Capitolo V: Domenica 1° gennaio 2017 e giorni seguenti
Il pranzo con Margaret e John al St. James' Court fu caratterizzato da un'atmosfera festosa degna del Capodanno. Era tardo pomeriggio quando tornarono alla casa presa in affitto, facendo il breve tragitto a piedi, dato che la giornata era stata serena e i marciapiedi erano perfettamente sgombri, agevolando il cammino anche alle due donne italiane che indossavano tacchi alti.
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Il giorno successivo, pranzarono nuovamente con i signori Armitage, stavolta ospiti del figlio nella casa affittata, prima che ripartissero alla volta di Huncote.
Quando arrivò il taxi che li avrebbe portati in stazione, Margaret abbracciò la futura nuora. "Spero che tu e Richard troviate presto la casa adatta, così vi sposerete", le disse a bassa voce, guardandola con affetto. "Non è per mettervi fretta, ma non ti nascondo che non vedo l'ora di assistere al vostro matrimonio."
"Io spero solo di rendere felice Richard..."
"Lo stai facendo", le assicurò la donna più anziana, prima di abbracciarla nuovamente.
Anche John abbracciò Nives e gli altri, poi porse il braccio alla moglie ed assieme si avviarono verso il taxi che li attendeva in strada, con le loro valigie già caricate. L'autista tenne loro la portiera aperta, poi con un cenno di saluto ai quattro fermi sulla soglia, salì a bordo e partì.
Le due coppie di amici trascorsero il resto del pomeriggio giocando a carte, poi cenarono e andarono a letto presto.
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Il terzo giorno del nuovo anno, Nives aveva appuntamento con il direttore della collana fantasy della prestigiosa casa editrice Harper & Collins. Poiché era situato poco lontano dalla London Bridge Experience, un'attrazione storico/horror che intrigava molto Jerry e Raffaella, decisero di andare tutti insieme dopo che Nives avesse finito di parlare con il dirigente della casa editrice. L'avrebbero attesa in una vicina sala da tè che trovarono su Google Maps, bevendo qualcosa e chiacchierando.
Nives fu molto contenta dell'incontro; il signor Donahue era stato molto cortese. All'inizio era stato perplesso riguardo alla sua richiesta – comunque esposta nel contratto con la sua casa editrice italiana – di supervisionare la traduzione, e lei gli spiegò che non intendeva insegnare il mestiere a nessuno, ma che un non-madrelingua a volte non coglie tutte le sfumature e lei voleva soltanto offrire una consulenza, leggendo il testo tradotto e dando eventualmente dei suggerimenti. La cosa piacque a Donahue, che disse che a quel punto avrebbe senz'altro dato seguito all'accordo; ciò fece immenso piacere a Nives che, in quel modo, vedeva concretizzarsi il sogno di una fama a livello internazionale. Per un momento si sentì in preda all'euforia, ma cercò di tenere i piedi per terra: quanto grande sarebbe stata tale fama dipendeva naturalmente dall'accoglienza che il suo romanzo avrebbe trovato nei Paesi anglofoni, e non era per niente scontato che avrebbe avuto successo. Tuttavia, comunque andasse, lei era già molto felice così, perché mai si sarebbe aspettata di arrivare a tanto. Se per questo, neppure si sarebbe mai aspettata di diventare la fidanzata di Richard Armitage, il suo sogno di fangirl, ricordò a se stessa.
Percorse le poche decine di metri per raggiungere la sala da tè con passo baldanzoso; entrò e vide subito Richard, in piedi accanto al bancone, che stava firmando autografi ad alcune persone; le sembrava rilassato e contento, così non si pensò neppure di interferire e cercò invece gli altri due. Individuò Jerry e Raffaella seduti ad un tavolino poco lontano, intenti a sorbire un tè. Li raggiunse e si sedette con loro, versandosi la calda bevanda nella tazza che le avevano riservato. Poco dopo Richard li raggiunse.
"Mi fa sempre piacere incontrare persone che sono venute a vedermi in The Crucible", disse, sedendosi, poi si sporse verso la fidanzata e le baciò la mano, galantemente. "Una in particolare..." la vide sorridere dolcemente e si sentì intenerire a sua volta. "Com'è andata?" domandò, sviando altrove per tornare padrone di sé: non gli piaceva far troppa mostra dei propri sentimenti, in pubblico.
"Molto bene!" sorrise Nives, soddisfatta, e poi raccontò l'incontro nei particolari; gli amici si congratularono con lei.
Finirono di bere il tè, poi uscirono e si recarono alla London Bridge Experience, di cui avevano già acquistato i biglietti d'ingresso online. Per non farsi riconoscere, si tennero accuratamente imbacuccati fino a quando non furono all'interno, dove l'illuminazione molto scarsa – voluta per accentuare l'aspetto misterioso – li aiutò a passare inosservati, anche se alcuni osservatori più acuti di altri li individuarono lo stesso, ma fortunatamente senza disturbare il loro divertimento. Fu solo all'uscita che un paio di ragazze, con molta discrezione, si avvicinarono per chiedere timidamente un autografo a Richard, che si prestò particolarmente volentieri vista la delicatezza dell'approccio.
