< Puoi entrare tesoro> disse la signora Johansson non appena uscì dalla camera. Alex fece un cenno con la testa ed entrò chiudendosi la porta alle spalle. Prima di voltarsi verso il letto, su cui il suo Hellboy era sdraiato, prese una boccata d'ossigeno e strizzò gli occhi promettendosi di non piangere.
<Ehi tutto bene?> la richiamò la flebile voce di lui alle sue spalle. Lei si voltò e abbozzò un sorriso triste. Annuì e si avvicinò. Quando gli fu accanto gli posò teneramente una mano sui capelli. "Mi hai fatto prendere un colpo" disse sempre mantenendo quel falso sorrisetto sulle labbra. <Non era mia intenzione> si scusò lui. Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante continuò dicendo <sono felice che tu mi abbia perdonato e che ora sei qui con me, che mi accarezzi i capelli come se non fosse successo niente. Che fingi di star bene solo per non farmi star peggio, che sorridi solo per darmi la forza di andare avanti e...>. "Ti prego, smettila" lo interruppe lei, non riuscendo più a trattenere le lacrime.
<Non piangere per me>. "Come puoi chiedermi una cosa del genere?". <Ti amo> gli disse Gabriel d'un tratto. "Lo so" rispose alzando lo sguardo e fissandolo negli occhi.
Lui rimase in attesa sperando di sentisi dire quelle fatidiche paroline che invece non uscirono dalle labbra di Alex. Voltò lo sguardo dall'altra parte prima di rivolgerlo nuovamente su di lei. "La tua vicina mi ha che il tuo cuore è malato, ed è per questo che sei qui ora". <Ho sempre sofferto di insufficienza cardiaca. Sin da quando ero bambino sono stato costretto a frequentare ogni giorno sale operatorie e così via. Il mio cuore non è in grado di pompare quantità di sangue necessarie per il mio organismo. Il mio cuore non regge più, ecco perché sono qui. Ho bisogno di un trapianto e di conseguenza di un donatore, ma per il momento non c'è nessuno>. "Nel caso in cui non ci fosse un donatore, cosa succederebbe?". Un sorriso amaro si formò sulle labbra di Gabriel. <A quel punto il mio cuore non sarà più in grado di amarti...>