Capitolo II: Dicembre 2016

Giovedì 8 dicembre 2016

Nives aveva preso il volo della Lufthansa che partiva alle 10.25 da Verona diretto a Francoforte, dove aveva cambiato aereo; atterrò a New York alle 17.20 ora locale e subito avvisò Richard via Whatsapp che era arrivata sana e salva. Lui le rispose pochi istanti dopo – sapendo a che ora arrivava, aveva sicuramente tenuto il cellulare a portata di mano – avvertendola che anche stavolta avrebbe trovato un'auto con conducente ad aspettarla, per la quale aveva già provveduto al pagamento della corsa. Nives non protestò, perché sapeva che l'attore ci teneva a quei gesti, così si limitò a ringraziarlo con tante faccine che mandavano baci d'amore, che lui contraccambiò.

Grazie al cartello col suo nome di battesimo inalberato dall'autista, Nives lo trovò quasi subito; in appena poco più di mezz'ora, venne portata davanti al palazzo dove abitava Richard.

Dopo aver lasciato una mancia al conducente, Nives entrò nell'atrio della palazzina, dove la signora Grant, la portinaia, la riconobbe. "Bentornata a New York, signorina Nardini", le disse, porgendole le chiavi che Richard le aveva lasciato.

L'attore era impegnato con la recita serale di Love Love Love, cui Nives non sarebbe stata in grado di assistere a causa del jet lag: per lei era infatti già mezzanotte e mezzo e, anche se aveva pisolato a bordo del Boeing intercontinentale, non poteva certo dire d'aver dormito. Avrebbe cercato di resistere ancora un po' per tentare di recuperare quanto prima possibile, mangiando qualcosa, facendo la doccia, sistemando le sue cose, prima dell'inevitabile cedimento. "Grazie, signora Grant, felice di essere tornata", le rispose, ricambiando il sorriso della donna più anziana e prendendo le chiavi che le porgeva.

"Buona permanenza", le augurò l'altra, con simpatia. "Arrivederci."

Sempre sorridendo, Nives le rivolse un cenno di saluto e si mosse, salendo sull'ascensore. Giunta al sesto piano, aprì la porta dell'appartamento di Richard e accese la luce, dato che fuori era ormai notte. Sul tavolino del salotto troneggiava un enorme mazzo di calle e tulipani rossi; questi ultimi erano stati i fiori preferiti da Tina, la madre di Nives, e anche a lei piacevano molto. Il dolce pensiero di Richard la commosse e sentì gli occhi inumidirsi; ancora una volta, nonostante i due anni trascorsi e l'anello di fidanzamento al dito, si chiese se era proprio tutto vero e non soltanto un meraviglioso sogno.

Per prima cosa, disfece la valigia, sistemando le sue cose negli stessi cassetti e ante d'armadio che aveva usato in agosto e che infatti trovò liberi; poi fece una doccia, cercando di tenere la temperatura dell'acqua appena tiepida in modo che l'aiutasse a rimaner sveglia. Infine, andò in cucina, dove si preparò un sandwich con del prosciutto crudo, sicuramente preso apposta per lei da Richard nel negozio di enogastronomia italiana di cui le aveva parlato il mese prima, e vi abbinò una piccola terrina d'insalata. Poi si fece un caffè all'americana, sempre nell'intento di rimaner sveglia il più possibile per accelerare il recupero del jet lag; ma nonostante tutto questo, alle otto e mezzo si accorse di star crollando. Arrendendosi, andò a letto e si addormentò immediatamente.

Venerdì 9 dicembre 2016

Richard rientrò a mezzanotte passata; alla stage door se l'era cavata abbastanza velocemente, dato che erano pochi i fan sufficientemente tenaci da sfidare il freddo dicembrino di New York. Lui, comunque, si faceva un punto d'onore di cambiarsi il più velocemente possibile per non farli aspettare più dello stretto necessario; ad ogni modo, quella sera aveva un motivo in più per affrettarsi. Firmati rapidamente alcuni autografi e fatto qualche selfie, si era poi scusato dicendo chiaramente che la sua fidanzata lo stava aspettando a casa, al che erano fioccati commenti del tipo salutala per me e donna fortunata e non perdere neanche un minuto, Rich! Era stato contento di quella reazione, che indicava il gradimento del suo fandom nei confronti di Nives; se c'era stato qualcuno di ostile, probabilmente non si era azzardato ad aprir bocca.

Dopo essere entrato, chiuse a doppia mandata e poi si diresse subito in camera da letto; Nives aveva lasciato la porta socchiusa e dalla fessura filtrava un po' di luce. Leggermente perplesso perché non si aspettava certo di trovarla sveglia, aprì e il mistero fu subito chiarito: Nives aveva lasciato accesa l'abatjour dalla parte di lui, coprendola però con un foulard in modo che la luce risultasse attenuata e non le desse fastidio, ma fosse ugualmente sufficiente perché Richard ci vedesse, quando l'avesse raggiunta.

Guardando la sua figura addormentata nel proprio letto, l'attore sorrise amorevolmente, grato della sua sollecitudine: per non disturbarla, infatti, sapendo che la luce l'avrebbe svegliata, si sarebbe mosso a tentoni nel buio, rischiando di sbattere da qualche parte, anche se conosceva perfettamente la disposizione dei mobili, finendo così con svegliarla ugualmente, per non parlare del rischio di farsi male.

Silenziosamente, chiuse la porta, si avvicinò al letto e si spogliò, poi si infilò sotto il piumone, nudo a parte i boxer. Spenta la luce, si accostò cautamente a Nives, attento a non disturbarla, e le mise un braccio attorno alla vita, così quando si fosse svegliata avrebbe sentito subito che lui era lì. Sorridendo di contentezza per avere di nuovo con sé la donna che amava, si addormentò.

OOO

Si risvegliò diverse ore dopo e subito sentì che lei non era nel letto; il suo posto era ancora tiepido, il che significava che si era alzata da poco, magari per andare in bagno. Guardò verso la relativa porta, ma non vide filtrare nessuna luce da sotto di essa; girandosi, notò invece che la porta della camera, da lui chiusa quand'era venuto a letto, era solo accostata e che ne proveniva del chiarore: era evidente che Nives fosse di là, in cucina o in salotto.

Troppo desideroso di riabbracciarla, Richard accese l'abatjour, si alzò e andò a recuperare la vestaglia appesa dietro la porta, prima di aprirla e dirigersi nella zona giorno. Trovò Nives seduta sul divano, davanti alla tv accesa, intenta a mangiare una ciambella ricoperta di zucchero a velo – di quelle che lui prendeva quasi quotidianamente alla caffetteria sotto casa – una tazza di the posata sul tavolino. Un'occhiata all'orologio sopra il caminetto a gas gli rivelò che erano quasi le sei del mattino.

Non volendo spaventarla cogliendola di sorpresa, si mosse lateralmente per entrare nella sua visione periferica; come previsto, lei lo scorse e girò la testa mentre i suoi occhi si illuminavano come stelle. Richard sorrise, intenerito e divertito: con la bocca piena e le labbra imbiancate dallo zucchero, sembrava una bambina sorpresa a saccheggiare la dispensa.

