Capitolo II: Giovedì 29 dicembre 2016

Giovedì 29 dicembre 2016

Al mattino, dopo colazione, Raffaella cercò in internet una gastronomia italiana per comprare gli ingredienti necessari al suo piatto migliore, ossia gli spaghetti con le vongole. Trovò un negozio della catena Lina Store a Vauxhall, a una decina di minuti in auto dalla loro residenza, che aveva anche un reparto pescheria. Nives l'accompagnò per acquistare il necessario per il piatto che aveva deciso di preparare lei, tortiglioni conditi con petto di pollo e besciamella.

Presero un taxi al volo – stavolta uno di nero classico – e andarono al negozio, che trovarono ben fornito delle migliori marche italiane. Come vini, Raffaella scelse il Vermentino, un fruttato vino bianco toscano; mentre per la propria pasta, la Nives optò per un Gargànega dei Colli Berici, bianco prodotto non lontano da dove abitava.

Con somma delizia di Nives, trovarono anche un pandoro della sua marca preferita, la famosa dolciaria veronese Melegatti, e pertanto lo prese, con l'intenzione di farlo assaggiare ai futuri suoceri; a questo punto, cercò uno spumante dolce e, mancando il suo favorito ossia il Fiordarancio dei Colli Euganei, scelse il piemontese Gancia.

Un altro taxi le ricondusse a casa, dove Raffaella si mise subito ai fornelli. Jerry insistette a farle da assistente cuoco, come spiritosamente si auto-definì; mentre Nives e Richard prepararono la tavola e poi, in attesa che fosse pronto, la vicentina preparò un aperitivo analcolico utilizzando dell'Irn-Bru – una bibita scozzese simile al ginger italiano – e succo d'ananas, che servì con olive farcite ai peperoni prese alla gastronomia.

"Molti ci mettono il peperoncino", commentò Raffaella mentre, seduti in salotto, chiacchieravano bevendo l'aperitivo, parlando della pietanza che stava preparando. "Io però lo trovo del tutto sbagliato, perché il piccante del peperoncino copre il sapore delle vongole, che è piuttosto delicato. Al massimo, ci metto un po' di pepe."

"C'è un ingrediente che rende per me tutti i tuoi piatti inarrivabili, in confronto a quelli preparati da qualsiasi altro", dichiarò Jerry. "Ossia, l'essere fatti dalle tue dolci manine", concluse, afferrandole le mani e portandosele alle labbra.

"Ugh... siete così zuccherosi che mi si cariano i denti!" li prese amichevolmente in giro Richard.

Jerry si girò e finse di fulminarlo con gli occhi. "E tu allora, che quando guardi la tua Nives sembri un pesce lesso?!"

Nives e Raffaella scoppiarono a ridere di gusto, subito imitate dagli uomini.

"Siete un vero spasso, quando fate gli scontrosi!" esclamò Nives, asciugandosi le lacrime.

Il timer in cucina suonò, indicando il termine della cottura, così, mentre Raffaella si recava in cucina scolare la pasta, Nives si occupò del vino, stappando la bottiglia.

Poco dopo, erano seduti attorno al tavolo; Raffaella attese la reazione dei commensali, che non si fece attendere.

"Assolutamente delizioso", disse Nives.

"Concordo", confermò Richard.

"Spettacolare, come sempre", Jerry completò il coro dei complimenti.

"Grazie, siete molto gentili", rispose Raffaella con un gran sorriso soddisfatto.

"No, siamo i beneficiari della tua bravura culinaria", sogghignò l'arciere, cacciando in bocca una forchettata di spaghetti e masticando con palese gusto.

Richard servì il vino, versando correttamente secondo galateo prima a Nives in quanto donna più anziana, poi a Raffaella, poi a Jerry e infine a se stesso.

Brindarono e poi presero un sorso.

"Una cosa ho imparato di sicuro, dalle vostre lezioni da sommelier", dichiarò Richard. "Ossia, che il buon bere raddoppia il piacere del buon cibo."

"Assolutamente vero", fu d'accordo Raffaella, e Nives e Jerry annuirono.

Mentre stavano sorbendo il caffè, l'attore fece una proposta. "Vi piacerebbe fare una passeggiata per il centro di Londra, verso sera, a vedere la città addobbata per le feste? Poi potremmo andare a cena dal mio vecchio amico George..."

