Capitolo 16
Ipek era rimasta nel suo studio dopo la visita di Jerome, era davvero soddisfatta del suo operato e le aveva fatto piacere conoscere i nipoti di Anita. I ragazzi erano stati per troppo tempo tenuti lontani dal mondo a cui appartenevano, ma per fortuna avevano accettato di fidarsi e di seguire l'uomo. Si ricordava bene le lunghe chiacchierate che aveva fatto con la nonna dei gemelli, Anita era sempre rammaricata del fatto che sua figlia si fosse allontanata dalla sua natura.
Ricordava come, da quando aveva messo il sigillo ai ragazzi, si fosse decisa a trovare un modo per ricongiungere, un giorno, i suoi nipoti alla magia. Era davvero un peccato che non fosse lì per vedere la sua impresa compiuta.
Ipek era cosciente del fatto che la questione dei gemelli era di vitale importanza e coinvolgeva l'intero Ordine.
La sacerdotessa venne distratta dai suoi pensieri dallo schermo del computer che aveva sulla scrivania, teneva sempre aperte le pagine delle telecamere di sorveglianza, che aveva fatto installare per avere sempre la situazione sotto controllo.
Cliccò sull'inquadratura della biblioteca per allargare l'immagine e subito riconobbe Valerio. Si teneva la testa con le mani e sembrava contorcersi dal dolore, preoccupata avvicinò di più il viso, ma tutto tornò alla normalità. Il ragazzo si era rialzato e stava parlando con una persona che era con lui. Ipek riconobbe subito Maya per la capigliatura rossa. Vide i due ragazzi uscire e correre verso l'ascensore. Ciò che aveva visto era davvero strano, doveva saperne di più.
Si alzò dalla sua postazione aggiustandosi la fascia rossa che le teneva legati i capelli neri, poi uscì e si incamminò verso l'ascensore, salì al pianoterra e quando arrivò, trovò Maya. Poco più indietro notò anche Gabriele Rovi. Dei gemelli non c'era traccia.
«Sacerdotessa Ipek, buon pomeriggio.» Maya si era resa conto della presenza della donna e si era subito affrettata a salutarla.
«Ciao, Maya, stavo cercando il ragazzo che era con te» le disse con voce pacata e tranquilla.
«È andato via con sua sorella a cercare Jerome, sacerdotessa.» Gabriele intervenne nella conversazione, intromettendosi.
«Tu eri con lei?»
Gabriele annuì deciso.
«Poi non so cosa sia successo, è stato piuttosto strano.»
Ipek era decisa a volerne sapere di più, così invitò i due giovani a seguirla nel suo studio. Quando furono arrivati, li fece accomodare sul divanetto a destra della stanza mentre lei prese posto sulla poltroncina.
«A quanto ho capito tu, Gabriele, eri con Agnese mentre Maya era con Valerio. Io ho visto cosa è successo in biblioteca, ma ho capito davvero poco dal video della telecamera, quindi vorrei ascoltare i vostri racconti.»
Gabriele si sistemò meglio e decise di parlare per primo.
«Io ho incontrato Agnese lungo il viale del giardino, stavamo parlando del più e del meno seduti su una delle panchine, ma lei all'improvviso si è accasciata. Sembrava dolorante, si teneva la testa tra le mani e tremava. Ho evitato che cadesse afferrandola, e ho provato più volte a chiamarla. Stavo per chiedere aiuto, ma lei ha aperto gli occhi e ha finalmente risposto. Non mi ha detto cosa ha visto, non ho avuto il tempo di domandarle perché poi siamo entrati e ha incontrato suo fratello.»
Maya ascoltò con attenzione il discorso di Gabriele, la somiglianza con ciò che era accaduto a Valerio era impressionante. Lei, però, aveva qualche informazione in più.
«Io ho visto la stessa reazione in Valerio, anche lui si è accasciato e sembrava soffrire. Mi ha detto di aver sentito delle urla e di aver visto delle fiamme. Cosa significa tutto questo, sacerdotessa?» Maya non riuscì a nascondere la sua curiosità, non le era mai capitato di assistere a un evento del genere.
«Non ne sono sicura nemmeno io, per questo avevo bisogno di ascoltare i vostri racconti. Tutto porta a pensare che abbiano avuto una visione.»
«Una visione? Cosa potrebbe significare?» chiese Gabriele.
«Non lo so ancora, penso che non sia nulla di buono, né per loro né per l'Ordine.»
Maya alzò un sopracciglio, non era convinta di quella risposta. Sentiva che Ipek stava eludendo il discorso, fingendo di non sapere nulla riguardo a ciò che era successo. Da un lato capiva la prudenza della sacerdotessa, ma le dava fastidio essere tenuta all'oscuro, soprattutto dopo quello che aveva visto in biblioteca. Cercò di frenare la lingua e di non fare domande, non avere risposte l'avrebbe fatta indispettire di più. Si limitò a spostare un ciuffo rosso dietro l'orecchio.
