argomento: ti informo che Jerry ha addirittura raddoppiato il suo campo d'addestramento..."
Era così che l'ex campione statunitense chiamava l'angolo del giardino che aveva adibito al tiro con l'arco. Non poteva più praticarlo a livello agonistico, ma rimaneva pur sempre la sua passione e Raffaella lo aveva incoraggiato a crearsi un luogo dove poter continuare a esercitarsi.
"Ah sì? E come ha fatto, ha abbattuto mezza collina?" trasecolò Nives.
Di nuovo, Raffaella rise. "No, l'ha allargato dall'altra parte, utilizzando un pezzo del terrazzo sul mare."
"Ma non c'è troppo vento per le frecce?"
"Sì, per questo ha fatto mettere una siepe di ligustro in vasi tutt'attorno. Preclude la vista, ma del resto, se è concentrato nel tiro, non è che gli interessi molto il panorama."
"Giusto."
"Senti, lo sai che Jerry è un fan sfegatato di Richard fin dai tempi di Robin Hood", fece Raffaella, riferendosi ovviamente alla serie televisiva della BBC in cui l'attore britannico aveva interpretato Guy di Gisborne. "Non è che prendereste in considerazione la possibilità di venire qui in vacanza, prima o poi? Jerry farebbe i tripli salti mortali carpiati!"
Nives si mise a ridere a crepapelle.
"Ehi, che c'hai da ride'?" domandò Raffaella in romanesco puro, sorpresa dalla reazione dell'amica.
"Ma xe roba da mati!" ribatté Nives in altrettanto puro vicentino. "Ti ho telefonato proprio per questo."
"Ma dai, non ci credo... Vuoi portare Richard all'Elba?"
"Esatto. Progettiamo di trascorrere insieme le vacanze estive, ma lui non ama molto il mare, inoltre tiene molto alla sua privacy. Potremmo affittare una casa da qualche parte vicino a te..."
"Ma non ci pensare nemmeno! Verrete a stare da noi: con tutto lo spazio che abbiamo, non c'è alcun bisogno che andiate altrove."
"Grazie tesoro, ma non vorrei disturbare..."
"Figurati! Quando lo dirò a Jerry, si metterà a far le capriole!"
"O i salti mortali tripli carpiati", le rammentò Nives con una risata. "Ma a parte le battute, Raffi... sei sicura che non sarà troppo di disturbo?"
"Ma certo che sono sicura! E poi, pensa a che pubblicità sarà per la Tenuta d'Altariva, quando mi vanterò che Richard Armitage è stato qui con la fidanzata. Ovviamente dopo che sarete ripartiti, e senza dire che eravate miei ospiti, ma solo che siete passati. Beninteso, soltanto se me ne darete il permesso..."
"Per me va benissimo, e non credo ci saranno problemi neanche per Richard, ma ovviamente glielo devo chiedere."
"Questo è chiaro. Allora, a che data stai pensando?"
"Lavoro fino a venerdì 7 agosto. Richard arriverà la sera stessa, poi sabato lo porterò a conoscere mio papà..."
S'interruppe udendo il fischio di Raffaella. "Le cose stanno diventando molto serie, tra voi: lui che ti presenta ai suoi, tu che gli presenti tuo padre... Quando vi sposate??"
Nives sentì un tuffo al cuore.
"Non abbiamo ancora parlato di matrimonio", mormorò in tono opaco, e Raffaella si morse la lingua: sapeva benissimo quanto male l'amica era stata per la fine del suo matrimonio, in un epilogo tanto brutalmente improvviso da aver segnato profondamente l'animo di Nives che, da allora, proclamava di non aver alcuna intenzione di risposarsi. Raffaella era però sempre stata certa che, se Nives avesse conosciuto la persona giusta, poteva cambiare idea; e sperava con tutto il cuore che Richard Armitage fosse quella persona.
In caso contrario, avrebbe detto a Jerry di ridurlo come un puntaspilli con le sue frecce...
"Beh, non pensiamo troppo al futuro", Raffaella fece marcia indietro. "Godiamoci il presente!"
"Esatto, proprio come diceva sempre il mio maestro di yoga: vivi qui e ora", Nives annuì. "Comunque, per tornare ai nostri piani vacanzieri, pensavo di partire domenica mattina ed essere quindi da voi a metà pomeriggio."