"Io ci sto!" esclamò Nives. "Mi fa molto piacere tornare al Red Lion", soggiunse, guardando il fidanzato con espressione commossa: era stato là che Richard l'aveva portata, dopo che avevano trascorso quella meravigliosa giornata insieme a Windsor da cui poi, alla fine, era scaturita la loro storia d'amore.

"Lo pensavo", ammise Richard, ricambiando il suo sorriso: anche per lui, il ricordo della loro prima giornata insieme era indelebilmente impresso nella mente.

Jerry e Raffaella scambiarono un'occhiata e si intesero al volo. "Certo che ci piacerebbe", accettò quindi Raffaella a nome di entrambi.

Trascorsero il breve pomeriggio invernale chiacchierando piacevolmente, poi attorno alle cinque si vestirono ed uscirono. Non faceva particolarmente freddo – il clima dell'Inghilterra meridionale è sorprendentemente mite, rispetto ad esempio alla Germania settentrionale, pur essendo più a nord, perché temperato dall'azione della Corrente del Golfo – e quindi non era affatto spiacevole passeggiare per le strade londinesi. Richard, comunque, si imbacuccò per bene, avvolgendo la parte inferiore del volto in una calda sciarpa di lana e calandosi il berretto in testa, in maniera da rendersi difficilmente riconoscibile; poiché oramai era un volto abbastanza noto anche lei, Nives fece lo stesso, in modo da non attrarre l'attenzione di qualche occhio ben allenato.

In meno di un quarto d'ora, raggiunsero il Tamigi all'altezza di Westminster Bridge, passando dietro al celeberrimo Big Ben, e Nives rimase senza fiato davanti allo spettacolo del London Eye tutto illuminato. Proseguirono sul lungofiume fino all'altezza dei ponti pedonali costruiti in occasione del Giubileo d'Oro della regina Elisabetta II e svoltarono in Northumberland Avenue, diretti verso Trafalgar Square, dove un enorme albero di Natale campeggiava proprio di fronte alla National Gallery, a sua volta illuminata da luci natalizie. Da qui, in pochi minuti raggiunsero Piccadilly Circus, addobbato in modo spettacolare, per poi proseguire verso Buckingham Palace passando per St. James's Street e davanti all'omonimo palazzo. Quando raggiunsero l'imponente monumento dedicato alla regina Vittoria che sorge di fronte alla residenza reale, avevano ormai camminato per un'ora abbondante e cominciavano ad essere stanchi. Fermarono un taxi e Richard diede l'indirizzo del Red Lion, dove aveva provveduto a prenotare.

"Magnifica passeggiata", commentò Raffaella, accomodandosi sull'ampio sedile posteriore del taxi accanto a Jerry.

"Londra è sempre stupenda", affermò Nives, sedendosi a sua volta, "ma a Natale è spettacolare."

"Sapevo che vi sarebbe piaciuta", Richard sorrise contento, prendendo posto a fianco di Nives.

Circa un quarto d'ora dopo, raggiunsero il pub condotto da George Bishop, il vecchio amico d'infanzia di Richard. Jerry pagò la corsa, poi scesero ed entrarono nel locale, dove vennero accolti da George in persona.

"Lieto di rivederti, vecchio mio!" salutò Richard, stringendogli la mano e battendogli affettuosamente una spalla. "Ancor più lieto però di rivedere lei, mia cara", disse poi, rivolgendosi a Nives con un gran sorriso. "Ricordo che, quando l'ha portata qui la prima volta, Richard ha sottolineato il fatto che eravate soltanto amici... ed ora eccovi qui, fidanzati ufficialmente!"

"La vita è davvero incredibile, a volte", osservò l'attore britannico, divertito. "Quel giorno, non avrei certo immaginato come sarebbero andate le cose... anche se già sapevo che Nives era speciale", concluse, guardando la fidanzata con un'espressione innamorata che fece sorridere l'amico.

"George Bishop", si presentò poi, tendendo la mano a Raffaella. "Lieto di conoscervi", proseguì, stringendo la mano anche a Jerry. "Prego, seguitemi: vi ho riservato un tavolo con vista sul Tamigi."

Li accompagnò a sedere, poi diede loro i menù.