«Ha bisogno di altro, sacerdotessa?»
Ipek si girò a guardarla, la fascia che le teneva i capelli si spostò di qualche centimetro.
«No, Maya. Grazie per le vostre risposte, potete andare.»
La ragazza scattò in piedi, Gabriele restò dapprima seduto, guardando entrambe un po' spaesato. Aveva sperato di saperne di più, ma a quanto pare la sacerdotessa non era dello stesso avviso. Poteva fare ben poco, così si convinse ad alzarsi. I due ragazzi salutarono Ipek e uscirono dallo studio, camminando in silenzio fino all'ascensore.
«Secondo te cosa ci sta nascondendo?» Gabriele incrociò le braccia e si rivolse a Maya che gli stava accanto.
«Ti avrei chiesto la stessa cosa, ma immagino che nessuno dei due possa rispondere. Forse non dovremmo interessarci nemmeno.»
«Mi conosci e ti conosco. Non abbiamo passato intere ore in biblioteca per niente, se volevamo ottenere il minimo nella nostra esperienza nell'Ordine non ci saremmo sforzati tanto.» Gabriele le fece l'occhiolino, complice.
Maya sorrise e non poté che dargli ragione. Lei e Gabriele avevano studiato con lo stesso Maestro e fin da subito si erano trovati spiriti affini per la loro fame di curiosità, le loro lezioni non si fermavano mai e quando non studiavano si ritrovavano a divorare interi tomi per scoprire sempre di più sulla magia, sull'Ordine e sui misteri che ancora aleggiavano. Avevano anche imparato a compensarsi, Maya era più capace nell'alchimia e Gabriele nella magia pratica: tutti e due avevano preso qualcosa dall'altro e insieme avevano fatto crescere le loro capacità. La ragazza allungò la mano e con il dito premette sul numero tre.
«Prossima fermata: biblioteca.»
Ipek si guardò un attimo attorno, dopo che i ragazzi furono usciti, e si portò le dita sulle tempie. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non credeva che avvenisse in un modo così rapido. Solo ventiquattro ore prima i gemelli avevano riattivato i loro poteri e ora si ritrovava a dover gestire una delle più grandi difficoltà.
Doveva parlare con loro al più presto, ma doveva anche trovare le parole giuste. Un solo passo falso e l'Ordine avrebbe perso il proprio potere, per sempre. Si alzò dalla sedia e fece qualche passo all'interno dell'ufficio per preparare bene il suo discorso, il movimento la aiutava a concentrarsi.
Al di fuori di quella stanza tutti la vedevano come una donna forte che sapeva il fatto suo, l'unica capace di poter prendere in mano l'Ordine e non farlo sprofondare. Ogni giorno che passava, però, si sentiva un peso sempre più grosso sulle spalle e reggerlo si stava rivelando uno sforzo non indifferente. Alla morte del suo predecessore venne scelta lei all'unanimità dei Gran Maestri, ci pensava spesso a quei momenti, soprattutto quando si interrogava se avesse fatto bene ad accettare quell'incarico. Era consapevole a cosa andasse incontro, doveva solo attendere che il nuovo potere di Cornelius si manifestasse; quel giorno era arrivato e con esso la visione dei gemelli. Non riusciva a catalogare quell'avvenimento: era stata una mera coincidenza o c'era una sottile unione tra i due eventi?
Uscì da lì e si diresse verso l'ascensore pronta a raggiungere i ragazzi, era certa di trovarli assieme a Jerome. Era logico pensare che, dopo ciò che avevano visto, si rifugiassero da chi conoscevano di più. Una morsa le strinse lo stomaco, ma durante il tragitto sfoderò uno dei suoi soliti sorrisi in caso avesse incrociato qualcuno. Instillare il panico all'interno dell'Ordine sarebbe stata una pessima idea, doveva riuscire a mantenere la calma e avere più elementi in mano prima di convocare i Guardiani.
Quando raggiunse il corridoio dei Maestri, affrettò il passo, fermandosi sul lato destro. Con un colpo deciso bussò alla porta dell'ufficio di Jerome e si annunciò. Pochi secondi dopo sentì la sua voce che la invitava a entrare.
«Per fortuna siete tutti qui. Ho bisogno di parlarvi al più presto.» Ipek era così agitata che si dimenticò persino delle buone maniere, ma non era il momento adatto per i soliti convenevoli. La fascia ai capelli si era allentata e si affrettò ad aggiustarla stringendo il nodo.
Agnese e Valerio si fecero attenti come due soldati al cospetto del generale.