"Eccellente! Non vedo l'ora di dirlo a Jerry..."
Venerdì 7 agosto 2015
Quel pomeriggio, Nives tentava disperatamente di concentrarsi sul lavoro, continuamente distratta dal pensiero che, di lì a poche ore, avrebbe rivisto Richard. L'attore aveva infatti preso un aereo da Londra – aveva trascorso una settimana a casa, dopo la fine delle riprese di Brain on Fire – che lo avrebbe portato a Venezia quella sera, poi di lì avrebbe preso un taxi fino a casa sua. L'indomani Richard avrebbe incontrato Luigi, il papà di Nives; aveva espresso il desiderio di conoscere anche qualcuno tra i suoi amici più cari, così lei si era accordata con suo padre per il pranzo di sabato da lui, mentre domenica a pranzo sarebbero stati ospiti di Francesca e Livio, i genitori della sua figlioccia Marina, dov'erano stati invitati anche Fulvia con suo marito Max e i loro figli Michele, il figlioccio di Nives, e Silvano, suo fratello maggiore; in questo modo, in un colpo solo Richard poteva conoscere tutti i suoi amici più cari.
Per questo motivo, Nives aveva spostato l'orario di partenza dal mattino a metà del pomeriggio, prenotando quindi l'ultimo traghetto, quello delle 22.20. Raffaella le aveva assicurato che né per lei né per Jerry era un problema.
La donna sospirò frustrata: concentrarsi era davvero difficile, con il pensiero di Richard che s'insinuava costantemente... immaginava le sue braccia attorno a sé... i suoi baci... le sue carezze... Si erano rivisti a Bruxelles tra fine maggio e inizio giugno, un fine settimana lungo per Nives che aveva approfittato della Festa della Repubblica che quell'anno cadeva di martedì, con Richard che si era preso una pausa dalle riprese del film Pilgrimage. Per esigenze di copione, si era fatto ricrescere la barba; nella foto di scena che si era fatto fare appositamente per lei, era semplicemente magnifico nei panni di Raymond de Merville, un cavaliere normanno bello quanto spietato. Quei tre giorni erano stati molto intensi, ma ormai erano trascorsi più di due mesi e Nives sentiva dolorosamente la mancanza di Richard.
Con uno sforzo immenso, si distolse dal pensiero del suo uomo e fece il punto della situazione. Aveva fatto quasi tutto: le fatture di luglio erano state emesse, controllate e spedite; le relative ricevute bancarie attive erano state emesse e caricate via home banking; le ricevute bancarie passive accettate e messe in pagamento; le ultime spedizioni eseguite. Mancavano soltanto i bonifici ai fornitori. Mentre si accingeva a prepararli, un suono l'avvertì che era arrivata un'e-mail; seccata si chiese chi potesse mai essere a rompere l'anima nelle ultime ore di lavoro prima delle sospiratissime vacanze ed andò a controllare. Il mittente era la Telecom, per cui l'aprì e vide che si trattava di una fattura. Cliccò sul link per scaricarla... e troppo tardi s'accorse che il codice fiscale indicato era falso. Un istante dopo sullo schermo comparve la scritta Cryptolocker ha bloccato tutti i tuoi file, per sbloccarli segui queste istruzioni. La donna imprecò violentemente: era stata messa sull'avviso già da settimane, e quella era la quarta volta che ci provavano. Finora era riuscita sempre ad accorgersene in tempo, ma stavolta era stata troppo distratta ed aveva combinato il guaio. Chiamò immediatamente il tecnico del computer, Gianni, ma dopo due squilli la comunicazione s'interruppe. Tentò di nuovo, ma non ottenne risposta. Attese una decina di minuti, coi nervi a fior di pelle: doveva risolvere quel problema per poter terminare il lavoro, non poteva fermarsi dopo l'orario, non con Richard che prevedeva di arrivare a casa sua in taxi verso le 19.00. E men che meno intendeva tornare in ufficio l'indomani mattina.
