Capitolo ventinove

Bella's point of view

È una sera come tante. Tutti mangiamo in silenzio, prendendo parola solo per chiedere di passare l'acqua o domandare se qualcuno voglia ancora un po' di ciò che stiamo consumando. Normale, no? Tutto come prima. Prima dell'incidente di mio fratello, intendo.

Ma prima questo silenzio non c'era. Prima c'era Brooklyn che lo riempiva con le sue chiacchiere piene di termini difficili sull'equitazione, le sue lamentele riguardanti la scuola, c'era il suo entusiasmo mentre parlava di Wamblee e di Castiel. A volte parlava così tanto da essere noioso e io gli dicevo che alla sua età non parlavo per ore di Leya e lei mi riguardava malissimo. Prima la mamma e John s'interessavano e partecipavano alla conversazione. John faceva un sacco di battute tremende che ogni papà deve rifilare ai propri figli per legge. Io e Brooklyn ci prendevamo in giro da quando iniziavamo a cenare fino a quando ci alzavamo da tavola.

Dire che nulla è davvero cambiato dall'incidente sarebbe mentire. Il primo a cambiare è stato Brook, ovviamente. Non accusa più il tremendo mal di testa da qualche tempo ed è decisamente meno irritabile, però è ancora apatico e... freddo. E anche noi siamo cambiati, nonostante fingiamo che non sia così. Siamo tutti più tristi, più stanchi, più confusi da questo cambiamento drastico.

Il silenzio viene spezzato da John che si schiarisce la gola come se dovesse annunciare qualcosa d'importante.

- Brook, tesoro... io e la mamma abbiamo parlato e, per quanto ci dispiaccia, abbiamo deciso di vendere Wamblee, siccome non vuoi più andare a cavallo. Abbiamo già trovato qualcuno che lo comprerebbe - lo informa. Be', ci informa. Un brivido mi corre lungo la schiena.

Li avevo uditi discutere su cosa fare con Wamblee. Se non torna a cavalcare è inutile continuare a spendere soldi per tenerlo lì, ha detto John. La mamma gli ha dato ragione e purtroppo devo dargliela anch'io.

Ma non posso permetterlo. Mi ricordo che la mamma e John hanno persino litigato quando lui ha deciso di prendere un cavallo a Brook, un cavallo tutto suo. Hanno litigato e non si sono parlati per una settimana.

- A te va bene, Brooklyn? - chiede la mamma, indulgente. 

- Certo - risponde mio fratello, indifferente. Come se non gliene potesse importare di meno.

Capisco le ragioni della mamma e di John, tuttavia non posso permettere che vendano Wamblee. Perché io so quanto Brook lo ami e so che tornare al maneggio lo aiuterà. E so anche che se ne pentirà, se io non lo impedirò.

Resto in silenzio, sbirciando Leya. Lei mi accarezza una coscia, annuendo in maniera impercettibile, con rassegnazione. 

Dopo cena mi rifugio nella mia camera, a riflettere. Potrei cercare di convincere Brooklyn, però so che non mi ascolterà. Non ascolterà nessuno.

Ma conosco una persona che lo può convincere e forse questo li riavvicinerà. 

Due piccioni con una fava.

Vado a cercare mia moglie, trovandola in giardino ad ammirare la volta celeste. L'abbraccio da dietro, strofinando il naso contro il suo collo.

- Leya...

- Ti ho vista pensierosa, poco fa - osserva, appoggiando una mano sulle mie. - Stai tramando qualcosa, non è vero?

- Mi conosci troppo bene - soffio, baciandole il collo. - Andiamo a parlarne da un'altra parte. 

Torno in camera e lei mi segue.

- Ho intenzione di impedire ai miei genitori di vendere Wamblee - asserisco, camminando avanti e indietro per riordinare i pensieri.

- E come? - domanda, sedendosi sul letto. Mi fermo un istante. - Comprandolo tu?

- No. No, ho pensato...

- Perché vuoi impedirlo, poi?

Riprendo a consumare il tappeto.

- Perché sarebbe un errore e Brook se ne pentirà.

