Capitolo trentatré
Castiel's point of view
- Brooklyn... - mormoro, strizzando le coperte. Apro lentamente gli occhi, nella mente ancora gli strascichi del sogno che ho fatto: Brook che mi abbracciava nel box di Shine e mi baciava le lacrime come faceva sempre, prima di premere le labbra sulle mie e dire qualcosa che non ricordo.
Una lacrima solitaria rotola lentamente lungo la mia guancia. Era solo un sogno, non accadrà mai. Asciugo la lacrima e mi tiro a sedere, passandomi una mano fra i capelli. Tra due minuti suonerà la sveglia.
La spengo e mi alzo. Be', almeno non arriverò in ritardo a scuola e ho più tempo per decidere cosa mettere. Mi piazzo davanti all'armadio. Da quando Brook è tornato al maneggio cerco di vestirmi in maniera neutra e mi sforzo di non correggerlo quando mi appella al maschile, ma credo sia ora di smettere di metterlo sempre al primo posto e iniziare a darmi la priorità.
Prendo una maglietta viola, un paio di jeans e... la felpa di Brooklyn. È da tanto che non la indosso, che non la tiro nemmeno fuori dall'armadio. Ha perso il suo profumo da molto tempo, tuttavia è ancora confortante metterla.
Vado in bagno, mi pettino e mi faccio la coda. Non m'importa come mi tratterà, penso mentre mi guardo allo specchio, oggi glielo dirò.
- Buongiorno, Cas-... - dice mio padre quando entro in cucina, sorridendo. Mi accarezza rapidamente una spalla.
- Buongiorno - sbadiglio, ricambiando forzatamente il sorriso. Cynthia resta in silenzio. Meglio: meno parla e meno danni fa.
Mi siedo a far colazione. La mia mente si perde a prolungare ancora un po' il sogno della notte passata.
- Cas?
- Sì? - rispondo, venendo strappata dai miei pensieri.
- Il viola... ti dona - borbotta papà, prima di alzarsi per riporre la propria tazza nel lavandino. Un sorriso lieve m'increspa le labbra.
~~~
Sto giocando con Shining Tears quando odo i passi di Brooklyn alle mie spalle: sono inconfondibili e un tempo mi facevano battere forte il cuore di gioia, mentre oggi me lo fanno battere di nervosismo.
- Cas... tiel? - dice, e io mi volto, incontrando la sua espressione scioccata. Non saprei dire se sia un buon segno. - Ma come ti sei conciato?
Abbasso lo sguardo, serrando i pugni lungo i fianchi, però lo rialzo in fretta. Brooklyn continua a fissarmi con sconcerto.
- Non dirmi che ti sei vestito così per me - insinua con orrore. Deglutisco.
- No. Questa... sono io. Cas - replico con calma. Il fatto che questa scena si stia ripetendo non mi rende più tranquilla. - A volte sono un ragazzo. A volte una ragazza. A volte entrambi o nessuno dei due.
Brooklyn scoppia a ridere ed è come se le risatine a scuola, le occhiate di sbieco e la sparizione dei miei vestiti 'femminili' si fondessero in un'unica lancia appuntita ed avvelenata, la cui punta è proprio la sua risata, la quale si conficca nel mio cuore.
- Certo, certo. Come dici tu - dice in tono accondiscendente. - Ma non m'interessano le tue stranezze, okay? Per me sei Castiel e basta.
E va da Wamblee, passando da principe di ghiaccio a principe dolce e tenero. Inghiotto le lacrime: mi son detta che non mi sarebbe importato come mi avrebbe trattata, eppure sono sul punto di piangere per l'ennesima volta.
Non voglio che Brooklyn mi veda piangere, che possa compiacersi di avermi ferita. Faccio uscire Shine dal box senza averla sellata e la conduco fuori dalla scuderia, montando a pelo.