Richiamò, ma neppure stavolta il tecnico rispose. Nives era sull'orlo di una crisi di nervi, così cercò di calmarsi praticando un po' di respirazione yoga. Poi frugò in magazzino e trovò una vecchia rivista, che si mise a sfogliare svogliatamente, giusto per far passare il tempo. Dopo una mezz'ora richiamò e stavolta Gianni rispose, in tono piuttosto seccato:
"Ciao, ho visto le tue chiamate, guarda che se non rispondo è perché non posso farlo e ti richiamavo io appena possibile."
Nives si morse la lingua per non replicare in malo modo non posso sapere se non rispondi perché sei impegnato o perché ci sono problemi di linea o hai il cellulare rotto! Potevi rispondermi, anche solo per dire che ora non puoi darmi retta e che richiami! Ma non voleva perdere tempo a discutere e quindi fece finta di nulla, riservandosi di parlarne con Marisa, la titolare dell'azienda, per vedere se era il caso di cercarsi un altro tecnico.
"Mi spiace, è che sono andata in panico: ho beccato Cryptolocker", disse. Gianni fischiò:
"Capperi, è una grana... Accedi alla teleassistenza che vedo di sistemare la cosa. Ma come hai fatto a cascarci?"
"Un attimo di distrazione", rispose Nives con sincerità. "L'avevo già bloccato tre volte, ma stavolta mi ha fregata."
"Succede... Ora lo sistemo io, ma la prossima volta stai più attenta."
Il tono era paternalistico, un atteggiamento che Nives trovava insopportabile. Di nuovo si morse la lingua per non rispondere male, sempre per la stessa ragione, ossia non perder tempo a litigare, e si limitò a rispondere con un laconico:
"Ci puoi scommettere..."
Ci volle quasi un'ora prima che Gianni riuscisse a sistemare il guaio e a sbloccare il computer, così finalmente Nives poté procedere con i bonifici e chiudere tutto. Alla fine se la cavò con appena dieci minuti di ritardo, che non segnò neppure come straordinari visto che in fondo era stata colpa sua. Obbligandosi a non farsi prendere dalla fretta, controllò che tutto fosse correttamente spento, prese la pianta di yucca – che ovviamente non poteva lasciare tre settimane senza annaffiare e che avrebbe affidato al padre – e la portò in macchina, poi tornò indietro, chiuse la porta a chiave ed inserì l'allarme; infine, con un sospiro di sollievo, salì in auto e partì. Richard le aveva appena mandato un sms informandola che stava partendo dall'aeroporto di Venezia, per cui calcolava di riuscire ad arrivare a casa e a farsi una doccia; alla cena avrebbe pensato dopo, probabilmente avrebbe chiamato la sua pizzeria da asporto preferita e si sarebbe fatta portare a casa un paio di pizze, perché sicuramente non voleva perder tempo a cucinare: aveva di meglio da fare, pensò con un sorrisetto malizioso.
Parcheggiò rapidamente, poi entrò di corsa in ascensore rischiando di rovesciare il vasetto della pianta; arrivata al quarto e ultimo piano, raggiunse rapidamente la porta, l'aprì sbagliando due volte il buco della serratura, entrò e chiuse, posando le chiavi sulla consolle dell'ingresso. Poi sistemò la yucca sul tavolino del salotto e si fiondò in camera. Aprì un cassetto del comò, prese quello che aveva deciso di indossare, poi saltò nella doccia. Due giorni prima era stata dall'estetista per una depilazione perfetta, inoltre nelle settimane precedenti aveva fatto diverse lampade ed ora la sua pelle aveva una bellissima tonalità dorata.
Il docciaschiuma aveva una fragranza fresca di menta e agrumi, così come la crema idratante che si applicò dopo essersi asciugata; rapidamente s'infilò la romantica biancheria di pizzo sangallo bianco, sopra alla quale indossò un abito corto color lavanda abbottonato davanti, dalla linea semplice, con una scollatura quadrata piuttosto profonda, sexy ma in maniera discreta. Ai piedi calzò dei bassi sandali infradito decorati con una plumeria, il tipico fiore hawaiano, acquistati a Honolulu tre anni prima.
Proprio allora sentì suonare il campanello. Il cuore le balzò in gola e sentì le ginocchia piegarsi: tra pochi istanti avrebbe rivisto Richard...
Nonostante l'impazienza, si assicurò che fosse veramente lui chiedendo al citofono:
"Chi è?"