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Il giorno seguente vide Nives impegnata in cucina per il pranzo. Le sue farfalle condite con besciamella e petto di pollo rosolato in padella, un piatto dal sapore delicato, fu giudicato delizioso; il vino abbinato sorprese piacevolmente i commensali: un rosato del Salento servito freddo come un bianco, dalla sapidità leggera che ben si sposava al gusto del piatto, con un finale fruttato e leggermente amarognolo.
Il giorno dopo ancora fu la volta di Jerry con il succotash, una specialità degli Algonchini – una tribù di Nativi Americani del Canada sudoccidentale – a base di mais e fagioli con zucchine e peperoni, insaporito da bacon a cubetti, cipolla rossa, noci spezzettate e salsa di pomodoro. Su suggerimento di Nives, invece che vino vi abbinò una birra bionda doppio malto, dal sapore deciso e gradazione alcolica relativamente alta. Anche questa pietanza, insolita e gustosa, riscosse successo.
"Nives, avevi ragione a non voler fare una gara", dichiarò Richard al termine del pranzo. "Impossibile dire quale delle vostre specialità preferisco, sono tutte deliziose!"
"Esatto!" annuì Jerry, "Impossibile scegliere..."
Anche le due italiane si dichiararono d'accordo: come previsto, la non-gara si era conclusa con la completa soddisfazione di tutti i partecipanti.
"Dovremo farne ancora, di non-gare così!" esclamò Raffaella ridendo.
"Volentieri!" rispose Nives, col pieno accordo dei due uomini.
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Gli ultimi due giorni di permanenza a Londra trascorsero in un lampo; sabato 7 gennaio, i tre ospiti si congedarono da Richard e si diressero all'aeroporto di Gatwick, dove i loro aerei partivano a meno di due ore di differenza l'uno dall'altro, e rientrarono in Italia.
Domenica 8 gennaio 2017
Luigi aveva preparato una delle sue specialità predilette, polenta e baccalà; aveva trascorso sia il capodanno che l'epifania con Francesca, Livio e Marina, e adesso contraccambiava l'ospitalità, con Nives che faceva gli onori di casa.
Finito di pranzare, a sorpresa Nives tirò fuori una bottiglia di spumante e un vassoio di paste.
"Ma come", finse di protestare Livio, "non si dice che l'Epifania tutte le feste di porta via? Cosa c'è ancora da festeggiare?"
"Un annuncio", sorrise Nives, "che ho aspettato apposta a confidarvi per avervi tutti riuniti insieme: Richard e io mettiamo su casa insieme a Venezia!"
"Oh caspita!" esclamò Francesca, felice per la sua migliore amica. "Quando pensi di trasferirti?"
"Non c'è fretta", rispose Nives. "Prima dobbiamo trovarla, questa casa... Incaricheremo un'agenzia, naturalmente, e io supervisionerò la scelta", guardò suo padre. "Sai, è stato Richard a proporre Venezia, così lui sarà comodo con l'aeroporto per il suo lavoro, ma io non sarò molto lontana da te, è solo un'ora di macchina e potrò venirti a trovare spesso. Certo non spesso come ora, però..." aggiunse, rendendosene veramente conto soltanto ora. Purtroppo, quello sarebbe stato il rovescio della medaglia.
Luigi era sorpreso; non tanto per la notizia in sé – aveva sempre saputo che, prima o poi, la relazione tra Nives e Richard sarebbe arrivata a quel punto – ma per la scelta del luogo, per di più proposta dall'attore britannico. "È molto premuroso da parte di Riccardo", disse lentamente. "Io pensavo che sareste andati a vivere a Londra..."
"No, non abbiamo mai parlato di Londra", disse Nives, scuotendo la testa. "Per me, era troppo lontano da te; ma qui era troppo lontano per il lavoro di Richard. Non sapevo proprio come risolvere la questione... ma ci ha pensato lui."
"Ed è una soluzione brillante!" approvò Livio. "Luigi, naturalmente sai che puoi contare su di noi per qualsiasi cosa tu possa aver bisogno, in mancanza di Nives..."
"Grazie", sorrise Luigi, grato: per lui, Livio era un figlio, così come Francesca una figlia e Marina una nipotina; poi venne colpito da un altro pensiero. "Nives, come farai col lavoro?"
"Ovviamente dovrò lasciarlo, non è pensabile che io faccia avanti e indietro da Venezia. Richard mi ha suggerito di mettermi a fare la scrittrice professionista: potrei avere delle buone possibilità, specialmente se il mio romanzo verrà ben accolto all'estero. Se no, cercherò un lavoro là... Anche se Richard non avrebbe nessuna difficoltà a mantenermi, non mi piace l'idea di dipendere economicamente da lui o da chicchessia", concluse.