Nives posò in fretta la ciambella, deglutendo il boccone mentre si puliva rapidamente le dita, prima di balzare in piedi e correre incontro a Richard.

Lui spalancò le braccia per accoglierla, poi la sollevò da terra e la fece girare tutt'attorno. "Buongiorno, mia dolce ragazza italiana", le mormorò, poi la depose a terra e le prese la bocca in un bacio tenero. "Mmmmhh, sei deliziosa con lo zucchero", le bisbigliò sulle labbra.

Nives ridacchiò, prima che lui la baciasse di nuovo, stavolta più appassionatamente.

Quando infine si separarono, avevano entrambi il fiato leggermente corto.

"Buongiorno a te, mio bel ragazzo britannico", disse la donna a bassa voce, gli occhi perduti in quelli di lui.

"Ora che ci sei tu, il giorno sarà davvero molto buono", commentò Richard a voce ugualmente bassa.

Lei piegò la testa di lato, facendo il broncio. "Solo il giorno?" domandò.

Cogliendo l'antifona, l'attore sogghignò. "Oh no, anche la notte..."

Nives rise ed annuì. "Adesso si ragiona..." gli depose un piccolo bacio sulle labbra. "Grazie dei fiori, sono stupendi", aggiunse, riferendosi al mazzo di tulipani e calle.

"Felice che ti piacciano", sorrise lui; la sentì rabbrividire. "Hai freddo, piccola?"

"Un po'..."

"Accendiamo il fuoco", le propose allora; la condusse di nuovo al divano, prese la coperta di pile posata sullo schienale di una delle poltrone e gliel'avvolse premurosamente attorno, poi si avvicinò al caminetto e premette il pulsante di accensione. Pochi istanti dopo, si sprigionò una fiamma vivace, cominciando subito ad attecchire alla legna preventivamente accatastata. "Tra poco farà bello caldo", Richard assicurò a Nives.

Lei gli sorrise con gratitudine. "Grazie", gli disse. "Mi spiace non aver aspettato che ti svegliassi, ma avevo fame", aggiunse: sapeva quanto lui ci tenesse a destarsi con lei a fianco. Del resto, anche lei ci teneva. "Sarei tornata a letto appena finito..."

"Sei perfettamente giustificata", la rassicurò lui. "Dopotutto, la fame è fame!" poi notò che la sua tazza era quasi vuota. "Faccio del caffè, ne vuoi anche tu?"

"No, grazie... ma se mi scaldi un po' di latte, mettendoci un goccio di caffè, lo bevo volentieri, così finisco la ciambella."

Lui annuì, prese la tazza e si recò in cucina; tornò poco dopo con il latte caldo macchiato per lei e il caffè con una ciambella per sé. Nives aveva spento il televisore e fissava le fiamme con espressione sognante. Si sedette accanto a lei e posò il vassoio sul tavolino, poi prese la tazza col latte e gliela porse.

Nives si girò e l'accetto con un sorriso. "Grazie, amore", disse.

"Non c'è di che, mia regina", rispose Richard, prendendo la ciambella. "Stamattina, facciamo colazione all'italiana", commentò poi, in tono leggero.

Nives si emozionò come al solito per l'uso di quel romantico appellativo; dimentica di bere il suo latte macchiato, rimase a fissare rapita il profilo dell'attore mentre addentava golosamente il dolce. Era bello come un dio greco, specialmente quando teneva i capelli un po' fluenti come adesso; che, spettinati, lo rendevano un dio greco molto sexy...

Richard si accorse del suo sguardo e girò il viso verso di lei; come vide la sua espressione incantata, sentì lo stomaco sfarfallare e le rivolse un sorriso pieno di tenerezza.

Nives lo ricambiò. "Adoro guardarti", gli mormorò, a giustificazione del fatto che l'aveva sorpresa a fissarlo.

"Anch'io adoro guardarti", replicò Richard. "Oggi non ti ho ancora detto che ti amo", osservò poi, divorandola con lo sguardo come solo lui sapeva fare.

Nives sentì il calore cominciare a fiorire nel suo ventre, sintomo di un desiderio che soltanto il bell'inglese era capace di scatenare in lei semplicemente guardandola. Bevve un sorso, fingendo noncuranza. "E allora dillo", lo invitò con un sorrisetto.

Richard depose la ciambella sbocconcellata nel piatto, pulendosi le dita, poi tornò a girarsi e si sporse verso di lei. "Ti amo, Nives", mormorò, prendendole la mano che non reggeva la tazza per intrecciare le dita con le sue; se le portò alle labbra e vi depose un bacio leggero come una piuma.

Nives sentì un brivido risalirle il braccio dal punto in cui lui aveva posato la bocca, echeggiando nella sua femminilità; cominciò a sentir caldo. "E io amo te, Richard", sussurrò; un inspiegabile magone le strinse il petto, mentre lacrime improvvise le riempivano gli occhi. "Oh cielo, ti amo così tanto..."

Sarebbe mai stata capace di essere davvero sicura del suo amore per lei? Del fatto che poteva veramente durare tutto il resto della vita? Credeva di no.

Accorgendosi del suo turbamento, Richard le prese la tazza di mano e la depose sul tavolino, poi l'avvolse in un abbraccio, tirandosela contro il petto. Nives posò la testa sul suo cuore, ascoltandone il battito forte e regolare, mentre lui le accarezzava i lunghi capelli bruni, sciolti sulle spalle. "Sono qui", le mormorò l'attore. "Non ti lascio... sarei perduto, se lo facessi..."

Lei gli circondò la vita con le braccia, stringendolo. "Tienimi forte, Richard", lo pregò sottovoce, e subito sentì la presa delle sue braccia attorno a sé farsi più salda. Si abbandonò contro il suo solido corpo, godendo del suo calore e della sensazione di essere protetta, amata e rispettata come non lo era mai stata prima in vita sua.

A Richard dispiaceva che lei si sentisse ancora così insicura, nonostante gli oltre due anni insieme, nonostante il fidanzamento ufficiale; ma non si sarebbe mai stancato di rassicurarla che non lo avrebbe perduto, che lui era lì per rimanere, che lei era nel suo cuore e nei suoi pensieri e lo sarebbe rimasta fino alla fine dei suoi giorni, fino al suo ultimo respiro.

Come se gli avesse letto nel pensiero, Nives sollevò la testa per guardarlo. "Perdonami..." bisbigliò. "Ogni tanto mi prende ancora la paura, ma passa presto... soprattutto se tu sei qui con me", tornò a posarsi contro di lui. "Sta già passando... Perdonami", ripeté, sapendo d'avergli causato un cruccio.

Lui le accarezzò la schiena. "Non c'è niente da perdonare..." cominciò, poi trattenne il fiato perché lei gli stava sfiorando il collo con le labbra e la lingua. "Che... che intenzioni hai, monella...?"

Lei ridacchiò e gli lambì il lobo di un orecchio. "Faccio ammenda al dispiacere che ti ho causato", spiegò, infilando una mano nella scollatura della sua vestaglia per accarezzargli il petto.

"Non è necessario, mi hai detto fin dall'inizio che hai bisogno di essere sempre rassicurata e io l'ho accettato..."