Nel bosco regna il silenzio, rotto all'improvviso dai miei singhiozzi. La mia cavalla nitrisce sommessamente, preoccupata, tuttavia le do un colpetto di talloni per invitarla a non fermarsi.
Non ho neanche preso il cap, ma tanto cosa mi può succedere? Stiamo andando al passo.
Ovviamente se qualcosa può andare storto, stai certo che lo farà: un cervo spaventato ci taglia la strada e Shining Tears s'impenna, disarcionandomi. Non è una caduta particolarmente dolorosa, siccome atterro sul fondoschiena.
E resto a terra, a piangere. La mia amica a quattro zampe mi dà colpetti con il muso per chiedermi scusa e cercare di consolarmi. Forse pensa che mi sia fatta male.
- Shine - singhiozzo, prendendo il suo muso tra le mani e strusciando una guancia contro di esso. - Non ce la faccio più...
Sbuffa, asciugandomi le lacrime con il suo morbido naso. A lei non importa se mi vesto di nero o di viola, se mi lego i capelli o no, se mi faccio chiamare Castiel o Cas. Lei mi ama sempre e comunque.
Anch'io amo Brooklyn, nonostante mi tratti così. Avrei gettato la spugna molto tempo fa, altrimenti. Preferisco soffrire cento volte di più, piuttosto che lasciarlo andare. Diamine, l'ho riportato al maneggio!
Col cavolo che lo lascio andare.
Clop clop di zoccoli sul terreno. Io e Shine ci voltiamo. Will è qui, in sella a Sunny. Non sembra arrabbiato che non sia andata a lezione, pare solo piuttosto preoccupato.
- Sei qui - dice, smontando. Si avvicina rapidamente. - Ti sei fatta male?
- No... - mormoro. Allunga una mano per aiutarmi a tirarmi su. - Will...
Mi stringe a sé con dolcezza, sorprendendomi.
- Mi hai fatto preoccupare - sussurra. Percepisco una lacrima rigarmi la guancia mentre appoggio la testa sul suo petto.
- Mi dispiace...
- No, è colpa mia - ribatte, accarezzandomi gentilmente i capelli. - Sono io che continuo a dirti che Brooklyn cadrà ai tuoi piedi, che tornerà quello di una volta in tutto e per tutto... ma sbaglio. Non lo so cosa riserva il futuro. Cose negative, cose positive. Non lo so. Non ho il diritto di importi di sperare e neppure di obbligarti a lasciarlo andare, questo spetta a te. Ma gli ho detto... gli ho detto che se ti fa piangere un'altra volta, andrà a fare lezione con il gruppo di June.
- Will... non dovevi...
- È questo che faccio con i bambini che non si comportano bene: li minaccio di mandarli da June.
Ridacchio e anche lui ride sommessamente.
- Ma tua sorella non è così male - commento, allontanandomi. Sorride.
- No, ma intimorisce tutti i bambini. Tutti. Nessuno escluso.
Mi fa l'occhiolino. Credo intenda molto più di ciò che ha detto.
- Torni indietro con me? - chiede con indulgenza. Annuisco, dandomi una riavviata ai vestiti e montando in groppa a Shining Tears. Anche lui torna in sella a Sunny Day.
Cavalchiamo fianco a fianco, in silenzio. Sunny è davvero altissimo, è impressionante confrontarlo con Shine... che piccola non è.
- Will... - bisbiglio. Mi guarda. - Grazie...
Brooklyn's point of view
Cammino avanti e indietro per il cortile, sperando di veder comparire Will con Castiel. Cas.
Se nei giorni scorsi ero confuso, adesso sono molto confuso. La discussione con Castiel mi ha dato l'ormai fin troppo familiare sensazione di déjà-vu che non so mai dire se sia un ricordo o un sogno.
Io... accettavo che Castiel si vesta come una ragazza? A quanto pare sì perché, quando sono arrivato, il mio primo impulso è stato di chiamarlo Cas, quasi ricordassi che preferisce così.