"Qualcuno che ti ama", rispose la voce baritonale dell'attore inglese. Per un attimo, Nives fu incapace di respirare, sopraffatta dall'emozione, poi con un filo di voce disse:
"Ultimo piano..."
Lo attese sul pianerottolo, davanti alla porta dell'ascensore. Le sembrò che la cabina ci mettesse un'eternità ad arrivare, poi finalmente la porta automatica si aprì ed eccolo lì, il suo fantastico uomo, affascinante come non mai in jeans e tshirt bianca, il capello un po' fluente – quasi alla Guy di Gisborne della prima stagione – e il volto adorno della bella barba che lei aveva tanto ammirato quando si era presentato alla San Diego ComicCon il mese prima. La guardò con quei suoi stupefacenti occhi grigio-azzurri che avevano il potere di farla squagliare, e le pulsazioni di Nives accelerarono; poi lui le sorrise e le sue pulsazioni andarono fuori scala. Ricambiò sguardo e sorriso, perduta in essi, inconsapevole che lui era ugualmente perduto nei suoi.
Poi l'ascensore accennò a richiudersi; Richard si riscosse e si affrettò a spingere il trolley davanti al sensore, bloccando la porta scorrevole. Poi avanzò ed uscì dalla cabina, trascinandosi dietro il bagaglio. Nives avrebbe tanto voluto balzargli al collo e riempirlo di baci, ma si frenò: aveva una vicina di pianerottolo anziana, tanto gentile quanto curiosa e pettegola, e non voleva rischiare di farsi vedere da lei, così si affrettò ad arretrare, facendo cenno a Richard di entrare in casa; lui obbedì prontamente.
Non appena la porta d'ingresso fu chiusa alle loro spalle, l'attore mollò il trolley ed aprì le braccia, tra cui Nives si gettò all'istante. Le loro labbra s'incontrarono, schiudendosi subito alla ricerca di un contatto intimo, tenero e sensuale ad un tempo come solo i baci di due persone innamorate possono essere; le lingue si accarezzarono, mentre i loro corpi aderivano, cercandosi, affamati l'uno dell'altro tanto quanto lo erano i loro cuori.
"Mi sei mancata da morire, Nives..." sussurrò Richard, rauco, prima di scendere a sfiorarle il collo con le labbra. La donna gettò la testa all'indietro, dandogli accesso alla sensibile pelle della gola, che lui gustò accarezzandola piano con la punta della lingua. Il profumo di lei gli faceva girare la testa.
"Anche tu mi sei m...mancato tanto, Richard..." bisbigliò Nives, quasi balbettando per la gioia soverchiante che provava. Le labbra di Richard scesero ancora, vagando sul suo petto, fino a raggiungere l'attaccatura del seno che si gonfiava sopra la scollatura. Contro il ventre, Nives sentì il suo desiderio per lei e in risposta un gran calore le sbocciò tra le gambe. L'effetto che le faceva Richard era semplicemente devastante, pensò, stordita.
"Ho così tanta voglia di te, mia dolce ragazza italiana..." mormorò l'attore, tornando a risalire con le labbra verso la sua bocca, in una catena ininterrotta di piccoli baci. "Di te..." aggiunse, enfatizzando l'ultima parola per farle capire che non stava parlando soltanto del suo corpo.
"E io di te", squittì lei, senza fiato. Allora Richard la sollevò tra le braccia; non sapendosi orientare nel suo appartamento, in cui metteva piede per la prima volta, la trasportò verso il divano che aveva intravisto dal piccolo atrio. Chiuse la porta del salotto spingendola col gomito – non fosse mai che chi passava dal pianerottolo udisse suoni compromettenti attraverso l'ingresso – e la depose sui cuscini. La guardò negli occhi, alla ricerca di un segno d'approvazione, in mancanza del quale si sarebbe subito fermato; ma lei gli tese le braccia ed allora si chinò, tornando a baciarla appassionatamente. Nives lo ricambiò con uguale fervore, accarezzandogli l'ampia schiena fino a raggiungere la cintura. Infilò le mani sotto la maglietta e tornò a risalire, stavolta sfiorandogli la pelle nuda con la punta delle dita, graffiandolo lievemente con le unghie. Lo sentì sospirare di piacere e, incoraggiata, gli sollevò l'indumento. Lui si scostò, alzando le braccia per consentirle di sfilarglielo; non appena fu a petto nudo, Nives gli posò le mani sul torace muscoloso e gli accarezzò i capezzoli con i polpastrelli. Richard sospirò di nuovo, deliziato, poi cominciò a sbottonarle l'abito e lo aprì, scoprendo il romantico completo di sangallo bianco che lei indossava sotto.