"Quindi vi sposerete?" indagò Luigi; dopotutto, non era poi così scontato.
"Certamente; due cerimonie, una in Italia e una in Inghilterra, così che nessuno dovrà fare trasferte, tranne i testimoni", Nives si girò a guardare l'amica. "Francesca, vuoi essere la mia testimone?"
L'altra s'illuminò in un sorriso, che però poi si offuscò. "Avrei difficoltà a venire in Inghilterra..." cominciò, memore dei propri problemi economici, iniziati da quando aveva perso il lavoro in seguito alla gravidanza. A causa della crisi, non era più riuscita a trovarne un altro di adeguato alle sue nuove esigenze famigliari, perché Marina era una bimba delicata: nata in appena ventisei settimane, era un miracolo che fosse sopravvissuta, e ora soffriva di varie problematiche legate al suo essere stata una grande prematura, e la madre doveva seguirla attentamente per evitare che ci fossero strascichi irreversibili che altrimenti si sarebbe portata fino all'età adulta. Spesso, Nives l'aiutava economicamente, avvalendosi del proprio ruolo di madrina della piccola.
"Di questo non preoccuparti", sorrise Nives. "Uno dei vantaggi di sposare un uomo ricco, è quello di poter offrire un viaggio agli amici: sarete miei ospiti. E non pensarti di comprare abiti nuovi, perché seguirò la tradizione anglosassone che prevede che la sposa offra i vestiti alle sue damigelle. Anche perché saranno molto particolari: farò entrambe le cerimonie a tema, precisamente fantasy, anzi tolkieniano. Avremo abiti favolosi.... Letteralmente!" rise. "Marina, ti va di vestirti da principessa?"
"Certo!" rispose con entusiasmo la bambina, che oramai aveva quasi otto anni.
"Bene! Perché vestiremo tutte come principesse, la tua mamma e anch'io."
"Spero che tu non abbia intenzione di farmi vestire da elfo!" esclamò Livio, a metà tra il divertito e il preoccupato.
"Non da elfo, se non ti va", lo rassicurò Nives. "Con quei capelli lunghi e la barbetta, potresti essere Aragorn, o un Ramingo come lui, quindi un umano."
"E io che faccio, Gandalf?" intervenne Luigi ridendo.
Anche Nives rise. "Dovresti farti crescere un barbone lungo così e non mi pare il caso! No, eventualmente sarai il re di qualche piccolo popolo umano, se avrai voglia di travestirti, se no non fa niente."
"La mamma avrebbe voluto vestirsi anche lei a tema", le fece notare Luigi. "Quindi io non sarò da meno."
"Comunque c'è tempo, non credo che sarà per quest'anno... Non penso sarà così facile trovar casa, ci sono molti criteri di cui tener conto: la posizione, la distanza, la grandezza, lo stato di conservazione... poi ci sarà da sistemarla, a meno di non trovare qualcosa di nuovo, appena costruito... poi dovremo scegliere i mobili e arredarla... Insomma penso che andremo al 2018", sospirò. "Sarà un bello sconvolgimento di vita..."
Accorgendosi del suo tono preoccupato, Francesca le diede dei colpetti sulla mano con fare rassicurante. "Già, un meraviglioso sconvolgimento di vita, non trovi?"
Non disse niente di esplicito, ma Nives comprese che si riferiva a tutte le volte che si era sfogata con lei, quando era disperata per la propria solitudine sentimentale e credeva che non ci fosse nessuno per lei. Nives la guardò e le sorrise, grata: Francesca era la sorella che non aveva mai avuto. "Hai ragione", ammise. "Hai proprio ragione..."
Mercoledì 11 gennaio 2017
A metà della settimana seguente, Nives chiese un colloquio con Marilena, la titolare dell'azienda per cui lavorava. Aveva rimandato finora perché, per scaramanzia, aveva voluto che le cose con l'agenzia fossero effettivamente avviate, ma adesso era venuto il momento di affrontare il discorso.
"Non intendo piantare in asso il lavoro in quattro e quattr'otto", assicurò alla sua datrice di lavoro. "Anche perché non penso che troveremo casa tanto in fretta, e anche allora sarà da sistemare e da arredare; insomma non me ne vado dandoti solo il tempo di preavviso, per questo te lo sto dicendo già adesso."
"Immaginavo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento", disse Marilena, senza nascondere il proprio dispiacere, mescolato alla contentezza per Nives, che non era solo una dipendente ma anche un'amica. "Mi attiverò subito a cercare una persona che possa sostituirti, così potrai provare assieme a lei e vedere se è davvero valida... sai che abbiamo bisogno di qualcuno di davvero in gamba, in grado di cavarsela anche sotto pressione in alta stagione."
"Certamente. Una volta trovata la persona adatta, m'incarico di istruirla e affiancarla almeno per la prossima alta stagione, poi in autunno vedremo a che punto siamo e di lì decidiamo quando procedere con le dimissioni, può andare?"