"Qualche suggerimento, George?" gli domandò Richard, prendendolo.

"Le nostre torte di carne sono davvero ottime", rispose l'interpellato. "Ce ne sono di manzo, d'agnello, di pollo, di salmone e di formaggio..."

"Salmone?" fece Nives, che amava molto quel pesce. "La proverei volentieri!"

"Due, allora", si aggiunse Richard.

"Io al manzo", disse Jerry.

"E io al pollo", terminò Raffaella.

"Molto bene", annuì il proprietario, segnandosi le loro preferenze. "Da bere?"

"Suggeriscici tu, in base a quel che abbiamo preso", propose Richard.

George pensò brevemente a quali bevande si abbinavano meglio ai vari piatti. "Sidro secco Cornish Orchards per il salmone", consigliò quindi. "Birra Honey Dew, bionda leggermente dolce, col pollo; e birra ESB, forte, fruttata e amarognola, per il manzo."

"Per me va bene", accettò l'attore britannico, e gli altri annuirono, fidandosi senza condizioni.

Cenarono, gustando quella che forse è la più tipica pietanza della cucina britannica, nelle varie versioni scelte accompagnate da purè, funghi e pisellini ed innaffiate dalle bevande consigliate dal loro ottimo anfitrione. Nessuno li disturbò, anche se, come al solito, ci fu chi di nascosto scattò foto o filmò col cellulare, immagini e filmati che sarebbero finiti istantaneamente sui social media; ma ormai Richard e Nives c'erano abituati, e finché non venivano importunati, era accettabile.

Una volta che ebbero terminato, George volle loro offrire una fetta di torta di mele della casa, con deliziosa salsa custard calda appena fatta, che suscitò i sinceri complimenti dei commensali.

Rientrarono relativamente presto e si ritirarono nelle rispettive stanze; mentre Nives si struccava in bagno, Richard pensò che fosse venuto il momento di mettere la fidanzata a parte del suo progetto: non aveva voluto parlargliene via Skype, e il giorno prima erano stati troppo impegnati in altre attività che parlare, mentre durante la giornata non erano mai stati da soli. Si spogliò e si infilò sotto il piumone indossando soltanto i boxer; poco dopo, Nives lo raggiunse, abbigliata della vestaglia di seta viola che lui le aveva regalato l'anno precedente. Con piacere, la guardò lasciarsela scivolare dalle spalle rivelando l'abbinata camicia da notte; sapeva – perché glielo aveva detto lei – che le piaceva farsi spogliare da lui, per questo spesso si presentava a letto vestita. Tranne poi qualche altra volta farsi trovare completamente nuda, impaziente di fare l'amore. A lui piacevano entrambe le situazioni, dato che si risolvevano sempre con un amoroso amplesso.

Mentre Nives si sdraiava accanto a lui, Richard si mise di fianco, sollevandosi su un gomito per meglio guardarla.

Dopo aver deposto l'anello di fidanzamento sul comodino, la donna si girò; notando la sua espressione intenta, quasi seria, comprese che lui doveva dirle qualcosa di importante. "Che c'è, amore?" lo interrogò, girandosi a sua volta sul fianco in posizione speculare.

"Ho pensato a come risolvere la questione della nostra residenza dopo il matrimonio", esordì l'attore inglese. "Sai che non voglio assolutamente che tu ti trasferisca ad abitare troppo lontano da tuo padre, per cui New York o Londra sono esclusi; d'altro canto, so che tu non accetteresti che io venga ad abitare nella tua città, troppo fuori mano, e anche se francamente mi importerebbe poco, obiettivamente devo darti ragione perché sarebbe davvero poco pratico, per me. Quindi si deve trovare una via di mezzo, giusto?"

"Certo", rispose Nives, corrugando lievemente la fronte. "Hai ragione... ma non saprei proprio come..." si interruppe perché vide un sorriso disegnarsi sulle labbra di Richard. "Oh, hai già trovato la soluzione?" domandò, rasserenandosi nella certezza di una risposta positiva.