Nives gli sfiorò un capezzolo piatto, mordicchiandogli il collo; con soddisfazione, lo udì sospirare. "Vuoi davvero che smetta...?" lo provocò.

"N...no!"

"E allora non continuare questo discorso", sogghignò lei, abbassando la mano dentro la sua scollatura per sciogliere il nodo che gli chiudeva la vestaglia.

Il fuoco nel caminetto ardeva allegramente ed emanava un gran calore, o così sembrava ad entrambi; i pochi indumenti che indossavano finirono rapidamente sul pavimento. Quando lo ebbe liberato dei boxer, Nives afferrò la sua solida virilità e l'accarezzò audacemente, facendolo sussultare.

"P... piccola, così mi fai impazzire", gracchiò Richard, tremando sotto le sue mani.

"Ottimo", dichiarò lei a bassa voce. "Perché tu hai già fatto impazzire me..."

Era vero, semplicemente accarezzarlo e sentirlo in suo potere era per lei eccitante come i migliori preliminari, tanto che provava già l'impellente il desiderio di sentirsi colmare da lui, subito. Si sollevò, mettendosi cavalcioni di Richard.

Prima che potesse calarsi sulla sua erezione, però, lui l'afferrò per la vita e la fermò. "Lasciami sentire il tuo desiderio per me..." la pregò, facendo scivolare le mani sulle curve dei suoi fianchi.

Nives si immobilizzò; sentì la sua femminilità fremere, desiderosa di essere toccata e vezzeggiata, e così gli rivolse un cenno affermativo.

Incoraggiato, Richard mosse una mano verso il caldo centro del corpo di lei, mentre faceva risalire l'altra a circondarle un seno. Toccò contemporaneamente un capezzolo eretto e la sua apertura muliebre; Nives ebbe un sussulto, mentre un'esclamazione deliziata le sfuggiva dalla gola.

Compiaciuto, Richard sentì le dita bagnarsi dei suoi dolci umori; la accarezzò eroticamente, facendola boccheggiare per il piacere. "Oh Nives..." mormorò l'attore. "Hai davvero così tanta voglia di me...?"

"Non sai quanta", ansimò lei.

Richard la circondò con un braccio e l'attirò contro di sé. "Allora sono tutto tuo", le mormorò sulle labbra, prima di tuffare la lingua nella sua bocca in un bacio profondo e sensuale; sfiorò un'ultima volta i soffici petali del suo fiore di donna, poi la lasciò libera di muoversi.

Nives fece oscillare il bacino, strofinandosi contro la solida torre della sua virilità, tormentando deliziosamente lui e se stessa; poi si ritrasse, raddrizzando la schiena e sollevandosi i capelli sulla testa in un atteggiamento sexy. "Sai come gli antichi Romani chiamavano questa posizione?" bisbigliò; lo aveva letto di recente in un interessante saggio di Alberto Angela, che parlava dell'amore e del sesso ai tempi dell'Impero Romano.

Richard scosse il capo in segno negativo. "No, come...?"

Nives fece un sorriso da gattamorta; lo afferrò e lo posizionò contro di sé, poi lentamente si abbassò, colmandosi di lui. "Venere dondolante..." gli svelò in un sussurro rauco, cominciando a ondeggiare sui fianchi.

Richard la circondò la vita con le sue grandi mani e sollevò il bacino per incontrarla, assecondando le sue movenze per aumentare il mutuo piacere.

Gli occhi negli occhi, cominciarono la scalata alla vetta, spingendo e ritraendosi ritmicamente, sospiri intercalati da baci, gemiti e parole d'amore, incontro di corpi e di anime, sentimento che si esprimeva attraverso la carne. Dapprima si mossero lentamente, assaporando la reciproca vicinanza; poi, a mano a mano che il piacere si diffondeva nei loro lombi, accrescendo il volume dei loro lamenti amorosi, aumentarono velocità e ampiezza, salendo sempre di più, ancora e ancora, diretti verso il compimento; lo raggiunsero contemporaneamente, ed allora si lasciarono andare al vicendevole godimento, mentre i loro gemiti affannati si fondevano in un'unica voce. Scossi fin nel più profondo dei loro esseri, tanto nel fisico quanto nell'anima, si aggrapparono l'uno all'altra, sussultando, finché non crollarono l'una tra le braccia dell'altro, ansimando.

Nives posò la testa sulla spalla di Richard, il naso premuto contro il suo collo, mentre lui le teneva una mano sulla nuca, l'altra posata sulla sua schiena.

"Per tutti i numi dell'Olimpo", esalò l'attore. "Sei davvero Venere..."

"Esagerato..." mormorò lei, lusingata.

Richard abbassò la mano che le teneva sulla schiena, accarezzandola lentamente fino alla curva delle natiche e oltre, lungo la coscia. "Nient'affatto", la contraddisse sottovoce. "Sei la mia dea dell'amore, perché sei il mio amore..."

Nives gli circondò il collo con le braccia. "E tu sei il mio..."

Ancora uniti nel loro abbraccio amoroso, si tennero così per qualche altro minuto, poi si separarono lentamente.

"Ehm, hai qualcosa per pulire?" domandò Nives, indicando la macchia che i loro umori avevano lasciato sul divano.

"Ci penso io", le disse Richard, alzandosi ed infilandosi rapidamente la vestaglia; andò in cucina, tornandone con una pezzuola in microfibra che usò per pulire la chiazza. "Sia mai che Eirene trovi prove delle nostre attività in giro per la casa", sghignazzò impudentemente, riferendosi alla domestica – un'attempata signora di origine greca – che veniva a sistemargli l'appartamento una volta la settimana e che Nives aveva conosciuto in agosto.

"Ne sarei molto imbarazzata", ammise Nives, un po' a disagio nel sapere che un'estranea poteva spiare nella loro vita intima.

Richard andò a gettare la pezzuola nella biancheria sporca, poi si lavò le mani e tornò in salotto, dove lui e Nives ripresero a consumare la loro colazione improvvisata.

"Quand'ero single", l'attore raccontò, "Eirene mi rimproverava spesso di condurre una vita troppo monastica. Sei giovane e bello, diceva, divertiti un po', per la miseria!" scosse il capo, divertito. "Prima di te, non avevo portato mai nessuna donna, qui a casa mia", concluse, guardandola mentre tornava serio.

Nives si sentì toccata dal suo desiderio di rassicurarla. "Se anche fosse, non avrebbe importanza", asserì a bassa voce, ricambiando il suo sguardo serio, "perché fa parte del passato."

"Certo", concordò lui. "Era per dirti che nessuna è mai stata abbastanza importante da venir invitata qui. Solo tu."

Lei gli sorrise e gli sfiorò il braccio in un gesto di ringraziamento per la confidenza che le aveva fatto.

Finita la colazione, si rilassarono sul divano, guardando la tv abbracciati; Richard però aveva dormito troppo poco – neppure cinque ore e mezzo – così finì con l'addormentarsi, la testa reclinata sullo schienale. Nives se n'accorse e cercò di rimanere il più immobile possibile per non disturbarlo, ma dopo un po' si sentì tutta aggranchita. Allora, con infinita cautela, si districò dal braccio che la teneva amorevolmente allacciata e si scostò; ricoprì l'attore col plaid e, prese le tazze e il piatto, li portò in cucina. Erano le otto passate e fuori era ormai giorno fatto.