"Direi che è ottimo... grazie per la tua disponibilità", disse Marilena, consapevole che Nives, volendo, avrebbe anche potuto licenziarsi subito, mantenendosi con la liquidazione fino a quando avesse messo su casa con Richard. "Cercherai un altro lavoro, dove andrai a vivere?"
"Tenterò la strada della scrittura professionale", le confidò Nives. "Sono in molti a chiedere un seguito del mio romanzo, anche la mia editrice, a maggior ragione se avrà successo all'estero dopo la pubblicazione da parte dell'editore inglese."
"Allora è andato in porto! Ne sono molto felice, e ti auguro ogni fortuna possibile", concluse la donna bionda, abbracciandola di slancio.
Sabato 28 gennaio 2017
"Il mio Maestro mi ha chiesto se volevo partecipare a una gara di Tai chi domenica della settimana prossima e gli ho detto di sì", annunciò Nives a Richard; si erano appena collegati via Skype. L'attore era a New York, impegnato nelle riprese di Ocean's Eight, un film che era la versione femminile della famosa serie Ocean's con George Clooney, dove aveva accettato un ruolo secondario nel personaggio di un curatore d'arte amante dei cani. Di nuovo, aveva dovuto farsi ricrescere la barba; Nives pensò che le tempie appena spruzzate di grigio gli donavano un'aria più affascinante che mai.
"Ma... così di punto in bianco?" si meravigliò l'attore, perplesso, "Hai abbastanza tempo per prepararti?"
"Non devo fare niente di diverso da quel che faccio durante un normale allenamento", gli spiegò lei. "Presento due forme, una sia in individuale sia in gruppo, l'altra solo in individuale. Non sono mai stata amante delle gare", proseguì poi, in tono pensieroso, "perché odio la competizione, ma stavolta è diverso, sia perché la fiducia del Maestro mi lusinga e mi sprona, sia perché rappresenta una sfida con me stessa, una sfida che intendo vincere. Non m'importa di arrivare ultima – è la mia prima gara, non sarebbe comunque un disonore – l'importante è riuscire a dimostrare a me stessa che posso farlo, se lo voglio."
"È lo spirito giusto di affrontare una gara", considerò Richard con un sorriso di ammirazione e di incoraggiamento. "Non il desiderio di primeggiare, di dimostrare agli altri la propria bravura, ma il desiderio di crescita e miglioramento."
"Hai centrato il punto in pieno", Nives gli sorrise di rimando: non aveva avuto alcun dubbio che lui avrebbe capito subito il motivo per cui lo faceva. "Come va con le riprese?"
"Benissimo, è fantastico lavorare con tante donne una più brava dell'altra. Tra Cate, Anne, Helena, Sandra (*) e le altre, sono circondato da artiste eccezionali. L'altra sera siamo stati al Metropolitan Museum a girare, ma si è verificato un problema tecnico e abbiamo dovuto aspettare tre ore prima di ricominciare a lavorare; ci siamo seduti per terra e a un certo punto Rihanna ha cominciato a canticchiare, e le altre si sono unite, e io sono rimasto lì come inebetito, ascoltandole cantare in coro. È stato stupendo, e così abbiamo passato il tempo senza che ce ne accorgessimo."
"Mi fa piacere che per te il lavoro sia anche divertimento", sorrise Nives, senza sentirsi gelosa delle tante bellezze che circondavano il suo uomo: non che non avesse più paura che qualcuna potesse tentare di sedurlo, quello era un pericolo con cui avrebbe dovuto fare i conti sempre, ma perché lui ne parlava con tanta naturalezza che non poteva, semplicemente, esserne gelosa. "Per quando prevedono l'uscita di questo film?"
Anche se Richard non ne era il protagonista, era curiosa di vedere un film con un cast composto quasi unicamente da donne tanto famose.
"Parlano di inizio 2018."
"Mamma mia, così tanto? Come mai?"
"Non ne ho idea... sai, noi attori sappiamo poco o niente di quel che accade al di là del nostro contributo: post-produzione, distribuzione..."
Nives fece una smorfia. "Almeno, con un cast di questo livello, non farà la fine di Sleepwalker, Urban e Pilgrimage, che ancora non si sa se e quando verranno distribuiti..."
Anche l'espressione di Richard mostrò il suo rincrescimento. "Dispiace lavorare con passione a un'opera che poi non trova distribuzione", confessò. "Sembra che ultimamente io sia incappato in una serie di lavori che hanno subito questo destino."
"Già... anche Berlin Station, in un certo senso, perché finora non si è sentito niente riguardo alla sua distribuzione al di fuori degli USA, e i tuoi fan si stanno spazientendo. La Epix si sta attirando molte antipatie."
"Mi spiace molto, ma purtroppo, come sai, a parte saper poco di quel che avviene oltre alla parte di nostra stretta competenza ossia la recitazione, noi attori non abbiamo neppure voce in capitolo."
