Capitolo ventitré - Parte prima

Brooklyn's point of view

È il giorno della competizione e io mi sento pronto come non mai; Wamblee è eccitato quanto me, quasi sapesse quant'è importante questo giorno. Purtroppo i miei genitori e Leya lavorano, ma mia sorella, Castiel e Will saranno in tribuna a guardarmi.

Will è sempre impegnato e raramente viene ad assistere alle gare, che partecipi un suo allievo o no. Anche lui un tempo saltava, con Sunny Day, tuttavia ha smesso di farlo agonisticamente.

Voglio renderlo fiero di me. Voglio portare l'ennesima coppa a mia sorella. Voglio dimostrare a Castiel che non ha assolutamente nulla di cui preoccuparsi, che io e Wamblee sappiamo il fatto nostro.

E voglio dimostrare a me stesso che io e il mio cavallo siamo nati per questo, per volare... volare oltre gli ostacoli.

- Come se avessimo le ali, eh, bello? - gli accarezzo il muso spruzzato di puntini marrone cioccolato, prima di baciargli il naso. - Tu avveri tutti i miei sogni, Wamblee.

Scosto la manica della giacca e poso un bacio sul polso, vicino al braccialetto che mi ha fatto Castiel. Avremo comunque bisogno di fortuna per non abbattere qualche elemento.

Chiamano il mio nome all'altoparlante e io m'affretto a montare in sella ed entrare nel campo ostacoli.

Gli ostacoli sono variopinti e paiono meno imponenti da qui, tuttavia mi sento un po' nervoso lo stesso. Che sia il pensiero di Will, Castiel e mia sorella a guardarmi? Ma io adoro che mi guardino.

Perché dovresti essere nervoso?, m'interrogo, dopotutto è come durante gli allenamenti, solo che a guardarti c'è qualche persona in più del tuo istruttore.

Scuoto la testa e m'impongo di concentrarmi. Il percorso in sé non è particolarmente difficile, però l'ultimo ostacolo, un oxer, è il più alto.

- Noi sappiamo volare, vero, Wamblee? - bisbiglio, mentre superiamo il primo ostacolo come se fosse un palo a terra. Bel ricordo, quello dei pali a terra.

Dopo il terzo ostacolo mi dimentico del mio nervosismo, ritrovando il familiare entusiasmo. Librarsi e restare per un interminabile istante sospesi nell'aria è ciò che più amo del salto e niente, a parte forse baciare Castiel, potrà mai battere questa sensazione di pura felicità.

Stiamo andando alla grande. Tuttavia più ci avviciniamo e più il nervosismo si reimpossessa di me. Quell'oxer è davvero alto. E se qualcosa andasse storto? Be', che sarà mai abbattere un elemento? Arrivare secondi va bene lo stesso.

Ma io so che Wamblee può saltare molto di più...

E se stessi esagerando? E se gli capitasse quello che è successo a Hickstead*? Non me lo perdonerei mai.

Non essere stupido, adesso sei paranoico.

Ho le mani sudate nei guanti e se non tenessi saldamente le redini credo tremerebbero. Ci stiamo avvicinando al galoppo all'oxer e me lo sento, sarà un disastro. Wamblee è inquieto quanto me.

Prendo un respiro profondo. Come andrà andrà.

Mi preparo allo stacco, pregando che non si riveli un terribile disastro. Il mio cavallo spicca il salto e si protende oltre l'ostacolo. Trattengo il fiato. Anche in tribuna devono star trattenendolo.

Per un secondo riesco quasi a sentire il battito forsennato del mio cuore.

Ce... l'abbiamo fatta?

Il battito del mio cuore viene sostituito da un rumore secco, prodotto dalle zampe di Wamblee contro l'ultimo elemento dell'oxer.

- Wamblee! - grido, aggrappandomi invano al suo collo. Vengo sbalzato di sella. Sto volando. E poi tutto si fa nero.

Castiel's point of view

Sono seduto tra Bella e Will in una delle file centrali della tribuna. Io e Will ci godiamo lo spettacolo che è vedere Brooklyn e Wamblee in campo, aggiungendo qualche sporadico complimento, mentre sua sorella se ne resta in silenzio.

Fino ad ora è andato tutto bene, non hanno nemmeno sfiorato un solo elemento. Tuttavia non riesco a non essere in apprensione, man mano che si avvicinano all'ultimo ostacolo, un oxer davvero imponente.

Per placare l'ansia giocherello con il braccialetto, pregando di dover ridere delle mie paranoie quando bacerò il mio campione. 

Will mi dà di gomito. 

- Guarda - dice, richiamando la mia attenzione.

Ecco, stanno approcciando l'oxer. La tempistica e la distanza sono giuste, quando stacca. Mentre volano sopra l'ostacolo trattengo il fiato e incrocio le dita.

Wamblee si appresta ad atterrare e io sto già per tirare un sospiro di sollievo quando le sue zampe posteriori cozzano contro l'ultimo elemento e lo abbattono.

Nel silenzio che cala sull'arena rimbomba il suono del palo che incontra le zampe del cavallo e finisce a terra.