"Sì, naturalmente a condizione che vada bene anche a te", annuì lui. "Ho riflettuto su questo: in realtà, per il mio lavoro non mi è necessario vivere in una grande città, mi basta essere relativamente vicino a un aeroporto abbastanza importante, per potermi spostare comodamente da una location all'altra dove mi chiamano a girare. Infatti, sia quando abitavo a Londra, sia ora a New York, in realtà a casa ci sono pochissimo perché sono sempre in giro per lavoro, o per stare con te. Quindi ho pensato che andrebbe benissimo una città italiana con un aeroporto internazionale sufficientemente grande da offrire voli diretti per le maggiori città del mondo. Mi sono informato in merito, prendendo in considerazione più di una città, e alla fine ho pensato a Venezia..." il suo sorriso si ampliò mentre la vedeva sgranare gli occhi, incredula. "Non è solo perché ha un aeroporto conforme", proseguì, "ma per vari altri motivi: è la nostra città, è obiettivamente una magnifica città, è piena di eventi culturali come piacciono a tutti e due, è sul mare che tu ami tanto, e, soprattutto, sarebbe a solo un'ora di strada da tuo padre", tacque, scrutandola. "Allora, che te ne pare?"

"Sono... senza parole", alitò Nives. "Mi sembra che sia un pezzo che ci stai pensando, sbaglio?"

"Non sbagli, in realtà è da mesi che pondero la cosa", ammise Richard. "Avevo preso in considerazione anche Verona e Milano, ma ho scartato la prima perché non ha un aeroporto adeguato, e la seconda perché troppo lontana per te. Ovviamente non devi decidere adesso, né domani o tra una settimana... hai tutto il tempo per pensarci, così come ho fatto io. E naturalmente, puoi proporre altre città, se preferisci diversamente", concluse.

Nives si rimise giù, sdraiandosi sulla schiena, e fissò il soffitto. La proposta di Richard l'aveva colta di sorpresa e, anche se al momento si sentiva confusa, le faceva piacere che lui avesse messo tanto sforzo nell'elaborarla. "Sei sicuro di voler venire a vivere in Italia?" gli domandò infine, girando il viso verso di lui.

Richard non si era mosso ed aveva continuato a guardarla, in attesa. "Sì: l'Italia mi è sempre piaciuta molto, fin da quando da ragazzino i miei portarono me e Chris a visitare Roma, Firenze e Verona. Ne amo il cibo, il clima, l'arte, la lingua, e soprattutto, amo te. Per me, casa potrebbe essere ovunque, purché assieme a te", le prese una mano e se la portò alle labbra. "E dato che non voglio allontanarti troppo da tuo padre, mi sembra la soluzione più naturale."

Nives sentì lacrime di commozione salirle agli occhi e sbatté le palpebre per arginarle; gli accarezzò una guancia con la punta delle dita. "Venezia..." mormorò. "È una città stupenda, molto più a misura d'uomo di qualsiasi altra io conosca, proprio perché si va sempre a piedi o, al massimo, in barca. Meno frenesia, meno stress... ma viverci costa un occhio della testa."

"Non è un problema", contestò Richard. "Il mio lavoro mi ha portato un livello di benessere economico che non mi serve a niente, se non lo sfrutto per fare la cosa giusta. Questo significa non soltanto supportare alcune organizzazioni benefiche, ma anche rendere felici le persone che amo, te per prima. Non sei d'accordo?"

"Certo che sì..." Nives fece una risatina ironica. "Già mi vedo le irriducibili proclamare a gran voce che ti sposo per i tuoi soldi..."

"E noi le ignoreremo, assordandole col nostro silenzio", sogghignò l'attore. "I troll vivono di provocazioni, quindi ignorarli platealmente è il sistema migliore per ucciderli."

"Hai perfettamente ragione", concordò lei.

"Bene. Allora cercheremo un bell'appartamento, magari in una zona non troppo turistica e quindi affollata, già ristrutturato o da ristrutturare, e ne faremo la nostra casa. Lo arrederai come piacerà di più a te..."

Si interruppe perché lei stava scuotendo la testa. "No, caso mai lo arrederemo insieme: ci vivremo in due, deve piacere a entrambi."

"Temo che non avrei molto tempo per farlo... e poi, mi hai detto che hai lavorato per diversi anni in un mobilificio, te ne intendi tu molto più di me."

Era vero, Nives aveva iniziato la propria carriera lavorativa in un mobilificio che produceva mobili di legno in stile rustico, ed aveva progettato l'arredamento di molti appartamenti o di singole stanze. "Va bene", accettò quindi. "Allora decideremo insieme le cose essenziali, come lo stile in cui arredare un ambiente o l'altro, poi alla logistica e alle suppellettili penserò io."

