Capitolo 12

Si passò una mano tra i capelli scompigliati e spostò una ciocca dietro l'orecchio. Era seduta sul dondolo del giardino sul retro. La brezza leggera le accarezzava la pelle, mentre i raggi del sole la illuminavano e l'odore delle rose e delle orchidee le solleticava il naso.
Sapeva che Gabriel non sarebbe venuto; sua madre aveva avvisato Johanna di non farlo più entrare in casa, ma lei avrebbe fatto di tutto per rivederlo.
Chiuse gli occhi e ripensò a tutti i bei momenti passati insieme: mentre ballavano e la neve artificiale scendeva su di loro, mentre preparavano la pizza ai peperoni...
Un tonfo sordo la ridestò dai suoi pensieri, poi vide sbucare una folta chioma scura dal cespuglio alla sua destra. <Ehm ciao!> salutò imbarazzato il ragazzo portandosi una mano dietro la testa e l'altra nella tasca dei suoi jeans neri e aderenti e sollevandosi da terra. "Ciao" rispose la ragazza, "pensavo non saresti venuto, sai mia madre ha detto a Johanna di..." <con le ali dell'amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all'amore...e ciò che amor vuole amor osa> disse citando una frase di Shakespeare con enfasi. "Sei il mio Romeo?" Chiese la ragazza inarcando un sopracciglio. <Solo se prometti di essere la mia Giulietta> rispose.
<Quale voce della tua lista vuoi cancellare oggi?>chiese poi, "scegli un numero" <numero 4> "andare a prendere un gelato"<beh allora che aspetti, andiamo! Johanna non si accorgerà neanche della tua assenza e tua madre sarà all'oscuro di tutto >. La ragazza sembrò pensarci un po' su, infondo non voleva tradire la fiducia di sua madre, non se lo meritava. Poi però, ci ripensò, anche lei aveva il diritto di vivere, e nessuno glielo avrebbe impedito, tantomeno la donna che l'aveva cresciuta e amata.
"Ci sto" disse poi. <Allora andiamo>.
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<Che gusto ti piace?> "cioccolato" rispose sicura. Erano nella gelateria distante pochi metri dal parco sulla rue Avenue e avevano ancora le mani intrecciate. Non si erano separati e sembrava che non avessero l'intenzione di farlo. Poi sedettero sulla panchina in legno al parco con i loro rispettivi coni gelato. <Non pensavo che tua madre mi odiasse così tanto. Conosco le voci che girano sul mio conto, so che mi dipingono come un ragazzo poco raccomandabile e cattivo, e forse un tempo lo ero...ma da quando ti conosco, mi sembra di essere ritornato a vivere. Anche se sembra un po' stupido da dire, anche se ci conosciamo da poco più di una settimana sappi che tu sei il mio punto di riferimento, la sorgente da cui posso attingere la forza per andare avanti. Tu rendi la mia vita degna di essere vissuta>. Alex lo guardò negli occhi e per la prima volta, da quando lo conosceva, notò che essi nascondevano un segreto. Un segreto che gli corrodeva l'anima ma che allo stesso tempo lo rendeva affamato di vita. Poi, la ragazza si voltò verso lui, appoggiò la fronte su quella di Gabriel e portò una mano sulla guancia un po' ruvida. Lo guardò negli occhi con quello sguardo che dice più di mille parole, cercando di fargli capire tutto quello che lei provava quando stava in sua compagnia...
Quando finirò di contare le stelle smetterò di amarti scrisse quella sera sul suo diario.

Hola ragazze,
So che questo capitolo non è il massimo, ma sono molto impegnata. Cercherò di aggiornare più frequentemente!

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