Rimugina per un lungo attimo.

- Lascia che si penta. Se è quello che vuole...

- No - dico con fermezza. - No, Leya, non posso permetterlo. Lo so che dovrei restarne fuori, che è abbastanza grande da decidere da solo, ma non posso. Quel cavallo... fa parte della famiglia.

Sospira e io esulto perché so che mi aiuterà.

- E io cosa dovrei fare? - chiede, rassegnata. Le accarezzo il viso e la bacio dolcemente sulle labbra.

- Nulla, in verità. So che Brooklyn non ascolterà né me né te. Ma conosco qualcuno che lo saprà convincere.

- Chi?

Castiel.

- Castiel? - ripete, dubbiosa. - Questo piano fa acqua, Bella. Castiel ne uscirà con il cuore ancor più spezzato e tu avrai fatto tutto per niente.

Non è da lei essere così pessimista. Serro i pugni lungo i fianchi.

- Ah? Tu vieni a dirmi questo? Il tuo piano per conquistarmi consisteva nel cercare di baciarmi ogni volta che ci vedevamo e ora siamo qui!

- Ehi! - protesta, offesa. Non ci posso credere, stiamo quasi litigando per questo.

- Leya, per favore! Sei dalla mia parte o no?

- Sì... - borbotta, imbronciandosi. La bacio di nuovo.

- Scriverò io un messaggio a Castiel. Mi dai il suo numero?

Mi passa il suo contatto.

- Un genitore saggio lascia che i figli si scottino le dita - dice, contrariata. Le poso un bacio sulla fronte.

- Risparmia le frasi sull'essere genitore per quando ci serviranno - replico, ridacchiando.

- Presto - ribatte con un sorrisetto.

- Presto, ma non ora - commento, sedendomi accanto a lei. Afferra le mie gambe e le appoggia sulle proprie, passando i polpastrelli lungo il polpaccio, fino alla caviglia.

Bella: ciao, Castiel. Sono la sorella di Brooklyn. Spero di non disturbarti. Avrei un favore da chiederti, se te la senti. I nostri genitori hanno deciso di vendere Wamblee e hanno già trovato qualcuno disposto a comprarlo. Ma stanno commettendo un errore e so che mio fratello se ne pentirà. Tu sei l'unico che può convincerlo a tornare al maneggio. Se vuoi, ovviamente.

Per un istante temo che Castiel ignorerà il messaggio dopo averlo letto. Il suo online si trasforma in sta scrivendo e poi di nuovo in online. Forse rifiuterà. Forse mi chiederà perché proprio lui.

Castiel: okay, ci proverò.

Un sorriso compiaciuto mi si dipinge sulle labbra.

- Leya... ti ho mai detto quanto mi piace, quel ragazzo? - gongolo.

Castiel's point of view

Mi sto rigirando da ore nel letto. Perché ho accettato?, continuo a chiedermi. Sapevo che, se la sorella di Brook mi stava scrivendo, non poteva essere una buona notizia. Me lo sentivo.

Forse per un istante mi sono illuso che fosse una buona notizia, ma è irrilevante. E giuro, volevo dirle che no, mi dispiace, non proverò a convincerlo, non sono la persona giusta.

Però... però voglio vederlo. Voglio vederlo, mi manca così tanto. Perciò ho accettato. Ho accettato e ho paura di ciò che potrebbe dirmi Brooklyn, tuttavia ho la sensazione di aver fatto la cosa giusta.