«Sei qui per quello che è appena successo, vero?» chiese Jerome, nonostante la risposta fosse scontata.
La sacerdotessa confermò e raccontò tutto ciò che aveva osservato dalle telecamere di sorveglianza. Spiegò che aveva parlato con Maya e Gabriele, ma che aveva bisogno di sentire il racconto dei due interessati per non tralasciare nessun particolare. I due gemelli descrissero a turno ogni dettaglio di ciò che successe, si concentrarono soprattutto sulle immagini che avevano visto e sulle sensazioni che avevano provato. Ipek li ascoltava attenta, era in piedi di fronte a loro e non smetteva di guardarli.
«Credo sia meglio che vi sediate, tutti e tre.» Quella frase suonò come un ordine, ma Ipek riusciva sempre meno a contenere la sua evidente preoccupazione. La calma che contraddistingueva il suo ruolo da sacerdotessa era del tutto sparita.
Jerome prese posto dietro la sua piccola scrivania, Agnese sulla poltrona che era all'angolo della stanza e Valerio si appoggiò al bracciolo della stessa per non restare troppo lontano da lei.
«Forse so cosa sta succedendo, ma è meglio partire dal principio. Esiste un manufatto molto potente, ma anche molto antico, che è andato perduto e che ci apparteneva. Questo prezioso oggetto racchiude la magia dei quattro elementi e dona il potere di madre natura stessa a chi lo possiede.»
«Chi ce l'ha in questo momento?» chiese Valerio, non riuscendo a contenere la sua curiosità. Era impossibile restare fermi ad ascoltare.
«Cornelius, – rispose lapidaria Ipek – Lui è a capo di un'organizzazione opposta all'Ordine, utilizzano solo la magia nera, la magia delle tenebre. Sappiamo che ha già attivato tre degli elementi naturali, gli manca solo l'ultimo. Non sappiamo dove e quando lo innescherà, ma temiamo che possa accadere molto presto.»
«Ma perché abbiamo visto noi due quelle cose? Io e Valerio cosa c'entriamo con tutto ciò?» Agnese era rapita da quel racconto e sembrava incredibile che la sacerdotessa in persona lo stesse riferendo loro in un colloquio privato. Erano gli ultimi arrivati, cosa avrebbero potuto fare?
«Fate parte della discendenza diretta di Alasdair, il creatore dell'amuleto» rispose Ipek senza alcun giro di parole. Mascherare la verità non serviva a niente.
Nella stanza calò il silenzio, anche per Jerome quella era una grossa novità. Realizzò solo in quell'istante che Anita non gli aveva proprio detto tutto, sospettava fosse a causa del suo passato, ma allora perché gli aveva affidato Agnese e Valerio? Spostò lo sguardo su di loro e si rese conto ancor di più quanto fossero grandi le sue responsabilità.
«E quindi dovremmo fermarlo noi» pensò Agnese a voce alta, non lo domandò neppure, sembrava ovvio quanto assurdo.
Ipek si avvicinò a lei e appoggiò una mano sopra la sua.
«Sì, solo voi, oltre a lui avete potere su quell'oggetto. Se cadesse nelle mani sbagliate, come lo è adesso, potrebbe esserci anche il rischio di un'apocalisse. Attivando l'ultimo elemento Cornelius controllerebbe ogni fenomeno sulla Terra e l'Ordine potrebbe non esistere più. Abbiamo bisogno di voi, ora più che mai.»
«Solo stanotte abbiamo riacquistato i nostri poteri. Non sappiamo fare nulla!» Valerio alzò la voce, quella situazione gli continuava a sembrare sempre più surreale. Come poteva chiedere loro di prendersi una responsabilità del genere?
«Lo so, lo so bene. Dovrete viaggiare e seguire la traccia dell'amuleto per anticipare ogni mossa di Cornelius. Questo è stato lo scopo della vostra visione: mostrarvi dove il primo elemento è stato attivato. Ho pensato a varie soluzioni e credo che seguirla sia l'unico modo per darci una speranza. Jerome non vi abbandonerà nemmeno per un secondo e vi accompagnerà. Scoprirete voi stessi e i vostri poteri ogni volta che li userete. Vi servirà trovare anche qualcuno bravo con l'alchimia e qualcun altro che sia bravo con gli incantesimi, ma di questo posso occuparmene io.»
Jerome si alzò in piedi, poggiando le mani sulla scrivania. Non era intervenuto fino a quel momento, aveva preferito ascoltare tutto il discorso di Ipek.
«Prima partiamo e meglio è, suppongo. Giusto?»
La donna lo guardò con i suoi grandi occhi scuri e annuì.
«Mi prenderò questa giornata per decidere chi si aggiungerà a voi per il viaggio, ci vedremo domani mattina nella sala delle riunioni.»
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