"Carino..." sussurrò, prima di chinarsi a posare le labbra accanto ad una coppa del reggiseno; ne seguì il contorno su tutte le morbide rotondità che conteneva mentre Nives ansimava per il piacere di sentire la sua bocca su di sé. Il calore tra le cosce divampò ancora più intenso; strinse convulsamente le gambe, cercando inutilmente sollievo.
Richard si scostò da lei e le fece sollevare il busto per poterle sfilare l'abito, che lasciò cadere a terra accanto al divano. Lei approfittò della posizione per sfibbiargli la cintura ed aprirgli i jeans, così da poterlo toccare meglio. Posò la mano a coppa sul gonfiore della sua esuberanza virile e con soddisfazione lo udì emettere un gemito.
Sentendosi toccare, Richard non riuscì a trattenersi e si premette in quella mano che sapeva deliziarlo così bene.
"Piccola..." ansimò. "Così rischi grosso..."
"Adoro questo tipo di rischio", ribatté lei con un risolino malizioso. "Specialmente se è così grosso..." aggiunse sfacciatamente.
Richard non riuscì a trattenere un sogghigno, poi emise un gemito quando lei lo accarezzò ancora; si liberò delle leggere scarpe di tela che calzava e si abbassò jeans e boxer, scalciando via tutto e rimanendo completamente nudo sotto lo sguardo divorante di Nives. Dopo l'intenso allenamento cui si era sottoposto per Hannibal, continuato anche per le riprese di Pilgrimage, era particolarmente in forma, come all'epoca di Strike Back e di Porter.
Notando la sua espressione ammirata, Richard fece un sorrisetto sfrontato:
"Ti piace quel che vedi?"
Per un attimo, Nives rimase interdetta: quella era una frase che una volta il principe elfico Aryon aveva detto a Nerwen, in circostanze assai simili. Richard però non poteva certo saperlo...
"Oh", fece, sbattendo le palpebre nel tentativo di riprendersi. "Parecchio, direi..." replicò, passandosi intenzionalmente la punta della lingua sulle labbra. Notandolo, Richard sentì un fremito percorrere il suo scettro maschile mentre la immaginava accarezzarlo con bocca e mani; gli mancò il fiato.
"Davvero, sei tremenda..." borbottò, chinandosi su di lei deciso a vendicarsi. Le sganciò il reggiseno, poi la fece adagiare nuovamente sul divano e le tolse l'indumento, gettandolo a terra sopra il mucchio degli altri vestiti; infine le prese i seni tra le mani, accarezzandoli dolcemente. Nives sospirò, e un attimo dopo sospirò ancor più forte quando Richard prese in bocca uno degli apici eccitati, sfiorandolo con la lingua. Tremiti di piacere percorsero le profondità del suo corpo, facendola gemere.
Lentamente, l'inglese scese lungo il suo corpo; passò le mani sul suo ventre, fino ad introdurre le dita appena sotto l'orlo delle sue mutandine, ma senza andare oltre, e poi fece lo stesso con le labbra, deponendo piccoli baci teneri sul suo addome, giù, giù fino al bordo degli slip. A quel punto Nives stava quasi delirando dal desiderio di sentire le sue carezze nel punto in cui stava andando a fuoco e s'inarcò con un lamento straziante, artigliando i cuscini del divano. Richard ebbe pietà di lei ed infilò le dita sotto il pizzo, fino a sfiorare il fulcro della sua femminilità e strappandole un ansito.
"R...Richard", boccheggiò la donna, il respiro mozzo.