La caduta è orribile: Brooklyn viene disarcionato e poi stramazza al suolo con violenza. Il suo cavallo si rialza quasi subito, apparentemente illeso, lui invece non si rialza affatto.

Il mio cuore si ferma.

- No... - sento Bella mormorare.

- BROOKLYN! - urlo, alzandomi di scatto e correndo giù dalle maledette tribune. Non c'era un posto in prima fila? Dannazione!

Scavalco il cancello che circonda il campo e mi precipito dal mio ragazzo.

- Brooklyn... Brooklyn... 

Qualcuno mi dà uno spintone.

- Brooklyn! - esclama sua sorella, accanto a me.

Un uomo del pronto intervento sistema Brooklyn su una barella.

- È vivo - dice. - Ma dobbiamo portarlo subito in ospedale.

- Vengo con voi! Sono sua sorella! - replica immediatamente Bella. I due uomini del pronto intervento si scambiano una rapida occhiata e annuiscono. 

In campo resto solo io con Wamblee. Ma io... sono il suo ragazzo, vorrei dire; vorrei fermarli e implorarli di lasciarmi venire con loro, invece mi limito a raccogliere il cap di Brook che gli ha immediatamente tolto l'uomo del pronto intervento e lo stringo al petto.

Le lacrime mi rigano il viso senza che me ne accorga. Wamblee non si è mosso da quando si è alzato. Ha le ginocchia sanguinanti e lo sguardo spaesato. Mi avvicino e lo abbraccio, piangendo silenziosamente.

Ad un tratto qualcuno mi poggia una mano sulla spalla e mi allontana gentilmente.

- Sì, io sono l'istruttore di Brooklyn - sta dicendo Will a quello che dev'essere il veterinario. - E questo è un altro mio allievo.

Parlano per qualche istante, ma io non li ascolto, li sento e basta. La mia mente è vuota, paralizzata dallo shock.

- Vieni, Castiel - asserisce dolcemente Will. - Torniamo al maneggio. Puoi prenderti cura di Wamblee?

- E-eh?

- Wamblee. Ha bisogno di cure.

Abbasso il capo, afferrando le redini che mi porge. Il viaggio fino al maneggio è una tortura che trascorro in silenzio. Non saprei cosa dire.

- Will... - mormoro, prima di avviarmi verso la scuderia.

- Sì?

- Dopo mi porterai da lui?

- Ma certo, Castiel.

- Me lo prometti?

- Giuro.

Davanti al box di Wamblee c'è Ryuu, il veterinario di questo maneggio nonché il cugino di Brooklyn. Forzo un sorriso carico di disperazione per salutarlo e una lacrima mi riga la guancia.

Lui medica Wamblee e mi spiega molto professionalmente come e quando cambiargli le medicazioni.

- È bene tenerlo a riposo per un paio di mesi e fargli fare solo del movimento leggero. Niente salti come quello di oggi per un bel po'.

Annuisco. Abbozza una smorfia.

- Mi dispiace che tu abbia assistito - mormora, arruffandomi rapidamente i capelli.

- Io... io... credo che mi occuperò di Wamblee, adesso. Grazie - replico, trattenendo le lacrime. Mi fa un cenno di saluto, a disagio, e se ne va. Mi accascio contro la parete del box, sedendomi sulla paglia e sciogliendomi in singhiozzi.

Shining Tears si sporge dal suo box e mi annusa, dandomi colpetti con il muso per consolarmi. Ma sono inconsolabile e piango per non so quanto con il viso nascosto dietro le mani.

Quando mi sembra di non avere più lacrime mi alzo e striglio Wamblee. Provo sentimenti contrastanti nei suoi confronti, perché se lui si fosse azzoppato... magari Brooklyn non si sarebbe fatto nulla.

No, cosa sto pensando?

Un cavallo zoppo è un cavallo morto, nella maggior parte dei casi. Mi sento un mostro per averlo anche solo pensato. Wamblee è il suo migliore amico... con lui morirebbe una parte della sua anima.

Mi devo fermare di tanto in tanto per asciugare qualche lacrima. A quanto pare non le ho esaurite.

- Perché non hai saltato più in alto?

Wamblee mi guarda e i suoi grandi occhi castani sono dolci e innocenti, un po' malinconici.

- Perché non mi ha dato ascolto? Perché mi ha promesso che sarebbe andato tutto bene?

Allunga il muso e struscia il naso contro il mio volto, asciugandomi una lacrima.

- Non posso perderlo - dico, singhiozzando. - Lui e Shine sono quanto di più prezioso ho.

FINE PRIMA PARTE

-

Note dell'autrice:
salve, pasticcini. Sta venendo voglia anche a voi di tirarmi un ceffone virtuale? Non mi dite che non ve lo aspettavate. E poi questo non è ancora niente. Niente~ anyway, vi auguro buonanotte... eheheh... e vi lascio il link di Wikipedia della triste storia di Hickstead. Baci

*https://en.m.wikipedia.org/wiki/Hickstead_(horse)

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