Nives preparò la tavola per la colazione: era vero che avevano mangiato una ciambella, ma Richard le era sembrato deperito, così ora aveva intenzione di preparargli un full breakfast in piena regola; poi avrebbero pranzato a metà pomeriggio, dato che lo spettacolo serale sarebbe cominciato alle 19.30 e lui si sarebbe concesso soltanto un sandwich durante l'intervallo.

Tirò fuori dal frigo tutto l'occorrente: bacon, uova, pane a cassetta, marmellata, formaggio spalmabile; trovò anche dei mini-wurstel da scaldare comodamente nel microonde. Mise sul fornello due padelle antiaderenti e un bricco con l'acqua per prepararsi un infuso – troppa caffeina non le faceva bene – e tornò in salotto, dove si sedette nuovamente a fianco del suo fidanzato, in attesa che si svegliasse. Il programma che stavano guardando prima era finito, così abbassò il volume e cercò qualcos'altro; incappò in un episodio della sua serie televisiva preferita di sempre, Star Trek, nella versione Deep Space 9, e si mise a guardarla.

L'episodio era quasi finito quando Richard si mosse e si svegliò. "Mmmhhh..." bofonchiò. "Che ore sono?"

"Quasi le nove e mezzo", rispose Nives, sorridendogli.

"Non mi piace perder tempo a dormire quanto tu sei sveglia", si lamentò Richard, alzandosi e stiracchiandosi.

Nel movimento, la vestaglia gli si aprì sul petto – depilato per esigenze di scena – e lei accertò che effettivamente era dimagrito. "Avevi bisogno di dormire", osservò. "Tu vuoi che io dorma, quando ne ho bisogno, no? Quindi anch'io voglio che tu dorma quando ne hai bisogno tu", concluse, agitando un dito ammonitore nella sua direzione.

"Ah... in effetti, non posso controbattere, a questo", si arrese lui, incurvando le labbra nel suo tipico mezzo sorriso e sollevando le braccia in segno di capitolazione.

Nives si alzò e gli porse la mano. "Vieni, ho preparato tutto per il breakfast."

"Ma abbiamo già fatto colazione", obiettò Richard, accettando la sua mano e alzandosi a sua volta.

"Ti vedo smagrito", spiegò Nives, conducendolo in cucina. "Perciò ho deciso di farti mangiare in abbondanza, in questi giorni..."

Andò subito ad accendere il fuoco sotto il bricco dell'acqua.

Richard sospirò. "Hai ragione: tra il teatro, le interviste, il live tweeting per Berlin Station, la registrazione di Romeo and Juliet e de La Compagnia dell'Anello, ultimamente mangio quando capita e quel che capita..."

Nives si sentì stringere il cuore dal rimorso al pensiero di essere stata una delle cause del suo deperimento, per quanto involontariamente. "Non avresti dovuto farmi quel regalo..." mormorò, dispiaciuta.

"Scherzi? Non ci avrei rinunciato per niente al mondo!" contestò l'attore, con veemenza. "Vedere la tua espressione quando hai capito di cosa si trattava mi ha ripagato di qualsiasi sacrificio..."

"Sì, ma... non voglio che tu ci rimetta la salute, solo per far qualcosa che mi fa piacere..." sospirò lei, rammaricata.

Richard l'abbracciò da dietro. "A parte il fatto che farei qualsiasi cosa per renderti felice... hai ragione. Tranquilla, ti prometto di non esagerare. Ormai mancano solo dieci giorni al termine delle repliche, dopo di che mollo tutto e vado a trovare i miei. Vedrai che mia madre mi rimpinzerà di manicaretti e che, quando arriverai tu, avrò ripreso tutto il peso perso."

Quello era infatti il programma per quell'anno: si sarebbero trovati in Inghilterra, dove avrebbero trascorso una settimana a Londra assieme a Raffaella e a Jerry, festeggiando Capodanno con loro.

"Va bene... Non voglio fare la chioccia, ma da buona italiana, mi impensierisco se vedo il mio uomo troppo magro", dichiarò Nives, riprendendo a occuparsi della colazione.

Mentre lei rosolava il bacon in una padella e le uova nell'altra, Richard si diede da fare a tostare il pane e a scaldare i wurstel, poi portarono tutto a tavola.

Nives piluccò solo qui e là, ma provvide che lui mangiasse in abbondanza; ad un certo punto le venne da ridere.

"Ehi, che c'è?" la interrogò Richard, divertito dalla sua ilarità.

"Stiamo facendo come gli Hobbit", spiegò lei e, nel vederlo inarcare un sopracciglio con aria interrogativa, chiarì. "La seconda colazione."

Anche l'attore rise, rammentando la passione degli Hobbit per il cibo e la frequenza con cui lo consumavano: prima colazione, seconda colazione, pranzo, tè pomeridiano, cena, spuntino serale...

Finito di mangiare, riposero le stoviglie, poi Nives andò a fare una veloce doccia, mentre Richard si radeva, con l'ormai immancabile rasoio a mano libera. Dopo, fece la doccia anche lui, e quando ebbe finito, senza bisogno di parole, tornarono a letto per un altro dolce abbraccio.

Pranzarono alle tre del pomeriggio; Nives preparò una sostanziosa pasta mare e monti con i gamberetti surgelati trovati in freezer e i funghi secchi reperiti in dispensa, deliziosa per quanto improvvisata, che Richard gradì moltissimo.

Alle sei l'attore si congedò per andare al lavoro: Nives sarebbe andata a vederlo l'indomani pomeriggio e sera, e anche la sera del giorno dopo, ma stavolta ci rinunciava perché ancora troppo disturbata dal fuso orario; infatti, alle dieci si accorse di star addormentandosi sul divano, per cui andò a letto. Anche stavolta lasciò l'abatjour di Richard accesa, con il foulard ad attenuarne la luminosità; quando lui tornò, sebbene come la sera prima facesse pianissimo lo percepì ed aprì un occhio per rivolgergli un sorriso assonnato. "Allora, com'è andata, stasera?"

"Ehi..." la salutò lui, sorpreso. "Non volevo svegliarti..."

"Non l'hai fatto", gli assicurò lei. "Evidentemente ero in una fase di dormiveglia e ti ho sentito... E allora, com'è andata?" tornò a chiedergli, mentre lui si sdraiava sotto il piumone.

"Standing ovation", le disse, in tono inequivocabilmente soddisfatto. "E una signora alla stage door mi ha scherzosamente scacciato, esortandomi a venire a casa da te."

"Sul serio? Che carina!" sorrise Nives, accoccolandosi tra le braccia del suo uomo. "Spero che ci sia, domani sera, così potrò ringraziarla..."

Si addormentarono abbracciati.

Sabato 10 dicembre 2016

Di mercoledì e di sabato c'era anche la matinée, ovvero la rappresentazione pomeridiana, che cominciava alle due, mentre la domenica c'era soltanto la matinée; Richard e Nives fecero un abbondante brunch, come facevano spesso quand'erano insieme, e all'una presero un taxi per recarsi al Laura Pels Theater, sulla 46ma Strada, a quindici minuti dalla casa di Richard.