Non ricordo, ma mi viene automatico. Mente e corpo non riescono a mettersi d'accordo. E non solo su questo.
Castiel, come ragazza... è tremendamente carina. Però è un ragazzo e io non ho intenzione di tornare con lui.
Dal bosco compaiono Sunny Day e Shining Tears con i loro cavallerizzi e io mi sento invadere dal sollievo. Ammetto di essermi sentito in colpa quando Castiel è scappato e Will mi ha già rimproverato per questo. Mi morderò la lingua, pur di non finire a far lezione con June.
- Eccoci qua - dice Will, scoccandomi un'occhiata eloquente. Guardo altrove, incontrando lo sguardo di Castiel. Arrossisce, abbassando il capo.
Dovrei chiedergli scusa, lo so... eppure non ci riesco, non riesco a dire nulla. Non è il momento.
- Buona serata, Brooklyn - mi augura timidamente, passandomi accanto.
- Buona serata - mormoro, ricambiando il saluto dopo tanto tempo. Il nostro istruttore mi arruffa i ricci, sorridendo: significa che non è arrabbiato con me. Poi sparisce anche lui nella scuderia.
Sospiro. Mi sento esausto e nella mia mente regna il caos. Quasi rimpiango il mal di testa.
Decido di tornare a casa, sono troppo stanco per sostenere una conversazione con Castiel. Ho bisogno di districare i miei pensieri.
- Ciao, Leya - sospiro di nuovo, salendo in macchina.
- Ciao, Brook - replica dolcemente, studiandomi per un lungo istante. Credo mi si legga in faccia quanto sono spossato. Le poggio il capo sulla spalla.
Lei accende la musica a basso volume. Mi rilasso leggermente.
- Brook? Cosa c'è che non va? - domanda, accarezzandomi i capelli. Emetto un lieve sospiro per l'ennesima volta. - Non vuoi dirmelo?
- Io... non lo so. A volte... ho una sensazione di vuoto orribile e questo mi rende... frustrato. E arrabbiato.
Sbuffo, passandomi una mano sul volto. Ora è Leya a sospirare.
- Oh Brook - dice con tenerezza. - Tu non puoi ricordare, eri piccolo, ma c'è stato un momento in cui anch'io mi sono sentita come te... e non sapevo come uscirne.
La guardo di sottecchi, stupito.
- Pensavo non ne sarei mai uscita. Non ero più capace nemmeno di fare ciò che amavo... come te. Mi sembrava che la mia vita non mi appartenesse più.
- E... come hai fatto ad uscirne? - domando in un sussurro. Mi accarezza una guancia.
- Bella - risponde, sorridendo. - Bella mi è sempre rimasta accanto, anche quando la allontanavo. Chi ti ama, Brook, chi ti capisce, si riavvicina sempre.
- Sempre? - chiedo, incerto.
- Sì, se ne vale la pena.
- Ma io ne valgo la pena? - mormoro, percependo una dolorosa fitta al cuore. Mi stampa un delicato bacio sulla fronte.
- Certo, Brook - risponde, prendendo il mio viso tra le mani. - Il fatto che tu stia attraversando un brutto momento non significa che tu non sia un ragazzo fantastico. Hai bisogno di tempo e, sebbene io stessa sappia quanto sia difficile, di permettere a qualcuno di riavvicinarsi. Il vuoto se ne andrà, tesoro.
Strofina il naso contro il mio.
- Te lo prometto, Brooklyn. Il vuoto se ne andrà.
Abbozzo un sorriso.
- Grazie, Leya.
Il mio sguardo si perde fuori dal finestrino. Credo di sapere cosa fare, ora.
-
Note dell'autrice:
buonasera, pasticcini. Sono mortificata che metà delle mie note contengano delle scuse, ma sono davvero dispiaciuta quando salto un aggiornamento. E quando sono in ritardo con le recensioni. Spero apprezzerete questo capitolo e... grazie del supporto. Siete molto cari alla sottoscritta. Un abbraccio
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