"Sì, lo so, infatti nessuno te ne sta facendo una colpa. Ci mancherebbe!" lo rassicurò Nives, vedendolo genuinamente preoccupato. "Però penso che non dovresti più accettare lavori con produttori di questo tipo, sono troppo limitati. Lo so che la fama non t'interessa particolarmente", aggiunse, vedendolo accigliarsi un po', "ma è per i tuoi fan, che bramano vedere te e i tuoi lavori."
Richard tacque, meditabondo: non aveva mai pensato alla cosa in quei termini, scegliendo i suoi lavori soltanto secondo il suo interesse e piacere, senza considerare che eventuali mancate o ritardate uscite potevano dispiacere al suo fandom. Se da un lato non voleva farsi condizionare – e in questo Nives lo sosteneva – dall'altro gli doleva deludere i propri fan, che tanto avevano fatto e continuavano a fare per supportarlo. "In effetti, a vederla così non è simpatico", ammise. "Devo girare la seconda stagione di Berlin Station, ma se mi proporranno una terza stagione, rifiuterò."
"Non devi farlo solo per non deludere il tuo fandom", si affrettò a dire Nives, "ma solo se anche nella seconda stagione non ti tratteranno come meriti, ossia ti lascino recitare come sai fare invece di puntare solo sulla tua fisicità."
Lui la guardò attraverso il monitor e non poté fare a meno di sorridere: era sempre pronta a difendere il suo talento e a sostenere le sue decisioni. Era uno dei tanti motivi per cui l'amava così tanto. "Ho contattato l'agenzia immobiliare che mi ha consigliato Lorraine", la informò, cambiando discorso. "Mi hanno chiesto la zona e le caratteristiche che desidero, quindi prima volevo discuterne con te..."
"Sai, parlandone con Lorraine ho avuto un ripensamento riguardo alla locazione precisa", gli riferì Nives. "La Venezia lagunare è stupenda, ma molto scomoda per muoversi autonomamente, ossia per avere un'auto propria: hai visto che bisogna lasciare le auto sulla terraferma. Questo mi rende scomodo muovermi se ho bisogno di andare da mio padre... Inoltre non vorrei rinunciare al Tai chi, se possibile, ma cambiare scuola è molto difficile perché ogni Maestro, bene o male, ha il suo proprio stile o anche solo il suo sistema d'insegnamento. Ho già provato a cambiare e non mi è piaciuto. Potrei frequentare la palestra di Vicenza: dista solo 40 minuti da Mestre, che è la parte di Venezia in terraferma. Tra l'altro, saresti addirittura più comodo con l'aeroporto. E nei dintorni ci sono molti paesini deliziosi, come Mira e Dolo, se non ti piace Mestre, che è una città abbastanza caotica."
Richard annuì, riflettendo. "Va bene", disse. "Mi fido; l'importante è che stia bene a te."
"Vediamo prima cosa ci offre l'agenzia", propose Nives, "sia a Mestre, sia nei paesi vicini. Poi decidiamo in base a come ci piace di più."
"Sì, direi di fare così", concordò Richard, lieto che lei volesse lasciare aperte tutte le possibilità. "Mi manderesti per e-mail i nomi che hai detto? Non vorrei scriverli in maniera sbagliata."
"Certamente", annuì la donna, prendendo nota per essere sicura di ricordarsene. "A proposito di Berlin Station, sai già quando cominceranno le riprese?"
"Non abbiamo ancora una data certa, ma dovrebbe essere verso fine marzo."
"Bene! Perché guardando le date delle festività, potresti venire a trovarmi per Pasqua, che ne dici? Sarebbe proprio a metà aprile."
"Mi piacerebbe molto, così potrei rivedere tuo padre, e magari anche i tuoi amici."
"E poi potrei venire a trovarti un paio di settimane dopo a Berlino", continuò lei, "per il fine settimana lungo del primo maggio."
"Fantastico!"
Parlarono ancora per un pezzo, poi si salutarono con i consueti baci virtuali di cui dovevano accontentarsi quando stavano separati.
Nives sospirò: come al solito, sarebbe stata molto lunga, fino a Pasqua; ma adesso che stavano progettando di andare a vivere insieme, aveva l'impressione che sarebbe stata ancora più dura.
Chiuso il collegamento, che era durato oltre un'ora – ma non era inconsueto, per loro – a Nives sorse la curiosità di andare a vedere la pagina Facebook dedicata a lei e Richard, chiamata ora Nichard Love Story. C'erano alcune foto di Richard per le strade della Grande Mela mentre girava Ocean's Eight, e vedendolo con due cani alcune si chiedevano se la sua parte sarebbe stata quella di un dog-sitter; Nives pensò che sarebbe stato divertente, in una parte simile. Come gli aveva detto più volte, non le sarebbe per nulla spiaciuto rivederlo in una parte brillante come in The Vicar of Dibley.