Nives si accorse che stava parlando come se avesse già accettato; ed era così, almeno a grandi linee, ovvero la prospettiva di andare a vivere con Richard in una città italiana.

"Ma come faremo per scegliere casa?" domandò, cominciando a pensare alle cose pratiche. "Non posso continuare a fare avanti e indietro da casa mia..."

"Ovviamente no. Faremo come ho fatto quando cercavo casa a New York: ci rivolgeremo a un'agenzia immobiliare, definendo precisamente cosa vogliamo – ad esempio, metratura, posizione in città, tipo di abitazione, quanti bagni, quante camere, terrazzo o non terrazzo, e via discorrendo. Quando avranno qualche proposta, manderanno le informazioni in loro possesso, foto e prezzo compresi, e se le troviamo interessanti, farai un sopralluogo, beninteso non in giorni lavorativi. Se ha il tuo benestare, mi organizzerò per venire a vedere anch'io e, quando avremo trovato il posto perfetto, procederò con l'acquisto."

L'accenno al suo lavoro fece venire in mente a Nives un altro problema. "Come farò col mio lavoro? Non voglio fare la mantenuta, proprio non esiste nel mio vocabolario... Lo sai che ci tengo molto, alla mia indipendenza economica", disse, dolcemente ma con fermezza.

"Lo so", le sorrise lui, "e tu sai che è una cosa che rispetto e rispetterò sempre. Beh, i casi sono due: o trovi lavoro a Venezia, o... ti metti a fare la scrittrice a tempo pieno. Il tuo libro sta andando alla grande, no? E non mi hai forse detto che alcuni lettori su Facebook ti hanno scritto che piacerebbe loro un seguito?"

"Fare la scrittrice a tempo pieno...?" mormorò Nives: era il suo sogno fin da ragazza. "Caspita, mi piacerebbe da morire..." sospirò, "ma sono anche spaventata", concluse, con sincerità.

"Non intendo metterti fretta", le assicurò Richard. "Anche se sarei disposto a trasferirmi domani, voglio che tu ci pensi attentamente e che, qualsiasi sia la decisione che prenderai, tu ne sia convinta fino in fondo. Intanto contatterò la miglior agenzia immobiliare di Venezia... potrei chiedere consiglio a Lorraine, che ne dici?"

"Certamente!" approvò Nives. "Anche se ora si è trasferita a Manchester dal suo fidanzato, ha abitato a Venezia per tanti anni e cambiato casa due volte, potrà senz'altro darti il nome dell'agenzia a cui si è rivolta."

"Bene, allora glielo chiedi tu per me? Non ho i suoi contatti..."

"Certo", annuì Nives, poi all'improvviso si tirò su e gli si buttò addosso, sdraiandolo sui cuscini.

"Ehi!" esclamò Richard ridendo, colto di sorpresa.

"Armitage, sei l'uomo più fantastico, meraviglioso, incredibile del mondo e io ti amo alla follia", dichiarò Nives a bassa voce, guardandolo intensamente. "E intendo dimostrartelo seduta stante."

Chinò la testa e posò le labbra sulle sue; prontamente, Richard la circondò con le braccia e la strinse a sé, schiudendo la bocca per accogliere il suo bacio, carico in pari misura di sensualità e di sentimento. Sapendo quanto a lei piacesse essere accarezzata sulla schiena, risalì lentamente con le mani dalla vita alla nuca, sfiorandole la spina dorsale con dita leggere, e la sentì sospirare di piacere; poi fu lui a sospirare, perché Nives, lasciandogli la bocca, gli accarezzò la mascella con le labbra, andando a mordicchiare il lobo. Il suo respiro caldo nell'orecchio gli provocò brividi di eccitazione, che si accentuarono quando sentì quelle labbra morbide sfiorargli il collo, scendendo sul suo torace a tracciare il contorno dei pettorali per poi dirigersi verso il centro.