"Se ti senti troppo stanca, salta pure la rappresentazione serale", la esortò l'attore mentre scendevano dal taxi davanti all'entrata degli artisti. "Tanto, tornerai domani pomeriggio..."

In effetti, lo spettacolo durava quasi tre ore e forse vederlo due volte nella stessa giornata sarebbe stato pesante, ragionò Nives. "Se non ce la faccio, prenderò un taxi e tornerò a casa", gli assicurò; ma avrebbe fatto di tutto per rimanere, troppo desiderosa di vederlo recitare dal vivo – ripetendo la travolgente esperienza di Londra di due anni prima – e anche di rendergli omaggio con la propria presenza, e soprattutto di restare il più possibile assieme a lui.

"Vieni nel backstage, quando abbiamo finito la prima rappresentazione", le raccomandò Richard, mentre apriva la porta dell'ingresso degli artisti con le chiavi. "Facciamo sempre uno spuntino: ci fai compagnia, vero? O preferisci andare al ristorante?"

"No no, vengo molto volentieri!" accettò Nives, entusiasta di incontrare i colleghi del fidanzato.

"Buongiorno, Richard", lo salutò una donna bionda sulla trentina, sorridendo poi a Nives.

"Buongiorno, Clarissa", la contraccambiò l'attore. "Ti presento la mia fidanzata, Nives Nardini. Nives, questa è Clarissa Roberts, una delle truccatrici."

Le due donne si diedero la mano, sorridendosi.

"Lieta di conoscerla, signorina Nardini", disse Clarissa. "Richard mi parla spesso di lei, mentre lo trucco."

"Sul serio?" fece Nives, lusingata.

L'altra non fece in tempo a rispondere perché sopraggiunse un uomo sui quarant'anni, dalla corta chioma bruna ricciuta e vistosi occhiali dalla montatura nera.

"Ciao Richard... hai portato la tua fidanzata, vedo", le porse la mano. "Michael Mayer", si presentò.

"Il regista!" esclamò Nives, elettrizzata. "Lieta di conoscerla, signor Mayer... Mi farebbe un autografo?" domandò, porgendogli il programma dello spettacolo.

"Ma certo, volentieri", rispose Mayer, lusingato, prendendo la penna che lei gli tendeva ed apponendo la propria firma accanto a quella che Richard vi aveva già messo, all'interno della prima pagina.

"Vado a cambiarmi", annunciò l'attore.

"Arrivo subito a sistemarti la parrucca", lo informò Clarissa.

"Io vado a prender posto", disse Nives.

"Dov'è seduta?", s'informò il regista.

"Oggi, D 104", rispose la donna. "Proprio al centro della quarta fila. Stasera e domani sera ho altri posti, ma sempre piuttosto vicini al palco."

"Bene, allora si goda lo spettacolo: spero che sia di suo gradimento."

"Ne sono certa", gli assicurò lei, con sincerità.

"Vieni, ti indico la strada", si offrì Richard; la condusse lungo un corridoio fino ad una porta. "Da qui entri direttamente in platea. Quando lo spettacolo sarà finito, bussa, ci sarà una persona che ti aprirà."

"Va bene", annuì Nives, poi si sollevò sulla punta dei piedi e gli sfiorò le labbra con un bacio. "In bocca al lupo!" gli augurò, usando l'equivalente espressione anglofona rompi una gamba.

"Grazie", rispose lui con un sorriso. Attese che lei fosse passata dalla porta, poi tornò indietro e si diresse al proprio camerino; lungo il tragitto incrociò Amy Ryan, la co-protagonista.

"Ehi Rich, ho sentito che hai portato la tua fidanzata", gli sorrise la bionda attrice statunitense.

"Sì, è andata a sedersi adesso in platea. Ha già incontrato Mike, poi a spettacolo finito verrà nel backstage e la presenterò a tutti."

"Spero che non si ingelosisca, quando dovremo sbaciucchiarci", commentò Amy, facendo una smorfia buffa delle sue: era infatti una donna molto spiritosa.

"A dire il vero, non ne abbiamo parlato, ma non credo", rispose Richard. "Mi assicura sempre che non è gelosa delle mie partner, neppure nelle scene più spinte, come quella in Berlin Station con Mina Tander", ci pensò meglio. "Però è anche vero che non ha mai assistito a una scena d'amore dal vivo, non da quando ci siamo messi insieme", aggiunse, vagamente preoccupato anche lui, adesso; in effetti, la volta precedente che lo aveva visto, in The Crucible, quando Proctor baciava appassionatamente la moglie, non stavano ancora insieme.

"Oh, beh, lo scopriremo presto", concluse Amy. "Suppongo che non farà una scenata in piena platea..."

"Santo cielo, no di certo!" esclamò l'attore inglese. "Non è il tipo, al massimo mi farà un occhio nero dopo", aggiunse sogghignando. Anche la collega rise, consapevole che si trattava soltanto di una battuta spiritosa.

OOO

Frattanto, Nives aveva individuato la maschera e l'aveva interpellata riguardo all'ubicazione della propria poltrona, non tanto perché non sarebbe riuscita a trovarla da sola – i posti erano ben indicati – ma per dimostrarle che si trovava lì legittimamente, munita di regolare biglietto. Ne aveva pagato soltanto uno, perché Richard aveva insistito ad offrirle gli altri due; solitamente Nives preferiva pagare da sé, ma quasi trecento dollari complessivi erano davvero troppi anche per lei, così aveva accettato.

La maschera, una bella donna alta e dalla chioma rossa, le sorrise e, controllato il biglietto, le disse indicando con la mano. "È la quarta fila dal palco, può accedere da questo corridoio."

La sua voce profonda, decisamente maschile, colse Nives impreparata: evidentemente, era un trans. Guardandola meglio, notò il foulard che le copriva la gola, a nascondere il pomo d'Adamo, e la mascella un po' troppo squadrata per essere femminile; ma per il resto, compreso il cartellino col nome Gloria, era in tutto e per tutto una donna, e pure decisamente bella. Una cosa molto simile le era accaduta diversi anni prima a Las Vegas quando, essendosi persa in uno dei giganteschi casinò, aveva chiesto indicazioni a una splendida croupier bionda che si era rivelata un trans.

"Grazie", rispose, superando la propria sorpresa e ricambiando il sorriso. Andò ad accomodarsi, togliendosi il cappotto e sistemandoselo sulle spalle; quando il teatro si fosse riempito, sarebbe stato più caldo, ma per il momento era ancora abbastanza fresco.

Essendo pomeriggio, aveva rinunciato a una mise serale come quella che aveva scelto di indossare a Londra, a favore di una più casual, con stivali cuissard dal tacco alto, leggings neri e un morbido, lungo maglione bianco di mohair, un insieme sexy, ma in modo spiritoso.

