Capitolo 16

Sdraiata sul letto sentiva il battito del suo cuore. Era un suono così triste...
Si raggomitolò su se stessa cercando di essere forte e di non piangere, ma era del tutto impossibile.
Poi sentì un fruscio sulla soglia della porta e si voltò in quella direzione. Era Johanna, la quale, notando le sue lacrime, le si avvicinò e si sedette sul letto, carezzandole dolcemente con la mano la sua guancia umida.
<Piangere ti farà star meglio. Le lacrime che non escono si depositano sul cuore, e col tempo lo incrostano e paralizzano>. Disse interrompendo il suono dei suoi singhiozzi.
<So che quel ragazzo ti ha fatto del male, ma lo ha fatto involontariamente. Ok, forse all'inizio le sue intenzioni nei tuoi confronti non erano delle migliori, però credo che si sia innamorato di te. E credimi bambina, riconoscerei da lontano un paio di occhi innamorati>. Alex si voltò, dando le spalle alla donna. <So come ti senti...> continui, <È come quando urli e nessuno ti sente. Provi quasi vergogna per il fatto che una persona possa essere così importante per te, che senza di lei tu ti senta niente. Nessuno capirà mai quanto fa male. Ti senti disperato e pensi che nessuno ti potrà salvare. E quando tutto finisce, vorresti poter tornare indietro e riavere tutte le cose negative in modo da riafferrare anche quelle buone>. Detto ciò, la donna si alzò e prima di chiudersi la porta alle spalle si guardò indietro e disse <Va da lui bambina. Gli amori che sembrano impossibili sono sempre i migliori>. La porta si chiuse con un tonfo e Alex riaprì gli occhi.
Infondo Johanna non aveva torto, anzi aveva proprio ragione.
Si alzò di scatto dal letto, raggiunse il bagno e dopo essersi bagnata il viso arrossato con l'acqua fresca indossò dei pantaloni rosa e una maglietta bianca. Infilò le Converse rosa e uscì di corsa. Arrivata dinanzi alla casa dei Johansson, avanzò verso il vialetto con passo incerto. La grande porta di legno massiccio si ergeva su di lei e la faceva sentire sempre più piccola. Suonò il campanello una, due, tre volte, ma nessuno si sbrigava ad aprire. Era nervosa e le unghie divennero vittime dei suoi denti.
Poi una signora anziana sbucò dal muretto che separava le case e disse <non ci sono ragazzina. Sai, sono in ospedale per il ragazzo. Oggi si è sentito poco bene a causa del suo cuore malato...non è bello convivere con un problema di questo tipo>. Un pugno dritto allo stomaco. Ecco cosa furono quelle parole. Un pugnale conficcato nel cuore. Senza ringraziare la donna corse via. Corse verso l'ospedale. Doveva raggiungerlo. Non c'era tempo da perdere.
Fermò un taxi e mostrò all'autista il luogo in cui voleva andare indicandoglielo sul cellulare. Durante tutto il viaggio in macchina non fece altro che mordicchiarti le cuticole e piangere. Si sentiva in colpa. Lui stava male e lei lo aveva abbandonato.
Quando il taxi si fermò dinanzi all'ospedale cose fuori lasciando lo sportello aperto.
<Ehi devi pagare la corsa!> urlò l'autista.
Corse all'interno dell'edificio e si fermò dinanzi ad una donna seduta dietro la scrivania dell'ufficio informazioni. La donna la guardò con fare annoiato. <Dimmi tutto> disse continuando a masticare la gomma e producendo dei rumori irritanti. La ragazza prese un figlio dalle scartoffie poste sulla scrivania e le strappò la penna dalle mani con le unghie laccate di rosso.
Gabriel Johansson scrisse sul bigliettino che le porse.
<Sei una sua parente?> chiese con tono irritato la donnaccia. Alex annuì. <Camera 326>.
<Ehi eccoti, piccola imbrogliona>. La ragazza si voltò e vide l'autista del taxi che stava correndo verso di lei. Iniziò a correre per sfuggire all'uomo e per recarsi nella stanza del suo Hellboy. Corse, corse per tutti i corridoi evitando i pazienti e il personale, che girovagavano e si spostavano da una stanza all'altra, come se fossero ostacoli.
Poi d'un tratto si fermò notando la signora Johansson in lacrime, che guardava all'interno di una stanza e suo marito che la teneva stretta. <Eccoti brutta ladruncola> disse l'uomo infuriato alle sue spalle strattonandole il braccio e attirando l'attenzione dei due coniugi. <Ehi lasciala stare> disse l'uomo con gli occhi arrossati. <Questa stupida bambina non ha pagato la corsa!> disse l'uomo continuando a stritolarle il braccio esile.
<Tieni e adesso vattene> disse il signor Johansson porgendogli una banconota da cinquanta dollari. <Tieniti il resto e va via> ribadì con un tono minaccioso. Alex lo ringrazio mentalmente. < Ehi tesoro che ci fai qui tutta sola > disse poi rivolgendosi al ragazza. Lei scoppiò in lacrime e si strinse all'uomo, il quale non riuscendo più a controllarsi strinse gli occhi per non permettere alle lacrime di cadere. La signora Johansson si avvicinò e baciò la testa della ragazzina che aveva rapito il cuore del suo bambino. Poi prese la sua mano e la condusse verso la camera in cui prima stava guardando.
<È lì...> disse indicando il ragazzo steso sul letto. <Adesso non possiamo entrare però, ha bisogno di riposare>.
Alex scoppiò in lacrime guardando il suo Hellboy in quello stato e si strinse più forte alla donna disperata accanto a lei.

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