Nives gli accarezzò un capezzolo con la punta della lingua, titillando nel frattempo l'altro con le dita; poi, lentamente, discese verso l'addome, le mani in avanscoperta, a seguire le labbra. Si soffermò un istante sull'ombelico, esplorando la piccola cavità con la punta dell'indice; a sorpresa, gli mordicchiò il ventre, spostandosi verso il fianco per ripetere l'operazione. "Mmmhhh, meglio di qualsiasi bistecca", osservò ridacchiando.

Richard scoppiò in una breve risata, divertito dalla battuta malandrina, e pensò di rispondere a tono. "Se vuoi, c'è anche una bella salsiccia che ti aspetta..."

Nives ribatté in tono sexy. "Non vedo l'ora di assaggiarla..."

Allo stesso tempo, cominciò ad abbassargli i boxer, liberando la sua virilità già in quasi completa erezione. L'attore sentì l'eccitazione salire vertiginosamente mentre pregustava quel che sarebbe seguito; ma lei decise di torturarlo un po' e, invece di accontentare subito le sue aspettative, si limitò a sfiorare la sua dura verga con dita leggere, mentre si abbassava a deporgli una serie di piccoli baci tutt'attorno. Udì il respiro di Richard farsi sempre più erratico mentre con le labbra e la punta della lingua lo accarezzava tanto vicino al suo membro, ma senza mai toccarlo. Sentì il suo verso frustrato, ed allora ebbe pietà di lui e avvolse le labbra attorno alla sommità, strappandogli un ansito. Sotto le sue sapienti carezze, lo sentì diventare ancora più rigido; questo la eccitò e un fiotto di calore invase le sue profondità femminili. Intenzionata a portarlo al culmine, cominciò a suggerlo e ad accarezzarlo nella maniera più erotica che conosceva.

Richard cominciò a gemere irrefrenabilmente: Nives sapeva bene come fargli perdere il controllo, come e quando voleva... e lui era ben felice di lasciarglielo fare. Almeno fino a un certo punto. "F... fermati, piccola..." ansimò. "Voglio stare dentro di te..."

Non era nei piani di Nives, ma dato che aveva dichiarato che voleva dimostrargli tutto il suo amore, accontentarlo ne faceva parte; e poi, a ben pensarci, non le dispiaceva affatto: adorava sentire la sua carne che la colmava. Così, lo lasciò andare, si liberò rapidamente delle mutandine, sollevò la camicia da notte e si arrampicò sopra di lui, gli si mise a cavalcioni e lo posizionò contro di sé.

"Aspetta... non mi lasci neppure toccarti...?" si lamentò Richard: amava molto portarla al limite dell'eccitazione prima di farla sua e gli spiaceva che ora lei glielo stesse impedendo.

"Ti sto dimostrando quanto ti amo", gli ricordò lei con un sorrisetto assassino. "Ti rifarai la prossima volta..."

Fece per calarsi su di lui, ma Richard bloccò il suo movimento afferrandola per i fianchi.

"Promesso?" le domandò, lo sguardo leggermente adombrato nonostante il bruciante desiderio che vi ardeva.

Nives capì che per lui era importante. "Promesso", gli assicurò; soltanto allora, Richard le permise di continuare ed anzi, smaniosamente, sollevò il bacino per affrettare il loro congiungimento; entrambi gemettero di piacere.

Nives cominciò a ondeggiare sui fianchi, su e giù lungo la torre della mascolinità di Richard; lui si mosse in controtempo, strusciando all'interno di lei nella maniera che sapeva le era più gradita. Udì con soddisfazione il suo gemito di piacere: per quanto apprezzasse la sua dimostrazione, ci teneva troppo a lei per prendere senza dare in ugual misura.

Tuttavia, stavolta Nives aveva intenzione di fare a modo suo; dopo qualche minuto di piacevole attività, giudicò che fosse venuto il momento per mettere in atto la sua mossa segreta: senza preavviso, strinse i propri muscoli interni.

"AH!" esclamò Richard, colto di sorpresa.

Compiaciuta, Nives reiterò più volte; ad ogni stretta, l'uomo sentiva il proprio piacere incrementare sempre più, finché si sentì pericolosamente vicino al culmine ed allora tentò di fermarla. "Asp... aspetta, così rischio di finire subito..."

Nives si chinò in avanti, accarezzandogli il petto. "Esattamente quel che voglio", gli sussurrò, gli occhi fissi nei suoi. "Voglio guardarti mentre godi di me, Richard..."