Poco dopo, cominciarono ad entrare gli altri spettatori; il teatro si riempì rapidamente e ben presto anche i sedili a fianco di Nives vennero occupati. Alla propria destra aveva una coppia di anziani, che le rivolsero un cortese cenno del capo, mentre alla propria sinistra si accomodò una donna sui trentacinque anni, accompagnata da due amiche. Dapprima, come la coppia anziana, si limitarono a un cenno di saluto, poi quella più vicina la guardò meglio. "Mi scusi, ma lei è la fidanzata di Richard Armitage, o sbaglio?" domandò.

"Ehm, sì", rispose Nives, ritenendo inutile negarlo.

"Oh cielo!" esclamò l'altra, fortunatamente in tono abbastanza basso da non attrarre l'attenzione degli altri spettatori seduti vicino. "Ragazze, guardate chi abbiamo seduta qui accanto: Nives, la fidanzata di Richard!"

Le altre due si girarono a guardarla, ma anche loro, per fortuna, mantennero un atteggiamento discreto, per quanto entusiasta.

"Mi farebbe un autografo?" le domandò la più vicina, porgendole il programma, uguale a quello che aveva anche Nives. "Poi spero che alla stage door Richard mi faccia il suo proprio di fianco, sarei felicissima di averli entrambi..."

"Ah... volentieri", accettò l'italiana, piuttosto incredula che stessero chiedendo un autografo proprio a lei; ma del resto era già capitato che le chiedessero di posare per una foto o un selfie assieme a Richard, quindi un autografo era solo un altro aspetto della notorietà riflessa che godeva perché stava con un famoso attore.

La coppia di anziani dall'altra parte, notando il maneggio, la guardò con curiosità, ma si limitò a questo, con sollievo di Nives, che si sentiva sempre a disagio quando veniva riconosciuta.

Pochi minuti dopo le sette, le luci si abbassarono e il brusio degli spettatori si smorzò; una voce annunciò che tra poco lo spettacolo sarebbe incominciato e chiese che venissero spenti i cellulari e non fossero fatte foto o riprese. Nives aveva già tolto la suoneria al proprio telefonino, ma non si preoccupò di spegnerlo, tanto sarebbe rimasto nella sua borsetta senza disturbare nessuno.

Poco dopo, le luci si spensero e attaccò una famosa canzone dei Beatles, All You Need is Love, popolarissima negli Anni Sessanta, periodo in cui era ambientato il primo atto. Il sipario si aprì su un salotto un po' spartano, sul cui divano era seduto Richard, a piedi nudi, abbigliato con pantaloni da pigiama e una vestaglia bordeaux aperta a scoprirgli il petto, e una parrucca in testa che riproduceva il taglio di capelli alla Beatles in voga all'epoca. Nives trattenne un sorriso divertito nello scorgere il proprio fidanzato così conciato, ma aveva già visto delle foto di scena e un trailer, per cui non fu colta di sorpresa. Alla scena del bacio tra i due protagonisti non si scompose, avendola già vista, seppur brevemente, nel video pubblicitario, ma non poté evitare di provare una punta di gelosia: vedere Richard baciare altre donne sullo schermo era una cosa, dal vivo un'altra... Si obbligò a superare la sensazione, che sapeva del tutto irrazionale, e si concentrò sulla storia, ambientata a Londra, che narrava la relazione tra Kenneth e Sandra lungo quattro decadi, dalla nascita del loro amore nel 1967, alla crisi di mezza età nel 1990, fino al momento in cui, nel 2007, tiravano le somme di una vita all'insegna dell'egoismo, che li aveva portati al divorzio ed al fallimento come genitori. Un dramma travestito da commedia, una storia amara raccontata in toni ironici, una feroce critica ad una generazione che voleva cambiare il mondo ma che, invece, si era limitata a comprarlo, come concludeva sconsolatamente la figlia trentenne della coppia.

Finita la rappresentazione, che fu grandemente applaudita, gli spettatori confluirono all'uscita, mentre Nives andò a bussare alla porta attraverso cui era arrivata. Le venne aperto da un inserviente del teatro che, non appena appurò che si trattava di lei, la fece passare e l'accompagnò al camerino di Richard; Nives bussò alla porta e, udendo la voce profonda di Richard che l'invitava ad entrare, l'aprì.

L'attore si stava spazzolando i capelli, togliendo la sostanza secca simile a talco che glieli aveva ingrigiti per invecchiarlo per il terzo atto; non appena scorse la fidanzata riflessa nello specchio, depose la spazzola e si girò a guardarla con apprezzamento. "Lo sai che eri la donna più sexy di tutto il pubblico?" le domandò.

"Esagerato..." fece lei, "ma non è che mi spiaccia, se lo pensi", aggiunse, strizzandogli un occhio.

Lui sogghignò, le andò vicino e, presala tra le braccia, la baciò dolcemente. "Allora, che te n'è sembrato?" le domandò poi. Nives gli espose le proprie considerazioni e, come qualche tempo prima, Richard ribadì che avrebbe potuto fare la critica teatrale e cinematografica perché non si fermava alla superficie e riusciva invece a cogliere gli aspetti più profondi dei lavori che vedeva.

"Lo prenderò in considerazione come lavoro alternativo", commentò l'italiana, ridendo.

Richard guardò l'orologio. "Ora devo andare alla stage door", le disse, un po' rammaricato di dover rubare tempo al loro stare insieme, "ma cercherò di sbrigarmi." (*)

"No, fai come al solito: ricorda che c'è gente che viene anche da molto lontano solo per incontrarti di persona pochi istanti fuori dal teatro... non deluderli a causa mia."

Lui la scrutò: la generosità di Nives nei confronti del suo fandom lo lasciava sempre senza parole. "Va bene, allora chiederò a Mike di tenerti compagnia finché non torno", decise, riferendosi al regista.

Si recarono quindi nella saletta dove allestivano il rinfresco per il cast e la troupe; qui affidò la fidanzata a Mayer, chiedendogli di presentarla agli altri finché lui andava alla stage door. Nives fece la conoscenza di Amy Ryan ossia Sandra, la co-protagonista, e dei tre attori che interpretavano i figli della coppia ed il fratello di Kenneth, oltre che degli altri addetti ai lavori, dai tecnici del suono e delle luci, alla costumista, dai colleghi di Clarissa agli scenografi: in tutto, una ventina di persone. La maggior parte accolse Nives con simpatia, alcuni in modo semplicemente cortese, nessuno con freddezza.

Sul tavolo del buffet c'era pane per sandwich, formaggio, petto di tacchino e di pollo alla griglia, wurstel, arrosto di maiale e di manzo, uova sode, pomodori a fette, foglie d'insalata, anelli di cipolla impanati e fritti, cetrioli, peperoni grigliati, oltre a salse di vario tipo, così ciascuno poteva comporsi il panino come meglio preferiva; da bere c'era acqua minerale, oltre che svariati soft drink come Pepsi Cola, 7 Up, Fanta, tè freddo, ed alcuni tipi di succhi di frutta, uno dei quali, al melograno e limone, attrasse l'attenzione di Nives, che se ne servì un bicchiere mentre consumava un panino con tacchino, peperone e insalata, evitando accuratamente le salse, che sapeva piuttosto pesanti.

"Le è piaciuto lo spettacolo, Nives?" s'informò Mayer, mentre si preparava un sandwich abbondantemente imbottito.