Se andrà male, questa volta non sarò solo, adesso lo so. Ci sono mio padre e Will dalla mia parte.

~~~

- Ciao, Will - sbadiglio. Non ho dormito un granché.

- Ciao, Castiel. Tutto bene?

- Più o meno - borbotto, mentre sello Shining Tears. Lui è appoggiato al box di Wamblee e lo accarezza distrattamente, osservandomi.

- Cosa c'è che non va? - chiede dolcemente, abbozzando un sorriso.

- I genitori di Brooklyn hanno deciso di vendere Wamblee - mormoro, esibendo una smorfia. Spero che Wamblee non capisca quello che sto dicendo. - E hanno già trovato qualcuno che lo compra e Bella mi ha chiesto di convincere Brook a tornare al maneggio e... io? Sul serio?

Mi prenderei la testa tra le mani, se non le avessi occupate.

- Mi dispiace tanto per Wamblee. Dubito che riuscirò a convincere Brooklyn... ci proverò, ma non potrò fare nient'altro se non sperare che il suo cavallo finisca in buone mani, se dovessi fallire - proseguo, percependo un lieve senso di angoscia mista a sconforto pervadermi il petto.

- Io non mi preoccuperei per Wamblee - ribatte Will in tono leggero. Mi giro verso di lui, studiando l'espressione sul suo volto. - Sarà in ottime mani.

- Come fai a saperlo?

Mi fa l'occhiolino.

- Ci puoi arrivare, se ci pensi bene! - esclama, facendo i grattini sul naso a Wamblee, prima di andarsene. - Ti aspetto nel tondino!

- Aspetta, Will! Cosa intendi? - esco dal box e lo seguo, afferrandolo per una manica. Un pensiero assurdo mi passa per la mente. - Tu... hai comprato Wamblee?

Sorride.

- Potrei averlo fatto. Sai com'è, i nostri genitori hanno lasciato a me e June una somma cospicua che ho usato solo in minima parte, durante gli anni... 

Lo abbraccio di slancio. Questo significa che Wamblee resterà al maneggio e potrò continuare ad occuparmi di lui!

- Sei un mito, Will! - esclamo, al settimo cielo. Mi dà una pacca affettuosa sul capo, sorridendo ulteriormente.

- Sì, sì. Comprerò Wamblee, ma solo se non riuscirai a convincere Brooklyn. E io so che ce la farai, Castiel.

Si volta in direzione del box di Wamblee.

- Quel cavallo ha bisogno del suo padrone - sospira, dopodiché si avvia verso il tondino. Io mi affretto a finire di bardare Shine e a seguirlo per la lezione quotidiana.

~~~

Brooklyn's point of view

Ho finalmente tolto il gesso, l'unica cosa che continuava a ricordarmi dell'incidente. L'unica cosa evidente.

Sono libero, adesso. Posso iniziare qualunque sport voglio, qualunque stuzzichi la mia attenzione. Peccato che nessuno mi attiri.

Tutto mi sembra noioso e per passare il tempo m'immergo nello studio, per quanto esso mi renda ancor più annoiato.

- Clop clop - dice Bella, comparendo nella mia stanza. - Hai visite, Brook.

Si fa da parte e se ne va: dietro di lei c'è Castiel, il quale mi fa un cenno di saluto con una mano. Grugnisco in risposta.

- Cosa ci fai qui? - chiedo in tono abbastanza sgarbato.

- Vorrei parlarti - risponde, abbozzando un sorriso.

- Be', io non voglio. Ciao.

Ma non se ne va. Che nervi.

- Posso entrare? - domanda gentilmente. Alzo gli occhi al soffitto.

- Fa' quello che vuoi.

Castiel si siede sul letto e prende Spirit, il mio peluche, accarezzandolo con dolcezza.

Sul serio, perché è ancora qui? Spero non per parlarmi ancora della nostra relazione. Non gli è bastato ciò che gli ho detto l'ultima volta?

- Be'? Parla - dico, spazientito. Alza lo sguardo, piantando gli occhioni azzurri e limpidi nei miei. Per un secondo penso che possa vedere la mia anima, con quegli occhi.

- Ho saputo che i tuoi genitori vogliono vendere Wamblee - asserisce, riabbassando il capo e continuando ad accarezzare lentamente Spirit.

'Wamblee significa aquila, nella lingua Sioux.'

- E allora? - ribatto, sentendo la rabbia scombussolarmi lo stomaco. Non può lasciarmi in pace? - Non me ne frega niente.

Tace, per un istante, giocherellando con le orecchie del mio cavallo di pezza.

- Davvero? 

- Davvero, già - rispondo scocciato. - E allora?

- Sei cambiato - mormora, rabbuiandosi.