Scorrendo la pagina, trovò un'immagine che riprendeva lei e Richard mentre, seduti a un tavolino da bar, lui le baciava la mano. Ricordò subito l'occasione: era stato il giorno in cui era andata a parlare col dirigente della casa editrice inglese, mentre si trovavano nella sala da tè assieme a Jerry e Raffaella. I commenti sottostanti le fecero molto piacere, tra un Sono proprio innamorati persi e un Adoro questa coppia e un Ah come vorrei essere al posto di Nives! Rammentò come anche lei, fino all'incontro con Richard, avrebbe voluto essere al posto di qualsiasi donna gli fosse stata accanto, e si commosse: nessuno meglio di lei poteva capire questa fangirl, visto che anche lei lo era stata... e per certo versi lo era ancora. Erano trascorsi quasi esattamente due anni e quattro mesi da quanto stava con Richard, e ancora a volte, quando le capitava di pensarci, era incredula di fronte alla propria fortuna, non solo per aver potuto conoscere di persona il suo idolo, ma perché il suo sogno d'amore impossibile era diventato reale...
(*) Cate Blanchett, Anne Hathaway, Helena Bonham Carter, Sandra Bullock
Settimane e mesi seguenti
La domenica della settimana dopo, Nives si fece onore nella gara di Tai chi, ottenendo due medaglie di bronzo, una per la forma in gruppo e una per la stessa forma in singola, e una d'argento per l'altra forma in singola. La scuola del suo Maestro, inoltre, per il sesto anno consecutivo vinse la coppa per il maggior medagliere.
La sera stessa, Nives mandò una foto a Richard, che la riprendeva in kimono nero con le tre medaglie al collo, scattatale dal suo Maestro in persona. Poiché a New York era metà pomeriggio, l'attore vide subito il messaggio Whatsapp e, guardando l'immagine, si sentì molto orgoglioso della sua fidanzata. Notandone l'espressione raggiante, pensò che non poteva assolutamente farle rinunciare al Tai chi e quindi, anche se la Venezia lagunare gli sarebbe piaciuta di più, concluse che sarebbe andata benissimo anche Mestre o uno dei piccoli centri urbani che l'attorniavano, perché lei potesse agevolmente continuare a frequentare la scuola del suo Maestro.
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"Buon san Valentino, mia dolce ragazza italiana", disse Richard dal monitor.
"Buon san Valendino a te, mio bel ragazzo bridannico", rispose lei.
La sua parlata gli fece aggrottare la fronte. "Ti sei beccata il raffreddore?"
"Sì... Mi sento dudda chiusa, la testa pesante..." brontolò Nives; s'interruppe per soffiarsi il naso. "Scusa ma continua a colarmi il naso..."
"Dovresti essere a letto", la rimproverò lui, preoccupato.
"Sì... con te che mi scaldi", sorrise lei, con un guizzo della sua solita malizia.
Richard non poté fare a meno di sorridere. "Ti scalderei volentieri, mia raffreddata ma sempre dolcissima ragazza italiana..."
"Eh, lo so... uffa, che bel san Valendino..." si lamentò Nives con voce piccola.
Il sorriso dell'attore si ampliò, diventando però più dolce. "Spero che il mio regalo ti aiuti a stare meglio..." disse, facendole vedere l'indice, per poi calarlo in basso, evidentemente sulla tastiera. "Te l'ho appena mandato", concluse. "Ci potrebbe volere qualche minuto, è un file zippato ma ugualmente piuttosto ponderoso."
A Nives venne il sospetto di cosa potesse trattarsi; mise Skype in icona e aprì la sua casella e-mail, ma come immaginava non trovò niente. "Beh, arriverà", commentò, tornando a ingrandire l'immagine di Richard. "Hai finido le riprese di Ocean's?"
"Non ancora, hanno aggiunto delle scene, espandendo il mio personaggio, e quindi andremo a finire a marzo."
"Sono contenta che il tuo bersonaggio non sia soltanto un cameo", commentò Nives. "Oh, credo che sia arrivato..."
Quando aprì il file zippato, sorrise; Richard la vide illuminarsi e sorrise a sua volta, lieto d'averla resa felice. "Allora, ti piace?" le domandò.
"Moltissimo!" esclamò lei. "Le Due Torri letto da te è quando di meglio bodevi regalarmi..." per un attimo le mancò la voce per la commozione. "Grazie, amore", concluse in un bisbiglio.
"Per me è un piacere immenso", le assicurò Richard. "Mi piace registrare audiolibri, ma farlo per te è molto meglio."
Nives si era ripresa a sufficienza. "Il mio te lo do quando vieni per Pasqua", gli disse, "ma indando te lo faccio vedere."
Si alzò e andò a prendere qualcosa fuori dall'inquadratura. Tornò pochi istanti dopo con un accappatoio di morbidissima spugna color beige; lo avvicinò alla webcam per mostrargli un particolare: sulla schiena, ricamato in nero, in un elegante corsivo c'era scritto King.
"È bellissimo", affermò l'attore britannico, sinceramente. "Non vedo l'ora di usarlo nella nostra casa..."