"Nives", replicò lui, godendosi i suoi gemiti; l'accarezzò ancora più intimamente, sentendola sempre più rorida e pronta per lui. Venne preso dall'irrefrenabile desiderio di assaggiare la sua essenza, così le sfilò rapidamente gli slip; lei dischiuse le cosce, eccitata al solo pensiero di quello che stava per seguire. Richard ammirò per qualche istante il suo incantevole fiore di donna, poi si piegò e lo baciò teneramente. Nives trasalì, poi trasalì più forte quando sentì la lingua dell'uomo schiuderla e penetrarla adagio.
"Ah!" singhiozzò. "Sì..."
Incoraggiato, l'uomo continuò ad assaporarla, intimamente, sensualmente, finché lei non lo fermò:
"B...basta, amore, ti prego, ho bisogno di te..."
"E io di te", mormorò Richard, staccando le labbra da quella deliziosa coppa di nettare; si sollevò, ma solo per adagiarsi sopra di lei. "Mi vuoi dentro di te?" le domandò sottovoce, guardandola amorevolmente negli occhi.
Nives trovò quella domanda incredibilmente sexy.
"Sì! Oh sì..." rispose, stringendolo con braccia e gambe. Allora lui si spinse gentilmente nel suo confortevole tepore, godendone ogni centimetro mentre affondava. Nives emise un suono a metà tra un sospiro ed un lamento amoroso, un suono che gli fece scorrere caldi brividi lungo la spina dorsale.
"Nives..." gemette. "Oh, Nives..."
"Richard...!" ansimò lei, sollevando il bacino per incontrarlo. Si ritrassero, solo per tornare a muoversi l'uno verso l'altra, ancora, ed ancora, nell'armonia eterna del dono di sé, in una danza amorosa dal ritmo dapprima lento, poi via via più rapido, fino a diventare frenetico negli istanti precedenti il compimento. Nives sentì il piacere crescere nelle sue viscere come un'ondata e trattenne il fiato, per poi lasciar andare un alto lamento d'amore mentre raggiungeva il culmine; Richard la sentì tremare sotto e attorno a sé con tale forza da non riuscire a trattenersi neppure per un istante: anche lui fu travolto dal climax, svuotandosi irresistibilmente dentro di lei con un lungo gemito.
Gli spasmi del godimento reciproco si calmarono lentamente; infine, giacquero l'uno tra le braccia dell'altra, storditi dal piacere che avevano appena condiviso, che era così sublime perché non era soltanto fisico.
"Era tutto oggi che sognavo questo", bisbigliò Nives con aria estasiata. Lui la guardò fingendo di accigliarsi:
"Solo oggi?? Io erano giorni che lo sognavo in continuazione..."
Lei ridacchiò:
"A dire il vero anch'io... ma oggi al lavoro non riuscivo proprio a concentrarmi, continuavo a pensare a te, ai tuoi baci, alle tue carezze... Ho pure combinato un pasticcio e per risolverlo ho dovuto fermarmi dieci minuti di più, quando avrei potuto cavarmela un paio d'ore prima", sospirò di contentezza. "Ma adesso sei qui con me e nient'altro conta..."
Lui annuì e la baciò, lentamente e profondamente, come solo lui sapeva fare; Nives si sentì letteralmente sciogliere.
"Hai... hai fame?" gli domandò poi, debolmente.
"Moltissimo", le mormorò Richard sulle labbra. "Ma di te..."
"Oh", fece lei, deglutendo a vuoto. "Che ne dici se ci spostiamo in camera da letto, allora...?"
"Se proprio insisti... ma io sto benissimo anche qui..."
Finì che fecero di nuovo l'amore senza neppure separarsi tra la prima e la seconda volta. Poi, momentaneamente sazi l'uno dell'altra, si alzarono dal divano e Nives ordinò due pizze, che consumarono con del vino rosato ben ghiacciato. Poi andarono a letto, ma non dormirono subito, concedendosi un altro abbraccio amoroso. Entrambi erano sbalorditi dal loro vigore e dalla loro resistenza, perché in fondo non erano più dei ragazzini con gli ormoni alle stelle; ma la voglia reciproca era semplicemente troppo forte.
Infine, piacevolmente stanchi, si addormentarono abbracciati, come piaceva loro fare; anche se questo significava svegliarsi aggranchiti, entrambi amavano il contatto fisico tra loro e, poiché erano costretti a stare lontani per tanto tempo tra un incontro e l'altro, ne approfittavano al massimo ogni volta che era possibile.
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