Quella era la frase più erotica che l'attore si fosse mai sentito rivolgere; unito al fatto che a pronunciarla fosse la donna della sua vita ed al piacere fisico che stava provando, lo scagliò dritto in vetta. Mantenne lo sguardo fisso in quello di Nives e, sussultando incontenibilmente, si svuotò dentro di lei con un alto gemito, chiudendo infine gli occhi, sopraffatto dal godimento.

Nives avvertì i suoi spasmi dentro di sé e osservò rapita il suo volto che si trasfigurava nel piacere. La consapevolezza che solo lei poteva vederlo così – al di fuori di un'eventuale finzione scenica – la fece sentire potente e allo stesso tempo commossa.

Infine, Richard giacque sul letto, mentre le ultime contrazioni si acquietavano; rammentando come lei gli avesse detto, mesi prima, che quella posizione veniva chiamata Venere dondolante dagli antichi Romani, riaprì gli occhi e le domandò con voce rauca: "Sei Venere travestita da donna?"

Nives sorrise, lusingata. "No, sono solo la donna che ti ama", rispose sottovoce.

Lui l'attirò sul proprio petto. "È l'unica cosa che conta, per me", mormorò, prima di avvolgerla tra le braccia e stringerla; le prese le labbra in un bacio molto dolce. "Ti amo", le mormorò poi.

Nives si sentì colma di una felicità perfetta, quale pensava esistesse solo nelle favole e che quindi non aveva mai sperato di raggiungere nella vita reale. Emise un piccolo sospiro di beatitudine.

Rimasero così per qualche minuto, accarezzandosi vicendevolmente, mentre Richard si riprendeva dal terremoto fisico ed emotivo che Nives gli aveva fatto provare. Quando si sentì nuovamente in forze, avvicinò la bocca all'orecchio di lei e mormorò in tono molto sexy. "Adesso però tocca a me..."

Nives comprese subito cosa lui intendesse dire e le sue profondità femminili formicolarono per l'aspettativa. "Va bene", mormorò, guardandolo con un sorriso lascivo che lo eccitò quanto una carezza sensuale.

"Togliti la camicia", la pregò Richard.

Lei si rizzò e se la sfilò dalla testa, gettandola da parte.

"Metti le tue gambe tra le mie e aggrappati a me", continuò lui; Nives lo fece, e Richard si girò, usando la sua notevole forza fisica per invertire le loro posizioni senza uscire dal suo accogliente calore. Poi si chinò e posò le labbra sulle sue.

Nives prontamente dischiuse la bocca, pronta ad accogliere il suo bacio, ma invece Richard indugiò a sfiorarle lentamente le labbra con la punta della lingua, seguendone il contorno in una lenta, sensuale carezza, stuzzicandone gli angoli e poi mordicchiandole teneramente. Un lamento scontento lo fece sorridere segretamente; resistette qualche altro momento ai tentativi di Nives di catturare la sua lingua, poi approfondì il bacio in un modo decisamente erotico che la fece sospirare di desiderio.

Rimanendo perfettamente immobile con ogni altra parte del suo corpo, l'inglese indugiò a lungo a baciarla in quella maniera passionale, accarezzandole la lingua con la propria, danzando nella sua bocca, ritraendosi fin quasi ad uscire per poi spingersi di nuovo in avanti, imitando le movenze dell'amplesso ed esasperando il desiderio di Nives fino al punto da farla gemere per la frustrazione. Allora le lasciò la bocca e, rimanendo ancora fermo dentro di lei, scese a sfiorarle con le labbra la mascella, il collo, la gola, le spalle. Lei cercò di muoversi, spingendo il bacino contro il suo, in cerca di sollievo.

"Pazienta, mia focosa Venere..." le mormorò Richard, le labbra contro la sensibile pelle alla base della gola.

"S... sto impazzendo..." barbugliò Nives, quasi in deliquio per il desiderio esasperato: prima le era stato difficile trattenersi per il piacere di guardare Richard mentre raggiungeva il culmine, e adesso l'attesa le stava uccidendo.

"Ti prometto che ne varrà la pena", la rassicurò lui, la voce arrochita, mordicchiandole il lobo di un orecchio. Mosse appena le anche, giusto per strofinare il nodo del suo piacere con l'osso pubico.

Nives gemette. "Ti prego..." lo supplicò.