"Molto", rispose lei, esponendo anche al regista le proprie impressioni e rendendolo assai felice.

Amy Ryan, poco lontana, sentì le sue parole e ne fu a sua volta molto lieta. "Sono contenta che le sia piaciuto", dichiarò. "Sa, prima dello spettacolo ho espresso a Richard la mia preoccupazione riguardo al fatto che lei potesse dispiacerci che in scena io e lui ci dobbiamo baciare..."

Nives ne fu piacevolmente colpita. "Grazie, signora Ryan, ma non deve darsi pensiero", rispose. "Ho sempre saputo che fa parte del lavoro di Richard, come di qualunque attore o attrice, per cui non c'è problema, davvero", le sorrise con genuina simpatia. "Richard non mi dà alcun motivo di essere gelosa", concluse.

"Infatti non c'è nessun motivo di esserlo", le assicurò Amy. "Io sono felicemente sposata, e lui, da come parla di lei a noi tutti, è chiaro che è follemente innamorato di lei."

Nives si sentì arrossire, mentre il suo cuore si gonfiava d'emozione. "E io lo sono di lui", dichiarò a bassa voce.

L'attrice statunitense, che provava sincera amicizia per il collega, si sentì felice per lui, anzi per entrambi.

In quel momento, Nives si accorse dell'espressione addolorata con cui Zoe Kazan, l'attrice trentaduenne interprete della figlia di Kenneth e Sandra, la stava guardando; la donna distolse subito gli occhi, ma oramai Nives aveva compreso che l'altra aveva una cotta per Richard. Si sentì dispiaciuta per lei, perché capiva bene come si sentisse: lei stessa era stata nella sua situazione, quando amava da lontano, senza speranza, il suo idolo irraggiungibile. Anche se ci lavorava assieme, in un certo senso per Zoe era ancor più irraggiungibile di quanto lo fosse stato per Nives. Ancora una volta, si sentì incredula di fronte alla consapevolezza della propria fortuna, quella d'aver potuto non soltanto incontrare il suo amore impossibile, ma di aver visto trasformarsi il suo sogno in realtà.

"Quanto si fermerà a New York?"

La domanda di Amy la distolse da quei pensieri. "Riparto martedì..."

Continuò a chiacchierare con l'attrice e col regista, sbocconcellando il suo panino; poco dopo vennero raggiunti da Richard.

"C'era una signora che mi ha mostrato un programma autografato da te", raccontò a Nives, mentre cominciava a prepararsi un sandwich con arrosto di manzo, pomodoro e anelli di cipolla impanati. "Era entusiasta del fatto di averti avuto come vicina di poltrona."

"È stata molto discreta e gentile", gli disse Nives. "Sia lei, sia le sue due amiche."

"Sì, erano in tre; ho posato con tutte per un selfie", annuì l'attore. "Poi mi hanno esortato a tornare da te", concluse con un sorriso, prima di addentare il panino, con appetito.

"Che carine sono state!" esclamò Nives, piacevolmente colpita.

"Il mio fandom ti ama", affermò Richard. "Almeno, la maggioranza."

"Ne sono molto contenta", dichiarò lei; sapeva che ci sarebbe sempre stato qualcuno che invece non avrebbe mai digerito la sua presenza accanto all'attore britannico, ma avrebbe imparato a infischiarsene, prima o poi, o così sperava.

C'erano due ore abbondanti tra la fine della rappresentazione pomeridiana e l'inizio di quella serale. Terminato lo spuntino, si ritirarono tutti nei rispettivi camerini a riposare; Richard aveva fatto portare una chaise longue per la fidanzata, da affiancare alla propria. Non appena ebbe chiuso la porta dietro di loro, l'attore attirò Nives tra le braccia. "Spero che tu abbia portato il rossetto", mormorò; alla sua occhiata perplessa, spiegò. "Ho intenzione di baciarti come si deve e quindi temo che ti mangerò tutto il rossetto..."

Lei gli mise le braccia al collo. "Ce l'ho, ma anche se così non fosse, vorrei che tu mi baciassi lo stesso fino a mangiar..."

S'interruppe, perché le labbra di Richard si impadronirono delle sue; le sfiorò con la punta della lingua, chiedendo accesso, che lei fu ben lieta di concedergli, ricambiando il suo bacio appassionato, insieme sensuale e dolce.

"Ti amo, Nives..." le sussurro Richard sulle labbra. "Immensamente..."

La baciò di nuovo, e poi di nuovo; alla fine, non c'era più traccia di rossetto sulle labbra di Nives, proprio come previsto dall'attore.

Si sdraiarono sulle comode poltrone allungate e si rilassarono in vista della seconda rappresentazione, che iniziava alle sette. Quando fu l'ora, Nives tornò in platea; stavolta la sua poltrona era situata in quinta fila, più lateralmente, così avrebbe avuto una prospettiva diversa del palco. Riguardò la rappresentazione, notandone le sottili differenze rispetto alla prima volta, come una posizione leggermente diversa, piuttosto che un tono appena più enfatico o una pausa più prolungata tra una battuta e l'altra. Alla fine, il pubblico tributò un lungo applauso agli attori, chiamandoli sul palco per ben tre volte e terminando con una standing ovation.

Di nuovo, com'era rimasta d'accordo con Richard, Nives si recò nel backstage, trovando stavolta da sola la strada per il camerino del fidanzato.

"Grazie per essere rimasta fino alla fine", le disse lui, non appena fu entrata.

"Ammetto che non ne potevo più di star seduta", gli confessò la donna, "ma ne è valsa assolutamente la pena", si massaggiò il fondoschiena. "Come diceva sempre mia mamma, ormai ho il culo quadrato", rise.

Anche Richard rise, mentre finiva di spazzolarsi i capelli per liberarli del grigio. "Mi sarebbe piaciuto conoscerla, tua mamma", le disse, non per la prima volta, cominciando a togliersi gli abiti di scena per tornare a infilare i jeans e il maglione che aveva indossato uscendo da casa.

"E a lei sarebbe piaciuto conoscere te", considerò Nives, "ma sono sicura che, ovunque sia, sa di noi e ne è molto felice."

"Ne sono convinto anch'io", affermò l'attore, che lo pensava davvero.

Si recarono insieme alla stage door; Nives rimase all'interno, seduta su una poltroncina, mentre Richard usciva. Faceva molto freddo e i coraggiosi che aspettavano erano piuttosto pochi; l'attore scambiò qualche parola con tutti, fece autografi e foto, e un paio di persone gli chiesero di salutar loro la sua fidanzata. Due giovani uomini, chiaramente una coppia gay, che erano stati seduti accanto a Nives, gli fecero i complimenti per aver trovato una donna così carina e gentile, e lui li ringraziò sinceramente.

Quando finì, tornò dentro a prendere Nives, poi uscirono insieme; diverse persone che ancora sostavano lungo la transenna salutarono la coppia con entusiasmo, quasi tutti facendo delle foto; l'italiana si tenne appartata, ma quando una donna sulla quarantina le gridò allegramente Nives, sorridi!, non poté fare a meno di seguire la simpatica esortazione. A quel punto, Richard si fermò e la prese sottobraccio, girandosi sorridendo verso i suoi fan, che presero a scattare foto a raffica.