"È lo stesso bensiero che ho fatto io", gli confidò lei. "Infatti ne ho preso un altro per me", aggiunse, deponendo l'accappatoio per prenderne un secondo, con ricamato Queen.
"Ho indicato nelle caratteristiche della casa che abbia almeno due bagni", considerò Richard. "Penso che aggiungerò una caratteristica in più: che uno sia molto grande, tanto da poterci installare una vasca da idromassaggio per due persone."
"Bella idea", approvò lei; la sua voce cominciava a farsi rauca, e questo non sfuggì all'orecchio allenato dell'attore.
"Adesso vai a letto", le raccomandò. "Stai al caldo... anche se dovrai arrangiarti senza di me", aggiunse ridendo piano, prevenendo battute birichine.
Anche Nives ridacchiò, annuendo: in effetti si sentiva la testa così pesante, che sdraiarsi l'attraeva; avrebbe preso una pastiglia per tenere il naso aperto durante la notte, altrimenti non sarebbe riuscita a dormire.
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Pochi giorni dopo, Nives ricevette notizie riguardo alla traduzione in inglese del suo romanzo: la prima stesura era pronta e le chiedevano di procedere con la revisione. Naturalmente lei cominciò subito, ma si riservò almeno due settimane per correggere con calma. In realtà finì prima e lo rimandò all'editore coi propri complimenti, perché aveva trovato veramente pochissime inesattezze, due delle quali non era neppure molto sicura e quindi chiedeva delucidazioni. Esse arrivarono già il giorno dopo, quindi Nives procedette con un'ulteriore revisione delle due parti in forse ed infine si dichiarò completamente soddisfatta.
A quel punto, Donahue la informò che al più presto le avrebbe comunicato la data di pubblicazione del suo romanzo; ancora una volta, Nives rimase incredula a fissare le parole sullo schermo del computer: le sembrava ancora inverosimile che stesse per essere pubblicata in mezzo mondo, dopo che per decenni non aveva neanche mai sognato di essere pubblicata nemmeno localmente. Era incredibile come, negli ultimi due anni e mezzo, le cose stessero andando tanto bene dopo essere andate tanto male per così tanto tempo. Qualche volta – spesso, a dire il vero – era presa dal timore che quel periodo felice terminasse e lei si ritrovasse nella disperazione più nera, come prima di incontrare Richard, anzi peggio perché, se avesse perso Richard, per lei la vita sarebbe finita: poteva perdere tutto, denaro, fama, casa, lavoro, ma non lui, non lui... Quando le capitava di avere di questi pensieri, si schiaffeggiava mentalmente e si sforzava di distrarsi finché non le passava: la vita è qui e adesso, non nel triste passato né nello sconosciuto futuro, e dato che il qui e adesso era stupendo, tanto valeva goderselo fino in fondo, senza perdere tempo in inutili e deleterie elucubrazioni.
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Ai primi di marzo, l'agenzia si fece viva con una proposta; Nives concordò una visita il sabato della settimana seguente. L'agente immobiliare, un bell'uomo sulla cinquantina con un elegante pizzetto bianco come i capelli, fu molto gentile; la villetta era situata in una bella zona residenziale tra Mestre e Oriago; aveva bisogno di ristrutturazioni importanti e per questo aveva un prezzo molto interessante. A Nives non piacque molto, tuttavia scattò diverse foto da mandare a Richard, per sentire anche il suo parere.
Anche Richard non fu molto entusiasta; oltretutto, essendo la prima che visionavano, era certamente prematuro prendere una decisione adesso. Per praticità, aveva dato istruzioni all'agenzia di rivolgersi direttamente a Nives, così fu lei a chiedere loro di continuare la ricerca.
Frattanto, Marilena aveva fatto alcuni colloqui con candidate più o meno giovani; ne chiamò una per una prova, ma dopo una settimana Nives diede parere sfavorevole perché la giovane era piuttosto arrogante e non ammetteva i propri errori, e questa era una cosa che deponeva molto a sfavore di qualsiasi persona in qualsiasi ambito, ma soprattutto in quello lavorativo, dove la correttezza passa anche dall'assumersi la responsabilità dei propri sbagli.
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Il ventidue di marzo, un pazzo con un autoveicolo si lanciò sulla folla che percorreva il ponte di Westminster, uccidendo quattro pedoni e ferendone una cinquantina, per poi accoltellare a morte un poliziotto e finire ucciso a sua volta da altri due poliziotti. Nives apprese la notizia la sera tornando a casa; ne fu sconvolta, dato che era passata spesso per quel ponte, assieme a Richard e anche a Jerry e Raffaella; chiamò subito Richard, che era a casa dei suoi dove stava trascorrendo qualche giorno prima di trasferirsi a Berlino per l'inizio delle riprese della seconda stagione. Anche l'attore era sconvolto ed espresse a Nives tutta la sua amarezza nel constatare che il mondo era diventato un posto in cui non si poteva neppure più passeggiare tranquillamente per strada e dei pazzi criminali, in nome di una falsa ideologia religiosa o politica, potevano ammazzarti.
