Capitolo 4

<Basta! Vinci sempre tu, sono troppo anziana per questo gioco> disse Johanna ridendo. "Ma tu non sei anziana, sei vintage! E poi, non c'è un'età precisa per giocare a scacchi" rispose Alex. <Oh mi arrendo cara, e non cercare di raggirarmi con le tue dolci parole. Adesso vado a preparare il pranzo, giochiamo più tardi> disse scoccandole un bacio sonoro sulla guancia e dirigendosi verso la cucina.
All'improvviso il campanello suonò. <Puoi andare ad aprire tesoro?>urlò la donna.
Alex si diresse verso la porta e quando l'aprì vide hellboy. <Buongiorno, ti ricordi di me? Sono il figlio dei vicini, sai siamo venuti anche qui a cena>, disse il bellissimo ragazzo, guardandola dritto negli occhi. La ragazza annuì. <Comunque mi chiamo Gabriel se non ricordi...>disse imbarazzato. Alex continuò ad annuire. Forse, pensò, lui non conosceva il suo problema...
< e tu devi essere Alexandra, giusto? Beh io me lo ricordo. È difficile dimenticare un nome così bello. Beh ora posso entrare?> continuò. La ragazza si scostò immediatamente dall'uscio permettendogli di entrare in casa. < Sono venuto qui perché mia madre vuole invitarvi a cena, sai per ricambiare>. Non sembrava affatto un cattivo ragazzo. Anzi in quel momento sembrava così timido ed insicuro.
Fortunatamente Johanna si avvicinò e disse < ma certo la signora sarà molto felice di accettare l'invito>. <Oh allora vado a dare la buona notizia ai mie> rispose Gabriel volgendo per un attimo il capo verso la porta. <Oh, ma perché non ti aggiungi a noi. Siamo sole e raramente abbiamo una compagnia maschile> propose la donna. Alex rivolse immediatamente lo sguardo verso di lei, osservandola allibita. <Non mi sembra il caso. Non voglio recarvi alcun disturbo> rispose il ragazzo imbarazzato. < Nessun disturbo caro, accomodati pure in salone mentre io preparo un pranzo coi fiocchi>replicò allontanandosi e lasciando i due giovani soli. "Ti va di giocare a scacchi" chiese  Alex indicando la scacchiera sul tavolino elegante. < Io non capisco il linguaggio dei segni, mi dispiace> disse il ragazzo abbassando lo sguardo.
Alex si avvicinò alla poltrona, dove solitamente sedeva sua madre, e strappò un foglio dal bloc-notes appoggiato su di essa.
Poi prese la penna dal tavolino e iniziò a scrivere: TI VA DI GIOCARE A SCACCHI?
<O certo, va bene!> rispose subito il ragazzo sorridendole. In quel momento, pensò che non aveva mai visto un sorriso più bello e sincero.
Mentre giocavano, lui aveva continuato a fissarla, forse per studiare le sue mosse, oppure, come preferiva pensare lei, perché la trovava carina.
<Sei troppo brava! È impossibile batterti> disse il ragazzo dopo tre partite perse. Alex rispose scrollando le spalle e sorridendo. <Quanto è carina la fossetta che ti si forma sul viso quando sorridi. Cioè tu sei carina, cioè no, oh no! In realtà sei molto carina, ma non volevo dirlo. Non voglio che tu pensi che io ti faccio questi complimenti per conquistarti>. La ragazza riprese il biglietto e iniziò a scrivere . TRANQUILLO. CONOSCO LE VOCI CHE GIRANO SUL TUO CONTO. MA TU NON MI SEMBRI AFFATTO UN CATTIVO RAGAZZO. OGGI MI SEI SEMBRATO COSÌ IMBRANATO E INSICURO.
<Ah e  così mi reputi un imbranato?> disse guardandola negli occhi con un finto broncio sulle labbra. Alex negò,subito, con enfasi con la testa. <Tranquilla scherzavo> disse strappandole un sorriso. <Già sei molto carina quando sorridi>continuò.
<Ragazzi il pranzo è servito> urlò Johanna attirando la loro attenzione.
Subito dopo il pranzo Gabriel andò via, ma promise ad Alex che sarebbe tornato nei giorni a seguire perché era intenzionato ad imparare il linguaggio dei segni.

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