"Mmmmhh... mi piace sentirti pregare..." bisbigliò Richard

Il tono della sua voce, ancora più profondo del solito, le mandò brividi di desiderio lungo la schiena. "Ti prego..." ripeté, il respiro spezzettato.

L'attore si mosse ancora, strusciandosi lentamente contro la sua collinetta, gonfia e ipersensibile a causa del desiderio che l'aveva inturgidita. Udì Nives gemere nuovamente: il suono più delizioso del mondo, agli orecchi di Richard.

"Voglio guardarti mentre perdi la testa", le sussurrò, cominciando a ondeggiare il bacino avanti e indietro, muovendo la propria carne dentro quella di lei. "Voglio sentire i tuoi spasmi attorno a me, voglio udirti gridare di piacere... Senza freni, senza inibizioni..."

"Sì... Sì, così..." sospirò Nives. "Di più..." boccheggiò, sollevando le ginocchia e cingendogli la vita con le gambe, i piedi poggiati sulle natiche di lui; in quel modo, Richard affondava maggiormente nel suo pozzo femminile. La sensazione era travolgente per entrambi.

Richard si concesse qualche istante in quella posizione irresistibile, godendo della sensazione che gli dava; ma il suo intento era donare piacere a Nives, tralasciando il proprio – che del resto aveva già avuto – così dopo alcune movenze, si sollevò sulle braccia, assumendo un'inclinazione diversa, completamente indirizzata a soddisfare Nives. Si trasse quasi completamente indietro, poi tornò ad immergersi, cercando il suo punto speciale; quando lei sussultò ed emise un gemito acuto, comprese d'averlo trovato ed allora si mise a stimolarlo insistentemente ad ogni affondo, piccoli, ritmici movimenti che avevano l'unico scopo di provocare il massimo piacere in lei. Udendo i lamenti d'amore di Nives aumentare gradatamente di volume, accelerò conseguentemente il ritmo, finché esso non divenne frenetico.

Nives si sentiva esplodere; Richard era riuscito già molte volte a darle un piacere tanto intenso che non avrebbe creduto possibile, ma stavolta sentiva che sarebbe stato più acuto di qualsiasi cosa avesse finora sperimentato. Gli occhi incollati in quelli di lui, si tese nell'imminenza del compimento, mentre il respiro si faceva sempre più affannoso. I suoi gemiti si trasformarono in un unico lamento continuo mentre l'orgasmo si gonfiava dentro le sue viscere come un'onda di marea che, infine, s'infranse e la fece gridare senza ritegno.

Indescrivibilmente deliziato, Richard vide il suo viso assumere un'espressione di tale diletto da togliergli il fiato, mentre contemporaneamente la sentiva contrarsi ritmicamente attorno alla propria carne e la udiva gridare. Esercitando il più ferreo autocontrollo, respinse il piacere che minacciava di erompergli nei lombi e continuò a muoversi, provocando altre ondate, altri brividi incontenibili nel corpo di Nives, che continuò a gemere ad alta voce fino a rimanere letteralmente senza respiro. Infine, percependo le sue contrazioni diminuire d'intensità, l'attore si concesse il lusso di un secondo picco, più tranquillo del precedente ma non meno piacevole.

Nives lo sentì sussultare dentro di sé e percepì i propri muscoli interni rispondere con altri tremori, cosa che le fece emettere un suono che esprimeva incredulità: non solo era stato uno degli orgasmi più forti che avesse mai provato, ma era anche il più prolungato. Per un momento, la vista le si oscurò e respirò affannosamente, in cerca d'ossigeno.

Richard sentì le sue ultime contrazioni e comprese che l'aveva portata a vette mai raggiunte prima. Ne fu estremamente compiaciuto, ma non per orgoglio personale, bensì per la pura soddisfazione di averle donato il massimo che gli fosse possibile... perché lei non meritava niente di meno.

"Ti amo, Nives", le disse a bassa voce, adagiandosi su di lei, lentamente, attento a non schiacciarla.

La donna lo avvolse tra le braccia, riaggiustando le gambe attorno alla sua vita perché voleva tenerlo dentro di sé, vicino quanto più possibile. "E io amo te, Richard", gli sussurrò di rimando. "Più di quanto potrò mai essere capace di dirti..."

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