"Ormai non si è più al sicuro da nessuna parte", concluse afflitto l'attore britannico.
"Eppure, non possiamo lasciarci condizionare la vita da costoro", osservò Nives, ugualmente afflitta, "perché in tal caso avrebbero vinto. Si chiama terrorismo precisamente per questo: vogliono seminare il terrore nell'intento di paralizzarci. Dobbiamo reagire e non mostrare paura. Certo, possiamo finire ammazzati in ogni momento: ma rintanarci in casa non è la soluzione, la soluzione è combatterli con ogni mezzo, fuoco con fuoco, forza con forza. La violenza non è mai una buona cosa, ma difendersi è legittimo e sacrosanto. Da artista marziale, non userò mai la violenza in maniera gratuita, ma sono pronta a farlo per difendere me stessa e chi amo. Lo stesso deve valere a livello civile..."
"Hai ragione, non possiamo rinchiuderci nella speranza che la smettano, perché non lo faranno mai", concordò Richard. "L'unica cosa da fare è stanarli e fare in modo che non possano più nuocere, usando tutta la forza necessaria", scosse la testa. "Che brutto mondo stiamo lasciando ai giovani... io avrei voluto avere dei figli, ma vedendo come siamo ridotti, non mi spiace più di non averne avuti..."
Nives sospirò: la pensava allo stesso modo. "Sono preoccupata per i miei figliocci Marina e Michele e per tutti i figli dei miei amici", ammise. "E per Abe", aggiunse, riferendosi al nipotino di Richard. "Non ci resta che sperare che chi ci deve difendere lo faccia in maniera efficace..."
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A fine marzo cominciarono le riprese della seconda stagione di Berlin Station; girarono per circa una settimana e mezzo, poi si trasferirono in Spagna per il secondo episodio.
"Ronda è spettacolare", raccontò Richard a Nives, riferendosi alla città andalusa in cui stavano girando. "C'è un ponte incredibile, vertiginoso, che attraversa un burrone di centoventi metri di profondità. Lo chiamano Puente Nuevo, ma risale alla seconda metà del Settecento. Per non parlare della cucina", soggiunse con un sogghigno, "e del vino..."
Nives era stata in Andalusia nel 2003, vicino a Malaga, ma non aveva visitato questa cittadina; ora ridacchiò della battuta del fidanzato. "Ricordo bene la cucina andalusa... non mancare di assaggiare la paella, ce ne sono una varietà infinita come in Italia la pastasciutta o la pizza: di carne, di pesce, di verdure, col nero di seppia: hai solo l'imbarazzo della scelta. E il gazpacho, una deliziosa zuppa fredda di verdure. E la tortilla de patatas con patate e uova! I vini invece non li conosco bene, fatti consigliare di volta in volta..."
"Sì, ho già assaggiato la paella di pesce, proverò anche le altre varietà. E questo gazpacho, qui fa già molto caldo e non mi spiacerebbe mangiare cose fredde..."
Non avevano più parlato dell'attentato, né di argomenti così tristi; per tacito accordo, preferivano concentrarsi sulle cose belle della vita, anche se questo non significava che fossero indifferenti, tutt'altro.
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L'agenzia propose un altro paio di case a Nives, ma lei le scartò entrambe, una perché troppo vicina ad una strada molto trafficata e l'altra perché troppo piccola. Voleva assolutamente tre camere da letto di dimensioni ampie, una per sé e Richard, una per gli ospiti – pensava naturalmente a Raffaella e Jerry, ma anche ad altri amici che potevano venirli a trovare, inclusi Chris e Susan, oppure Francesca e Livio, o Fulvia e Max – e una nel caso che suo padre non avesse più potuto vivere da solo e quindi venisse a vivere con lei e Richard. Servivano di conseguenza almeno due bagni, meglio tre.
Intanto, un'altra candidata a prendere il posto di Nives al lavoro aveva fatto la settimana di prova e stavolta il parere era stato favorevole; la giovane donna, di nome Rita, era capace ed efficiente, oltre che simpatica, e quindi venne assunta. Non era stato stabilito alcun termine specifico, ma Nives prevedeva almeno sei mesi per il passaggio delle consegne, poi avrebbe dato le regolari dimissioni; infine, non appena la nuova casa fosse stata pronta, si sarebbe trasferita. Quanto al suo appartamento, aveva già deciso di cederlo a Francesca e Livio: avrebbe chiesto loro un affitto irrisorio, così da aiutarli nella loro quotidiana lotta per arrivare a fine mese col solo stipendio di lui. Al momento non aveva ancora detto loro niente perché voleva che fosse una sorpresa.
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Ed infine, finalmente venne Pasqua, e Nives prese l'aereo per recarsi a Berlino a trovare Richard, dopo quasi tre mesi di lontananza...
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