30.

Più tardi, a letto, Louis tirò un enorme sospiro di sollievo:
-Che seratina! Fortuna che è finita-
Harry sorrise, accarezzandogli la linea dello zigomo.
-Senti, ma cos'hai detto a tua madre perché ti desse un ceffone?-
-Ho fatto una deduzione sbagliata, ma ci siamo chiariti. È stato scioccante-
-Le avrei staccato la mano a morsi-
-Ehi, portale rispetto. È mia madre. Senza di lei, e di mio padre, io non sarei nulla-
Louis sorrise.
-Mi piace quando sei protettivo nei loro confronti. Visto che ho dovuto supplicarti in greco per fare questa cena...-
-Ti premeva così tanto, che non ci parlassimo? In fin dei conti nemmeno tu parli con la tua famiglia-
-È completamente diverso, Harry- replicò Louis, serio.
-Io non so nulla della tua famiglia, solo quello che mi hai raccontato tu, e non pretendo altro. Però sai, da orfano, le famiglie suscitano il mio interesse. Io non potrei mai odiare Anne, qualsiasi cosa facesse. Loro mi hanno salvato da una vita di affidi, di case famiglia, con la costante sensazione di non essere realmente voluto da nessuno. Per me pensare che tu non parli con chi ti ha messo al mondo e cresciuto è sconcertante. Riesci a capirmi?-
-Certo, amore, ti capisco perfettamente. In realtà ogni tanto vedo mia madre, sai-
-Cosa? Veramente?!-
-Sì, negli ultimi anni abbiamo ripreso i contatti. Ci sentiamo una volta al mese o giù di lì, e ogni tanto capita che ci vediamo per un caffè-
Harry era impressionato.
-Sono sorpreso. Mi avevi detto di aver tagliato i ponti con la tua famiglia-
-È vero. Non vedo e non sento mio padre da dieci anni. Le mie sorelle sono diventate grandi e si sono sposate, trasferendosi altrove. Non so nulla di loro-
Harry lo guardò malissimo.
-E loro che colpa ne hanno? Perché hai tagliato anche con loro? Magari hai anche dei nipotini?-
Louis accennò di sì, non sapendo bene cosa aspettarsi.
-Ma sei impazzito? Non conosci i tuoi nipoti?! Ma che razza di persona sei?! Che colpa ne hanno loro di ciò che ti è successo? E le tue sorelle, sangue del tuo sangue... se potessi avere io la tua fortuna, Louis, non esiterei un attimo!-
Louis degluti', non sapendo cosa dire.
Harry si ammutolì, guardando il soffitto spiovente del loft.
-Domani chiamerò mia madre, te la faccio conoscere- disse Louis dopo un po'.
-Hai detto qualcosa?- Gli chiese Harry, voltandosi verso di lui.
-Niente. Dormi, amore-

E fu così che, qualche giorno dopo, Harry conobbe la madre di Louis, e ne rimase incantato.
-È una persona splendida, Louis- continuò a ripetere, nel tragitto di ritorno dalla caffetteria dove avevano preso insieme un caffè.
-Ok, l'hai detto almeno dieci volte. Ora basta- si esasperò il medico.
-Ma è vero. È colta, è brillante, è di compagnia. Tu da chi hai preso?- Lo prese in giro il ragazzo.
-Ehi! Guarda che stasera ti lascio senza cena- lo redarguì Louis, mettendo fuori la freccia e svoltando verso la biblioteca del campus.
-Tanto meglio. Le cose che cucini tu...come dire...-
Louis scosse la testa e lo tirò verso di sé prendendolo per i capelli.
-Bada a come parli, ragazzino! Porta rispetto!-
Harry si fece una sonora sganasciata, nella quale il medico si perse, sentendo un gran calore nel petto.
-Scendi, và. Vai a lavorare- lo rimbrottò, fingendo di essere offeso. Harry si allungò per baciarlo, e Louis sentì in pieno il suo profumo, iridi verdi a due centimetri dalle sue, labbra asciutte e sapore di caffè.
-Buon lavoro anche a te, dottor Tomlinson- mormorò Harry, e in un lampo scese dalla vettura.
Louis pensò che non avrebbe potuto amare qualcuno più di così.

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