- Uh... bravo, Sherlock. Quindi? Cosa vuoi?

- Non voglio niente, solo... mi manchi. E anche a Wamblee manchi.

Non replico. Le sue parole mi mettono a disagio.

- Io posso sempre vederti, in qualche modo, e placare in parte la nostalgia che ho di te. Ma Wamblee? Wamblee non ti vedrà mai più, se non tornerai al maneggio. Si chiederà perché, perché il suo migliore amico non torna. E poi qualcuno... qualcuno che non sei tu diventerà il suo padrone. Mani che non sono le tue lo toccheranno, lo accarezzeranno, lo nutriranno, terranno le redini. Qualcuno che non sei tu lo cavalcherà e salterà con lui e vincerà premi. Lo chiamerà con una voce che non è la tua. Qualcuno che non sei tu gli vorrà bene, ma non sarai mai tu. Il Brooklyn che conoscevo non farebbe mai una cosa del genere a un animale, al suo migliore amico! Il Brooklyn che conoscevo non è così crudele!

Mi alzo, sbattendo una mano sulla scrivania.

- Il Brooklyn che conoscevi non esiste più! - grido, furioso. - È morto.

Anche lui si alza e mi fronteggia. I suoi occhi sono calmi, eppure ardono.

- Lo so - replica con calma. Mi afferra per la maglietta, il viso ad un centimetro dal mio. - E sai cosa? L'hai deluso.

- Come se me ne fregasse qualcosa - ringhio, senza però allontanarlo. Voglio... dargli uno spintone? Toccarlo? Baciarlo? Il mio corpo sta fremendo, anche se la mia mente si rifiuta.

Castiel mi fissa le labbra e socchiude le proprie. Non so se abbiamo entrambi il fiato corto dalla rabbia o dal desiderio.

- Spero rifletterai sulle mie parole - soffia, dandomi uno spintone e mandandomi contro il muro. E se ne va.

- Ouch - mormoro, stringendo i denti per il dolore. Proprio il braccio appena guarito dovevo picchiare?!

M'impongo di dimenticarmi della discussione avuta con Castiel ma la sera, quando vado a letto, le sue parole continuano a rimbombarmi nella mente.

'Il Brooklyn che conoscevo non farebbe mai una cosa del genere a un animale, al suo migliore amico! Il Brooklyn che conoscevo non è così crudele!'

Mi sto... comportando come un bambino capriccioso. Mi sono assunto la responsabilità del mio cavallo e adesso ho deciso che non lo voglio più perché... perché l'ho deciso? Sono ingiusto. 

Non so se tornare ad andare a cavallo mi farà stare meglio. Ne dubito, sinceramente. Forse un'altra persona sarebbe più idonea a prendersi cura di Wamblee, ora come ora. Insomma, io non ho davvero voglia di tornare. Non mi ricordo di Wamblee, né del nostro rapporto o della mia passione.

Ma è il mio cavallo e lui non può capire tutte le complicazioni di noi esseri umani. Non si merita di venir abbandonato così.

Mi alzo, perché so che se non lo faccio ora non riuscirò a dormire.

- Mammaaa - la chiamo, trovandola a letto a leggere. Papà è uscito con i suoi amici.

- Brook, tesoro... qualcosa non va? Ti senti poco bene?

- No...

Mi passo una mano fra i ricci, tentennando.

- Io... io ho ci ripensato e non voglio che vendiate Wamblee. Per favore.

Mi lancia un'occhiata stupita.

- Quindi... tornerai a cavalcare?

- A quanto pare... - borbotto e lei sorride.

- Ne parlerò con papà quando tornerà - dice, alzandosi e baciandomi la fronte. - Buonanotte, tesoro.

- Buonanotte, mamma.

Mi trattiene per un istante, sorridendo ulteriormente e strofinando il naso contro il mio con tenerezza.

Non farmene pentire, Castiel.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Adesso la vedete la luce in fondo al tunnel?! Eh? Mi auguro di sì. Non dico che non ci sarà più da soffrire, ma un passetto avanti è stato fatto. A più tardi, forse. Un abbraccio

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