"Un bacio!" chiese a gran voce una ragazza con gli occhiali, giovane e scialba, ma con un bellissimo sorriso.

"Sì, sì, un bacio, per favore!" si unirono alla richiesta altre persone.

Nives cominciò a scuotere il capo, pensando che Richard, per la sua riservatezza, avrebbe declinato, ma invece il fidanzato la sorprese e, sollevandole il mento con un dito, le stampò un lungo, seppure casto, bacio sulle labbra. Si udirono svariate grida di apprezzamento e Nives immaginò la sfilza di foto che stavano scattando e che sarebbero immediatamente finite sui social, e magari anche su qualche tabloid.

"Grazie, gente, per stasera è tutto!" dichiarò poi Richard ad alta voce, facendo un cenno di saluto generale e dirigendosi risolutamente verso il taxi che li stava aspettando.

"Siete bellissimi!" gridò uno dei membri della coppia gay, e altri gli fecero eco.

Un po' stordita, Nives salì in auto, il cui autista si era affrettato ad aprire la portiera non appena li aveva visti avvicinarsi, e si sedette sul sedile posteriore, raggiunta un istante dopo da Richard.

"Te l'ho detto, che il mio fandom ti ama", disse l'attore, prendendole la mano ed accarezzandone dolcemente il dorso con l'indice. "Non per niente i pochi che ti denigrano vengono regolarmente bastonati dai tanti che ti difendono", aggiunse, riferendosi ai post su Twitter e su Facebook che ogni tanto scatenavano commenti tra i suoi fan.

"Sembra proprio di sì", ammise Nives, ricambiando il suo sorriso.

Poco dopo arrivarono a destinazione; Richard pagò la corsa, poi salirono al suo appartamento e andarono a letto. Gli ultimi residui di jet lag stavano facendosi sentire su Nives, che cadde addormentata non appena toccò il cuscino; Richard spense la luce e si accoccolò accanto a lei, attento a non svegliarla. Ben presto si addormentò, sentendosi bene come solo la presenza accanto a lui della sua donna riusciva a farlo sentire.

Domenica 11 dicembre 2016

Il giorno seguente si alzarono tardi, dopo aver goduto l'uno dell'altra prima a letto, e poi di nuovo sotto la doccia. Come al solito quando si ritrovavano dopo un lungo periodo per pochi giorni soltanto, dedicavano quanto più tempo possibile a fare l'amore e a scambiarsi tenerezze, fossero coccole o parole dolci. Anche quel giorno consumarono un brunch prima di recarsi a teatro; di nuovo, Nives indossò gli stivali alti, abbinandoli stavolta con una minigonna nera, pesanti collant di microfibra ugualmente neri, e un maglione rosa cenere basso sui fianchi.

"Anche oggi sarai la spettatrice più sexy del teatro", commentò Richard guardandola con evidente apprezzamento.

"E tu sei l'uomo più sexy del pianeta", replicò Nives a bassa voce, guardandolo a sua volta con apprezzamento: i jeans attillati lo modellavano alla perfezione, anche se evidenziavano la sua perdita di peso. "Mmmh, sei davvero dimagrito troppo... domani ti preparo qualcosa di speciale", gli promise. Aveva visto che c'era un macellaio a poche decine di metri dalla palazzina dove Richard abitava: sarebbe andata a prendere della carne macinata per fare un ragù e avrebbe preparato la sua famosa pasta al forno.

Anche quella replica fu un successo, col pubblico che tributò molti applausi agli attori; nuovamente Richard si prestò ai suoi fan alla stage door, ed infine rientrarono a casa attorno alle sei e un quarto.

"Che ne dici di una pizza?" propose Nives mentre salivano.

"Ottima idea", approvò l'attore. "C'è una pizzeria italiana qui poco lontano, dove mi servo sempre; hanno il forno a legna e fanno anche servizio a domicilio... a meno che tu non voglia uscire?" soggiunse, guardandola interrogativamente.

"No, meglio a casa", decise la donna, preferendo l'intimità di poter stare insieme da soli. "Hai vino?"

"Certamente, in cantina ne ho vari tipi. Ordiniamo la pizza e poi scendiamo a scegliere quello che ritieni più adatto."

Così fecero; Nives scelse un pinot grigio, dato che avevano optato per una pizza alle verdure, grande abbastanza per due. Tornati di sopra, prepararono la tavola, e quando la gentile signora Grant li avvisò che la pizza era arrivata, Richard scese a prenderla e a pagare il fattorino.

Mangiarono, poi rigovernarono rapidamente; infine, si rilassarono guardando il dvd dell'ultimo film di Star Wars, Il risveglio della Forza.

"Adoro BB-8", dichiarò Nives, riferendosi al simpatico robot a palla che si esprimeva soltanto a fischi e suoni, ma sapeva comunicare benissimo lo stesso.

Terminato il film, andarono a letto, ma passò un po' di tempo prima che si mettessero a dormire...

Lunedì 12 dicembre 2016

Trascorsero la maggior parte della giornata reclusi in casa, con solo una breve sortita dal macellaio a prendere la carne macinata per il ragù. Per pranzo Nives preparò quindi la sua eccellente pasta al forno, arricchendola con una besciamella aromatizzata con chiodi di garofano, grani di pepe nero e noce moscata; non avendo a disposizione grana padano, lo sostituì con sottilette di formaggio. Richard fece onore alla pietanza con un bis che soddisfece molto la cuoca.

La sera venne comunque fin troppo presto, e con essa l'incombente partenza. Nives aveva infatti di nuovo optato per un volo notturno, in modo da arrivare a Verona il giorno dopo in orario serale, andare a letto non troppo tardi e potersi quindi alzare al mattino seguente per andare a lavorare senza risentire troppo del fuso orario.

Cenarono, e poi fu l'ora di prendere il taxi alla volta dell'aeroporto JFK. Dopo un ultimo, lungo bacio, Richard accompagnò Nives all'auto in attesa, poi rimase a guardare mentre si allontanava, prima di rientrare.

La portineria era già chiusa, ma la signora Grant era uscita a salutare Nives, che aveva preso veramente in simpatia. "È dura veder andare via la persona che si ama, vero?" osservò quietamente. "Anche se si sa che presto la si rivedrà..."

"Ha ragione, signora Grant... è proprio dura", ammise Richard. "Ma non sarà per sempre: prima o poi ci sposeremo e andremo a vivere insieme, anche se ancora non so dove, se qui o a Londra o altrove. Sarei disposto ad andare a vivere anche in Italia, pur di stare con Nives..." la voce gli si spense mentre veniva colpito da un'idea, così all'improvviso e in modo così prepotente che quasi gli mozzò il fiato. "Credo d'aver appena trovato la soluzione perfetta!"

Con uno dei suoi sorrisi da mille watt, salì sull'ascensore e lasciò l'interdetta signora Grant a chiedersi cosa mai gli fosse venuto in mente.

***

(*) Normalmente gli attori non si presentano alla stage door tra la matinée e lo spettacolo serale, ma mi piaceva troppo l'idea che Richard, invece, si prestasse a farlo.

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